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I tre InvestigaTori2) La fanciulla del West

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di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Seconda ed ultima puntata

Scappiamo!I ragazzi cominciarono a correre a perdifiato lungo  la salita del viale principale, mentre “L’Oro del Reno” continuava ad avvolgersi su se stessa con i suoi giochi d’acqua e con la musica che sapeva di un’allegria sinistra e beffarda.Scapparono come fulmini, temendo di veder materializzare gli abitanti di quel luogo infestato.Corsero quasi fino a metà del viale principale, quando la musica cessò di colpo.Pete, Bob e Marc continuarono a correre, ma Jupiter, che a causa del fisico non proprio atletico, non si trovava certo a proprio agio con la corsa, si fermò.- Aspettate!Gli altri si voltarono a guardarlo, impauriti.- Jupe, che fai, sei matto? Qui c’è qualcuno!- Ha smesso di suonare… la giostra si è fermata – L’investigatore capo si voltò ad osservare, ansimando, il luogo dal quale erano scappati.Non c’era nessuno ad inseguirli. In lontananza “L’Oro del Reno” era fermo, immobile. Si intuiva un lento sgocciolare  dove fino ad un attimo prima erano stati sparati violenti getti d’acqua..- Jupiter, che fai? Vieni via! – lo implorò Pete.Il Capo Investigatore invece si mordicchiò il labbro inferiore, come faceva sempre quando era molto concentrato, mentre rimaneva a fissare la giostra lontana.- E’ tutto molto strano…- Jupiter, andiamocene!- Io adesso torno laggiù – fece l’Investigatore capo con decisione - Se non mi vedete entro cinque minuti, correte a chiamare i soccorsi.- Ma, Jupe… non vorrai…C’era stato qualcosa di strano nella perentorietà con cui la giostra era entrata in funzione. Jupiter fece coraggiosamente ritorno sui suoi passi, incurante dei continui richiami degli amici, che finirono col raggiungerlo, quasi in prossimità del piazzale sul quale si trovava la giostra.- Jupe tutto questo è una follia - insistette Pete - Questo posto è stregato… Da quando è capitata quella disgrazia…Jupiter non lo ascoltava. Era quasi giunto all’altezza del punto in cui il gruppetto si era fermato poco prima, a non più di cinque metri dalle navicelle. Si avvicinò ancora.La giostra si rimise in movimento e la musica inondò sinistra il luna park dagli altoparlanti.Jupiter fece un passo indietro, intimorito, poi si fermò.Pete, Bob e Marc fecero per scappare nuovamente, ma la voce del loro amico li trattenne.- Fermi! Non fate un passo, non muovetevi!Gli amici terrorizzati lo guardarono senza capire, solo di fronte al mostro meccanico.La giostra compì il proprio giro frenetico, dagli altoparlanti uscirono risate sinistre.Poi, dopo neanche un minuto. Tutto si fermò.- Jupiter, cosa sta accadendo? – gli sussurrò Bob, ansimando per il terrore.Il ragazzo non rispose. Fece mezzo passo in avanti e la giostra si rimise in moto.Tornò mezzo passo indietro, mentre l’attrazione compiva la sua performance di un minuto.Quando finì, Jupiter mosse soltanto più un piede in avanti, e la giostra si rimise in moto ancora una volta.- E’ una fotocellula! – disse il ragazzo con tono trionfale. Tracciò una linea con lo sguardo – Parte da quella sbarra… - indicò un paletto nel terreno, che fino a quel momento avevano ignorato – E va a finire… va a finire… - Jupiter arrivò alla fine della linea immaginaria con lo sguardo. La cabina di controllo della giostra. Un container bianco con una porta semi aperta e una finestrella scura.- Là dentro – disse – Quello che cerchiamo deve essere là dentro…- Siamo matti? E se lì dentro c’è un malintenzionato? – si oppose Pete – E se c’è qualcuno che sta veramente manovrando la giostra? E se la cellula fotoelettrica è tutta una stupidaggine?- Marc – Jupiter si rivolse al ragazzo senza prestare ascolto alle preoccupazioni di Pete – tuo nonno si intendeva di elettronica o altre amenità del genere?Il ragazzo fu preso in contropiede.- A dire la verità non lo so… so soltanto che durante l’ultimo anno si assentava spesso per intere giornate. Non abbiamo mai saputo dove andasse…- Non ti sembra un po’ esagerato che tuo nonno abbia organizzato tutto questo come caccia al tesoro? – insistette Pete – Si parte da una caccia al tesoro per un ragazzino e ci si ritrova in un Luna Park abbandonato e pericoloso! Marc scosse la testa perplesso. - Tra un’ora al massimo sarà buio – osservò Jupiter. Dobbiamo sbrigarci. Useremo i nostri gessetti colorati in caso di pericolo.L’investigatore capo spiegò a Marc che, ognuno di loro portava sempre con sé un gessetto di colore diverso. In caso di smarrimento, avrebbe segnato sul terreno o su un muro un punto interrogativo, simbolo del loro club. Gli altri, individuandolo, avrebbero seguito le sue tracce.- Bob, dai il tuo gessetto a Marc in caso ne avesse bisogno. Io adesso entrerò lì dentro. Se ci saranno problemi, scappate. Dovesse capitarmi qualcosa, lascerò delle tracce col gessetto, se ne sarò in grado, lo stesso valga per voi. Hans e Konrad sanno che siamo qui e se non ci vedranno all’ingresso, daranno l’allarme.Jupiter accese la torcia che portava sempre con sé in quelle evenienze e si diresse verso la porta del container.- Vengo con te! – disse Marc – Non è giusto che tu vada da solo per causa mia. Se siamo qui, siamo qui tutti insieme. Anche Bob e Pete, con riluttanza si unirono al gruppetto.Jupiter si fece coraggio, confortato.Non aveva certo lo spirito dell’eroe e in fondo aveva sperato che non lo lasciassero da solo.Si avvicinò alla porta e l’aprì lentamente con un piede trattenendo il fiato.Neanche lo avesse temuto nel peggiore dei propri incubi, si ritrovò di fronte a un uomo accovacciato, che scattò in piedi sghignazzando.

 

I ragazzi si catapultarono all’indietro con un urlo di spavento.- Fermi… E’ solo un fantoccio! – disse Marc con un sorriso nervoso sulle labbra.Il pupazzo ondeggiava con un ghigno beffardo sulla porta, trattenuto dai fili che lo avevano fatto scattare all’apertura dell’uscio.- Ma che diamine… - disse Jupiter – tuo Nonno era così burlone? – chiese a Marc, dissimulando la tensione.- Sì, spesso e volentieri. Diceva che nella vita ne aveva viste troppe per non aver voglia di ridere…- Questa caccia al tesoro sta diventando una caccia allo spavento! Forza, entriamo, ragazzi.

