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Rocky Beach, California, 1976 – Estate.
- Tutto questo è ciarpame inutile! – sbottò Mathilda Jones all’indirizzo del marito Titus, appena di ritorno da una spedizione nei dintorni di Rocky Beach.L’uomo sbuffò, mentre si faceva dare una mano da Hans e Konrad, i due aiutanti della “Bottega del Recupero”, a scaricare il camion.- Era tutta roba abbandonata ai margini di uno spiazzo, lungo la strada che sale al Big Basin. Qualcuno con scarso senso civico deve essersene liberato. Potremmo tirare su una bella manciata di dollari…Jupiter diede un’occhiata al materiale appena scaricato, frugando tra gli scatoloni.Era, il nipote di Titus e Mathilda Jones, proprietari della “Bottega del Recupero”, il rigattiere più famoso di tutta Rocky Beach. Lungo la vastissima superficie occupata dalla casa e dall’ampio terreno adiacente, letteralmente ricoperto di cumuli e cumuli delle cose più strambe, si poteva trovare di tutto. Dalle vecchie scarpe risuolate al necessario per il barbecue.Zia Mathilda non aveva tutti i torti. Negli scatoloni ritrovati dal marito, erano stati accatastati alla rinfusa libri in lingua straniera, oggetti che andavano dai soprammobili all’orologio a cucù, vecchi giornali e una quantità imprecisata di dischi, anch’essi stranieri.Non era la prima volta che la donna aveva da ridire sui ritrovamenti del marito e in quell’occasione fu inflessibile. Tutti gli oggetti scaricati dal camion sarebbero dovuti essere catalogati e collocati in ordine all’interno del recinto della Bottega del Recupero prima di sera.Jupiter si asciugò il sudore dalla fronte, anticipando la fatica per quello che gli sarebbe toccato fare. Per fortuna Bob e Pete sarebbero passati a trovarlo nel pomeriggio e gli avrebbero dato una mano.
Qualche ora più tardi, la voce di Zia Mathilda, risuonò all’esterno, dal cortile della casa.- Jupiter! Ragazzi! Dove vi siete cacciati? C’è una persona che vi cerca…!Jupiter Jones, Bob Andrews e Pete Crenshaw, rispettivamente i Tre investigatori, trasalirono all’interno del loro Quartier Generale.Anni prima, lo zio Titus, aveva recuperato una vecchia roulotte e ne aveva fatto dono ai ragazzi, posizionandola in mezzo al terreno della loro proprietà, circondato da una palizzata.Col tempo tutto intorno alla roulotte erano stati accumulati rottami e cianfrusaglie di ogni genere, che l’avevano pian piano sommersa e occultata alla vista, fino a quando gli zii stessi di Jupiter non ne avevano probabilmente dimenticato l’esistenza.In realtà i ragazzi, poco più che dodicenni, l’avevano risistemata, facendone il Quartier Generale del loro Club investigativo, ricavando una piccola camera oscura al suo interno, e riuscendo addirittura ad ottenere (grazie all’interessamento del padre di Pete, che lavorava presso l’Azienda interessata) un contratto per una linea telefonica, oltre all’allacciamento alla luce elettrica.La roulotte era inoltre dotata di schedario, scrivania, macchina per scrivere e di una sorta di periscopio che Jupiter aveva ricavato dalla copertura in latta di un vecchio comignolo.Al Quartier generale si accedeva tramite una serie di passaggi segreti, i cui ingressi si trovavano al riparo da occhi indiscreti. Il passaggio comunemente utilizzato era il “Tunnel due” e consisteva in un grosso tubo di lamiera ondulata la cui imboccatura, nascosta da alcune assi di legno, scendeva leggermente nel terreno all’altezza del laboratorio all’aperto dei ragazzi (una tettoia con un banco da lavoro), si insinuava sotto i cumuli di ciarpame e robe vecchie sbucava nel pavimento del Quartier generale.La porta rossa era invece situata nel recinto esterno della proprietà.Tempo prima un gruppo di artisti locali aveva dipinto la palizzata con alcune scene curiose raffiguranti San Francisco. In una di queste un cagnolino osserva spaurito il divampare del pauroso incendio seguito al terremoto del 1906. L’occhio del cagnolino in realtà rivelava un chiavistello grazie al quale tre assi della staccionata scorrevano verso l’interno. Da lì, strisciando sotto cumuli di legname e tramite altri passaggi, si entrava nel Quartier Generale. Si accedeva alla porta verde Uno, invece, spingendo l’occhio di un pesce che fuoriusciva dall’acqua per osservare una nave in difficoltà, facendo alzare in tal modo due assi della staccionata verso l’esterno. La porta Tre, uno degli ingressi meno usati, si apriva dall’interno del cortile ed era formata da una porta con intelaiatura, che sembrava appoggiata ad una vecchia caldaia.In realtà conduceva all’interno di essa, e da lì al Quartier Generale.La voce di zia Mathilda dunque li sorprese, mentre stavano archiviando nello schedario il riassunto del loro ultimo caso, felicemente risolto poco tempo prima.Jupiter diede un’occhiata tramite il periscopio e vide la zia guardarsi intorno, alla loro ricerca, affiancata da un ragazzino che non avevano mai visto.I tre ragazzi, sgattaiolarono fuori dalla roulotte attraverso il tunnel due e sbucarono all’altezza del laboratorio in assoluta tranquillità.La zia era in piedi con le mani sui fianchi lungo il vialetto che delimitava l’accesso alla proprietà dei Jones, e discorreva col ragazzino, che doveva avere grossomodo la loro età.A pochi metri di distanza, nel vialetto, era ferma una vettura familiare dalla quale era scesa una giovane donna, che assisteva alla scena, probabilmente la mamma del ragazzino.- Jupiter, vieni! – disse zia Mathilda, quando li vide sbucare dal cortile della proprietà – Questo ragazzino ti vuole parlare.Jupiter e gli altri tesero la mano all’ospite inaspettato. Era un ragazzino biondo dagli occhi verdi e dall’accento si intuiva che non fosse americano.- Ciao, mi chiamo Marco… o Marc, se preferite. – disse scandendo bene le parole.- Sei italiano? – gli domandò Pete- Mio papà è italiano, mia mamma americana – disse indicando la donna che attendeva di fianco alla macchina. – Vivo qui qualche mese l’anno. Siete voi i Tre Investigatori? Ho sentito parlare molto bene di voi e…Jupiter si schernì, fingendosi imbarazzato. In realtà gongolava, quando sentiva parlare bene di sé. Mentre sorrideva, non poté fare a meno di notare un camioncino Volkswagen bianco e rosso dai vetri scuri, che stazionava col motore acceso lungo la strada principale, a breve distanza dal vialetto di accesso della proprietà.- Siamo noi – disse l’investigatore capo, allungando la mano verso il ragazzo. – qual’è il tuo problema? Il ragazzo assunse un espressione triste e pensosa:- Mi hanno rubato una cosa importante… mi hanno rubato un tesoro!
