mondo granata

Il Grande Bordello

di Fabiola Luciani In sala regia cominciava ad affiorare un po' di stanchezza: questo Reality Show del Toro sembrava interminabile e la fantasia dei giocatori somigliava a un limone spremuto. Erano ormai mesi che l'audience reclamava stimoli...
Redazione Toro News

di Fabiola Luciani

 

In sala regia cominciava ad affiorare un po' di stanchezza: questo Reality Show del Toro sembrava interminabile e la fantasia dei giocatori somigliava a un limone spremuto. Erano ormai mesi che l'audience reclamava stimoli e quasi ogni giorno lo staff doveva inventarsi nuovi scenari.Ultimamente il Toro aveva già rifiutato diversi inviti. Tra Isole dei Famosi e Fattorie tutti lo volevano in scena, ma c'era un ostacolo insormontabile: i giocatori volevano essere contemporaneamente attori e spettatori, e il cliché classico non lo consentiva.Si pensò allora d'inventare un Reality tagliato su misura per loro.Il regista, una specie di Grande Vecchio, si era fatto le ossa nel Truman Show dove già era stata raccontata una retrocessione, quella dal reale al virtuale: stavolta bastava fare il contrario.Per i giocatori del Toro ieri qualcuno ha trovato anche il nome intonato alla confusione, e in breve si sono accesi i riflettori su: "Il Grande Bordello".

Ecco, il titolo sintetizza esattamente quanto ha offerto la squadra ieri in campo e mi ritrovo qui davanti al mio foglio bianco di Word e mi prefiggo un'impresa disperata: riuscire a far quadrare la passione per il Toro con il disgusto per questa squadra che poteva redimersi e non l'ha fatto. Ebbene, oggi ho esaurito i compromessi e comprendo che la chiave del rebus sta nella separazione dei due mondi, emisferi contigui ma refrattari. C’è dentro di me l’emozione che mi porta a cantare un famoso coro da stadio: “ a lavorare, andate a lavorare!”. Poi capisco che è solo la mia rabbia che si sfoga così per aver visto la peggior prestazione stagionale del Toro.

Brutto Toro per tutta la partita e non si capisce il perché. Le motivazioni dovevano servire da scossa, ma in realtà i granata si sono mostrati molli sulle gambe e scarichi di testa.

Partita incredibile, con un Toro che per l’intera gara è lontano parente di quello ammirato con il Milan. Lento, senza idee, spesso costretto ad assistere passivamente al palleggio degli avversari, nonostante loro fossero una squadra abbordabilissima. La staticità degli undici granata ha fatto fare bella figura al Siena e a Maccarone gli è stata data la possibilità di correre libero in mezzo al campo e di colpire in solitaria a ripetizione.

In mezzo a questa tristezza di gioco, gli attori del grande bordello schierati ieri in campo, altro non erano che sbiadite repliche dei loro cloni degli anni passati. L’indolenza del primo tempo la si è rivista anche nella ripresa e nell’arco di tutta la partita i tiri nello specchio della porta avversaria sono stati ZERO!! Forse per l’impossibilità di arrivare al tiro nella porta senese il trio Bianchi, Pratali e Natali hanno provato a turno a bucare le mano di Sereni, ma se la qualità è quella mostrata fino ad oggi anche l’auto goal per loro è cosa impossibile. Ce ne sarebbe per tutti, passando dal presunto campione del mondo, al mio adorato ex funambolo che ormai non vede la porta nemmeno con il binocolo e il suo scatto felino è talmente macchinoso che rivederlo alla moviola sarebbe il colpo decisivo alle mie coronarie. Dal Capitano e dalla sua truppa ci si aspettavo altro … invece in campo si dormiva, nessuno spunto, nessuna iniziativa di rilievo, nulla di nulla.

Insomma, non ci si può credere. Pensi che qualcosa sia finalmente cambiato, che quello famoso scalino sia stato superato. Invece ti accorgi che stai ballando su quel fatidico gradino, una volta di qua e una volta di là. Lo “step” della mentalità, di quello sto parlando.

Non si può più parlare di sfortuna, basta!

Se non si tira in porta, di chi è la colpa? Della sfortuna?

Se si pensa solo a contenere l’avversario, di chi è la colpa?

Se preferiamo il ricamo alla spada, di chi è la colpa?

Dov’è la bava alla bocca di chi si sta giocando la salvezza, dov’è?

L’inoperosità di Curci nella partita non mi fanno dire: ”ammazza che iella”. Mi fanno salire ancora di più il veleno, per quello che poteva essere e non è stato. Ci sono giocatori che abbiamo colpevolmente sopravvalutato, è inutile negarlo. Bisogna valutare a Gennaio il vero rendimento di ciascuno, lasciando da parte il potenziale, perché quello non porta punti.

Noi tifosi siamo “persone particolari”. Intelligenti ma ingenui, analitici ma confusionari, realisti ma sognatori. Non possiamo spiegare altrimenti cosa facessero all’Artemio Franchi di Siena i circa mille irriducibili tifosi granata, a cantare a squarciagola per questa squadra impacciata e senza costrutto.

Noi tifosi siamo così. E purtroppo non andiamo in campo. In campo ci vanno gli attori di questo reality con la Sacra Maglia Granata, messi in campo da un regista che cerca di fare meno errori possibile seguendo le sue convinzioni tecnico tattiche, ma che forse non viene più ascoltato da nessuno.

Il calcio è un gioco meraviglioso, ma allo stesso modo è anche un gioco infame. In campionato quasi mai vince il più forte, ma il più continuo, quello che in quella serie di partite imbrocca più giornate giuste, fa meno errori ed è più fortunato. Per il Toro è una miscela esplosiva e inarrivabile.

I nostri padri latini dicevano che “Unusquisque faber est suae fortunae”, ovvero che ognuno è artefice del proprio destino e avevano drammaticamente ragione.

Il finale del “Grande Bordello” è ancora da scrivere ma questi giocatori ( attori e spettatori ), sono stati nominati e sono lì con il naso appiccicato allo schermo finto di una realtà vera, o forse sperano che sia il contrario. Questo scorcio di reality ci ha detto tante cose e quasi tutte già le sapevamo. Che in questo bordello ci sono dei solisti con alcuni buoni spunti, pochi meravigliosi assoli, ma anche con stecche clamorose. Questo “Grande Bordello” deve ancora fare tanta strada.

Deve crescere e insediarsi stabilmente in zone di classifica diverse da quelle attuali..

Deve crescere nel numero dei grandi giocatori e soprattutto di grandi uomini.

Deve crescere dal punto di vista tecnico, tattico e mentale.

Deve crescere nella “tradizione” e nell’abitudine a certi palcoscenici.

Con la diffidenza di chi annusa i trucchi dei Reality in Tv, i tifosi del Toro invece cercano di capire se tutto questo sia autentico oppure falso, ma infondo hanno il sospetto che ogni riferimento a fatti o cose o persone non sia puramente casuale, ma tragicamente vero.

Il diritto di non crescere, è solo di noi tifosi eterni sognatori, eterni disillusi, eterni innamorati, eterni Granata. Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.