 

Il pavimento del container era colmo di cartacce e foglie secche. Contro la parete di destra si trovava una scrivania, sulla quale era stata appoggiata una busta bianca, simile a quella che era stata spedita per posta a Marc.  Sulla destra Jupiter notò l’impianto stereofonico che governava la giostra stessa. Alcuni led lampeggiavano, probabilmente messe in azione dal meccanismo collegato alla fotoelettrica.Marc si gettò sulla busta e la aprì.Un altro disco. Incisioni tratte dalla Tosca di Puccini.- Ascoltiamolo qui – propose Pete. C’è questo impianto…- Non dovremmo andarcene al più presto? Questo posto mi mette i brividi… - osservò Bob.- E se dovessimo cercare qualcos’altro nelle vicinanze? – obiettò Marc. Forse è meglio che…Jupiter non ci pensò due volte e mise il disco sul piatto.Le note di una musica drammatica si diffusero attraverso i diffusori di tutto il parco. Dopo neanche un minuto, la musica sfumò e la voce del nonno di Marc sembrò uscire da ogni capannone e da ciascun angolo buio di quel sinistro parco.

 

Bravo, Marc. Spero che tu abbia perdonato il mio piccolo scherzo del fantoccio.Voglio ricompensarti con un nuovo indizio.Guarda questo disco… è la Tosca, un’opera molto famosa. Informati sulla storia. Sai come va a finire? Sei pronto per fare un salto nel vuoto anche tu? Ricordi che mi piacevano i film, vero? Te ne ho parlato tante volte… Buona caccia Marc…

Il suono grave di alcune campane concluse il messaggio del nonno, prima che la musica facesse il suo ritorno.Jupiter tolse il disco dal piatto, lo affidò a Marc e disse: - Andiamocene da qui.

 

I ragazzi corsero verso l’entrata del parco. L’imbrunire stava sopraggiungendo e le ombre del Luna Park erano sempre più sinistre.- Marc, che tipo era tuo nonno? Continuo a pensare che questa caccia al tesoro sia un po’ difficile per un ragazzino da solo… Una persona del genere doveva avere un mucchio di conoscenti, di amici…- Bhé, non proprio tutti. Ad esempio non si fidava di…- Guardate! Il vecchio labirinto degli specchi! – esclamò Pete guardando alla propria sinistra. Entravo sempre quando venivamo con papà e mamma a Jacksonville! E’ancora aperto!- E’ tardi Pete, dobbiamo andare…Le pareti del labirinto erano di fatte di vetri trasparenti e di qualche specchio. All’interno era facilissimo smarrire la strada o incocciare con il capo una parete, credendo di trovarsi di fronte l’uscita. Montava su una superficie originariamente rotante, in modo tale che i riferimenti esterni venissero a mancare.- Mi ricordo che lo attraversavo in meno di un minuto! Chissà se sono ancora capace?- Pete, dobbiamo andare, sta facendo buio! – disse Bob.Ma l’amico si era già infilato nel labirinto trasparente e stava procedendo a passo sicuro verso il centro di esso.Dopo poco però, forse per l’oscurità che stava sopraggiungendo i ragazzi videro il loro amico in difficoltà.- Forza! – sospirò Jupiter - Andiamo a riprenderlo. Segnerò il nostro passaggio con il nostro gessetto. Bob e Jupiter entrarono nel labirinto e contrassegnarono ogni svolta verso Pete.Marc restò fuori ad aspettarli.Quando raggiunsero il loro amico, cinque minuti dopo,  grazie alla torcia elettrica, era quasi completamente buio.- Mi spiace ragazzi, sono mortificato – disse Pete – Mi sono comportato come un…Un grido interruppe il discorso del ragazzo.Attraverso i vetri videro un sacco che si avvolgeva addosso a Marc e una corda che lo legava.- C’è qualcuno! - gridò Bob – Stanno portando via Marc!I ragazzi si diressero verso l’uscita del labirinto degli specchi, ma l’oscurità rendeva difficile individuare il percorso corretto, nonostante i punti interrogativi e la luce della torcia di Jupiter. Riuscirono a intravedere due uomini, che portavano via a spalle il ragazzo.Jupiter li riconobbe con sicurezza. Erano Frank e Gavin, i due uomini della FastJet.Quando i ragazzi riuscirono a uscire ansimando dal labirinto trappola, di Marc e dei suoi rapitori, non c’era più traccia.

 

Il sergente Reynolds, alla stazione di polizia, fece loro una ramanzina d’altri tempi, per essere penetrati in quel luogo pieno di pericoli e per quello che ne era derivato.I ragazzi gli raccontarono l’intera storia della caccia al tesoro e dei dischi, ma il funzionario non sembrò dar particolare rilievo alla cosa. Farfugliò qualcosa, poi si rivolse al suo assistente.- E’ evidente che si tratta di un rapimento a scopo di estorsione, la famiglia del ragazzo è benestante. Il furto avvenuto pochi giorni prima non mi sembra una coincidenza. Forse i rapitori e i ladri sono le stesse persone, e avevano in mente di mettere le mani sul ragazzo già da tempo.- Ma… signor Reynolds - obiettò Jupiter – Noi sappiamo che…- Voi ragazzi potete andare. Avete combinato già abbastanza guai per oggi. Ah… quasi dimenticavo. Abbiamo fatto accertamenti su quella ditta che voi dite implicata – diede un'occhiata ai suoi appunti e poi aggiunse – …la FastJet. Il magazzino risulta vuoto da almeno un mese. La classica società fittizia che copre ben altro, intestata a Gavin Elster, vecchia conoscenza. Stiamo seguendo diverse piste e vedrete che i rapitori commetteranno un errore molto presto.- Ma se non fosse un…- Ora basta, Jones. Subito a casa!. E ringraziate che vi risparmio una denuncia per la vostra intrusione in una proprietà privata.I tre ragazzi imboccarono la strada del corridoio con la coda tra le gambe, ma si imbatterono nella madre di Marc, che stava piangendo disperata abbracciata al fratello Bill.- Lo troveranno, vedrai… lo troveranno presto. E’ stata colpa mia, oggi non avrei dovuto portarli da quei tre…Il suo sguardo, carico di odio, si imbatté in quello dei ragazzi.- Filate via, voi! Voi e le vostre stupide investigazioni! Avete visto cosa avete combinato? Non voglio più vedervi! Via!Era destino. I ragazzi furono riportati a casa da Hans e Konrad e non poterono evitare un’ulteriore lavata di capo da Zia Mathilda. Quella notte Jupiter si addormentò umiliato e col pensiero fisso al giovane amico, prigioniero chissà dove.

