mondo granata

Grazie Gigi

di Fabiola Luciani
Redazione Toro News

Dice sempre mio nonno che c'è una bella frase che gli Alpini usano quando muore qualcuno: si dice che lui "è andato avanti".Sono parole rispettose, gentili, che attenuano il dolore e anziché recidere, evocano continuità. Anche se Gigi Meroni era un calciatore e non un Alpino, a me piace immaginare che non sia morto e che sia andato avanti.E' difficile sfuggire alle incrostazioni retoriche quando si parla di una leggenda, ma Gigi l'abbiamo visto e toccato, amato e acclamato, e noi che siamo abituati a venerare i padri fondatori e gli eroi dei sette scudetti, sentiamo in lui la materializzazione del mito.Per evocarlo non servono le nostalgie degli anziani o le trascrizioni di apostoli granata; lui correva sul nostro prato e parlava ai nostri cuori. Disegnava arabeschi sul prato, i suoi muscoli spremevano energia e fatica, ma con una particolarità esemplare: la sua e la nostra passione coincidevano, come un diapason che vibra solo quando riconosce la convergenza dei toni. E' stato bello averti tra noi, libero in campo e libero dagli screzi inquinati di un contesto nevrotico.Il rimpianto trova ragione nella certezza della tua fede, esente dai cedimenti che il tempo può insinuare e refrattaria ai tarli che ne rosicchiano la stabilità quando è precaria.Abbiamo adorato centinaia di immaginette sacre, per poi scoprire che erano soltanto figurine Panini e magari pure "doppie"; abbiamo ammirato altri condottieri che tenevano il Toro nel cuore, ma la tua tragedia ci ha fatto comprendere che si può oltrepassare la morte rimanendo vivi.A te non è stato concesso alcun arbitrato e la sorte ti ha tolto l'ultimo possibile ripescaggio, ma l'eredità morale che hai lasciato a questo mondo infame è un argine formidabile contro la barbarie mercenaria.Caro Gigi, le lacrime dei tifosi, le nostre lacrime conservano un raro privilegio Granata: erano di gioia e non di dolore, di commozione e non di sconforto, e la nostra cittadella è una di quelle rare dimensioni in cui ciò può ancora avvenire.Ci sono calciatori che imitano gli automi, freddi calcolatori di interessi miserandi o attori di copioni prestampati; ma c'è un linguaggio muto che non sfugge alla gente semplice perché diventa l'esperanto della vita.Non voglio ricordare adesso le tue giocate, le tue azioni eleganti, quel tuo modo signorile di saltare l’avversario di turno e di entrare nell'area per sfidare l'ignoto: ripenso invece ai tuoi occhi lucidi e fiammeggianti, ai tuoi capelli scompigliati che ti facevano assomigliare ai Cavalieri del Santo Graal.Non uno qualunque, ma bardato di insegne granata eri proprio come Parsifal e, nelle giostre con i tuoi pari, mostravi sempre con orgoglio l'effige del Toro … quello di un popolo immortale.Anche Wagner, senza saperlo, ti ha dedicato una sinfonia perché le sue Valchirie cavalcavano i campi di battaglia individuando l'eroe più valoroso e poi, con rispetto, lo toglievano alla vita per condurlo al Grande Padre: e così è stato.Le partite conquistate dal tuo estro sono nulla al confronto di quelle vinte dal tuo carisma, che giocava con te, in te, e aveva il 7 sulla schiena.Io ho il sospetto che, da qualche parte, tu difenda ancora il Toro e tenti di contrastare le sventure che ci opprimono: nella partita decisiva che presto verrà, salverai con un goal il nostro futuro e un incredulo portiere avversario resterà allibito per un goal banale inspiegabilmente sospinto in porta senza avversari nelle vicinanze.L’incubo di quella disgrazia è un diamante struggente, è un atomo d'infinito rubato all'inesorabile destino; se davvero le Madonne piangessero, quella sera ti saresti alzato per stupirci ancora, ma i miracoli scelgono altre latitudini proibite a noi Granata.E allora, come fossi un Alpino, tu sei andato avanti; come fossi un attaccante ancora in campo, tu sei andato avanti; come avessi voluto anticiparci, tu sei andato avanti.Possa oggi, dalla miseria delle nostre stupide quisquilie quotidiane, giungerti un semplice ...Grazie Gigi.