di Marco Peroni
mondo granata
Heartbreak Hotel
Adesso erano settimane e settimane che infilavi un minuto più convincente dell’altro, era sotto gli occhi di tutti e gli applausi al tuo ingresso in campo non erano casuali. Dopo una vita passata allo stadio, conosciamo i modi con cui il pubblico accoglie l’entrata di un giocatore: dai fischi (aperta ostilità verso la mossa del Mister o – assai più raramente – verso chi entra in campo), al brusio lamentoso (scetticismo tipicamente piemontese) ai clap clap distratto della tribuna con la curva che non interrompe il coro (indifferenza, disillusione), alle mani che battono un po’ ovunque (entusiasmo affettuoso), fino alle mani roventi con tanto di cori e qualche trascinante bestemmia d’amore (invasamento totale)… Ora, non soltanto le tue prestazioni, Elvis, ma il tuo atteggiamento in campo ti stavano facendo salire sempre più in cima a questa “classifica delle reazioni” del tifo: ci stavi piacendo, così silenzioso e determinato, con la testa alta e le gambe leggere di uno che si è allenato bene. Persino il riscaldamento era evidentemente quello di uno che ha voglia di giocare a pallone (cosa non così scontata, purtroppo: Recoba, ad esempio, faceva quattordici metri e poi si dedicava allo stretching con un’espressione che in tutto noi faceva sospettare lo yoga). Strano e spietato, il calcio: le stagioni, le carriere, le vite si giocano nello spazio di un centimetro dove a farla da padrone è solamente il caso (la traversa di Sordo ad Amsterdam, tanto per fare un esempio che conosciamo tutti). Stavi meritando di più, quando sei entrato con l’Inter hai ficcato immediatamente una pera e, subito dopo, sei andato incontro al traversone di Saumel con cattiveria decisamente granata (Materazzi è ancora lì che rotola adesso), anche se hai trovato il palo. In casa con la Lazio ti sei fumato un avversario in velocità e saltato il portiere con un pallonetto che non vedevamo da un po’, che però ha picchiato sulla traversa. Altre volte sei andato vicino alla rete, e sappiamo tutti che con tre gol dopo 7-8 giornate avresti cambiato la stagione tua e nostra. Con il Milan avresti provocato l’espulsione di Maldini se l’arbitro non avesse avuto paura di ammonirlo dieci minuti prima, per l’entrata a piedi uniti (e da dietro) su Stellone. Anche a Siena avevi il tuo passo brillante, lo stesso sguardo finalmente convinto: hai conquistato un angolo, sei andato a saltare di testa e sei atterrato male. Ma c’eri, e sembravi anche l’unico che ormai potesse metterla dentro…
Elvis, mi sono affezionato al tuo calcio un po’ come mi ero affezionato all’ultimo Lentini, perché mi sembra che in ogni azione vada in scena qualcosa di più grosso, tipo una battaglia interiore, come se l’avversario più difficile da saltare sia quello dentro di te... C'è il potenziale enorme, il fisico, la corsa, la tecnica, anche certi numeri che sono nel bagaglio ma vengono tirati fuori solo ogni tanto per pudore e un certo freno a mano tirato da qualche parte... C'è tutto quanto, ma anche una luce negli occhi che tradisce pensieri, una specie di consapevolezza che a volte può essere un peso da portare a spasso per il campo e specialmente davanti alla porta. Ogni volta che segni sembra che ti stia liberando di qualcosa, un' ombra, e allora mi sento tirato dentro, mi pare di liberarmi anche io. Nel tuo calcio c’è tutto e il contrario di tutto, e la cosa mi ha sempre incuriosito, fatto fare il tifo per te con una partecipazione particolare (oh, non fatevi strane idee)...
E poi ti chiami Elvis, che diamine, e per me rockettaro che porta stivali e basette non è così poco. Il fatto che in certi momenti tu abbia un po’ diviso i tifosi, mi ha divertito perché è quel che succede come per i dischi più fighi: o piacciono un casino o non piacciono per niente (la cosa più brutta che si possa dire di un album, per capirci, è: “carino!”)...
Insomma: avrai certamente già ricevuto moltissimi auguri di pronta guarigione da ogni sito o forum granata, dalla società e dai tuoi compagni, e si vede chiaramente che in tanti hanno una buonissima opinione di te. E a me faceva piacere aggiungerne ancora uno.
A presto Elvis, siamo con te. Rock on! E un abbraccio a tutti... Marco
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