I ragazzi si trasferirono all’interno del laboratorio all’aperto, mentre la madre di Marc accettò una tazza di caffé fumante e una fetta di torta di mele dalla inesauribile dispensa di Zia Mathilda, archiviando la richiesta di compagnia del figlio come “un capriccio per evadere la solitudine”.Marc cominciò a raccontare la sua storia.- Mio nonno era italiano, è morto la scorsa settimana, l’abbiamo sepolto nel piccolo cimitero lungo la Sky Drive.- Mi dispiace, Marc – disse Jupiter nella maniera più seria possibile.- Era un brav’ uomo. Ha passato tutta la sua vita a insegnarmi quello che sapeva e a parlarmi dei suoi ricordi. Mio padre lavora come Funzionario Diplomatico, non lo vedo quasi mai, così spesso il nonno si è sostituito a lui. Diceva che quando sarebbe morto mi avrebbe lasciato un tesoro. Me l’ha ancora detto la scorsa settimana: - Adesso puoi trovare il tesoro… - sono state le ultime parole che mi ha detto sorridendo. Il giorno dopo se ne è andato. Era una persona di parola, sono sicuro che avesse nascosto qualcosa per me ma…- Ma? – fece Jupiter.- Ma la nostra casa ieri è stata ripulita dai ladri. Avrete sentito parlare di quella banda che scorazza su e giù per Orange Canyon e che non sono mai riusciti ad afferrare? Devono essere stati loro. Io e la mamma eravamo a Rocky Beach per delle compere. Abbiamo avuto un contrattempo e siamo tornati in anticipo, dobbiamo aver disturbato i ladri in piena azione. Abbiamo visto un camioncino che si allontanava dai nostri tornanti a tutta velocità… Purtroppo era tardi. Le stanze del nonno erano state depredate.Potete immaginare il dispiacere… Quindi fine della caccia al tesoro. – Marc fece una pausa per raccogliere le idee - Ho pochi amici qui Abitiamo lassù nel Canyon e raramente scendiamo a Rocky Beach. Ho sentito parlare di voi. Una volta sono stato chiamato da un mio amico che a sua volta era stato chiamato da un suo amico… una sorta di collegamento che portava a voi. Eravate alla ricerca di un bambino con un dente d’oro.Jupiter sorrise. Ricordava bene l’episodio al quale Marc si stava riferendo, una loro avventura risalente all’anno precedente.Nei casi di emergenza, quando dovevano localizzare qualche persona, o qualcosa di particolare, ricorrevano a una loro brillante invenzione: il collegamento “da fantasma a fantasma”.Ognuno di loro si incaricava di telefonare a 5 differenti amici, con la preghiera che ognuno di loro telefonasse ad altri cinque diversi amici, chiedendo loro se avessero visto Tizio o Caio. A loro volta ogni amico avrebbe dovuto telefonare ad altri 5 e così via. In breve l’intera Rocky Beach veniva messa a soqquadro da ragazzini che erano lieti di mettersi al servizio di Jupiter Jones e soci. Il sistema funzionava egregiamente e assai di rado si inceppava.- Ora è tardi… io e la mamma dobbiamo tornare su al Canyon… – disse Marc – Perché non venite alla villa domani pomeriggio? Passeremo a prendervi io e la mamma, se per voi va bene, così avremo più tempo per parlare…Jupiter, Pete e Bob, si guardarono dubbiosi.