 

La mattina seguente fu trascorsa da Jupiter a riordinare forzatamente un mucchio di cornici che da tempo attendevano di essere rimesse in ordine all’interno del recinto della Bottega del Recupero.Fu soltanto a pranzo che la zia gli rivolse la parola.- Ha telefonato Reynolds. E’ arrivata una richiesta di riscatto per il bambino. Dice di non andarvi a cacciare nei guai per nessun motivo.Jupiter deglutì con rabbia. Possibile che si trattasse di un rapimento così grossolano e che non avesse nulla a che vedere con la caccia al tesoro? La zia stava proseguendo a parlare, anche se lui non stava ascoltando.- Ieri, mentre non c’eravate, è venuto un uomo strano a fare domande su quei dischi…- Davvero? – Balzò in piedi Jupiter rovesciandosi il contenuto del piatto sulla maglietta - Di nuovo? Quello dell’altra volta? Quello col nasone schiacciato? Sono loro che…- No, questo sembrava un distinto signore, vestito di tutto punto... ha chiesto di parlare con voi. Diceva di aver saputo che eravate entrati in possesso di una serie di dischi rari e che lui era un collezionista… ha detto che avreste deciso voi il prezzo… Jupiter, questa storia non mi piace per nulla… voglio che tu stia lontano dai guai… me lo prometti? Cosa sono quei dischi? Hanno valore?- Uhm ecco sì, più o meno… Ci sono delle frittelle come dolce?

 

Soltanto nel pomeriggio Jupiter, Bob e Pete riuscirono a radunarsi nel Quartier generale.- Sono mortificato – confessò Pete – Se non mi fossi fatto prendere dall’entusiasmo per il labirinto…Jupiter consolò l’amico – Siamo stati tutti avventati, saremmo dovuti andarcene ben prima da lì. Ora, il problema è che Marc è stato rapito e il disco se ne è andato con lui. Io non credo neanche per un momento alla storia del riscatto. Quella gente voleva mettere le mani sul disco. Ora hanno un vantaggio considerevole su di noi. Senza dimenticare l’uomo in completo nero che ieri ha chiesto informazioni a Zia Mathilda. Potrebbe essere il capo dell’organizzazione… Ad ogni modo sono convinto che l’unica maniera per arrivare a Marc sia andare avanti nella ricerca.- Sì, ma da dove cominciamo? – chiese Pete inquieto dopo qualche istante.- Ricordate il messaggio del disco? Come va a finire la Tosca? E cosa c’entra la passione dei film del nonno di Marc? - E le campane al termine del messaggio? – chiese Pete- Andiamo per ordine – si intromise Bob – Ho fatto qualche ricerca sulla Tosca ed il suo finale. – Bob riassunse la trama dell’Opera e la storia d’amore struggente e tragica tra i due protagonisti, Tosca e Mario, fino al momento finale nel quale Tosca si getta nel vuoto dai bastioni di Castel Sant’Angelo, a Roma.Jupiter picchiettò le dita sulla scrivania – Una donna che si getta nel vuoto… Cosa può significare?- E se dovessimo cercare un castello? O un angelo forse?Pete fece ondeggiare avanti e indietro la seggiola sulla quale era seduto:- Chi si intende di film? Io l’ultima volta che sono andato al cinema ho visto “Un maggiolino sempre più matto”. Diciamo che non sono il mio forte… Dovremmo farci consigliare da qualcuno che se ne intende sul serio…Gli occhi di Jupiter si illuminarono per l’intuizione.- Che succede? Ho detto qualcosa di… - chiese Pete.- Hai parlato di un esperto... noi ne conosciamo uno!Pochi istanti più tardi Jupiter stava componendo il numero privato dell’Ufficio di Alfred Hitchcock agli Universal Studios di Los Angeles.

 

Mr. Hitchcock era impegnato. La segretaria aveva loro assicurato che il grande regista li avrebbe richiamati quanto prima. La telefonata però tardò ad arrivare ed i tre ragazzi trascorsero l’intero pomeriggio rintanati nel Quartier Generale domandandosi dove Marc fosse tenuto prigioniero e in cosa consistesse il misterioso tesoro. C’era chi sosteneva fosse qualcosa che avesse a che fare con la carriera di corrispondente di guerra del vecchio, chi pensava ad un cimelio legato alla sua carriera di calciatore degli anni ’30, ma la sensazione comune era che il nonno di Marc avesse messo le mani sul mitico tesoro che gli Spagnoli si diceva avessero nascosto nelle caverne di Orange Canyon.Finalmente verso sera il telefono squillò. Jupiter si gettò sul telefono e rispose tremante al famoso regista, che li stava chiamando personalmente. Il ragazzo spiegò la loro situazione, il dubbio cinematografico, poi rimase in ascolto, impallidendo lentamente in maniera inesorabile.Quando riagganciò il suo volto era simile a quello di un cadavere.-Che figura assurda… - bofonchiò con lo sguardo perso sulla parete di fronte a sé..- Che succede? Cosa ti ha detto? – lo pressarono Bob e Pete- Il film che stiamo cercando… lo ha girato lui!

 

La cittadina di San Juan Bautista si trovava una sessantina di miglia a Est di Rocky Beach.Worthinghton, l’autista della Rolls Royce nera con finiture placcate in oro, della quale i ragazzi potevano servirsi tutte le volte che volevano, era passato a prenderli nel primo pomeriggio del giorno seguente.Appurato che non c’erano novità di rilievo sul rapimento di Marc, i ragazzi avevano dovuto spergiurare a Zia Mathilda che non si sarebbero andati a cacciare in altri guai, cosa alla quale la scaltra donna non aveva creduto neanche per un istante.Per tutto il viaggio, i ragazzi non avevano fatto altro che chiedersi che cosa avrebbero dovuto cercare nella piccola località, destinazione della loro meta.- Nel 1957 – spiegò Bob che aveva trascorso la mattinata documentandosi nella redazione del giornale di Rocky Beach, di cui il padre era cronista, Alfred Hitchcock si recò alla missione di San Juan Bautista per girare alcune scene fondamentali di “Vertigo”, che uscì l’anno seguente, con stelle del calibro di James Stewart e Kim Novak. Sommariamente, il protagonista si innamora di una donna misteriosa che un giorno mette fine ai suoi giorni gettandosi dalla torre della Missione. Quindi incontra un’altra donna nella quale crede di rivedere il suo antico amore, soltanto che… vi risparmio il finale del film, nel caso non l’aveste visto.- Che trama tragica – osservò perplesso Pete - Hey Jupe, era arrabbiato Mr. Hitchcock ieri?- No – rispose l’investigatore che aveva continuato a mordicchiarsi il labbro superiore per tutto il viaggio. - Era molto divertito. Si suppone che siamo troppo giovani per conoscere i film che ha fatto prima che noi nascessimo… Jupiter finse indifferenza, ma gli amici sapevano che gli insuccessi dei giorni precedenti bruciavano eccome per una persona orgogliosa come lui.

