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I Petrachi alla Cultura

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di Marco Peroni
Redazione Toro News

L'altra altra sera, mezz’ora davanti al teleschermo. Il tempo necessario per vedere:1-    Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici cantare assieme “Italia amore mio”. Un amore che avrebbe dovuto consigliare al Savoia di non esibirsi: a volte è già abbastanza “nobile” fare soltanto quello che si è capaci.

2-    Cassano intervistato alla presenza di dieci milioni di spettatori, davanti ai quali si vantava di aver scritto due libri e averne letto uno solo. Operazione incredibile, perché significa che almeno uno l’ha scritto senza leggerlo. A me non è mai riuscito. Complimenti.

3-    Antonella Clerici leggere il testo della canzone di Morgan, operazione di per sé piuttosto rischiosa, specie se: si è appena stancato il pubblico parlando per dieci minuti del problema della droga, in una maniera che avrà fatto venire voglia ad almeno due generazioni di Italiani fiondarsi per strada alla ricerca del primo pusher; non si sa leggere poi così bene; se il testo che si legge non è costruito secondo meccanismi letterari ma squisitamente musicali (per cui, senza melodia, le parole perdono tutta la loro forza). Ci vuole molta presunzione per presentarsi in questo modo davanti al pubblico italiano. Una pernacchia in più alla cultura popolare, la cui qualità dovrebbe starci molto più a cuore. Ci vorrebbe una politica lungimirante, un terremoto simile a quello portato dal direttore Petrachi nel nostro piccolo mondo granata. Ci pensate? Proveremmo tutti i giorni - leggendo i giornali, guardando la televisione, partecipando al dibattito culturale o politico – una soddisfazione simile a quella che al sabato proviamo vedendo correre D’Ambrosio: l’idea che si lavori per il bene comune e non solo per il proprio, l’idea che essere giovani non sia una colpa, l’idea di premiare la Conoscenza e non le Conoscenze. Tutte cose sempre possibili, come nel suo piccolo ha dimostrato il nostro Direttore. Un abbraccio a tutti, Marco