- La storia di mio nonno è già un’avventura di per sé, non basterebbe una giornata per raccontarvela.Il sole biancastro del primo pomeriggio si incuneava tra le ville di Orange Canyon, rendendole spettacolari macchie bianche su un tappeto color ruggine. La “familiare” della madre di Marc si arrampicava con facilità lungo i tornanti disegnati dalla strada, costeggiando le eleganti ville dei ricconi che sfuggivano alla grande città. Un tempo l’intera zona aveva subito fortemente l’influsso della colonizzazione spagnola. Si diceva che, da qualche parte, in una delle tante grotte ancora inesplorate che si estendevano all’interno di quelle montagne, si nascondesse un tesoro di inestimabile valore.- Era nato in Italia, ma dovette emigrare quasi subito, con i genitori ed i due fratelli, verso l’Argentina, per tentare la fortuna. Fu lì che imparò a giocare a pallone. Tornò dopo qualche anno e diventò calciatore. Quello che guadagnava non era un gran ché, ma serviva a sostentare l’intera famiglia. Anche i fratelli tentarono l’avventura nel mondo del football, anzi, del Soccer come si dice qui, ma non ebbero fortuna. Erano gli anni trenta. Giocò per tutta la carriera nel Torino, che stava per diventare una delle squadre più importanti d’Italia… E segnò una montagna di gol!- Che squadra è il Torino? – lo interruppe Pete.- Io conosco solo la juventus – osservò Bob – leggendo sulle riviste internazionali si sente sempre parlare di quella…- Io invece conosco Giorgio Chinaglia, quello che gioca nei Cosmos di New York… – disse Jupiter, che, come del resto gli altri ragazzi, era assai più attratto dal baseball e per il quale il Soccer era solo un’amenità straniera.Marc si voltò a guardarli in silenzio dal sedile anteriore. La sua espressione era cambiata ed i tre si resero conto di aver detto qualche stupidaggine in buona fede. - La juventus fa schifo! – disse Marc avvampando in volto. Cercò le parole più adatte in una lingua che per lui presentava ancora molti ostacoli – E’ una cosa brutta… ladri, il vomito… pensate alla cosa più orrenda che vi viene in mente ed associatela a quella squadra… - Marc espose brevemente con concetti molto semplici quello che il nonno gli aveva raccontato molte volte.- Credevo fosse una cosa bella… – disse Bob un po’ mortificato.- E cos’è il Torino, invece? – lo incalzò JupiterIl sorriso di Marc si aprì e gli occhi si spalancarono.- E’ la squadra più forte che ci sia in Italia e sono contento che mio nonno sia ancora riuscito a sapere che il Toro aveva vinto il campionato…!Riferì ai ragazzi tutto quello che il vecchio gli aveva raccontato nelle loro chiacchierate durante gli ultimi anni. La storia dei successi, dell’aereo che era caduto, delle partite che aveva visto…Una volta smesso di giocare a pallone, sul finire degli anni ’30, il nonno di Marc aveva iniziato la carriera di giornalista per le prime trasmissioni della radio, quindi aveva girato il mondo in lungo e in largo, aveva fatto addirittura il reporter di guerra ed era diventato appassionato di musica, oltre che di gialli ed enigmi. Il figlio, il papà di Marc, aveva intrapreso la carriera diplomatica ed aveva conosciuto una ragazza americana, sua madre. Marc aveva vissuto a cavallo tra l’Italia e gli Stati Uniti a lungo. Negli ultimi anni il nonno, rimasto solo, aveva acconsentito a trasferirsi in California, per badare al nipote, colmando così le lunghe assenze del padre.- Mi piacerebbe diventare uno scrittore un giorno – aggiunse Marc – e scrivere la storia della vita di quell’uomo avventuroso… Diceva sempre – Quando non ci sarò più ti lascerò un tesoro. Ma tu mi devi promettere che sarai così intelligente da trovarlo! - Me l’ha detto ancora la scorsa settimana. Mamma mia, quante storie mi ha raccontato in tutti questi anni. Lo avessi ascoltato un po’ di più, ora saprei da dove partire…Marc stava per proseguire nel racconto, ma la macchina guidata della madre aveva imboccato il vialetto di accesso alla villa.
- Ciao, zio Bill! Che ci fai qui? – esclamò Marc scendendo di corsa dalla macchina e catapultandosi verso l’uomo.- Ciao Campione! Ero venuto per vedere se era tutto in ordine, non vedendo nessuno stavo per andarmene. Lo sceriffo mi ha avvisato del furto, mi dispiace Martha…La mamma di Marc allargò le braccia sconsolata.Zio Bill era il fratello maggiore della donna. Aveva un viso largo e abbronzato, segnato da anni di lavori nei vigneti lungo le colline. Negli ultimi anni le sue fortune erano aumentate ed aveva acquistato una villa pochi tornanti oltre, lungo Orange Canyon.- E questi chi sono, Marc? Nuovi amici?- Questi sono i Tre Investigatori, zio Bill!Bill porse loro la manona e Jupiter rispose porgendogli uno dei loro biglietti da visita.
I tre investigatori???Investigatore capo: Jupiter JonesSecondo investigatore: Pete CrenshawRicerche e documentazioni: Bob Andrews
Zio Bill si fece Serioso – Cavolacci, un’agenzia investigativa. Qui si fa sul serio! Cosa significano i punti interrogativi?- Rappresentano i misteri irrisolti – disse Jupiter, facendosi il più serio possibile. Sapeva di essere preso in seria considerazione dagli adulti, quando faceva così – Sono le zone d’ombra, le domande ancora senza risposta, quello che ci piacerebbe risolvere…- Mi aiuteranno a trovare il tesoro del nonno! – aggiunse Marc.Zio Bill sogghignò bonario, alzando gli occhi al cielo. – Perdonami Marc, so che volevi bene a tuo nonno. Ma io ho sempre pensato che gli mancasse una rotella. Quell’uomo era un gran chiacchierone, non si è mai spaccato la schiena per vendemmiare, lui… Ha trascorso gli ultimi anni a dire a tutti che custodiva un tesoro! Bè, se io trovassi un tesoro mi guarderei bene dal dirlo in giro… Salvo che non avesse trovato il tesoro degli Spagnoli, quello che si dice fosse più grande da una montagna. Quella è solo una leggenda, ma… lo ammetto – si rivolse ai ragazzi - l’ho cercato anch’io a lungo, lavorando i campi. Ma queste caverne sono un vero labirinto, e qualsiasi cosa gli spagnoli avessero nascosto, a quest’ora è stato inghiottito dalla terra. Comunque sia, non voglio uccidere i vostri sogni. Fate soltanto attenzione a dove mettete i piedi mentre giocate a fare gli investigatori – Si avvicinò alla sua Range Rover per andarsene – E fate attenzione alla banda di ladri che scorazza per Orange Canyon… Non vorrei dovervi venire a recuperare!
