L'Atalanta schierava in difesa Rivalta, Loria, Carrozzieri e Bellini. In porta c’era Calderoni. Alessandro Rosina, in contropiede, riuscì a beffare tutti quanti in una sola azione. Correva il penultimo minuto della calda sfida con gli orobici a Bergamo e correva come un furetto anche Rosina prima di segnare uno dei gol più belli della storia del Torino e soprattutto della sua carriera. E’ il 26 novembre del 2006. Raccolta palla nella propria metacampo, il fantasista granata s’invola solitario verso la porta avversaria. Prova il classico coast to coast come si direbbe negli Usa, mutuando un’espressione tipica del football e del basket americano. L’Atalanta è sbilanciata in attacco nel tentativo di pareggiare l’autorete di Rivalta giunta dieci minuti prima. Rosina vede metri e metri di campo da percorrere e solo pochi avversari davanti a sé. Tiene con il fiato sospeso tutti, dai compagni agli avversari, per non parlare dei tifosi trepidanti sugli spalti e continua a correre palla al piede. Ad un certo punto, nel campo visivo dell’azione, compare la sagoma di Abbruscato che non sa se tagliare la strada al compagno per portarsi via un avversario o se stare largo. Il timore che i due attaccanti sbaglino i movimenti è concreto. Poco dopo, Rosina risolve l’enigma con un guizzo e decide di portarsi il pallone sul suo lato destro, lui che ha sempre e solo avuto il sinistro come piede di fiducia. E’ l’unico modo per sbarazzarsi di Loria che è pronto a ricorrere anche ad un fallo in area di rigore pur di non farlo passare. La spallata del difensore atalantino sbilancia Rosina, che non cade, ma con una rotazione del bacino decide di colpire lo stesso la palla con il sinistro, quando sarebbe stato più naturale calciare di destro. Ne viene fuori un tiro insidioso, con il giusto effetto, a cui il portiere Calderoni non riesce ad opporsi, nonostante sfiori con le mani la sfera. E’ goal, il goal che chiude la partita a favore del Torino. E’ una rete fantastica, a corollario di un’azione solitaria che solitamente appartiene ai grandi numeri 10 del calcio. Di Alessandro Rosina ci rimane questo gesto e tanta classe vista solo a sprazzi prima che la sua carriera in granata subisse un’involuzione a causa di una fastidiosissima pubalgia e di poca maturità ad affrontare responsabilità più grosse di lui. Adesso gioca in Russia, allo Zenit di Sanpietroburgo; non è mai più riuscito ad esprimere sino in fondo il suo talento, mentre Torino e Atalanta si tornano ad affrontare domenica prossima, a quattro anni di distanza da quella domenica di novembre, non più in serie A, ma in serie B.
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