Golster non è il nome di un robot con cui eravamo abituati a giocare da piccoli. Tanto meno un parente lontano di Goldrake, personaggio dei cartoni animati di fine anni ’70. Era semplicemente il soprannome dato all’austriaco Tony Polster dopo la tripletta rifilata alla Sampdoria alla seconda partita di campionato della stagione 1987/88. Il Torino vantava un’inedita coppia d’attacco composta dal bomber riccioluto e dal piccoletto Tullio Gritti. Quest’ultimo non si presenta nel migliore dei modi al pubblico granata. Sbaglia un rigore decisivo alla prima di campionato sul terreno di Avellino al 91’. Poi segna sette gol nel resto del torneo, mentre Polster ne realizza nove in tutto. Sono 16 reti che tengono il Toro ancorato alle prime posizioni della classifica sino all’ultimo spareggio giocato contro la Juve per accedere alla Coppa Uefa l’anno seguente. Polster nella gara contro i blucerchiati appare una furia. Segna tre volte con il suo piede preferito: il sinistro. Schianta la difesa genovese composta da difensori del calibro di Vierchowood, Briegel, Pellegrini e Fusi. Sono gli stessi giocatori che, ispirati da Vialli e Mancini, vincono la Coppa Italia a maggio nella doppia finale proprio contro i granata e lo scudetto tre anni più tardi. A far da cornice all’impresa del bomber giunto da Vienna, la rete in acrobazia del difensore Ezio Rossi capace di segnare poche volte, ma sempre in modo spettacolare. Di Vialli la rete della bandiera a fine partita. Polster gioca un solo anno a Torino. Avventatamente viene sostituito in attacco dal brasiliano Muller. Anche Gritti fa le valigie a fine torneo; sono stati gli ultimi gemelli del gol a risultare una coppia d’attacco così ben assortita (qualche anno dopo ci pensarono Aguilera e Casagrande a non farli rimpiangere). Entrambi hanno segnato in almeno uno dei 5 derby disputati in quella stagione tra Coppa, campionato e spareggio Uefa. Alle loro spalle scalpitavano i giovani Bresciani, Lentini e Fuser. A centrocampo il danese Bergreen si sfiancava con l’emergente Crippa e l’esperto Sabato a creare gioco, mentre Comi sperimentava il ruolo di mezza punta dopo aver abdicato dall’attacco. In difesa Cravero giocava già come un veterano, Ezio Rossi e Giacomo Ferri randellavano i malcapitati attaccanti avversari a protezione della porta di Lorieri. Fu un campionato strano, il primo del presidente Gerbi che subito scelse di sciogliere il rapporto che legava Dossena e Junior con il Toro, più per volere di Radice che per convinzione propria. Fu un anno di transizione che sancì il passaggio da un calcio romantico e imprevedibile tipico degli anni ’80 ad un calcio nuovo e rivoluzionario sempre più in mano alle potenze economiche.
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