Mi sono chiesto molte volte, durante queste due settimane di assenza forzata, se proseguire la mia avventura con Toro News.Non era mai successo dal gennaio 2007, data di nascita di “Istantanee”, che questa rubrica saltasse.Anzi, una volta era capitato, precisamente nel giugno del 2007, per un lutto improvviso.Qualcuno forse se ne sarà accorto. Ma in tutte le altre circostanze, con il sole o la neve, con la febbre o il mal di denti, il venerdì mattina di Istantanee era sempre arrivato puntuale come la brioche in un bar, o se preferite come il mal tempo nel week end.Alle volte le cose capitano, e non sei tu a deciderlo. Ci pensa il destino a farti sospendere le attività, con un inconveniente di cui avresti fatto volentieri a meno.Così, mentre si è costretti a fissare i muri della stessa stanza, quasi sempre la stessa, rimane molto tempo a disposizione per pensare. Ai problemi recentemente sorti e tuttora irrisolti di questa rubrica, al suo senso e alla sua utilità.Pensare, sì. Perché l’alternativa c’è sempre, se non si vuole farlo.Il compito della televisione è proprio questo e me ne sono accorto, se mai ce ne fosse stato bisogno, in queste due settimane.Credo che Toro News sia stato l’unico mezzo di informazione a non inserire un articolo con lo sfondo del cancello di Avetrana, ragione unica di vita e interesse di milioni di nostri connazionali.Dicevo, voglia di pensare, tanta. A quello che era, che è, e che chissà se mai sarà.Alle volte mi riesce addirittura difficile pronunciare ancora la parola Toro.
mondo granata
I mille rivoli dell’odio
Già, la nostra squadra.La verità, e ve lo dirò francamente, è che non ci credo più.Sono ormai convinto che quello che conoscevamo come Toro, come concetto, non esisterà più, per mille motivi e su questo si inserisce la riflessione sull’utilità di questa rubrica.Come può Istantanee avere un senso, quando le basi su cui vorrebbe inserirsi sono ormai in cenere?Diciamocela tutta. Ci odiamo, ci disprezziamo, passiamo le nostre giornate ad insultarci come panacea rabbiosa dei nostri mali.L’ennesima squadra costruita per la milionesima volta all’ultimo secondo di mercato, ripetendo ancora una volta i medesimi errori, ancora una volta ha contribuito a disintegrare l’ultimo tenue barlume di speranza unitaria, un qualcosa che un tempo era unico, ma le cui crepe vengono comunque da molto lontano.Guardiamo realmente ciò che siamo.Cerchiamo per una volta di guardarci senza quell’ossessivo “Noi siamo il Toro”, o “Il Toro siamo noi”, alle volte finiamo per attaccarci a delle frasi per il gusto di sentirne il suono più che per essere convinti del concetto.Come ho già detto altre volte, stiamo raschiando il fondo del barile, ripetendo i nostri Mantra in maniera ossessiva, per autoconvincerci del nostro essere.Così facendo però, li usuriamo, li priviamo del loro valore originale, come quando si ascolta una canzone meravigliosa, ma dopo la trecentesima volta, si ha bisogno di una tregua per non provare nausea.E così è per il nostro passato. Non ci sarà nessun Valentino che scende le scale dal Paradiso e viene a salvarci. Non lo farà perché non può e nulla di quella tragedia, dalla quale sono passati ormai sessant’anni, farà in modo che il nostro presente sia migliore.Spiace dirlo, ma credo che ormai la gente si sia stufata di questi appelli al glorioso passato e di sicuro anche quei ragazzi là credo che abbiano le scatole piene di essere invocati.Il presente si fa coi soldi, purtroppo, mi spiace essere così cinico, ma voglio uscire dal meccanismo della retorica. E i soldi non ci sono. E se ci sono, a quanto pare non si muovono.E’ per questo che rifletto sul valore della rubrica. Non si può continuare per sempre ad inserire lieti fine che fanno leva su un senso di appartenenza e comunità, che si stanno frantumando e che rischiano di essere fuori dal tempo, per non dire imbarazzanti.In molti, forse i migliori, hanno già mollato. Non sempre chi resiste ha la ragione e il buon senso dalla sua. Penso così alle famiglie, alle persone, che non solo non vengono più allo stadio, ma anche chi se ne è andato, in questi anni, chiudendo la propria vita senza la chiusura del cerchio, senza che l’oggetto della propria passione potesse fornire una logicità.Una vita passata con un valore fisso, che poi, nel giro di venti anni scompare.E’ per loro il dolore più grande, non tanto per chi non l’ha mai conosciuto.