 

La Rolls Royce si fermò sul limitare di un largo piazzale erboso, ai lati del quale sorgevano alcune costruzioni che la circondavano e che componevano la Plaza.Jupiter chiese cortesemente a Worthinghton di attenderli alla macchina ed i tre si incamminarono lungo il prato, verso la Missione. - E adesso che cosa cerchiamo? – chiese Pete.- C’è un piccolo problema – osservò Jupiter con un volto scuritosi improvvisamente – La torre della chiesa… Non c’è. Qui non c’è nessuna torre.

 

- Siete già il secondo gruppo di persone che oggi mi fa domande sulla torre! Misericordia Divina! – disse la madre superiore – Era già qualche mese che non ricevevamo più visite di fanatici cinefili che chiedono della torre! Volete sapere una cosa?I giovani ascoltarono ammutoliti le parole dell’energica donna.- La gente non viene qui per conoscere la storia della missione! Chi viene qui ha sempre e solo due domande: Dove’è la torre? Dov’è la toilette?Pete soffocò una risata per l’ironia involontaria della donna ed in cambio ricevette un’occhiataccia.I ragazzi spiegarono con umiltà alla Madre Superiore l’importanza della loro visita e di quella torre. Senza rivelare i dettagli che stavano dietro la loro indagine, confessarono alla religiosa che la sorte di un ragazzo dipendeva dall’esito di questa ricerca.La suora scosse la testa pensando si trattasse di un’azzardata invenzione, poi, forse mossa a compassione, si rassegnò a narrare la storia che doveva aver ripetuto centinaia di volte.- Ero giovane quando Mr. Hitchcock venne qui a girare quel film. Alcune scene prevedevano la caduta di una donna dalla torre della Missione. Sono dolente per voi, ragazzi. La torre venne distrutta da un incendio nei primi anni del Novecento. La torre che si vede nel film non è mai esistita. Fu dipinta dagli artisti degli effetti speciali di allora e gli interni furono ricreati in studio. Mi spiace ragazzi, state dando la caccia ai fantasmi.

 

Occorse qualche istante perché Jupiter e soci si riprendessero dalla botta.- Ha detto che oggi siamo il secondo gruppo di persone che le chiede della torre…- Sì, proprio stamattina sono venuti due ceffi. Uno sembrava un pugile, l’altro aveva uno sguardo sfuggente, ma non mi sono fatta ingannare. Quei due non erano turisti, come volevano farmi intendere. Li ho mandati via come alle volte sono capace di fare! I tre ragazzi non fecero fatica a crederle- Siamo su un binario morto, ragazzi – osservò tristemente Jupiter - La cosa che mi preoccupa è il fatto che la FastJet è arrivata fin qui prima di noi. Devono aver interpretato il messaggio molto velocemente. Strano, perché mi sembravano due zucconi, non due cinefili…Il sole si abbassava lentamente verso la faglia di Sant’Andrea, che si intravedeva appena oltre la Missione. I ragazzi inseguivano le loro tre ombre lunghe, camminando tristemente a testa bassa verso la Rolls Royce, mentre le campane della chiesa sottolineavano con suono strano e ripetitivo il loro incedere.Tutto a un tratto Jupiter si fermò. Gli altri gli chiesero che cosa avesse, ma lui restò immobile con sguardo furbetto e stranito.- Ho capito! – esclamò - Come ho fatto a non pensarci prima! Ricordate il suono della campane nel disco? Presto, venite!I ragazzi seguirono Jupiter verso la facciata della Chiesa e lì si fermarono, guardando verso l’alto.- Sentite i rintocchi, vero ragazzi? La torre non c’è… dove sono allora le campane?

 

- Devo dire che non avevo pensato al vecchio Sam… - disse la Madre Superiore, ritrovandosi al cospetto dei quattro ragazzi, eccitati e trepidanti.- La costruzione di una nuova torre campanaria avrebbe costi proibitivi, ci abbiamo pensato spesso, e le finanze della Missione sono lasciate alle offerte saltuarie di chi si ferma da queste parti. Il vecchio Sam vive qui con noi da tempo. E’ una brava persona, non ha più nessuno con lui, ed è felice di fare qualche lavoretto, o curare i giardini della Missione. Tutti i giorni, a intervalli di un’ora, si reca nell’ufficio sul retro della chiesa per far suonare il disco delle campane. Siamo ancora molto poco tecnologici in questa parte della California…

 

Sam era un vecchietto dall’aria arzilla e con una gran voglia di fare quattro chiacchiere con i ragazzi.- Il problema sarà quando i graffi su questo vecchio disco saranno troppi e non si riuscirà più a sentire il suono delle campane… - disse indicando un vecchio vinile che dava l’idea di essere pesantissimo e fragilissimo – Comunque credo che questo sarà un problema del campanaro che mi succederà… - strizzò l’occhio ai ragazzi. - L’ufficio sul retro della chiesa era in realtà un bugigattolo occupato da un impianto di riproduzione audio, un microfono e uno scaffale. I tre ragazzi più Sam trovavano spazio a stento.- Mi ero quasi dimenticato di quel vecchio. Credevo scherzasse quando venne da me, qualche mese fa. Mi disse di conservare questo…. Qualcuno sarebbe passato a cercarlo… - Sam iniziò a mettere sottosopra lo scaffale sul quale erano stati accumulati stracci e attrezzi da lavoro.- Ecco qui! – esclamò - Estrasse con mani tremanti una busta bianca da sotto una pila di giornali – Non sembrate molto sorpresi, vero?

 

- Che razza di scherzo! Il titolo è in giapponese! – esclamò Bob, aprendo la busta a bordo della Rolls Royce. - Stai scherzando?! – Pete sgranò gli occhi.- Sono serissimo! E’ un’edizione di un’opera in giapponese… Che facciamo Jupe?L’investigatore capo si mordicchiò il labbro, poi disse: - Andiamo al Quartier Generale. Ascolteremo il disco lì. Questa volta siamo in vantaggio sulla FastJet, cerchiamo di tenerli a distanza…- Mi perdoni, signorino Jupiter, se ho ascoltato parte dei suoi discorsi – si intromise Worthinghton – Il capo di questa “FastJet” è per caso un signore vestito di scuro che guida una macchina nera? Non vorrei allarmarvi, ma ci sta seguendo da quando siamo partiti dalla missione…I ragazzi si voltarono ad osservare l’inseguitore nel lunotto posteriore.Jupiter riconobbe l’uomo che li aveva spiati due giorni prima da lontano, probabilmente lo stesso che aveva chiesto informazioni a Zia Mathilda sui vecchi dischi.- Suppongo di dover far spremere sudore e sangue da questa pigra signora… - disse Worthinghton, con nonchalance che tradì le sue origini britanniche.La Rolls Royce sobbalzò in avanti, scattando rabbiosa, incuneandosi sul traffico della Highway che portava a Los Angeles. In meno di cinque minuti l’abilità di Worthinghton ebbe la meglio sull’inseguitore, che sparì dalla loro vista venne inghiottito dal traffico.

