di Walter Panero
mondo granata
Il derby più lungo
Il derby avrebbe dovuto svolgersi la sera della domenica prima di Natale. Ma la neve era arrivata silenziosa come una gatta e, dolcemente, aveva imbiancato prima le alture e poi i quartieri che si trovano più in basso ricoprendoli di una coltre di pochi centimetri. Pochi, ma sufficienti per paralizzare il traffico in tutta la città.Pur immaginando il rinvio della partita, alcuni coraggiosi ci provarono lo stesso: nel pomeriggio, sciarpe al collo, si misero in movimento affrontando il freddo e la neve, chi in treno, chi con l’autobus, chi in macchina; qualche folle decise addirittura di muoversi in motorino, come se nulla fosse accaduto. Arrivati nei pressi dello stadio nel tardo pomeriggio, capirono però immediatamente che non si sarebbe giocato, anche perché la vecchia abitudine di coprire il campo con dei teloni era a quanto pare stata dimenticata, quasi che la città si fosse improvvisamente trasferita ai tropici dove magari ci si attrezza per prevenire i cicloni, ma le nevicate non sanno neppure cosa siano. Partita rinviata, quindi. A data da destinarsi. E non al giorno dopo come avveniva una volta e come sarebbe stato normale: d'altra parte, i giocatori delle due squadre erano per lo più stranieri ed il giorno dopo avrebbero dovuto assolutamente partire per raggiungere i loro paesi di origine dove avrebbero passato le feste natalizie.
All'inizio si pensava di poter recuperare il match a gennaio, ma ci si accorse che anche quello sarebbe stato impossibile perché le due squadre erano ancora impegnate nella Coppa Nazionale. Quindi si stabilì una data in febbraio, ad un'ora scelta apposta per non accavallarsi con la Champions League ed il Festival di Sanremo. Ma quel giorno una nuova nevicata rese impossibile la disputa della sfortunata partita. Si decise allora di spostarla di un altro mese, alle tre del pomeriggio di un mercoledì, ma quella volta fu una pioggia torrenziale a rendere il campo impraticabile, ed a riempire di rabbia tutti coloro che avevano preso un permesso dal lavoro o chiuso i negozi pur di essere presenti.
Vista l'impossibilità di trovare altre date, qualche dirigente delle due società (o forse era uno della Lega Calcio, certamente un Genio) lanciò un'idea luminosa e senza precedenti: disputare il derby nella stessa giornata. Cioè in pratica il derby d'andata e quello di ritorno si sarebbero svolti lo stesso giorno, prima uno e poi l'altro.Un'idea geniale davvero! I giornali e le televisioni plaudirono per giorni alla grande invenzione ed anche i politici, sia della maggioranza che dell'opposizione, furono concordi nel dire che questa era una soluzione da riproporre anche in futuro, visto che avrebbe catalizzato per un giorno l’interesse di tutto il Paese sulla città. All’Evento si sarebbe affiancata una serie di manifestazioni collaterali che avrebbero portato in città un fiume di denaro. “Trasformare i problemi in opportunità”, questo recitavano da sempre i libri di management e di marketing di cui si riempivano la testa politici ed imprenditori. Ed era ciò che sarebbe accaduto in questo caso, tanto importante che un giorno i ragazzi l'avrebbero studiato sui libri. Da un apparente problema se ne ricavava un business senza precedenti. Un vero miracolo!
Qualche cittadino aveva dei dubbi sulla bontà della decisione, ma alla fine i pochi che si opponevano vennero messi a tacere dalla stragrande maggioranza dei favorevoli a quello che, sempre più spesso, veniva definito il Grande Derby.
“Le solite chiacchiere da bar….i soliti mugugnoni non al passo con i tempi ai quali non va mai bene nulla….se fosse per loro l’uomo vivrebbe ancora nelle caverne…” questo scrivevano sui giornali. E questo diceva, come se recitasse a memoria un libro stampato, la maggioranza dei cittadini. Persino alcune emittenti ed alcuni grandi giornali d'Europa e di oltre oceano mandarono delle troupes specializzate per studiare un evento unico nella storia, ma sicuramente esportabile. Una volta tanto si parlava del nostro paese in maniera positiva e non sempre male come sovente accade.
Dunque, la grande partita si svolse una sera di maggio. Era stata una bellissima giornata di sole e finalmente c'erano tutte le condizioni affinché il match si potesse finalmente disputare. Si decise di anticipare alle diciotto l'inizio delle ostilità, per far sì che l'evento non si concludesse troppo tardi, anche perché nel lungo intervallo tra le due partite si era deciso di organizzare un breve concerto con la presenza di alcuni artisti di fama internazionale.