Spesso mi sembra di vagare per un deserto fatto di finissima polvere grigia, dove centinaia di anni prima sorgeva un tempio meraviglioso, di cui tuttavia nessuno ha un ricordo ben preciso.Tra cocci, colonne in frantumi che emergono dalla sabbia, capitelli o pezzi di statua, ognuno vaga in questo paesaggio lunare, a sua volta un coccio, convinto di esserne la parte intera, se non il tutto.
In quanti siamo. In quanti orticelli è divisa la nostra vecchia fede?In quale delle tante sotto-corporazioni, che ci fanno aggiungere qualcosa alla frase “Io sono del Toro, però... ”.Davvero, in quanti siamo?
C’è chi va ancora allo stadio.Chi non ci va più.Ci sono quelli che sostengono Cairo.Ci sono quelli che contestano Cairo.Ci sono i giallo-oro.Ci sono quelli che non sopportano i giallo-oro.Ci sono quelli che, sì, contestano, ma poco giallo-oro in curva.Ci sono quelli che vanno in Primavera perché non sopportano più la Maratona.C’è anche chi fa il passaggio inverso.Ci sono quelli di un forum.Ci sono quelli di secondo forum.Ci sono quelli del primo che non sopportano il secondo.Poi ci sono quelli del secondo che non sopportano il primo.Poi ci sono quelli di un terzo forum che schivano come la peste i primi due.Ci sono i Talebani della contestazione, che ripetono ossessivamente gli stessi concetti, con le stesse parole.Ci sono quelli che puliscono il Fila.Poi c’è Ri-fila.Poi c’è Toro Mio, del mio amico Guido, esperienza da seguire.Ci sono quelli che “si sbattono” e non dicono nulla.Ci sono quelli che “si sbattono” e lo rinfacciano.Ci sono quelli che rispondono che se fai qualcosa, lo fai per il Toro, e non per avere una medaglia.Ci sono quelli che difendono Cairo al di là della ragionevolezza.Poi ci sono quelli che hanno passato l’estate (e non solo) a minacciare gli altri.Quelli che sono stati costretti a chiudere il sito, per la rabbia e il disgusto.Ci sono quelli che dicono che se non la pensi come loro sei un servo.Ci sono quelli che dicono che invece se non la pensi come loro ti sei venduto a qualche ex presidente avventuriero.Insomma, c’è sempre qualcuno che è più tifoso di te.C’è di tutto, c’è anche mia nonna in carriola con le mutande viola.
Di fronte a questa ramificazione dell’odio, credo sia impossibile immaginare un futuro, anche nella più ottimistica delle situazioni, che possa far rimarginare in breve tempo queste ferite laceranti.Pensiamoci bene. La juve è persino passata in secondo piano nelle nostre inimicizie, o sbaglio?Quante volte ci si collega a siti o forum col coltello tra i denti, con l’ansia di sfogare una rabbia insostenibile contro un tempo fratelli di tifo?Una squadra ben attrezzata (finalmente) avrebbe quanto meno potuto fungere da antidolorifico, ma ancora una volta, per l’ennesima volta, così non è stato. E riviviamo ancora l’ansia dell’arrivo a Gennaio come ennesima panacea del nulla.Non credo che neppure un cambio societario di quelli pirotecnici potrebbe far tornare le cose come prima.Alla lunga le acredini verrebbero fuori, anche con una mitragliata di successi.Alla prima brezza sinistra ci sarebbe qualcuno pronto a rinfacciarti che tu eri uno “degli altri”.Per questo credo che quello che sarà o verrà sarà comunque qualcosa di diverso.Il Toro, o se preferite Torino, che per me sono sempre state la stessa cosa, è morto quando è venuta a mancare la sua coesione sociale, la spinta che proveniva dal basso, che faceva della consapevolezza la sua fierezza, forse anche quando le persone hanno smesso di pensare come collettività, trasformandosi in parrocchiette squinternate e minando così l’unicità del tutto.Ora è rimasta solo la convinzione dell’involucro esterno, il ricordo di ciò che fu, quello che ci fa affrontare il Portogruaro credendo che sarà facile batterlo solo per il fatto di chiamarsi Torino.I tempi cambiano, non sempre in meglio.
