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I lunghi capelli della morte

I lunghi capelli della morte - immagine 1
di Steve Della Casa
Redazione Toro News

Questo secondo me lo hanno visto in pochi, ma visto che è uscito in dvd di recente vale la pena di procurarselo, soprattutto se si apprezzano i piccoli film dell’orrore italiani degli anni Sessanta. Questo horror è firmato da Antonio Margheriti, che insieme a Mario Bava e Riccardo Freda è uno dei maggiori specialisti di quel genere fatto con pochi mezzi ma tante idee. Tra gli attori spicca Barbara Steele, che era la star di quei film: una bellezza inquietante, con quel corpo sexy e il volto affascinante perché asimmetrico, una che si occupava di magia anche fuori dal set e per questo era tra le persone che Fellini frequentava con maggior piacere. Racconta di una strega ingiustamente mandata a morte e di sua figlia che si vendica uccidendo in modo efferato il responsabile.Anche per noi del Toro un po’ di conti stanno venendo al pettine. Per esempio quelli con il presidente del Mantova, che ha i lunghi capelli e che calcisticamente ci sembra un po’ morto anche lui. Prima non pagava solo gli operai (e in Italia sono molti a farlo), poi ha iniziato a non pagare le giovanili e adesso neanche la prima squadra riceve lo stipendio. Forse quell’inserzione su un giornale locale per festeggiare la retrocessione del “Toro di Cairo” (lo chiamavano così, vi ricordate?) non ha portato fortuna (peggio per loro: quando retrocederanno o falliranno, io non comprerò inserzioni ma stapperò una buona bottiglia di vino). Di capelli ne ha pochi e tutti bianchi l’uomo immagine dell’altra squadra di Torino, il sopravvissuto della Triade forse perché i due più furbi del gruppo non lo rendevano partecipe di tutto. Però anche lui diceva che a Torino bastava una sola squadra. E vederlo con l’occhio bollito sugli spalti scendere dopo tre pappine è uno spettacolo impagabile. I capelli di Colombo sono invece tanti, corti ma impomatati il giusto. Devo dire che di quelli cacciati non era neanche il più antipatico o il più scarso, ma io sono convinto che non la conta giusta. Il caso Pestrin mi ricorda molto il caso Materazzi: possibile che non sia successo niente prima? Tant’è vero che prima Gasbarroni e poi Sereni, quando lui arrancava per terra nel secondo tempo (una delle tante volte che perdeva tempo) sono subito corsi a dirgli qualcosa. Siccome lo conoscevano per aver giocato con lui, qualche ipotesi su quanto gli hanno detto possiamo anche avanzarla. Sta di fatto che il suo ritorno al Comunale è stato disastroso. E noi, che i piaceri sottili li sappiamo assaporare, abbiamo goduto ancora di più. Domenica prossima ci può essere l’apoteosi, visto che incontriamo il simpaticissimo Di Michele. Speriamo in bene. Buona vita.