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In principio venne la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, la cui gravità dei contenuti fu ammessa da tutti e fece scalpore. Inaudito, pazzesco, assolutamente intollerabile! Ecco il marcio nel calcio! Vergogna. Strano che...
In principio venne la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, la cui gravità dei contenuti fu ammessa da tutti e fece scalpore. Inaudito, pazzesco, assolutamente intollerabile! Ecco il marcio nel calcio! Vergogna. Strano che nessuno se ne fosse mai accorto prima, tra un rigore inventato e una parabola su punizione inesistente, tra un gol all’ultimo secondo (del minuto di recupero…dei minuti di recupero) e un’ammonizione scientifica, la cui previsione ante-partita ci prefigurava una luminosa carriera da maghi e ci illudeva di cambiare mestiere con buoni profitti. Tra le prime a pubblicare la letteratura di Moggiopoli, stranamente, il quotidiano di “famiglia". Lascio a voi le supposizioni. Fu detto: le pene di tutte le altre squadre coinvolte saranno graduate sulla base della punizione inflitta alla Juve, perché è lapalissiano e acclarato che questa risulta nettamente più colpevole. Illecito strutturale di borrelliana memoria. Si chiese una categoria inferiore alla B, con penalizzazione di 6 punti. Fu messo a verbale che l’avvocato Zaccone avrebbe accettato, proporzionalmente alle altre pene, una B con penalizzazione. Non ci opporremo, dissero i vertici cobolliani, ammettendo pubblicamente il misfatto e spiegando che questo era il nuovo corso: più simpatici anche se meno vincenti.
Ma il lupo perde il pelo ma non il vizio. Venne la sentenza di primo grado: B con meno 30. Inaudito! "Sono incazzatissimo" disse il Cobolli scivolando sulla buccia di banana dello (chi lo ha mai visto?) stile Juve. D’altronde, noblesse oblige, se certe cose le dicono anche i reali…! Venne la sentenza di secondo grado che premiò sì, oltremodo i rossoneri (che, guarda caso, non si opposero e non presentarono ricorso), e punì la Juve con B a meno 17. Dalla C2 con penalizzazione fu comunque un salto carpiato degno del miglior Louganis. Inaudito! Inaccettabile. Ci opporremo in tutte le sedi, tuonò il Cobolli. Voglio la A con meno 10. Con questa logica, allora, il Torino e le altre squadre non interessate dall’inchiesta, dovrebbero partire con la A a più 60. Ma il direttore del quotidiano valvassore della Famiglia, in corvè permanente (con buona pace dei Direttori con la D maiuscola che dal cielo si chiederanno dov’è finita la loro creatura), quello stesso quotidianoche mette il Toro di serie A, unica realtà vera di Torino (gli “altri” sono finiti a Torino per caso, ma starebbero meglio a Shangai o a Palermo, a Cesena o a Padova) in diciottesima pagina, lo stesso che sorvolò con una misera pagina la marcia dei 50.000 e che esaltò, invece, raddoppiando le cifre ufficiali di un'altra marcia (di quale orgoglio?), urlò come un ossesso in diretta tv sulla Rete nazionale, saltando sulla sedia e titolò allo stesso modo la vergogna sul suo (solo suo) giornale. Povera Italia! Chi doveva parlare con i magistrati restituì la tessera per non essere giudicato, ma adesso rilascia dichiarazioni fiume ai quotidiani. E i tedeschi ridono, ridono come pazzi e a ragione, prendendoci letteralmente per i fondelli “ma, allora, non era così grave! Italianen, zoliti mantolino e spachetti, fergogna” .
Ancora una volta, purtroppo, siamo costretti a vedere la verità completamente rovesciata, dove i padroni del vapore erano “vittime (sic!) del sistema e stritolati dallo stesso” (ma si portavano intanto a casa due scudetti alla volta: però, mica male per essere dei capri espiatori!), dove si rifaranno i 'processidellunedìconosbitespegialeilgrandeLugiano', dove i Tosatti di turno saranno nuovamente in cattedra a pontificare con flemma letargica sul rigore concesso alla solita squadra, dove il “non vaaaaaaaaa!” della Champions League riguarderà sempre e soltanto le solite squadre strisciate, dove il cielo (sky) è sempre azzurro per i soliti compagni di merende. Dove “gli azionisti hanno diritto di impugnare le sentenze perché….”, ma quelli della Parmalat o della Cirio (peggio, gli obbligazionisti che avrebbero la precedenza su tutto) hanno dovuto formare un comitato perché nessuna banca dava loro spiegazioni sulle eventuali modalità di recupero, dove da domani si potrà tranquillamente assoldare il cow-boy sceriffo di turno per aggiustare le partite, tanto poi restituirà la stella e non sarà giudicato per il suo operato, dove per le fideiussioni di Civitanova Marche ok, tutto bene, per la spalmatura dei debiti a 23 anni, ok tutto bene, dove per i tifosi del Toro: ma chissenefrega, cosa vogliono quelli lì! Non devono pagare i tifosi, non devono pagare i tifosi. Ecco il refrain mediatico che sale in un crescendo rossiniano. Ma il conto lo pagano sempre gli stessi, come le tasse… Domani tutti si dimenticheranno di quanto è successo. E’ un problema culturale, tipicamente italiano. Dimenticare in fretta, anzi, ribaltare la situazione: anche qui siamo maestri, i campioni del mondo. Sì, quelli che “non possiamo mandare in C i campioni del mondo!” che intanto, prima ancora di attendere le sentenze, si presentano alla conferenza stampa vestiti idealmente di camiseta blanca. “Ci hanno fatto vincere i mondiali!” Ecco qua, la solita contraddizione italiota. Vincere a qualsiasi costo, purchè si vinca, e l’etica gettiamola alle ortiche, non è roba per noi. A dirlo non sono solo i tifosi ma molti, moltissimi giornalisti che di autorevole portano solo la barba. Sto per chiudere la porta del calcio, nonostante un amore viscerale per il colore granata. Se mi diranno che sarà tutto, ma proprio tutto come prima, giro la chiave e la butto via: perché di fare i cento metri con le ciabatte, sapendo che gli altri partono sempre più avanti di te con le scarpe chiodate, beh, dopo 36 anni di calcio "attivo", sinceramente non ne ho proprio più voglia.
Il Guardiano del Faro (nickname forum Toronews)
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