Chiudo con un paio di considerazioni, sono mesi che non parlo di Toro e delle sue macerie.Un curioso destino credo stia accomunando sia il Presidente Cairo, sia la contestazione.Ovvero una sorta di indifferenza, da parte delle persone moderate, che avrebbero potuto far spostare l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Credo che la tifoseria stia pagando situazioni irrisolte del passato, che tengono distante molti dal coinvolgimento, non solo emotivo, che aveva la contestazione a Cimminelli.Se poi i toni all’inizio fossero stati diversi, se si fosse evitato il “se non la pensate come noi siete dei servi e degli zerbini”, allora forse i risultati avrebbero potuto essere diversi.Si sarebbe dovuto cercare di capire le riserve delle persone e le loro ragioni.Non puoi insultare una persona un giorno e pretenderne gratitudine il giorno dopo.Il fatto di non riuscire a coinvolgere tante persone, al di là degli squilli di tromba, dovrebbe aprire una sana riflessione.
La cosa più triste?E’ un ossimoro, una cosa che potrebbe far ridere se non fosse ironicamente drammatica, che non porta da nessuna parte.In molti preferiscono scomparire piuttosto che avere ancora Cairo tra i piedi.Altri preferiscono andare in C con Cairo piuttosto che seguire ancora la tifoseria.
Non credo neanche per un minuto a chi dice che sia meglio fallire.Sono sicuro che esista un Mister “costo zero”, pronto a buttarsi sui libri contabili cinque minuti dopo che Cairo li abbia portati in comune. Potenziale acquirente sulla cui buona fede, se stessero così le cose, avrei molte, moltissime riserve.Credo che a molte persone andrebbe bene lo stesso però. Ormai è una guerra, una questione di principio.E questa rubrica non può basarsi su un presente di guerra.Alle volte è veramente così facile, naturale e divertente parlare d’altro, cercare lo spirito Toro dove è davvero andato a rifugiarsi, in una canzone, in un libro o in un paesaggio.
Mi preme sottolineare un’altra cosa.Non so se avete notato, da Ciuccariello in avanti, la quantità di “fonti certe” che si sono succedute con disinvoltura imbarazzante nel mondo granata, specialmente sul web.Quanti ben informati, che riescono (chissà come!) ad arrivare a conoscere cose che, in esclusiva assoluta, elargiscono agli altri!Esiste una schiera di Mitomani da far paura, che in questi due anni ha trovato terreno fertile, complice lo stato societario.Migliaia di bocche aperte che attendono con ansia l’amo da cui farsi infilzare.Proprio da questo nasce la mia rabbia.Perché se è vera la storia del bacino di utenza dei tifosi del Toro, è altrettanto vero che questo bacino, con la sua sete di svolte, sta diventando un affare per chi, emerito sconosciuto o quasi, non vede l’ora di stendere una serie di ami da paura.In pratica, il dire “io so, ma non posso parlare” è diventato il vero business di chi cerca pubblicità e che sa che trova terreno fertile nella disperazione altrui.Le vere trattative si vengono a conoscere un minuto prima della loro conclusione, non ne viene a conoscenza la portinaia della zia di un amico che ha sentito una conversazione in corridoio.
Soltanto un punto mi manda particolarmente in bestia. La revisione della nostra storia alla luce della contestazione, specialmente per quanto riguarda l’influsso esercitato dalla nostra città (visto che dire “i poteri forti” non va più di moda, ho utilizzato un altro giro di parole).Il presente drammatico non giustifica nessuna revisione, la nostra storia non è cominciata 5 anni fa.E aspetto sempre con insistenza e curiosità che qualcuno mi riassuma la storia di Tanzi e Giribaldi, l’ultimo dei quali avrebbe davvero potuto cambiare la nostra storia, e mi spieghi ciò che è successo negli anni ‘90 con la faccenda Delle Alpi, in modo ampio e dettagliato.In molti dicono, scatenando le mie ire, di “non credere al complotto”.Ebbene, forse hanno ragione, mi sono sbagliato io.Il complotto è ormai stra-finito, e se siamo in queste condizioni, questa è la sua logica conseguenza.
Come avrete notato, lo scompartimento di “Istantanee”, ospita un nuovo passeggero, il nostro amico “disclaimer”, al termine degli articoli degli editorialisti.Benvenuto dunque, amico disclaimer. Sai, qui di solito c’è posto, ma tu sei particolarmente ingombrante e temo tanto che l’aria non basti per tutti e due.
Concludo dicendo augurandomi che questo sito possa essere un punto d’incontro tra persone che la pensano in maniera diversa, ma non per questo perdono la stima reciproca, al di là del fatto che questa rubrica prosegua o meno.
Un saluto a tutti. N:B. I commenti in mattinata sono stati disabilitati per errore. Mauro Saglietti
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