Le palle servono sempre anche se il protagonista non e l’eroe maschile ma una giovane creatura che chiede il suo aiuto. Un western pensoso, con Jeff Bridges che tira fuori tutta la forza di cui è capace. È anche uno squarcio, firmato fratelli Coen, su un mondo che non esiste più. John Wayne, che interpretò il ruolo alla fine degli anni Sessanta, vinse l’Oscar (il suo primo) e disse: “Dovevate dirmelo che bastava mettersi una benda sull’occhio per vincere la statuetta, la avrei messa prima”. Altri tempi. Adesso Jeff Bridges non fa battute d questo tipo, ma e molto probabile che l’Oscar lo vinca proprio lui (il film è candidato a ben dieci statuette).La grinta è quella che cambia la percezione di un giocatore. Prendiamo Daniele De Vezze. Il Toro in quel momento stava perdendo, c‘erano i fischi e si immaginava già una disfatta che avrebbe lasciato solo macerie. Invece lui corre con tre polmoni, si trova su tutti i palloni e poi butta dentro il pallone di testa. Cambia tutto, ricominciano gli applausi anche perchè De Vezze prima di esultare corre in porta a prendere il pallone per fare in fretta. Sa che si può e si deve vincere. E infatti vinciamo. Nella domenica in cui si è parlato soprattutto della lite tra Bianchi e Lerda, voglio parlare di De Vezze perche mi sembra la miglior risposta alle polemiche che certo ci sono ma che sono alimentate un po’ artificialmente dai giornali (e anche da noi tifosi, basta leggere i commenti). De Vezze è stato un grande. Qualcuno lo rimproverava, nelle prime di campionato, di non avere i piedi buioni. Forse non li ha. Ma la testa, quella, è sicuramente ottima. E per noi che amiamo il Toro più di ogni altra cosa significa certamente molto.
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