Facendo il loro ingresso nella villa, i ragazzi non poterono non notare i segni dell’effrazione avvenuta due giorni prima.- Queste erano le stanze del nonno… - disse tristemente Marc affacciandosi sui locali ormai quasi completamente spogli. I ladri dovevano essere stati disturbati, avevano sottratto molti effetti personali ma avevano lasciato in loco il moderno impianto Hi-fi, grazie al quale il nonno aveva trascorso qualche ora serena.La Villa dei genitori di Marc in stile moderno come moltre altre costruzioni dell’Orange Canyon era dotata di una fantastica terrazza, dalla quale si intravedeva la strada che risaliva le alture, mentre in lontananza facevano capolino Rocky Beach e la distesa dell’oceano.- Da dove dobbiamo cominciare? – chiese Jupiter – Hai idea in cosa consistesse il tesoro che il nonno ti ha detto di cercare?- Un indizio? – chiese Pete?- Un argomento, una traccia? – suggerì Bob.Marc guardo si sottecchi gli amici e abbassò il volto, guardando giù, oltre la ringhiera della terrazza.- La verità, amici, è che… io non so nulla di questo tesoro. Non ci fosse stato questo furto forse avrei potuto… mi sono rivolto a voi perché vi ammiro, ma non so proprio che pesci pigliare. Mi spiace davvero farvi perdere tempo…- Hhhhmmmm Non è molto con cui iniziare, francamente – fece Jupiter pensieroso. Potremmo cominciare con…- Ecco i panini! – Martha, la mamma di Marc irruppe con un vassoio in una mano e con una lunga busta bianca sotto l’altro braccio. Posò il vassoio sull’ampio tavolo che occupava il centro della terrazza – Ora vado a prendervi da bere. Ah, Marc… quasi me ne dimenticavo, l’ho notato quando siamo entrati.… C’era questo accanto alla buca, nel vialetto… E’ strano, non c’è mittente… E’ uno dei tuoi giochi? Ti sei iscritto a qualche club? - porse la busta al figlio, sospirando.I ragazzi la esaminarono all’istante. Conteneva qualcosa di rigido e aveva un lembo sollevato, come se qualcuno avesse provato ad aprirla senza risultato.Marc la aprì non senza difficoltà.All’interno, Avvolto da una copertina completamente bianca, c’era un disco.
- Presto, mettilo sul giradischi… - disse Pete – Potrebbe avere a che fare con il tesoro di tuo nonno.I ragazzi erano ritornati frettolosamente in casa e si trovavano di fronte all’impianto stereo del nonno.Marc armeggiò goffamente con l’impianto Hi-Fi e col braccetto della puntina, mentre Jupiter osservava l’etichetta al centro del disco, anch’essa completamente bianca.La puntina si posò sul vinile con la delicatezza dell’aratro sulla terra.Dopo qualche secondo di silenzio, una voce profonda di uomo, che parlava inglese con un po’ di fatica, si diffuse nella stanza.
Ciao Marc, come vedi ho mantenuto la mia promessa.Prima di tutto asciugati le lacrime, se per caso ne stai versando. La morte non deve essere tristezza, non per me, almeno.Ora è tempo di divertirci insieme.E’ tempo di cercare il tesoro, ricordi?I miei dischi, Marc… cerca il tesoro tra i miei dischi…Questo è il primo indizio che ti lascio.Cerca il tesoro tra i miei dischi.
Non c’era altro.Marc alzò lentamente la puntina dal piatto.- E’ la sua voce… è la voce del nonno… - scosse la testa, riponendo il disco nella custodia - E’ tutto inutile. I suoi dischi sono spariti… tutti quanti. Questa è una caccia al tesoro che non può neanche cominciare, amici. Mi spiace avervi coinvolto in questa cosa…Da quando il messaggio del nonno di Marc era finito, Jupiter non aveva ancora parlato, e stava mordicchiandosi il labbro superiore.- Hai detto che tuo nonno era appassionato di musica… Di che genere?- Musica Lirica, melodramma italiano – rispose prontamente Marc – Ha provato tante di quelle volte a farmi ascoltare qualche brano ma… cosa volete farci? A me non è mai piaciuta… A me piacciono i Kiss! Li avete mai ascoltati?Jupiter non ascoltò l’ultima osservazione del ragazzo. Stava guardando Pete e Bob in volto e ad ognuno era passato per la mente lo stesso pensiero.
La vettura della madre di Marc rombava lungo i tornanti di Orange Canyon, in direzione Rocky Beach.Jupiter e soci erano impazienti di metter le mani sullo scatolone pieno di dischi capitato casualmente alla Bottega del recupero il giorno precedente.- Hai detto di aver visto il furgoncino dei ladri… riesci a ricordartelo? – domandò Bob.- Eccome! Era un vecchio furgone Volkswagen Westfalia, bianco e rosso. Aveva le gomme che fischiavano…Jupiter rifletté preoccupato. La descrizione corrispondeva a quella del furgoncino che lui stesso aveva visto stazionare nei pressi della Bottega degli zii la mattina precedente, mentre stava aiutando Hans e Konrad a scaricare il camion.Fu preso da una strana sensazione di inquietudine e chiese gentilmente alla mamma di Marc di aumentare l’andatura.Quando la macchina giunse nei pressi del vialetto di accesso alla bottega del recupero, un veicolo sbucò improvvisamente da quella direzione senza dar loro la precedenza, costringendoli a una brusca frenata.- Ehi! – sbraitò la mamma di Marc – Ma cosa…- E’ il camioncino bianco e rosso! – disse concitato Pete – Si sta allontanando a tutta birra!La macchina imboccò lentamente il vialetto e si fermò proprio di fronte all’abitazione dei Jones, dove zio Titus stava contando quello che sembrava un discreto malloppo di dollaroni.- Zio, zio! Cosa voleva quella gente? Chi erano quelle persone? – chiese Jupiter scendendo al volo dalla macchina.- Oh, strani tipi. Uno grosso, sembrava un pugile, l’altro dalla faccia affilata. Non mi piacevano, ma finché la gente paga e si comporta bene… sembra che le scatole che abbiamo raccolto l’altra mattina in quello spiazzo non fossero abbandonate, ma di quei signori, che dovevano passare a caricarle. Non trovandole si sono messi a fare il giro dei rigattieri e sono arrivati qui. Volevo restituir loro tutto quanto, ma loro hanno preteso di pagare.- Hai dato tutto indietro? Dimmi che non è vero, zio Titus!- Perché? C’era qualcosa che ti interessava in tutto quel ciarpame? I libri non erano neanche in inglese e… E così tua zia almeno smetterà di brontolare.Jupiter non credette al fatto che gli uomini del camioncino fossero capitati lì per caso. Ricordava di aver visto il veicolo fermo poco distante, il pomeriggio precedente, quando avevano conosciuto Marc.I suoi pensieri si fecero foschi.
