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I granata sono qua!

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di Walter Panero
Redazione Toro News

Ottobre 1989. Lunedì. Questo non è un posto da granata.

Chissà se lì in mezzo, tra quella folla di ragazzi che sembrano cresciuti troppo in fretta, c’è qualche tifoso del Toro. A me sembra che abbiano tutti delle facce da gobbi, o, ben che vada, da gente che tifa per altre squadre o che non si interessa di calcio.Penso proprio di aver sbagliato facoltà: non posso aspettarmi che qui ad Economia e Commercio ci siano dei tifosi del Toro. Questa è un’Università da cui uscirà gente vincente, mentre di sicuro i tifosi granata avranno scelto delle facoltà da sfigati come lettere o scienze politiche. Magari ce ne sono anche ad ingegneria dove sono tutti uomini e sulla quantità….Come sono lontani i tempi del liceo in cui di lunedì si andava in classe con la sciarpa dopo un gol di Junior, di Serena o di Toni Polster. Bei tempi! Dove sono finiti i miei amici granata della scuola superiore, quelli con i quali andavo e vado allo stadio? Baffo si è iscritto a lettere perché vuol provare a fare il giornalista. Zuma fa lingue. Luca giurisprudenza. Sono qui da solo che mi avvio a lezione. In tre settimane non ho ancora conosciuto nessuno. Nessuno con cui parlare di calcio. Nessuno con cui parlare di Toro. Ieri, a Reggio Calabria, nella decima giornata, abbiamo raccolto l’ennesimo pareggio esterno: ora il Pisa ci precede di un punto, mentre il Cagliari di Ranieri ci ha raggiunti a quota quattordici.  Malgrado ciò, io tengo sempre la mia vecchia sciarpa nello zainetto. Non si sa mai: potrei tirarla fuori se solo incontrassi qualche fratello granata. Ma penso che questo non accadrà mai. Non qui. Sono assolutamente certo che non è un posto da granata, questo.

Invece eccoli!

 Mi sbagliavo di brutto. Di granata attorno a me ce n’erano tanti anche lì. Molti più di quanto potessi immaginare in  quel momento di pessimismo. Granata all’Università con cui andare allo stadio e incontrarsi per vedere le partite di Coppa (all’epoca alla tv trasmettevano solo quelle). Granata con cui abbracciarsi e piangere di commozione dopo il gol del vantaggio di Casagrande al Bernabeu. Granata con cui disperarsi dopo la traversa di Sordo ad Amsterdam. Granata con cui rischiare l’infarto negli ultimi venti minuti della finale di Coppa Italia a Roma quando, sul 5 a 2 per loro, bastava un solo gol per fregarci e portarci via quella coppa che sentivamo già tra le nostre mani. I granata sono ovunque, soprattutto nei luoghi in cui meno te lo aspetti. Li incontri qua e là in qualsiasi città italiana diversa da Torino. Li incontri in autostrada nei pressi di Genova, vedi che tirano fuori sciarpe e bandiere come se ci fosse qualcosa da festeggiare, quando invece il Toro le ha appena prese dal Modena. Li incontri all’Oktoberfest mentre, mezzo o completamente ubriaco, stai pisciando e inneggiando al Toro che ad oltre un migliaio di chilometri da lì ha appena giocato e perso. Li incontri sulle sponde del Grand Canyon e nel Kruger Park in Sudafrica. Li incontri sui Pirenei in occasione del Tour de France e li abbracci quando scopri che, pur essendo di Lecce, sono granata come te. Li incontri su una scogliera nell’estremo Nord dell’Irlanda del Nord; e ti dicono che vivono lì da quindici anni, e ti dicono che la loro casa nel quartiere cattolico di Derry la riconosci subito perché sul balcone si nota una bandiera: la nostra bandiera.Bella forza, direte. Nel mondo è pieno di Italiani e tra loro è ovvio che ci siano anche dei granata. Ma il fatto è che i granata li riconosci subito. Hanno quasi sempre addosso un segno: una sciarpa, una maglietta, una felpa, un qualcosa che ci fa strabuzzare gli occhi stupiti. Che ci fa sorridere. Che ci porta, in qualsiasi parte del mondo ci troviamo, a chiamarci fratelli. A parlare per ore ed ore del nostro Toro con qualcuno che, fino a poco prima, non conoscevi e che magari non vedrai mai più. Che ci porta ad abbracciarci come vecchi amici che hanno una storia in comune. Una storia fatta di vittorie sudate e di sconfitte sfortunate. Di tragedie e di lacrime. Di morti e resurrezioni. Una storia di chi può andare ovunque nel mondo con la testa alta in segno di fierezza. La fierezza di chiamarsi Toro. La fierezza di essere granata.