 

- Non è possibile, su questo disco non c’è nessun indizio, nulla di nulla!Era ormai sera inoltrata. Bob e Pete avevano ottenuto dai propri genitori il permesso di fermarsi a mangiare a casa dei Jones. Non appena terminata la cena, i ragazzi si erano infilati nel Tunnel Due ed erano sbucati nel Quartier Generale, per poter ascoltare in tranquillità il nuovo indizio lasciato dal nonno di Marc.Il disco iniziava con la voce del vecchio.

 

Sapevo che ce l’avresti fatta, Marc, ora siamo vicini, vicinissimi alla soluzione e al tesoro.Ti sembra complicato? Non lo è. Quando tutto sarà chiaro, allora avrai un’idea ben precisa.Ti aspetto al tesoro!

 

Dopodichè partiva la registrazione dell’Opera lirica (che Jupiter e Pete giudicarono barbosissima), senza altri indizi o nulla che potesse condurli alla verità.- Questo enigma è un rompicapo. Come è possibile risolverlo se non ci sono stati lasciati indizi?- Forse ce ne sono, ma siamo noi a non vederli… - ammise Jupiter – Ricominciamo dal principio. Cosa abbiamo? Un disco del quale non consociamo neanche il titolo, la copertina in giapponese con una Geisha ed il disegno di una farfalla. All’interno un semplice messaggio del nonno di Marc. Cosa dobbiamo intuire? Prima di tutto qual è il titolo dell’opera? Io mi intendo assai poco di Musica Lirica… Bob, tu hai idee? - Nessuna. Potrei però telefonare a mio padre. Lui se ne intende eccome. A quest’ora dovrebbe essere ancora in redazione…Bob chiamò il genitore e menzionò il Giappone, l’Opera lirica e la farfalla. Ottenne la risposta con la velocità di un calcolatore elettronico.- Madama Butterfly! - Disse riagganciando.Jupiter si batté una mano sulla fronte – Come ho fatto a non pensarci?! E’ un’Opera famosa… Butterfly…. Farfalla, la farfalla sulla copertina.- Sì, ma siamo punto e a capo – brontolò Pete – Che cosa dobbiamo cercare?I ragazzi trascorsero un’altra ora spremendosi le meningi, ascoltando e riascoltando il disco, ma non vennero a capo di nulla. Si salutarono, scorati e demoralizzati, poi andarono a dormire.

 

No, Jupiter non riusciva a dormire. Continuava a rigirarsi tra le lenzuola, con ricordi che gli trapanavano la mente.Ti sembra complicato? Non lo è. Quando tutto sarà chiaro, allora avrai un’idea ben precisa.Nel sogno gli sembrava di vivere in un paesaggio oscuro, la cui prospettiva veniva stravolta dal lento apparire del sole…Ti sembra complicato? Non lo è. Quando tutto sarà chiaro, allora avrai un’idea ben precisa.Si svegliò improvvisamente, folgorato da un’intuizione. Erano le tre di mattina.Scese le scale facendo attenzione a non svegliare gli zii. Uscì a piedi scalzi e si diresse verso il recinto. Attraversò il laboratorio all’aperto, si infilò nel tunnel due e sbucò nel Quartier Generale.Il disco lo attendeva sulla scrivania.Quando tutto sarà chiaro, allora avrai un’idea ben precisa.Quando tutto sarà chiaroAvvicinò la copertina alla luce della lampada e finalmente comprese.

 

- Vedete, è tutto così semplice…Era mattina presto. Jupiter aveva letteralmente buttato giù dal letto gli altri due amici, che erano entrati nel Quartier Generale tramite la porta rossa, per non farsi scorgere da Zia Mathilda.Se la donna li avesse intravisti anche solo da lontano, ne avrebbe sicuramente approfittato per metterli al lavoro. Jupiter non stava nella pelle per poter mostrare la soluzione del mistero agli amici.- Ricordate le parole del disco? Quando tutto sarà chiaro, allora avrai un’idea ben precisa.Guardate il contorno della farfalla… se avvicino la copertina del disco alla lampada, risaltano dei tratti, fatti probabilmente con la punta di una penna che non scrive.- Un simbolo! – esclamò Bob- Oppure un percorso! – disse Pete- Sì, ma che relazione ha con la farfalla?- Questo ancora mi sfugge. Purtroppo credo che stamattina non riuscirò a sfuggire ai lavori di Zia Mathilda. Bob, puoi occuparti di qualche ricerca in biblioteca. Magari il termine Butterfly ha a che vedere con qualcosa sul territorio…

 

Jupiter tenne la testa impegnata sul lavoro per tutta la mattinata, domandandosi come stesse Marc e che cosa c’entrasse il termine “Butterfly” con la loro ricerca. Poco dopo mezzogiorno, mentre tentava di riparare una vecchia sveglia, la luce lampeggiante sul bancone da lavoro gli segnalò che il telefono all’interno del Quartier Generale stava squillando. Si catapultò nel Tunnel Due e sbucò nella roulotte appena in tempo per rispondere. La voce di Bob fu secca e precisa.- Butterfly Creek è il nome del ruscello che scende nei pressi di Butterfly Cave, una vecchia miniera lungo Orange Canyon…- Ottimo! – esclamò Jupiter. Adunata al Quartier Generale. Il prima possibile!

 

- Come sarebbe “il disco è sparito”. Come è possibile?Jupiter camminava nervosamente su è giù per la roulotte. Bob era mortificato.- E’ stata colpa mia… l’ho lasciato sul banco di lettura della biblioteca per andare a telefonarti. Quando sono tornato era sparito e nessuno aveva visto niente…Jupiter scosse la testa. Se gli uomini della FastJet erano riusciti a seguire le loro mosse e ad entrare in possesso di quella che poteva essere una mappa, avevano buone possibilità di mettere le mani sul tesoro ben prima di loro.- Fortunatamente ho ricopiato il tratto della mappa, ma il danno è fatto… – disse Bob, con sguardo per nulla sollevato.- Sei stato abile, invece. Io non ci avrei pensato – lo consolò Jupiter.I ragazzi decisero che, visti gli sviluppi della vicenda, si sarebbero messi in movimento subito. Esclusero l’idea di farsi accompagnare da Worthington o dai due fratelli Hans e Konrad per non dare nell’occhio.Raccolsero la loro attrezzatura speciale, indossarono gli zaini che tenevano pronti per ogni evenienza, evitarono Zia Mathilda, uscirono dal Quartier Generale e trasportarono le proprie bici nei pressi della Porta Rossa, l’uscita segreta che dava sul retro. Di lì, sperando di non essere scorti, pedalarono in direzione di Orange Canyon e della deviazione per Butterfly Creek.