I ragazzi si radunarono scorati nei pressi del laboratorio all’aperto, nei pressi della tettoia ondulata. - E’ proprio finita! – disse Bob – Ora non ci resta che utilizzare il “collegamento da fantasma a fantasma” per rintracciare il furgoncino, ma ci vorrà tempo. E i due uomini nel frattempo saranno liberi di rincorrere il tesoro, sempre ammesso che ne siamo a conoscenza…- C’è una cosa che non capisco – osservò pensieroso Pete – se gli uomini del Westfalia sono i ladri che sono entrati a casa tua, perché si sono liberati della refurtiva in quello spiazzo, per poi venirsela a riprendere qui? Non facevano prima a tenersela? Non capisco…- Qualunque sia la spiegazione, al momento non abbiamo molto da fare – disse tristemente Bob - I dischi sono spariti e con essi le nostre speranze, vero Jupe?Jupiter era rimasto in silenzio per tutta la durata della conversazione con un sorriso furbetto sulle labbra. Attese teatralmente qualche istante, prima di parlare:- Sono sempre stato incuriosito dall’opera lirica… da quegli interpreti che cantano in una lingua sconosciuta con tanta passione. Ieri mattina, quando ho visto quello scatolone, ho pensato che mi sarebbe piaciuto approfondire la mia cultura in materia… scostò una pila di assi di legno posizionate di fianco al bancone da lavoro, che rivelarono un telo di nylon.Jupiter lo rimosse. Sotto di esso, in bella vista, emerse uno scatolone bianco, colmo di dischi.- Jupiter, sei un grande! - Esclamarono i ragazzi all’unisono.
Il mattino seguente Jupiter impegnò la mattinata nel laboratorio, nel tentativo di far funzionare un vecchio grammofono, che aveva ritrovato all’interno del recinto, previa indicazione della zia Mathilda. Marc giunse alla Bottega del recupero di buonora, accompagnato dallo Zio Bill, che continuava a scuotere la testa scettico sull’esito della loro avventura. Quando Bob e Pete arrivarono, il grammofono si poteva già dire funzionante.I ragazzi trasferirono l’attrezzatura all’interno del Quartier Generale, passando attraverso l’ampio passaggio della Porta Verde, e si barricarono al loro interno.- Il messaggio di tuo nonno diceva di cercare “il tesoro tra i dischi”. Che tu sappia, nella sua collezione c’era qualche incisione di particolare valore? Magari una registrazione rara, una tiratura limitata…?Marc scosse la testa, ribadendo la sua ignoranza totale in materia.Non restava altro che esaminare attentamente i vinili, fosse stato il caso anche ascoltandoli. Ma erano centinaia e ci sarebbero voluti secoli.Ne fecero suonare qualcuno a basso volume sul grammofono, per tentare di individuare eventuali messaggi nascosti, ma nelle loro orecchie fluirono soltanto le note dalle romanze più famose della storia del melodramma. Le ore passavano, ma proprio quando sembrava che riuscissero a venire a capo di nulla, Jupiter fu colto da ispirazione.- Forse stiamo sbagliando punto di osservazione – disse – Magari non dobbiamo cercare un disco che è un tesoro prezioso… dobbiamo cercare un disco “che parla di un tesoro”. In fondo queste opere hanno una trama abbastanza complessa, giusto? Marc, tu conosci la lingua, dacci una mano a cercare…L’idea fu accolta con entusiasmo.Dopo qualche minuto la ricerca portò i suoi frutti.- Potrebbe essere questo – disse Marc dopo aver estratto un disco dal fondo dello scatolone – anche se è un’opera tedesca, non italiana.Marc aveva trovato un’incisione che presentava su una facciata brani tratti da “L’oro del Reno” di Wagner”, mentre sulla seconda facciata erano incise arie tratte da “La fanciulla del West” di Puccini.- “L’oro del Reno”… ripeté Bob in un Italiano approssimativo - Se non ricordo male, la storia parla di un tesoro…- Bè, non ci resta altro da fare se non ascoltarlo – disse Jupiter piazzando il vinile sul grammofono.Nel Quartier generale non volò una mosca.Il disco gracchiò ed emise una musica grave e prolungata. Poi, quando sembrava certo che i ragazzi avessero fatto un buco nell’acqua, la registrazione si interruppe e il grammofono riprodusse la voce di uomo che ormai conoscevano bene.
