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Il miracolo di Renato Zaccarelli

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di Guido De Luca
Redazione Toro News

E' una mattina di fine giugno del 2004, sono mezzo addormentato e il Toro è lontano dai miei pensieri. Il campionato che si è appena concluso è stato fallimentare. Ci aspetta un altro torneo di serie B e la società sembra aver confermato sulla panchina Ezio Rossi. La voce gracchiante della radio attira la mia attenzione. Sento la musichetta d’attacco della rubrica sportiva di Radio Due. Drizzo le orecchie: l’apertura delle notizie è dedicata ai dettagli dell’acquisto di Massimo Marazzina da parte del Torino. Mi alzo dal letto, penso di non essere ancora lucido e forse di aver sognato tutto questo. Mi precipito in bagno dove mio padre si stava lavando e gli chiedo se anche lui avesse sentito la stessa notizia. Sembrerebbe tutto vero e non ci sarebbe nulla di strano, ma mi sorprende che una notizia riguardante il Toro, soprattutto se non negativa, apra il giornale radio sportivo Rai. Dentro di me penso che se il “buongiorno si vede dal mattino”…forse il vento sta per cambiare. Effettivamente in società continuano a mancare i soldi, ma Renato Zaccarelli, sempre più dirigente tutto fare, prosegue nella sua opera di ricostruzione di una squadra puntando sulle poche risorse economiche a disposizione. Si affida molto ai giovani del vivaio e a questi affianca uomini d’esperienza, che mirano a riscattarsi dopo qualche stagione poco fortunata. Marazzina ne è l’esempio. Giocava nell’attacco del Chievo dei miracoli, toccò il cielo con un dito con la  convocazione in Nazionale, poi il trasferimento alla Roma. In giallorosso non gioca praticamente mai, viene scaricato alla Sampdoria, che lo impresta al Modena. Insomma per una paio d’anni sparisce improvvisamente dalla circolazione. Accetta di scendere di categoria pur di giocare nel Torino e si rivelerà un ottimo affare per tutti.La società granata poco dopo perfeziona anche l’acquisto di un grande giocatore che forse avrebbe meritato palcoscenici diversi dalla laguna di Venezia in cui ha giocato per diversi anni: Pippo Maniero. E’ vero, giunge al Torino ormai ad un passo dalla pensione, ma è un attaccante dalla tecnica sopraffina. Con lui e il giovane Quagliarella, in rientro dal prestito al Chieti, si delinea l’attacco della stagione 2004/2005. Andrè Luciano Da Silva detto Pinga è nell’anno della completa maturazione e gioca ad altissimi livelli, mentre a centrocampo il rumeno Codrea sostituisce in cabina di regia il partente Walem. Al suo fianco sempre Mudingay, De Ascentis e Conticchio, più il tocco esotico del brasiliano Humberto (un solo gol per lui al Catania e spiccioli di presenze). La difesa è quasi tutta composta da prodotti del vivaio, oltre a Balzaretti, Mezzano e Mantovani, rientra all’ovile anche Comotto dopo una parentesi tra Firenze e Reggio Calabria. Tra loro si piazza al centro della difesa il corazziere Peccarisi, proveniente dal Cesena. I portieri hanno tutti giocato almeno un anno nelle giovanili del Torino. Stefano Sorrentino è il titolare, Jimmy Fontana è il secondo e una presenza a fine campionato la collezionerà anche Federico Marchetti, oggi affermato portiere del Cagliari.La squadra vola subito in testa alla classifica e gioca bene, subirà una flessione in inverno. Per tamponare le emergenze arrivano anche un quarto portiere, Gianluca Berti, il fluidificante Pesaresi, il fantasista Carlos Ariel Marinelli che ritenta l’esperienza in granata dopo aver fatto intravedere spunti interessanti due anni prima e l’attaccante Sasà Bruno. Tutti, chi più, chi meno contribuiranno al raggiungimento del terzo posto in classifica. Il Toro disputerà i play-off con Zaccarelli in panchina al posto dell’esonerato Ezio Rossi. Sarà apoteosi nella finale con il Perugia, ma i festeggiamenti dureranno poco.