 

- Sono anni che da quel sentiero non passa più nessuno. Un tempo era luogo di lavoro dei minatori, ma adesso sarà stata invasa dalla vegetazione. Dovremmo fare molta attenzione.Avevano pedalato per un’ora e Jupiter, il cui fisico tendeva ad ingrossarsi un po’ troppo, era esausto.Trovarono la vecchia deviazione sterrata per Butterfly Creek e la imboccarono facendo attenzione che nessuno transitasse nei paraggi. Poi nascosero le bici dietro alcuni alberi e si incamminarono lungo il sentiero, seguendo le deviazioni indicate dalla mappa disegnata sulla farfalla.Quando però si trattò di svoltare nella boscaglia, capirono di essere stati preceduti.- La vegetazione è stata tagliata di recente e calpestata. Guardate questi rami! – osservò Pete- Qualcuno è passato di qui da poco… questo è un problema.- Cosa faremo, Jupe, quando li troveremo? – chiese Bob- Cercheremo di utilizzare la nostra attrezzatura “speciale”. Ora andiamo avanti in silenzio.

 

Seguendo la mappa, ma soprattutto quelle che erano le tracce lasciate da chi era arrivato prima di loro, i Tre Investigatori arrivarono ad una radura di fronte alla quale sorgeva quello che era stato l’ingresso alla miniera di Butterfly Cave.Le assi di legno marcio erano state asportate con facilità, l’interno del cunicolo che scendeva nelle viscere della montagna era però illuminato.- Luce elettrica! Che ci fa la luce elettrica qui? Questo posto non è abbandonato come si pensava.- Guardate qui! – Bob emise un grido per poi portarsi una mano alla bocca. Indicò un grosso punto interrogativo disegnato in basso su una parete.- E’ il gessetto che abbiamo dato a Marc! – osservò Jupiter – significa che deve essere qui da qualche parte. Forse si è chinato sorprendendo i suoi carcerieri… dobbiamo stare in guardia, ragazzi!Quatti quatti, tenendosi contro il muro, Jupiter e soci scesero lungo i cunicoli, che un tempo dovevano essere stati utilizzati dai carrelli dei minatori, illuminati a distanza regolare da lampade elettriche. Scesero fino a quando non udirono il suono di alcune voci provenire dalla fine del tunnel.- Ho legato il ragazzino. Che facciamo, ora?. - Cercheremo di capire come diamine funzioni questa porta. Poi avviseremo il capo e ce ne andremo. Questa zona è stata battuta fin troppo…Erano le voci di Gavin dal volto affilato e Frank il pugile, i due ceffi della FastJet. Jupiter si sporse per vedere meglio. Il corridoio terminava in una stanza quadrata, dalle pareti in terra. Sul fondo della stanza si intravedeva una porta chiusa che sembrava vecchia di secoli. I due uomini erano entrambi armati ed osservavano la porta massiccia. Curiosamente, su un piedistallo di fronte ad essa, era posizionato un moderno giradischi, con un vinile che girava sul piatto. Marc, era rannicchiato in un angolo, legato mani e piedi, con un bavaglio che gli chiudeva la bocca. Intravide i propri amici oltre l’angolo del muro e sgranò gli occhi.Jupiter gli fece segno di fare silenzio e consultò silenziosamente gli altri ragazzi.Estrassero con cautela le proprie fionde e le caricarono con i sassi che avevano nascosto negli zaini.Pete era il più esperto, sarebbe stato il primo a colpire, Bob si mise alle sue spalle, Jupiter ancora più dietro.Il primo proiettile partì e colpì Frank in piena zucca. Il proiettile di Bob colpì Gavin in piena fronte.I due uomini ebbero un sussulto. La pistola sfuggì di mano a Frank e ruzzolò per terra. Jupiter lo colpì con un altro missile, preciso in mezzo agli occhi, facendolo capitombolare per terra e contorcere per il dolore. Pete e Bob continuarono a bersagliare Gavin con metodica precisione. Pete scattò in avanti e recuperò la pistola di Frank e la puntò con coraggio all’uomo steso a terra.- Getta la pistola! – gridò Jupiter all’indirizzo di Gavin, che era scivolato a terra e si proteggeva il volto con le mani – Getta la pistola! – intimò Jupiter, fin quando l’uomo, devastato dalle sassate di Bob non cedette.Bob corse a recuperare la seconda rivoltella, mentre Marc si contorceva di felicità all’interno del bavaglio.- E meglio che mi diate quei due cannoni. Possono essere pericolosi in mano a dei ragazzini – disse improvvisamente una voce profonda comparsa alle loro spalle.L’uomo sorrise. Era Zio Bill.- Ho fatto bene a seguirvi, a quanto pare… - L’uomo sorrise al nipote – Tutto bene Marc? Un attimo di pazienza e vengo a liberarti. Dobbiamo pensare a questi due bellimbusti prima. Forza, datemi questi gingilli, non sono giocattoli.Una volta in possesso delle pistole, il viso di zio Bill cambiò istantaneamente e diventò rabbioso e cattivo, e puntò le armi contro i ragazzi.- Forza! Andate laggiù, nell’angolo, insieme a lui! In piedi, voi due idioti! Si rivolse a Gavin e Frank ancora a terra doloranti – datemi una mano a legare questi ficcanaso.- Ma… - balbettò Jupiter- Mi spiace, Marc, la storia avrà un finale amaro – l’uomo si rivolse al nipote – Tu non avresti dovuto vedermi, i patti erano che alla fine di tutto tu saresti stato liberato. E se questi due somari non si fossero fatti sorprendere dai tuoi amici ficcanaso, io sarei rimasto nell’ombra. Invece ho visto i tuoi amici aggirarsi nei pressi del sentiero e li ho seguiti. Ti rendi conto che, ora che mi hai visto, non posso più lasciarti libero? Lo capisci, vero? – aggiunse con fare bonario – Tua madre non ne soffrirà più di tanto. Faremo in modo che lei creda che tu hai tentato la fuga e che i tuoi rapitori…- E’ lei il capo della FastJet… - Jupiter lo sfidò con lo sguardo, mentre Gavin lo legava in malo modo come un salame.Zio Bill sorrise. – Per tutta la vita ho inseguito il tesoro degli Spagnoli. Non potevo permettere che quell’allocco sognatore di suo nonno si portasse il segreto nella tomba. Avevo bisogno di un’organizzazione… Senza organizzazione, ragazzi, non s fa molta strada… Ma ora basta onle chiacchiere! Avanti con l’atto finale. Fate suonare quel disco!Frank si spostò dai ragazzi e mise la puntina sul vinile.Da un punto imprecisato della stanza si levò la voce del nonno di Marc.

 

Bravo Marc, sapevo che ce l’avresti fatta.Ora è il momento di riscuotere.Dietro quella porta c’è il tesoro. Per trovarlo, metti le mani sui battenti e spingi forte in avanti!