Il primo tempo, cioè la prima partita, ovvero la partita d'andata venne vinta dalla squadra che porta il nome della città per 2 a 0 grazie ad un gol del Nuovo Bomber e ad uno del centrocampista esperto. L'urlo della tifoseria della squadra vincitrice partì dalla sua gradinata e riempì tutta la città. Nei locali del centro storico e nelle case si organizzarono grandissime feste con caroselli di auto e bagni nella fontana della piazza principale.
Ma durò pochissimo. Dopo mezz'ora era di nuovo tempo di soffrire, perché sarebbe iniziato il secondo derby, quello di ritorno. I due allenatori fecero del loro meglio, cercando di sostituire i giocatori che sembravano più stanchi; mentre i calciatori più in forma decisero che avrebbero giocato anche la seconda partita, cioè quella di ritorno.Fu una partita drammatica. Alcuni calciatori da entrambe le parti furono costretti ad abbandonare il campo durante il secondo tempo e non poterono essere sostituiti per assoluta mancanza di cambi. La sfida si concluse con entrambe le squadre ridotte in otto uomini. Anche sugli spalti si susseguirono i malori di persone anziane che non riuscirono a reggere allo stress ed alla lunghezza dell'evento. Le chiamate al 118 si moltiplicarono ed anche i Pronto Soccorso degli ospedali cittadini vennero presi d'assalto. Per non parlare dei bagni dello stadio che si intasarono riempiendo di puzza di piscio e non solo l'intero stadio. Per la cronaca, la seconda partita, cioè il derby di ritorno, venne vinta per 1 a 0 dalla squadra che aveva perduto la prima, cioè il derby d'andata. Tutti coloro che al termine della prima partita erano rimasti immusoniti nelle loro case, presero le loro sciarpe e le loro bandiere e scesero a loro volta in piazza a festeggiare.Le piazze, però, ed anche le fontane, erano ancora occupate da coloro che festeggiavano la vittoria nel primo derby e che non avevano alcuna intenzione di smettere e di andarsene.
“Abbiamo vinto il derby!!” dicevano i nuovi arrivati.
“No....noi abbiamo vinto il derby!” rispondevano i primi.
“Voi avete vinto quello di andata....ma ormai quello appartiene al passato....avete già festeggiato....ora tocca a noi!...” dicevano ancora i vincitori del secondo derby.
“Ammesso che sia vero, noi abbiamo fatto un gol in più....e quindi il derby è nostro!...” ribattevano ancora i vecchi vincitori.
“E' nostro!”
“E' nostro!”
“Via di qui, maledetti usurpatori!”
“Via voi di qui!”
E così via….
Ci furono scontri che durarono per tutta la notte. Scontri che però non videro né vinti, né vincitori. Gli ospedali vennero presi d'assalto, e non solo quelli della città, ma anche quelli delle città vicine perché in città non c’era più posto.
Anche i giornali e le televisioni, che erano stati tra i principali fautori della decisione di disputare il derby nello stesso giorno (ma che nei giorni successivi la criticarono pesantemente) si trovarono in grande difficoltà.Non sapevano che titolo dare ai loro articoli: chi aveva veramente vinto il derby? La squadra che aveva fatto un gol in più, o quella che aveva vinto la seconda partita? O ancora tutte e due? Le stesse redazioni, composte da tifosi dell'una o dell'altra squadra, erano divise ed i giornalisti vennero sonoramente alle mani per cui i giornali cittadini non uscirono per giorni.
La rissa continuò per giorni interi e molte coppie si separarono, visto che nessuno voleva ammettere di avere perso il derby e tutti dicevano di averlo vinto. Le scuole e quasi tutti gli uffici rimasero chiusi perché la maggior parte delle persone era all’ospedale. E i pochi sani che riuscivano a raggiungere il posto di lavoro, una volta là, iniziavano a discutere animatamente su chi avesse vinto il “Grande Derby”; quasi sempre la discussione degenerava e si veniva alle mani, così qualcun altro finiva all’ospedale causando la chiusura anche degli ultimi uffici rimasti aperti. Persino i tranvieri erano tutti all’ospedale, e in città ci si poteva muovere solo a piedi, visto che anche i gestori di distributori di benzina erano feriti. Ma muoversi a piedi significava incontrare i tifosi dell’altra squadra e dar vita a nuove risse e nuovi ricoveri in ospedali di posti sempre più lontani, dove la gente si lamentava perché non c’era più posto per i cittadini:
“Ma come? Io abito qui ed ho tutto il diritto di avere il mio posto all’ospedale!…E invece ci trovo questi che vengono non si sa da dove!”, dicevano gli ammalati delle città che venivano sepolte dai feriti che provenivano dal posto in cui si era disputato il derby.