Bravo, Marc, sapevo che ce l’avresti fatta.Hai trovato il primo indizio per il tesoro!Ora devi andare avanti… come devi fare?La soluzione è in questo disco stesso. Vai in profondità, non fermarti alle apparenze e individua l’Opera. Cerca di capire il contenuto. Ricorda che dovrai essere scaltro, astuto e intelligente e spesso dovrai mettere le cose sottosopra per risolvere il mistero.Ora… che l’opera abbia inizio…
I ragazzi riascoltarono il messaggio del nonno di Marc più volte. Vai in profondità, non fermarti alle apparenze e individua l’opera.- Ma cosa dobbiamo cercare in realtà? – chiese titubante Pete- Il messaggio del nonno di Marc sembra dirci che dobbiamo capire bene di cosa parli questa “Opera”. Dividiamo i compiti: Bob, tu andrai in biblioteca a fare ricerche su “L’oro del Reno”, Pete invece ti occuperai di…Un forte vociare proveniente dal recinto esterno li fece trasalire.Jupiter andò al periscopio e diede un’occhiata fuori.- Oh oh! – disse – Abbiamo visite non gradite.
I ragazzi sgusciarono fuori alla chetichella dalla Porta Rossa, fecero il giro della proprietà e risalirono il vialetto a piedi, come se stessero tornando da una passeggiata.Proprio di fronte all’Ufficio dei Jones era stato posteggiato il furgone Volkswagen bianco e rosso e zia Mathilda era impegnata in una accesa discussione con due uomini che rispondevano alla descrizione fornita loro dallo zio Titus la sera precedente.- Ecco i ragazzi! – esclamò la donna, vedendoli sbucare da dietro il furgoncino - Ora vedremo chi ha ragione! Jupiter, vieni qua!- Che cosa capita, zia Mathilda? – la donna sembrava veramente infuriata e i due uomini parevano decisamente poco raccomandabili. Quello alto e grosso aveva il naso da boxeur schiacciato e le orecchie enormi e incuteva timore con la sua stessa presenza. Quello più basso aveva un profilo tagliente come la lama di un rasoio e parlava senza mai guardare direttamente negli occhi.- Questi signori insistono nell'affermare che manca uno scatolone di dischi tra le cose che sono venuti a ritirare ieri sera. Tu ne sai qualcosa?Jupiter scosse la testa con l’espressione più sorpresa che gli venne in mente di assumere.- Senti ragazzino! – sbottò impaziente l’uomo col volto da pugile, facendo un passo verso di lui – Noi non siamo qui per perdere tempo o per farci prendere in giro. Quindi o quella scatola salta fuori, oppure noi…- Calma, Frank! – si intromise il compare, allungando un braccio di fronte al boxeur - Noi siamo persone per bene, e non ci innervosiamo mai… salvo che i nostri interessi vengano messi in pericolo. Vedete… - fece una pausa ad arte estraendo il portafoglio con fare paterno e conciliante – Era un mucchio di dischi senza alcun valore pratico. Ma noi siamo sentimentali, sapete? E attribuivamo loro un grande valore affettivo… Siamo disposti a pagare bene per quello scatolone – cominciò a contare i soldi di fronte a Zia Mathilda.- Quei dischi non sono vostri! Quella roba non è vostra – si intromise Pete stringendo i pugni. L’uomo dalla sguardo affilato smise di contare e alzò gli occhi gelidi su di lui.- Come dici, ragazzino?- Questi sono oggetti che sono stati rubati due giorni fa a casa di questo ragazzo! – li incalzò Jupiter, indicando Marc – Vorrei proprio sapere per quale motivo ieri sera siete passati a ritirarli, dal momento che si tratta di merce rubata, e voi lo sapete benissimo!- Bada, ragazzino! – Il Boxeur si gettò in avanti e afferrò Jupiter per un braccio, sotto gli occhi di Zia Mathilda, che non fece in tempo a dire nulla.- Ora ci dirai dove si trovano i dischi e noi…Una frenata improvvisa sollevò polvere e ghiaia vicino a loro.Dal camion della Bottega del Recupero scesero Hans e Konrad, i due aiutanti bavaresi e lo zio Titus.- Qualcosa non va, signora Jones? - Disse Hans, stringendo un pezzo di ferro ricurvo in una mano.- Andatevene! Via di qui! – gridò Zia Mathilda. I due loschi figuri non persero tempo a farselo dire una seconda volta.- Torneremo, statene certi – disse quello più smilzo con aria che sapeva di sfida, prima di prendere posto sul camioncino, che si avviò sputacchiando olio, lungo il vialetto di accesso della proprietà e scomparve lentamente dalla visuale.Jupiter restò a guardare la povere sollevata dal furgone.Quando questa si diradò, scorse una lunga vettura nera sulla strada principale, a fianco della quale si trovava un uomo alto, con gli occhiali scuri, che li stava osservando.L’uomo, accortosi di essere sotto i loro sguardi, salì in macchina e scomparve oltre la curva.