Zio Bill fece segno a i due uomini di spingere la porta.

Così, Marc, ancora più forte.Forza! ci vuole forza per arrivare al tesoro…

- Maledizione! Fate come dice il disco! Spingete quella porta, razza di invertebrati – Zio Bill si avvicinò all’uscio, giusto alle spalle dei due lestofanti.Jupiter, legato insieme agli altri ragazzi rifletté sulla voce del nonno incisa sul disco. Non era più bonaria come sempre, ma carica di un tono strano, quasi spietato e implacabile.Forza, spingi quella porta, MarcImprovvisamente, con un rombo improvviso, il terreno sotto i piedi dei due uomini si aprì in una perfetta voragine rettangolare, profonda parecchi metri. Gavin e Frank precipitarono all’interno di essa e si sfracellarono sul fondo. Dopo pochi secondi cominciarono a lamentarsi per il dolore. La trappola non era intenzionalmente mortale.Zio Bill, in bilico sulla voragine, perse l’equilibrio, cercò di risollevarsi, restò su un piede solo e finalmente riuscì a fare mezzo passo indietro, mettendosi in salvo, mentre la stanza si riempiva di polvere.Ma una pistola immediatamente si posò sulla sua schiena.- Alza le mani o ti faccio secco!Jupiter, con gli occhi spalancati riuscì ad intravedere, nella nebbia fastidiosa, le braccia di Zio Bill che si alzavano, mentre alle sue spalle compariva la sagoma dell’uomo in abito scuro che li aveva spesso seguiti nel corso dell’avventura.- Mi chiamo Robins, ragazzi. Sono un agente privato che lavora per una compagnia di assicurazione. I miei datori di lavoro da tempo speravano di mettere le mani sulla banda che ha compiuto furti a ripetizione lungo Orange Canyon. Vi devo chiedere scusa se in questi giorni vi ho spiato, ma sapevo che voi mi avreste condotto alla fine del percorso. Siete ragazzi in gamba.L’agente immobilizzò Zio Bill e liberò i ragazzi.Quando tutti stavano per lasciare la scena, la voce del nonno di Marc emerse nuovamente dalle nebbie.Nessuno si era accorto che il vinile stava ancora girando. 

 

E così, caro Marc, non sempre la soluzione più difficile è quella giusta.Così come nell’Oro del Reno, chi ripudia l’amore per l’oro, è destinato a perire.Non fare quella faccia delusa.Ti avevo dato gli indizi giusti, ti avevo indicato la strada corretta.Ti avevo detto che avresti dovuto mettere sottosopra le cose per arrivare alla verità…La soluzione è nei miei dischi, Marc, riparti da lì e troverai il vero tesoro.

 

- Abbiamo sbagliato tutto, dall’inizio. rimettiamoci al lavoro.Era trascorso un giorno dalla fine dell’avventura, che aveva visto la cattura di Zio Bill, Gavin e Frank.Quella mattina la mamma di Marc, in segno di ringraziamento aveva portato ai ragazzi un enorme cestino di frittelle, benché il suo volto fosse segnato per il tradimento del fratello.Jupiter e soci, però, avevano un conto da saldare.L’ultimo messaggio del nonno parlava chiaro:La soluzione è nei miei dischi, Marc, riparti da lì e troverai il vero tesoro.I quattro trascorsero la giornata ascoltando ogni singola traccia di tutti i dischi del nonno di Marc.A pomeriggio inoltrato, però, esausti e con le orecchie fumanti, dovettero abbandonare la battaglia.- E’ inutile, amici – ammise Pete sconsolato - Qui non c’è nulla di nulla. Abbiamo ascoltato centinaia di opere, fritto i vinili e fatto quasi saltare la puntina, ma abbiamo solo ascoltato gente che canta. Io mi arrendo. O questo tesoro non esiste, oppure non siamo stati capaci di vederlo.- Anche io mi arrendo – Bob allargò le braccia.- Eppure… - Jupe non voleva lasciare il campo con una sconfitta – Forse non abbiamo cercato bene, o non abbiamo guardato per nulla…Pete fece per dire qualcosa, ma notò che una lucina si era accesa in fondo agli occhi dell’Investigatore Capo, che stava giocherellando quasi per caso con il primo disco.Quello che Marc aveva ricevuto per posta, sul quale era inciso L’oro del Reno su di un lato e La fanciulla del West sull’altro. - Ti avevo detto che avresti dovuto mettere sottosopra le cose per arrivare alla verità…Mettere le cose sottosopra – rifletté Jupe, mentre gli altri lo seguivano sempre più avvolti dall’atmosfera misteriosa che si stava creando nella roulotte – Cosa si può mettere sottosopra…? Sotto-sopra-sotto-sopra ripeté meccanicamente rovesciando il disco. Poi spalancò gli occhi e scattò in avanti.- Santo cielo! Il disco! Il lato B di questo disco! Quello che non abbiamo mai ascoltato. Ci siamo soffermati soltanto sull’Oro del Reno, ma non abbiamo mai sentito la facciata B, La Fanciulla del West. E pensare che ce l’abbiamo avuto tra le mani dall’inizio…!I ragazzi si strinsero intorno al grammofono, ma quando Jupiter piazzò il lato con La fanciulla del West, tutti ebbero un moto di delusione.Nessun dorma- Oh, no, cantano anche qui!- Diamine, non c’è nessun messaggio!Nessun dorma- E’ andata buca, era una buona idea ma…Ma il mio mistero è chiuso in me...Jupiter socchiuse gli occhi e fece segno agli amici di tacere. Sorrise beffardo, comprendendo la verità. Poi parlò con tono solenne.- Tuo nonno voleva un erede che si intendesse di musica, Marc, non qualcuno che si scoraggiasse e lasciasse perdere. Io non me ne intendo tanto, ma anche le pietre sanno che quest’aria non appartiene alla Fanciulla del West. Fa parte della Turandot!- Santi numi! E’ vero! Il nonno deve avermela fatta ascoltare centinaia di volte e io quasi non me ne accorgevo!- Lasciamo che la musica finisca… forse ancora c’è qualcosa…All’interno del Quartier Generale non volava una mosca.Terminato l’ultimo Vincerò la musica non proseguì.Finalmente i ragazzi si trovarono di fronte alla soluzione del mistero, rivelato dalla voce del nonno.

 

Se sei arrivato fin qui, Marc, significa che hai compreso gli indizi che ti ho lasciato, e che sei una persona intelligente.Spero che il mio piano di intrappolare chi sapevo aveva messo gli occhi sul tesoro, abbia funzionato. Perdonami se ti ho fatto spaventare, ma temevo tu potessi correre pericoli maggiori. Nella mia vita ho parlato troppo e molte persone si sono messe in testa cose strane.Qui di seguito, tra questi solchi troverai il tesoro. Spero di non deluderti, non ha un gran valore monetario, o forse sì. Viene dal mio passato lontano e sicuramente ha un enorme valore affettivo.Ascoltalo. Ma fallo col cuore. Credo che capirai. Poi deciderai cosa farne.Ti voglio bene, Marc, sarò sempre con te. Ricordami se puoi. Io farò altrettanto.