“Rimandiamoli a casa loro!” urlavano sempre più incattiviti scendendo in piazza e dando vita a manifestazioni di protesta che nel giro di qualche giorno bloccarono tutto il paese. Da qui la protesta si diffuse in tutto il continente e, nel giro di poco tempo, si propagò nel mondo intero come l'onda di un fiume in piena che non può essere arginata.
Ovunque nel mondo c’era una rissa, ovunque gli ospedali si riempivano di feriti e non c'era più posto per sistemarli tutti. La gente iniziava a morire, perché anche i medici erano a loro volta ricoverati. E persino le medicine ed i generi alimentari scarseggiavano perché i camionisti che le trasportavano erano a loro volta coinvolti in qualche rissa o feriti. Il bello era che se andavi da qualcuno coinvolto in qualche scontro dall’altra parte del mondo e gli domandavi perché si stesse picchiando con gli altri non te lo sapeva dire. Tranne che nella città da cui tutto era partito, in pratica nessuno si ricordava più che tutto era iniziato da una partita di calcio, da una nevicata e dall’idea geniale di qualcuno. Di quel derby rinviato in inverno e poi disputato in una sera di maggio non si ricordava quasi più nessuno, ormai.
Ma la gente continuava a picchiarsi ovunque. E a ferirsi. E ad uccidersi. E a morire di fame o di freddo perché mancava tutto, anche il combustibile per riscaldarsi dato che nessuno estraeva più il petrolio, nessuno lo trasformava più, nessuno lo trasportava. E non c'era abbastanza legna da ardere, anche se molti avevano preso l'abitudine di bruciare tutto ciò che trovavano, fossero giornali, libri o mobili di valore. Persino le banconote venivano bruciate, perché la gente si era accorta che non servivano più a nulla, visto che non c'era più nulla da comprare. Qualcuno avrebbe voluto raggiungere le campagne o le montagne dove avrebbe trovato della terra e forse del cibo con cui sfamarsi, ma non c'erano più i mezzi per muoversi e ci si rendeva conto che le macchine senza carburante sono inutili come scatole di metallo vuote. E purtroppo la gente ormai non era più abituata a muoversi a piedi o in bicicletta: troppa fatica, meglio le auto o i motorini anche per percorrere pochi metri.Le città erano piene di gente che chiedeva l'elemosina, in genere si trattava delle stesse persone che fino a pochi mesi prima, quando vedevano un mendicante, lo guardavano con sdegno e giravano la faccia. Ma non c'era più elemosina da chiedere a nessuno. Perché ormai nessuno aveva più niente da dare. Si moriva ovunque. Negli ospedali e per strada. E le città erano piene di mucchi di corpi senza vita. Non c'era manco più la forza di scatenare delle risse, perché nessuno aveva più la forza per fare alcunché e l'unico obiettivo era ormai quello di sopravvivere.
Finché sul mondo calò un meraviglioso silenzio rotto solo qua e là dal rumore dei fiumi, dal verso degli animali, dal pianto di qualche bambino che viveva nelle campagne ed aveva la possibilità di cibarsi di quello che la terra ancora offriva, dalle parole lente di contadini e di allevatori così sfortunati da essere sempre vissuti in posti che l’opinione pubblica considerava tristi per il fatto di trovarsi al di fuori di quello che un tempo veniva definito villaggio globale.
E da quel momento il mondo ricominciò a vivere.
Delle ventuno partite in programma nel turno infrasettimanale di questa settimana, voluto dai geni della Lega e delle televisioni, ne sono state rimandate sei, ovvero oltre un quarto. Davvero strano ed imprevedibile visto che di solito a gennaio sulla Pianura Padana splende un bel sole, non nevica mai e non c'è mai nebbia.Questo racconto è stato scritto pensando a quelli che hanno permesso questo scempio. E, più in generale, esso è dedicato a coloro che si sono appropriati del calcio, dello sport e del mondo e li hanno rovinati trasformando le nostre vite in macchine buone solo per sfornare denaro alle nostre spalle. L’ignoranza e l’illimitata fame di denaro di chi, spesso senza merito alcuno, ha in mano le chiavi di un sistema malato non hanno limite, e possono generare mostri con un potenziale distruttivo enorme. Sta a noi tenere la guardia ben alzata per togliere l’ossigeno a questi mostri e riprendere in mano le nostre vite ed i nostri sogni.
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