Nelle prime ore del pomeriggio, Jupiter e Marc, stavano discorrendo da soli all’interno del Quartier Generale, a proposito degli ultimi avvenimenti. Jupiter in particolare continuava a giocherellare col disco che conteneva l’indizio del nonno di Marc, quello con brani tratti da “L’oro del Reno” su di una facciata e “La fanciulla del West” sull’altro.- Continuo a non capire – disse l’investigatore capo – Se quelli sono i ladri che hai visto scappare da casa tua, che bisogno avevano di liberarsi della refurtiva?- Forse si sentivano inseguiti e hanno scaricato la roba col proposito di tornare a prendersela dopo qualche ora… - disse Marc- Un punto a tuo favore – Jupiter schioccò le dita – Così come è possibile che dovessero consegnare la refurtiva a qualche altra persona… e in quel caso il buon vecchio Titus Jones, col suo naso da segugio, ha messo loro i bastoni tra le ruote. Una cosa però è certa: se i ladri sapevano del tesoro, di sicuro non avevano idea di cosa si trattasse, altrimenti non avrebbero portato via quasi tutto dalle stanze di tuo nonno. A meno che loro non conoscessero per nulla questa storia del tesoro e ci troviamo di fronte ad un furto puro e semplice. E quei due fanno parte della banda che scorazza per Orange Canyon.- Non è meglio avvisare la Polizia?- E’ quello che faremo – disse Jupiter con convinzione – Il tenente Reynolds è un nostro buon amico e non si rifiuterà di ascoltarci, dal momento che gli siamo stati utili ben più di una volta.In quel mentre, alcuni rumori provenienti da sotto la roulotte interruppero la loro conversazione.Lentamente la botola del Tunnel Due si sollevò e Pete sorridendo fece il suo ingresso nel Quartier Generale.- Ho girato per tutta la mattinata – esordì il ragazzo biondo – Dobbiamo ringraziare mio padre che ha usato tutta la sua influenza con un amico del Registro Veicoli, per ottenere queste poche informazioni. Ecco qui, il furgoncino è intestato a un’impresa di pulizie di Rocky Beach, la FastJet, titolare un certo Gavin Elster…- Potrebbe essere quello con la faccia affilata, l’altro mi sembra si chiamasse Frank…- La sede della FastJet è a tre chilometri da qui… non è molto ma abbiamo qualcosa su cui lavorare…Proprio mentre Pete stava ultimando la sua relazione, un pannello della roulotte si spostò e Bob, dopo aver utilizzato la porta rossa, fece il suo ingresso nella roulotte.Aveva trascorso la mattinata in biblioteca e ne era tornato con un blocco note carico di appunti, che espose agli amici.- La storia dell’Oro del Reno è decisamente particolare, se c’è un indizio nascosto da qualche parte, io non sono riuscito ad individuarlo. L’Opera fu scritta da Richard Wagner, ecco la trama… - Nel Quartier Generale si udì soltanto più il lieve ronzare della lampadina che penzolava sopra di loro.- Il nano Alberich, che vive sotto terra, vede le tre figlie del Reno, che hanno il compito di proteggere l’Oro del Reno e se ne innamora all’istante. Le tre lo rifiutano e gli rivelano il segreto del tesoro che custodiscono: chiunque con esso forgerà un anello, diventerà il padrone del mondo; per farlo però dovrà rinnegare l'amore. Alberich maledice l'amore, si impadronisce dell'oro e poi scompare.Bob andò avanti con gli altri tre atti dell’Opera e quando ebbe finito, i quattro ragazzi si guardarono l’un l’altro senza proferir parola. Il solo Jupiter sembrava perso nei propri pensieri.- Non ho idea di cosa si possa fare con questa storia. Siamo sicuri che il vecchio volesse farci fare questa strada? – domandò Pete.- Non lo so, amici, mi sembra tutto complicato… - rispose Marc – Mi sarei aspettato qualcosa di più immediato...- Bob, scusa, puoi ripetere l’inizio del tuo racconto? – Jupiter era serissimo.- Da dove?- La parte iniziale, dove parli del nano e delle Figlie del Reno…Bob riprese i suoi appunti: Il nano Alberich, che vive sotto terra, vede le tre figlie del Reno, che hanno il compito di proteggere l’Oro del Reno e se ne innamora all’istante. Le tre lo rifiutano e gli rivelano il segreto del tesoro che custodiscono.- Basta così, Bob – fece Jupiter trionfante – ho capito dove dobbiamo cercare!
Nessuno, all’interno del Quartier Generale era ancora riuscito a dire una sola parola.- Possibile che non vi sia venuto in mente? Un nano e le tre figure femminili che si agitano per difendere l’oro… immaginatele meccaniche… ne avevano parlato a lungo i giornali…!- Santo cielo – esclamò Pete, scattando in piedi. L’Oro del Reno! Quella giostra!- Il vecchio luna park di Jacksonville! – anche Bob intuì la soluzione.Jupiter sorrise compiaciuto.- Ma… è chiuso ormai da tre anni, sarà tutto in rovina. Cosa cercheremo?
Il luna park di Jacksonville era stato uno dei punti di orgoglio della contea di Rocky Beach. Sfortunatamente qualche anno prima, in occasione dell’inaugurazione della nuova attrazione, “L’Oro del Reno”, un ottovolante totalmente innovativo, nel quale tre grandi braccia meccaniche, raffiguranti tre donne, sostenevano la struttura dell’attrazione, con spettacolari giochi d’acqua, si era verificato un drammatico incidente nel quale aveva perso la vita un ragazzino.Come avevano poi dimostrato le indagini, la disgrazia era da imputarsi alla più tragica delle fatalità, ma il luna park era stato costretto momentaneamente a chiudere, e da allora non aveva più riaperto i battenti, con grande delusione dei piccini della zona, e non solo.- Cosa cercheremo? - disse Jupiter – Non ne ho idea. Di sicuro la coincidenza è davvero singolare… l’indizio sembra avere a che fare con quella giostra quella giostra. Lo scopriremo. Non ci resta che telefonare a Worthinghton…
Un paio di anni prima, Jupiter aveva vinto un concorso indetto da un autonoleggio, nel quale occorreva indovinare il numero esatto di fagioli presenti in un contenitore esposto in una vetrina. Il premio consisteva nell’utilizzo gratuito per un mese di una Rolls Royce nera con finiture placcate in oro, con tanto di autista.La vettura e l’impeccabile autista di origine inglese Worthington, che li aveva immediatamente presi in simpatia, si erano rivelati fondamentali per la risoluzione dei loro primi casi.Trascorso però il mese, Jupiter e soci avevano dovuto rinunciare al prezioso veicolo e alla compagnia di Worthington, al quale si erano affezionati. Fino a quando, con un abilissimo stratagemma, Jupiter era riuscito a fare in modo che l’agenzia di noleggio, il cui responsabile era stato colpito dall’arguzia del ragazzino, consentisse loro l’utilizzo della Rolls Royce per un tempo illimitatoQuel pomeriggio però Worthinghton risultava già impegnato con un altro cliente e i quattro ragazzi furono costretti a chiedere un passaggio ad Hans e Konrad, che si dovevano recare in zona per alcune consegne.- Siete sicuri ragazzi di voler essere lasciati qui? Questo posto mi sembra pericoloso… - disse Konrad quando il loro furgone giunse in prossimità dei vecchi parcheggi per i pullman, ormai invasi dalle erbacce.I ragazzi rassicurarono i due fratelli bavaresi e concordarono con loro che si sarebbero fatti trovare nel medesimo punto in un paio d’ore.