 

Le lacrime tremolarono negli occhi di Marc, ma la puntina continuò a percorrere il solco.Si sentì un fruscio, segnale di una registrazione lontana.E poi alcune voci…- Ma... non stanno parlando in inglese… - obiettò Pete – cosa dicono…?Marc fece segno di fare silenzio e tentò di tradurre le parole che uscivano dall’altoparlante.- Sono… sono discorsi in Italiano… di tanto tempo fa. Sono ragazzi che ridono. C’è qualcuno che li intervista... è la voce di mio nonno… - deglutì, cercando di scacciare la commozione.- E’ la voce di mio nonno da giovane. Sta intervistando dei ragazzi che devono partire… Uno dice “Sono Virgilio, mi piace giocare al pallone. Spero di essere a casa in fretta perché ho voglia di vedere mia moglie… Mi chiamo Eusebio, ho 30 anni e gioco…

Sono Ezio, come funziona questo microfono…? Sono Romeo, Valerio, Aldo… Questo ride, dice di essere Guglielmo… Poi c’è il Capitano…Quando la puntina terminò la propria corsa, il Quartier Generale restò a lungo in silenzio.Dopo qualche minuto Jupiter prese il disco, lo inserì nella copertina e lo porse a Marc.- Tuo nonno ti ha consegnato un gran tesoro. Ti ha regalato la sua gioventù.Poi tacque.

 

L’Ufficio di Alfred Hitchcock splendeva nel sole della tarda mattinata, mentre il famoso regista sedeva intento a rileggere le ultime pagine della relazione che i Tre Investigatori avevano preparato per lui. Quando ebbe finito, congiunse le mani sulla scrivania e sorrise bonariamente ai ragazzi.- Bene bene, devo farvi i miei complimenti per avere brillantemente risolto anche questa avventura. Ci sono però alcuni punti che però gradirei approfondire insieme a voi. Ad esempio, perché i ladri si erano liberati della refurtiva subito dopo il furto? Mi sembra un controsenso...Jupiter sorrise e si sporse avanti sulla sedia. – E’ stato un colpo di fortuna, il provvidenziale intervento dello zio Titus. Frank e Gavin avevano concordato con Bill il luogo dove lasciare il malloppo in modo che egli potesse passare a ritirarlo senza incontrare i due malviventi.Credo lo avessero appena scaricato, quando lo zio Titus è transitato per la zona, affamato di cianfrusaglie. Anche solo la vista di un sacco abbandonato per lui è come il luccicare di un tesoro.- A proposito di tesoro! – intervenne il regista – Che ne sarà del disco con le voci dei giocatori di quella Grande Squadra? Quattro anni fa sono stato a Torino e me ne hanno parlato a lungo…- Sono registrazioni preziosissime – rispose Bob –  le ultime loro parole raccolte a Barcellona, dove il loro aereo fece scalo da Lisbona prima di ripartire per Torino. Nessuno le aveva mai sentite prima. Credo che molti collezionisti si siano già fatti avanti, disposti ad offrire una bella cifra per possedere quella rarità Credo però che Marc voglia pazientare e non sia interessato a ricavare denaro. Probabilmente tornerà a Torino e lo donerà a qualche organizzazione che fa capo alla Squadra. Chissà, magari tra qualche anno qualcuno fonderà un museo…- Un’ultima cosa – chiese Hitchcock – La caccia al tesoro era in realtà una trappola per zio Bill, vero?- Sì, ammise Jupiter. A quanto pare il nonno di Marc da tempo temeva che zio Bill si avrebbe tentato di mettere le mani su quello che per lui era un tesoro di inestimabile valore. Forse doveva aver intuito che fosse in combutta con i criminali della FastJet e che il suo improvviso benessere fosse legato ai furti nella zona, non al commercio del vino. Molto probabilmente il nonno di Marc si era reso conto troppo tardi che la frase innocente riguardante quello che per lui era un tesoro, era stata travisata da una persona senza scrupoli come Zio Bill.- Così ha organizzato una caccia al tesoro – continuò Pete – solo apparentemente indirizzata al nipote. Un percorso molto complicato che solo un adulto avrebbe potuto compiere, al termine del quale era posizionata una bella trappola… Nello stesso tempo si è sincerato di spedire al nipote il vero tesoro, il disco iniziale, in modo che lui lo avesse in mano dall’inizio. Tramite Reynolds siamo venuti a sapere che un avvocato di Rocky Beach era stato incaricato di provvedere alla spedizione una volta che il vecchio fosse passato a miglior vita…Jupiter fece per dire qualcosa, ma fu il regista stesso che anticipò quanto il ragazzo aveva in mente di dire.- Certo, una bella trappola, e certo il nonno di Marc non poteva immaginare che il nipote si sarebbe rivolto ai Tre Investigatori, che, col loro acume, sono stati capaci di progredire passo passo in quella che sembrava una impresa per soli adulti, fino alla fine.Jupiter e soci arrossirono compiaciuti.- Bene – disse il vecchio regista – Se questo è tutto, direi che allora possiamo dirci arrivederci fino al vostro prossimo caso…I ragazzi sorrisero e fecero per alzarsi, il regista però li fermò bonariamente con il gesto di una mano.- Un’ultima curiosità, ragazzi… Che ne sarà di Marc? - Ha detto che vuole diventare uno scrittore… magari un giorno farà un racconto su di noi… - rispose Jupiter sorridendo.Perché no! – esclamò il regista. Speriamo ne venga fuori una bella sceneggiatura, così un giorno potremmo fare un bel film. Vi piacerebbe, ragazzi? I ragazzi annuirono con entusiasmo, prima di accomiatarsi.Il vecchio regista li vide percorrere il viale che scorreva di fronte al suo ufficio, in direzione della Rolls Royce nera placcata d’oro che li attendeva.Una storia di amicizia.Restò a lungo a pensare a quale fosse in realtà il vero tesoro al fondo della arcobaleno che era stata quell’avventura. Poi sorrise con un po’ di nostalgia.

Come detto la scorsa settimana, “I tre investigatori” furono creati da Robert Arthur Junior negli ani ’60 e le loro avvincenti avventure furono pubblicate dalla Mondatori nella collana “Il giallo dei ragazzi” tra il 1970 e il 1980, assieme ad altre serie, quali gli Hardy Boys, Nancy Drew e i Pimlico Boys.L’idea del brano di musica lirica “sbagliato”, è suggerita da “Topolino e l’erede musicofilo”, edito nel classico Forza Topolino del 1975.

Mauro Saglietti

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