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mondo granata
Domenica 29 novembre 2009. Caro Diario, all'inizio dell'anno ti avevo scritto che il Toro era morto, ricordi?Quando era? Ah sì, gennaio... dopo aver perso tre a zero contro il Genoa a Marassi.Ricordi quella partita? Sì? Anche io.Ne ricordo tante altre.Alcune perse immeritatamente (poche), altre perse perché non esistevano altre eventualità.Quella partita lì mi aveva fatto male in particolar modo.Perché mi aveva svegliata dal sogno che il Toro ci fosse ancora.Il risveglio.Era stato un risveglio.Brusco.Anche se anni e anni di nulla avevano lentamente scavato la roccia solida di cui sono fatta.Solo che non me n'ero accorta.Quel giorno lì invece era sorta dolorosa una nuova e necessaria consapevolezza.Vabbe', il Toro era morto, viva il Toro.Perché comunque non veniva a mancare l'istintivo tifare, l'automatico sostenere.Tifare Toro come respirare, tifare Toro come modo di essere, tifare Toro perché sì.E poi ci si era barcamenati per il resto del campionato con l'illusione di potercela fare ancora una volta, di poterci salvare per il rotto della cuffia, fino a quel trentun maggio.Son passati pochi mesi eppure sembrano secoli.E secoli lunghi per di più.Dopo sono successe cose che mi hanno fatto credere in una possibile resurrezione.Non sto ad elencarle per non annoiarmi, per non annoiarti.L'errore di fondo (mio) è stato quello di abbandonarmi ad un'ottica di resurrezioni.Se si muore si muore.Punto e basta. Questo è quello che pensa l'89% di me.Poi c'è il restante 11%.Non ti stupiscano queste percentuali: a me piacciono i numeri dispari, è solo un vezzo.Il mio 11% che sta cercando di farsi spazio in mezzo al disgusto ed alle macerie.E' la parte di me che sta già facendo il conto alla rovescia per la prossima partita in casa.Sto cercando di farla tacere, 'sta piccola parte, ma ha la voce forte, maledizione...Ne parlavo con un amico l'altro giorno... lui diceva che un tempo amava il Toro come si ama il proprio figlio più debole... quello che ti fa più dannare e che finisci per amare maggiormente, facendo torti ad altri eventuali figli. Diceva anche che al momento il Toro non è esattamente il cosiddetto figlio debole ma più semplicemente il figlio coglione, quello per cui inizi a prendere in considerazione l'idea dell'abbandono perché ormai...Per me non è così, gli ho risposto, per me non è così. Il Toro non è mio figlio. Anche se lo tengo dentro di me con la stessa cura che avevo quando a nuotare nella mia pancia c'erano i miei figli, quelli che mi sgambettano intorno, quelli che mi fanno tante domande, quelli per cui la mia vita ha un senso.Per me il Toro è l'amante perfetto, quello della scopata ogni tanto, quello della scopata divina, quello che va bene così, quello che insegna che avere aspettative non ha senso, quello che però crea le aspettative più alte, perché quando quell'aspettativa viene soddisfatta... oh sì, tutto assume un senso, anche essersi inferti ferite profonde amandolo.Potrei fare a meno di amarlo? No.Quando non c'era più, quando non c'era più in quell'estate odiosa del 2005, ero sgomenta. E non ho neppure più voglia di raccontarti di come mi sono sentita in quell'estate: è lontana, è passata.Vado ad ogni stramaledetta partita al Comunello e sono felice di essere lì, felice davvero, quando scrivo che mi vengono le lacrime agli occhi dico solo la verità, senza pudore.E poi va a finire come va a finire, il più delle volte.Com'è finita ieri. Ed era già andata a finire così prima che finisse.Il mio amico mi ha detto che vorrebbe ammazzare il Toro, però lo ama. Anche io vorrei ammazzarlo con le mie mani, proprio lì, proprio in quel momento. Però lo amo.E non c'è nulla, nullanullanulla, che riuscirebbe a non farmelo amare.Lo amo. Punto. C'è altro da aggiungere? No.L'amore incondizionato non si prova solo per i figli... l'ho scoperto mio malgrado.L'ho scoperto anche diventando madre e non sono diventata madre nel giorno in cui ho partorito i miei figli, è stato un percorso conoscitivo.E quando quell'amore mi è esploso dentro (ed è esploso solo perché non ero abbastanza grande per contenerlo) l'ho trovato simile a qualcosa che conoscevo già.Ed era di colore granata.Quella roba lì.Quella roba che torni a casa devastato e ti si piazzano addosso due/quattro occhi azzurri e rinasci.Quella roba che Rolando Bianchi ci crede fino alla fine e poi salta sulle barriere divisorie e ribadisce qualcosa.Quella roba lì.E quella roba lì finirà quando sarò finita anche io.Sto cercando di proteggermi cercando di non provare nulla: tristezza, disgusto, paura, rabbia... niente di tutto questo.E a tutti quelli che domani mi diranno "il Toro è sfigato, voi granata siete sfigati" riserverò il vaffanculo delle grandi occasioni.Perché gli sfigati sono altri, gli sfigati sono altro. E mentre questa domenica fredda va a congiungersi alla notte dedico un pensiero a qualcuno che aveva una notte così vasta dentro da non riuscire più a venire a patti con la vita: possa tu riposare in pace, Benigno. Oggi va così. Poi ti devo raccontare di che stretta al cuore mi è venuta vedendo la curva genoana durante il derby ieri sera ma non adesso, non adesso...
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