mondo granata

I bambini che gridavano ‘TO-RO’

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

La scuoletta oramai è abbandonata, monumento a quello che fu il boom delle nascite negli anni ’60.

Per molto tempo è stata adibita a sede dei Vigili Urbani, poi è stata dismessa. Mi avvicino. La mia classe era proprio dietro quelle finestre. Curioso come oggi tutto sembri più piccolo, mentre allora era enorme, gli spazi più ampi. Vicino a questi scalini mi aspettava il nonno e quel giorno mi aveva visto uscire sventolando la mia bandiera. Era il 17 maggio 1976. Era il giorno dopo. Eravamo campioni.

Questa istantanea è stata scattata il giorno seguente Torino-Cesena. Non parla del tuffo di Pulici. Parla di un gruppo di bambini che sventolavano la loro bandiera e urlavano la loro gioia all'uscita da scuola. Questa storia parla dei bambini di allora e degli uomini di adesso. E della nostra generazione. Via quella bandiera! Urlò la maestra gobba al momento del suo ingresso in classe. Col cavolo che avrei tolto quella bandiera dal banco. Avevamo vinto lo scudetto, diamine, sapevamo già distinguere la sofferenza gobba, anche se avevamo solo otto anni. Eravamo granata in maggioranza in quella seconda elementare. I gobbi non erano molti ed erano spesso i ragazzini più antipatici, problematici o piantagrane. Gobbi insomma. Qualcun altro tifava Inter e quel giorno era contento per noi e soprattutto per la rabbia degli altri. Hai visto Pulici? No non mi hanno portato, lascia perdere! E'andato mio fratello! Mio papà l'ha dovuto mettere sulle spalle perché non si vedeva niente! Però stasera mi potano a Superga con le fiaccole! 17 maggio 1976... Quante cose in quei giorni...Cominciava proprio quel lunedì a Torino il primo processo alle BR. Eravamo piccoli, eravamo lontani da tutto questo. Ci arrivava qualcosa, ma noi bambini vivevamo in una sorta di atmosfera ovattata e gioiosa. La nostra felicitàs i chiamava Cinevisor della Mupi, una sorta di televisorino a colori in super 8, per il quale tutti stravedevano. Oppure era il Giocagoal, i soldatini della Atlantic, Big Jim e il suo colpo di karate se gli si premeva la schiena, la pista elettrica Poljstil o il trenino Lima. Più frequentemente la felicità era lo scambio di figurine (e quella di Pulici valeva un tesoro, facevo bene a guardarla a vista) o un interminabile pomeriggio trascorso a correre dietro al pallone. Non sudare, dicevano i nonni...Chissà come mai le persone anziane vedevano un pericolo in tutto quel sudore. Me lo chiedevo spesso. 17 maggio 1976. I Pink Floyd avevano pubblicato “Wish you were here” l'anno precedente, gli Eagles stavano lavorando a “Hotel California”, ma noi cosa ne sapevamo? Ci sarebbero voluti altri dieci anni per conoscere queste cose. Alle volte penso che siamo spesso arrivati con un attimo di ritardo nelle occasioni importanti della nostra vita. Mi chiedo se n nascere qualche anno prima, noi, fratelli minori della generazione precedente. L'unica volta che siamo stati puntuali è stato forse con quello scudetto

Squillò la campanella dell'uscita da scuola e noi bambini granata ci radunammo prima di uscire, con le nostre pesanti cartelle in spalla. I genitori ed i parenti ci aspettavano fuori e noi non potevamo deluderli. - Dai, tutti insieme, eh?

- TO-RO!...  TO-RO!... TO-RO!... TO-RO! – urlammo scendendo i pochi scalini e sventolando la bandiera granata, mentre la gente sorrideva e applaudiva.

- Guardala là, la nuova Curva maratona! – disse uno di loro.

Il nonno mi mise una mano sulla spalla, come faceva spesso, e sorrise: - Vieni piccolo Ultras, dai, andiamo a casa.

Lo avevo visto piangere il giorno prima. Ora so perché.

Chissà che fine hanno fatto i bambini che gridavano “TO-RO!”…

Chissà quanti di loro si sono dibattuti in questi trenta anni tra gioie, scelte sofferte, amori sbagliati, con la colonna sonora alle volte drammatica del loro Toro in sottofondo.

Chissà quanti di quei bambini hanno aspettato una telefonata che non arrivava, hanno fermato un istante di irripetibile bellezza nei loro ricordi, o hanno singhiozzato per un amore perso…

Chissà quanti di loro si trovano senza fiato in un mondo che li costringe a correre, a stare in coda, ad indebitarsi con un mutuo, ad arrivare alla fine della giornata senza aver capito a che cosa è servito tutto quel correre.

Chissà se qualcuno di loro continua a crederci, continua a gridare “TO-RO!”, come fece un giorno di maggio di tanti anni fa’?

Erano le 12.30.

Chi può dimenticarlo?

Le foglie secche vengono ritmicamente spazzate via dal vento di questi giorni. Turbini di polvere si sollevano da quegli scalini, mentre poco lontano un truzzo sfreccia rombando e foschi pensieri mi invadono la mente.

Faccio per voltarmi e mi sembra di avvertire un’ombra sulla sinistra.

Dove un tempo c’eri tu. Tu che mi tenevi la mano sulla spalla.

So che non ci sei ad aspettarmi oggi, nonno.

So che dovrei riuscire a camminare sulle mie gambe e che la tua presenza è soltanto creata dalla mia immaginazione.

Mi chiedo se ti ho deluso, se tutto quello che mi hai detto o insegnato non è andato perso come questa polvere. Vorrei poterti stringere, sentirti dire che non è stato tutto inutile…

So che non ci sei... però ogni tanto vorrei sentire la tua mano sulla spalla, proprio come quel giorno.

Il vento solleva un altro turbine di foglie…meglio rientrare in macchina.

Era la nostra istantanea, amici.

E’ dedicata a tutti quei bambini, ovviamente.

Ed è anche un pensiero per tutte quelle persone, che oggi non ci sono più, ma che hanno fatto in modo che noi avessimo un infanzia felice e che ci hanno insegnato a sventolare quella bandiera con orgoglio e gioia. Mauro Saglietti