mondo granata

Il blasone di Martin Vazquez

Redazione Toro News
di Guido De Luca

E'la fine di maggio del 1990. L’Italia è pronta ad ospitare i mondiali di calcio. La ristrutturazione degli stadi ha lasciato il segno: sono decine le vittime cadute sul lavoro nei cantieri dei nuovi teatri del calcio, ma l’attenzione mediatica è concentrata solo sulle celebrazioni dell’imminente evento. Il vecchio stadio Comunale lascia il testimone al Delle Alpi, non prima di aver ospitato l’ultima partita ufficiale della sua storia. Si gioca Torino-Messina valevole per la penultima gara del campionato di serie B 1989-90. Il Toro è già in Serie A da un mese. I siciliani lottano per non retrocedere. La spunteranno, poi, nello spareggio salvezza con il Monza un paio di settimane più tardi sul neutro di Pescara.La curva Maratona è gremita per salutare l’ultima apparizione di uno squadrone che ha macinato punti su punti nel torneo cadetto al quale non avrebbe dovuto nemmeno partecipare per quanto era forte. Tra le bandiere granata si mischiano diverse bandiere giallorosse, non quelle del Messina, ma quelle della Spagna. Da qualche giorno è, infatti, ufficiale il primo grande colpo di mercato della nuova squadra che sarà affidata a Emiliano Mondonico: si tratta del madridista Rafael Martin Vazquez. Il presidente Borsano ha iniziato a far sognare i tifosi del Toro. L’anno della serie B è trascorso velocemente e la squadra si accinge ad accogliere nuovi campioni per l’imminente campionato di serie A. Vazquez è uno dei componenti della Quinta del Buitre: letteralmente vuol dire la Corte dell'Avvoltoio ed è il quintetto dei calciatori del Real Madrid che ha appena vinto 5 scudetti consecutivi in Spagna dal 1986 al 1990. L'epiteto deriva dall’attaccante Emilio Butragueño, leader della formazione madrilena. Gli altri quattro membri erano Manolo Sanchís,  Míchel, Miguel Pardeza e Rafael Martín Vázquez appunto. L’operazione è stata condotta dal direttore sportivo Maurizio Casasco che porterà in granata lo stesso anno anche Luca Fusi e Pasquale Bruno, mentre Roberto Policano incanta per la sua grinta già da un anno. Dietro le operazioni di mercato c’è però sempre Luciano Moggi che, sebbene al Napoli, continua a mantenere contatti con la società granata, tanto da rientrare alle dipendenze di Borsano nella stagione seguente. In attacco Marco Pacione lascia la maglia al promettente giovane del vivaio Giorgio Bresciani.Martin Vazquez si presenta al pubblico con una giocata da cineteca una sera d’agosto durante il Torneo Baretti giocato in Val d’Aosta. Accade a pochi minuti dal termine durante la finale con la Fiorentina. Segna in palleggio il gol della vittoria saltando come birilli gli avversari. La sua giocata è entusiasmante e rievoca ai tifosi granata meraviglie degne di un campione come poteva essere Leo Junior. Il prosieguo della sua storia in granata è, però, costellata da alcuni infortuni e fastidi muscolari alla schiena che ne minano il rendimento, oltre ad incomprensioni con l’allenatore Mondonico. Quando è in forma, regala pillole di gran calcio, come i due assist per la doppietta di Walter Casagrande nel derby del 1992. Significativa, poi, la semifinale Uefa dello stesso anno contro i suoi ex compagni del Real Madrid.Lascia il Toro dopo due anni e diversi rimpianti tanto che ancora oggi ci chiediamo come sia possibile che grandi campioni, quando arrivino a Torino, raramente mantengano le promesse e non deludano le aspettative del pubblico. Forse siamo noi tifosi  troppo esigenti? Comunque, un sentito ringraziamento a Rafael per essere stato presente alla festa del Centenario e per averci restituito al grande calcio in quei primi anni '90.