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Il calciomercato della triade genovese

Redazione Toro News
di Guido De Luca

In Graeme we trust! Con questo striscione si presenta ai nastri di partenza la curva Maratona nel campionato che avrebbe dovuto dare una svolta alle sorti del Torino Calcio. Graeme è il nome di battesimo dello scozzese Souness, primo allenatore ingaggiato dai nuovi proprietari granata. Terminata l’era di Calleri, la squadra è in mano a una cordata di sconosciuti imprenditori genovesi che hanno in Vidulich il loro rappresentante. La stagione 1997-98 va meglio della precedente, ma non si conclude con la sperata promozione in serie A. Fatale fu lo spareggio sul neutro di Reggio Emilia contro il Perugia. A sbagliare il calcio di rigore decisivo è Tony Dorigo onestissimo terzino che Souness si portò dal calcio anglosassone. Al contrario della vecchia proprietà che puntava spesso su un’accozzaglia di giocatori stranieri, molti dei quali emeriti sconosciuti, la gestione del trio genovese Vidulich, Bodi e Palazzetti nasce all’insegna della sobrietà. Non risultò vincente la scommessa dell’allenatore che venne ben presto sostituito dal friulano Edy Reja, ma gli acquisti dei giocatori furono mirati e fortunati. Si rivelarono soprattutto vincenti gli innesti a stagione in corso del portiere Luca Bucci, del difensore Mauro Bonomi e del centrocampista Brambilla. In attacco Marco Ferrante e Carparelli segnano con continuità e la coppia composta dallo sloveno Florijancic e dal giovane Cammarata del campionato precedente è ormai solo un vago ricordo. Rivestono il granata due vecchie conoscenze come Lentini e il più anziano Pusceddu e fa il suo esordio in una squadra che conta Antonino Asta. L’unica incognita di questa stagione è rappresentata dal magiaro Tamas Sandor, presentato come un talento del calcio ungherese, ma che riesce a collezionare solo una presenza in campionato e qualche apparizione in più nelle amichevoli. Di lui non si seppe mai molto, né prima né dopo il suo passaggio sotto la Mole. Il ritorno nella massima divisione avviene solo l’anno seguente, dopo tre lunghi e interminabili tornei nella cadetteria. La squadra può contare sul blocco di giocatori del campionato appena concluso e i partenti Dorigo, Nunziata e Carparelli vengono sostituiti da Sassarini, Sanna e Ciccio gol Artistico. Altri ex rientrano all’ovile come Crippa e Scienza, mentre sulla panchina si rivede Emiliano Mondonico al suo secondo ciclo con i colori granata. Gli unici stranieri nella rosa della squadra sono tre giovanissimi uruguayani (oltre al quarto portiere, argentino, di nome Malinarich) che non giocheranno praticamente mai: Heber Dos Santos, Rodrigo Lopez (3 minuti in una partita contro il Verona) e Pablo Gaglianone. Da un lato fu un peccato non vedere all’opera tre promesse (Lopez ora gioca nell’America di Città del Messico ed è un affermato attaccante nel continente sudamericano), dall’altro questo ha rappresentato un vantaggio per i più i giovani del vivaio che si sono potuti ritagliare il loro spazio come Sommese, Comotto, Mercuri e Semioli.La serie A porta, però, di nuovo un’inaspettata quanto sciagurata ventata di sorprese internazionali. Iniziano il ritiro a luglio il difensore brasiliano Cruz ex di Napoli e Milan, il serbo Ivic, proveniente dal campionato greco, i due svedesi Edman e Lantz, l’uruguayano Mendez prelevato dal Vicenza e il franco-senegalese Djibril Diawara, portato in trionfo il giorno della presentazione della squadra dai tifosi granata perché aveva rotto il labbro allo juventino Pippo Inzaghi nella Champions Leauge della precedente stagione quando giocava nel Monaco. Per incompatibilità di carattere con il tecnico Mondonico (che a onor del vero non ha mai avuto un particolare feeling con i giocatori d’oltre confine) sono subito andati via Cruz e i due svedesi Lantz ed Edman, quest’ultimo, tra l’altro, è stato a lungo uno dei più affermati difensori della sua Nazionale. Ivic e Diawara non hanno trovato quasi mai spazio. Per tre stranieri che partono ne arrivano due a campionato in corso: il croato Jurcic, un lento spilungone di centrocampo e un terzino cileno, proveniente dal Colo Colo, con un nome che si addice benissimo alla storia del Torino: Escalona e si pronuncia Escalogna. Inutile dire che si rivelarono due innesti fallimentari. Alla fine, la vera sorpresa del campionato 1999/2000 è il brasiliano della primavera Pinga che segna due memorabili reti al Milan in un finale di torneo che rivedrà sprofondare il Toro nuovamente in serie B. La proprietà della squadra nel frattempo è passata di mano; a Vidulich e soci è subentrata la coppia che porterà al fallimento il Torino Calcio cinque anni più tardi composta da Attilio Romero e patron Cimminelli.