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Buongiorno Toro... ciao, voi. Mi devo cospargere il capo di cenere. Mi accade spesso di asserire, con fare talvolta spocchioso, che c’è sempre qualcosa da dire, da raccontare sul e del Toro, ma questa volta no.Già: non ho proprio niente da dire.Forse il fine settimana si è rivelato troppo intenso, forse entrare al PS verso le diciannove della domenica ed uscirne all’una del giorno dopo ha resettato pensieri, parole, opere e generato omissioni... sapete: i bambini ogni tanto fanno prendere spaventi ai genitori e poi, fortunatamente, tutto si risolve e si va avanti con qualche capello bianco in più.Tra l’altro... mentre al PS le ore si snocciolavano una dopo l’altra, c’è stato pure il tempo per chiacchierare con altri adulti preoccupati. Non mi ricordo bene come sia andata, ma ad un certo punto eravamo in quattro e sembravamo la versione riveduta e corretta di una vecchia barzelletta: c’erano una Granata, un milanista, un tifoso del Napoli e uno che non c’entrava nulla con noi se non per il fatto di essere lì con sua figlia dolente. Quest’ultimo si è unito con naturalezza ai nostri "Che me#de..." mentre si parlava del 3 a 0 appena messo in saccoccia dall’altra squadra di Torino. Il tifoso del Napoli non era poi così affranto: a volte ci si ritrova in luoghi in cui le tristezze calcistiche vanno bellamente e giustamente a farsi fottere. Però eravamo lì e ci facevamo compagnia e forza e si sono congedati da me dicendo "Vi aspettiamo in serie A..." e un po’ ci sembrava di essere, che ne so?, al bar e non al PS ed era confortante.Sapete com’è passare qualche ora al PS pediatrico? No? Meglio così. Sì? Ecco: si ha solo voglia di fuggire, di essere altrove, perfino in mezzo ai Drughi, altrove in ogni caso.Verso la mezzanotte è entrato un padre che teneva fra le braccia un bimbo piccolo, piccolissimo, che urlava con voce forte, fortissima. "Quanto ha?" gli ho chiesto, "Quaranta giorni..." ha risposto. Dea mia, che stretta al cuore... E poi ha aggiunto "... ma quello che hai sulla maglia è Capitan Valentino..." Ho accennato un sì con la testa e ci siamo sorrisi. Aveva gli occhi disperati, io li avevo semplicemente stanchi, ma aggrapparci al pensiero del Toro era, di nuovo, confortante. Anzi: aiutava ad avere pensieri belli.Pensieri belli relativi al Toro dopo la sconfitta contro l’Empoli?Certo che sì... il Toro È un pensiero bello anche dopo una sconfitta delle balle. Dipende molto dalle circostanze, sicuramente... dipende da... dipende da come una sconfitta delle balle va ad inserirsi dentro al contesto globale.Si chiama relatività. Credo. Si chiama uscire dal PS all’una di notte con un foglio in mano che dice "Ma sì, dai... il gagno sta più bene che no". Si chiama "Mamma, ho freddo...", "Tieni, ciccio, metti il mio giubbottino del Toro...", "E tu, mamma?", "E io ti tengo per mano: andiamo a casa a dormire, ciccio."E dunque lascio la cenere al suo posto perché qualcosa da dire, da raccontare c’è stato e il Cappuccino finisce così.Chi mi prepara un buon caffè? Zucchero di canna, per favore... e forza Toro per non pensare e per ritornare sui binari della folle normalità.
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