La luce del tardo pomeriggio avrebbe dovuto essere rassicurante, ma i ragazzi si accorsero subito di quanto potesse essere sinistro un Luna Park abbandonato, anche senza le ombre della notte.La zona che era stata un tempo quella dei posteggi auto era ormai invasa dalle erbacce e dai cocci di bottiglia che qualche vagabondo si era divertito a spaccare. La luce del viale d’accesso proveniva da un ampio arco la cui insegna ormai era stata invasa dai rampicanti e tutto il muro di cinta era stato deturpato da murales o scritte oscene.Jupiter e soci si avvicinarono ai cancelli di ingresso, di fianco alle numerose biglietterie, ormai occhi neri su locali diroccati.Qualcuno aveva divelto uno degli ingressi e bastò scavalcare un sostegno di metallo per ritrovarsi all’interno del Luna Park.Il sole pomeridiano faceva in modo che le ombre lunghe si abbattessero in modo sinistro su padiglioni e stand, dipingendo braccia e arti deformi sulla tela del luna park.Il viale scendeva da Nord a Sud e ai suoi lati sorgevano le numerose attrazioni.Qualche giostra non era stata neanche ricoperta da teli, al momento della chiusura, e sembrava quasi avesse terminato l’ultimo giro pochi istanti prima.I ragazzi non si sentivano certo a loro agio lì in mezzo, e ad ogni cigolio sinistro si voltavano, temendo di trovarsi di fronte ad un clown impazzito.- Dobbiamo fare in fretta – disse Jupiter, non abbiamo molto tempo. E comunque non sarebbe gradevole restare qui col buio. L’oro del Reno era laggiù in fondo, in uno degli ultimi spiazzi…Mentre si dirigevano a Sud, i ragazzi si imbatterono in incroci che conducevano alle vie secondarie del parco, o a viottoli che si perdevano in un bosco ormai inagibile.- Questo doveva essere il Castello dei Fantasmi…- Questo era il Battello del Mississipi.Transitarono di fianco alla giostra dei Cavalli e scesero ancora più a sud, poco oltre il percorso delle canoe, in uno scenario ormai privo d’acqua. Giunsero infine allo spiazzo che dava sull’Oceano, occupato in grandissima parte dallo scheletro di quello che era stata, “L’oro del Reno”, la giostra maledetta che aveva decretato la fine del luna parc di Jacksonville.Nella finzione narrativa, il nano della storia era impersonato dal visitatore del parco, che, a bordo di una navicella su ruote, compiva il proprio viaggio tra spruzzi e discese a precipizio, evitando le figlie del Reno e i loro giochi d’acqua, fino a mettere le mani sull’oro, nelle stanze sotterranee dell’attrazione. Nessuno parlò,Il vento soffiava tra gli scheletri delle giostre.I ragazzi si avvicinarono di fronte a quella maestosità.Nessuno disse alcunché e a Jupiter parve quasi di sentire la lontana musica dell’attrazione e le navicelle che ricominciavano a girare, mentre una risata grassa e cattiva soffocava il tutto.Jupiter incontrò gli occhi terrorizzati di Pete e degli altri ragazzi.Stava succedendo davvero.La giostra si era rimessa in movimento e tutto adesso era confuso dalla musica assordante del luna park fantasma.- Jupiter… - - Scappiamo, maledizione, scappiamo!!! –I ragazzi cominciarono a correre, incespicando terrorizzati, lontano da quella giostra maledetta e dalla risata che accompagnava quella musica spettrale.
Cosa si nasconde dietro ad una giostra fantasma? Riusciranno Jupiter, Bob e Pete, insieme a Marc a individuare il tesoro, nonostante gli uomini della FastJet? Chi è l’uomo in completo nero che li spia? Quali altre persone sono interessate al tesoro? E soprattutto, in cosa consiste questo fantomatico tesoro? E ancora, quanto è importante il Toro in questo racconto? Lo sapremo, amici, la prossima settimana.
FINE PRIMA PUNTATA
I tre investigatori, nacquero dalla fantasia e dalla penna dello scrittore americano Robert Arthur Jr.Hanno conosciuto grande fama in tutto il mondo, specialmente in Germania, oltre che in madre patria. In Italia le loro avventure vennero pubblicate dalla Mondatori nella collana “Il Giallo per ragazzi” dal 1970 al 1980, che per molti di noi sono stati una compagnia indimenticabile lungo gli anni dell’adolescenza.Benché i racconti fossero attribuiti ad Alfred Hitchcock (che compare al termine di tutti i loro racconti), i testi erano scritti , oltre che dallo stesso Robert Arthur Jr, anche da William Arden, M.V. Carey e Nick West.Questo racconto, vuol essere un omaggio a quegli anni e a quelle avventure che tutti noi ragazzini avremmo voluto vivere leggendo quegli splendidi racconti. Mauro Saglietti
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