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mondo granata
Scampato il pericolo retrocessione, salutato con affetto De Biasi e con entusiasmo il nuovo progetto societario di Cairo (fino ad ora una mossa migliore dell'altra, per me), possiamo goderci un pò di pace Siamo stati due anni in apnea, abbiamo evitato la morte, conquistato la promozione in quella maniera così nostra e antica, ottenuto marchio e cimeli e una salvezza brutta fin che si vuole ma da cui ripartire. Ho le coronarie in vacanza, il piacere di sognare questo o quel giocatore, la certezza che non rimarrò deluso (dopotutto, mi aspetto “solo” una squadra più giovane, cattiva, con qualcuno davanti che non tiri sempre soltanto fuori). Insomma, mi preparo ad una meritatissima estate e sinceramente non ne vedevo l'ora. Mi sto persino riavvicinando al calcio, adesso che non si gioca e non me lo lanciano negli occhi ogni minuto. Sto recuperando un po’ di quella sana e fisiologica distanza che serve per interessarsi a qualunque cosa. Sto gustando l'attesa degli acquisti, del ritiro, delle prime dichiarazioni dei nuovi arrivati e le amichevoli in montagna. Nel frattempo, ho comprato una raccolta intitolata 'Tutto il meglio di 90° minuto, libro più dvd curati da Marco Giusti. E'un viaggio in una televisione, in un calcio fatti di particolarità locali (l'accento dei giornalisti, di ogni regione), individualità spiccate (persone che diventavano, poi, personaggi), cialtronerie tecniche (i maldestri tentativi di stupire il pubblico con le tecnologie appena acquisite, e che pure fecero 'format'). Per anni 'quei telecronisti' sono stati sbeffeggiati e amati, criticati e mitizzati. Fra loro si lanciavano battute in codice, facevano a gara a chi si metteva i cappelli più vistosi, cravatte più assurde. A discapito del calcio? Diciamo, soprattutto, a vantaggio del voler far spettacolo e del mettersi in mostra. Erano i rappresentanti di un'Italia che tra fine anni Settanta e fine anni Ottanta voleva uscire dalla pesante cappa degli anni di Piombo, ma anche di un mondo ormai lontano che fa tenerezza. Con leggerezza e lucidità storica sono riportati un'infinità di aneddoti: le disavventure dialettiche di Giorgio Bubba, che definì la Nocerina la squadra umbra e la Cavese la simpatica squadra di Cavi (mitologia vuole che Bubba, con le sue giacche sempre troppo stette, facesse i collegamenti con i pantaloni calati per sentirsi almeno un po' più comodo); le guance rosse e le giacche a quadrettoni di Cesare Castellotti: 'la squadra di Radice sta forse ritrovando quella che gli ermetici definirebbero una reale implementazione delle sinergie'; il preoccupante pallore e le velleità artistiche di Ferruccio Gard:'la squadra capitolina ha evitato di capitolare. Amendolia non mi è sembrato il miglior arbitro che ci sia. il Verona scarica i suoi problemi sulla Sampdoria, applicando così la teoria dei vasi comunicanti; i mitici collegamenti da Ascoli di Tonino Carino, vittima di un linguaggio stupendamente datato: 'Bergossi decide di andare in barriera e mai decisione fu più infausta ma anche di continui problemi tecnici di fronte ai quali non mostra mai alcuna esitazione; le improvvise interruzioni di Marcello Giannini, i vuoti di memoria (come quando a metà collegamento Valenti lo interrompe: “e il risultato, Giannini?) e le cantonate colossali (“ed è subito gol, come direbbe Ungaretti”); Luigi Necco, che dichiara che dello sport non gliene “fotte niente” ma che è l’unico giornalista sportivo gambizzato dalla Camorra (dopo aver accusato il presidente dell’Avellino Scibillia di guidare la squadra, appunto, con metodi camorristici). Su tutto questo, la mano riconoscibile di Paolo Valenti, che era non solo giornalista, ma uomo di spettacolo che faceva danzare le sue “marionette” nel migliore dei modi. Anche forzando sapientemente la propria ingenuità. Voi che ne dite? Forse era tutto un po'più divertente quando i giocatori esultavano spontaneamente, i pugni al cielo, incuranti delle telecamere (oggi si esulta nel modo in cui si desidera vedersi ed essere visti esultare in televisione). Ma forse, e questa è una mia teoria, il peggio da questo punto di vista è passato e stiamo smaltendo le tossine. Piuttosto, quello era ancora un calcio in cui il Verona poteva vincere il campionato. Con il Toro a due pali e a due passi. Un podio che la televisione di oggi non saprebbe più raccontare, presa come sarebbe a polemizzare sul fallimento delle squadre romane e milanesi. Un abbraccio a tutti, Marco
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