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mondo granata
Estate 2001: pensieri e parole nella steppa. Ehi, me sa che con quella squadraccia quest'anno ve ne tornate subbito in B. Il puttaniere romano molla uno sguardo che non dà spazio ad equivoci sulle sue intenzioni verso una giovane ragazza bionda che potrebbe tranquillamente essere sua figlia. “Noi daa Maggica, invece, semo campioni d’Italia e quest’anno famo n'artra vorta nostro er campionato e pure la Cempionsse Ligghe…mo però statte zzitto….che cciò da fa….aa vedi quella là? Stasera me la porto ‘n cammera…viè con mè che je chiedemo se ccià nn’amica pure pe tte…”“Guarda….no….un’altra volta….stasera meglio di no….”“Eh….sentilo…ccià trent’anni e pare che n’ha settanta….a regà: devi imparà che ogni lasciata è perza….vabbé….se preferisci stattene n’albergo a giocà a carte co ‘sti quattro vecchi fa pure….io stasera me diverto e poi domani te racconto…”Forse ha ragione il romano. Alla mia età dovrei essere più sciolto, disinibito e menefreghista. Lui ha più di cinquantanni, e in Italia ha un figlio grande ed una compagna che lo adorano. Ma a quest’ora se ne sta con una fanciulla di trent’anni più giovane, che vede in lui l’italiano pieno di soldi che le farà passare una serata diversa dal solito. Mentre io me ne rimango in albergo. A giocare a scopone. A pensare all’immenso paese che ci ospita con la sua struggente bellezza e le sue contraddizioni. Mi metto a letto e mi addentro nella lettura di “Guerra e Pace” che nell’immensità che c’è la fuori è ambientato. La grande Russia. La madre Russia. La gloriosa Russia. La povera Russia. Mi addormento col librone in mano e la luce accesa. Sogno l’enorme distesa della steppa imbiancata. Sogno di innamorarmi come il Principe Andrej della giovane Natascia. Sogno un Toro finalmente vincente. Mi risveglio. Domenica inizia il campionato e so che il romano, ieri, non aveva tutti i torti. Magari ci salveremo. Forse ci sono squadre più scarse della nostra. Ma davvero quest’anno non siamo gran che. E per fortuna che è rimasto Camola, l’uomo del miracolo dello scorso anno. L’uomo che ci ha strappati dal fondo della classifica portandoci a vincere il campionato cadetto. L’uomo che in estate, i nostri “illuminati” dirigenti volevano rimuovere giudicandolo troppo inesperto ed inadatto alla massima serie. Inoltre abbiamo preso Lucarelli, uno che i gol li ha sempre fatti. Sono tornati Ferrante e Comotto. Abbiamo acquistato Vergassola dal Doria, Cauet dall’Inter e gli oggetti misteriosi Osmanovsky e Franco Ramallo: quest’ultimo l’abbiamo pagato un sacco di soldi e ce lo presentano come un fuoriclasse. Se ne sono andati, lasciando in alcuni casi qualche rimpianto, Schwoch e Ciccio Artistico, Tricarico e Mauro Bonomi, Colombo e Mendez, Diawara e Jurcic. Dietro non dovremmo essere male e in attacco, sulla carta, dovremmo essere esplosivi con Ferrante e Lucarelli. Il centrocampo, invece, pare il punto debole della squadra che, Maspero a parte, sembra un po’ carente di fantasia. Pronti-via. Il campionato inizia e io sono ancora a Kostroma, Russia profonda. Intorno alle 20.00 (le diciotto in Italia) tutto il gruppo si riunisce in una camera per vedere novantesimo minuto, visto che il segnale della Rai arriva anche nel mezzo della steppa. Accipicchia: dopo un tempo si vinceva 2 a 0 grazie ai gol di Galante ed Osmanovski. Ma la reazione dei friulani li porta, nel giro di tre minuti nel corso della ripresa, a raggiungerci sul 2 a 2. Qualche rimpianto, ma un punto fuori casa non è male, come inizio.
Dasvidania: valigie pronte e nuovi miracoli
Dasvidania Russia. Arrivederci antica Mosca e splendida San Pientroburgo. Si torna in Italia. Si torna alla solita vita. Si torna a seguire il Toro. Si torna a veder perdere il Toro….col Brescia….con l’Inter….a Piacenza. C’è il derby alla sesta giornata e noi ci arriviamo con soli due punti. Siamo in fondo alla classifica. Camola ha le valigie pronte. Costa cinquantamila lire il biglietto per quella partita. Tra poco più di tre mesi sarebbero venticinque euro. Che strano. Chissà come saranno veramente gli euro. Chissà che effetto farà tenerli tra le mani. Chissà come sarà entrare in un bar, ordinare un caffè e sentirsi chiedere ottanta centesimi anziché le classiche millecinquecento lire. Chissà se ci abitueremo davvero alla nuova valuta che entrerà in circolazione proprio all’inizio del prossimo anno.Siamo stati in dubbio se venire o meno fino alla fine. Il costo del biglietto, certo, ma anche il fatto che oggi, a Lisbona, si corre il mondiale di ciclismo. Forse sarebbe stato meglio risparmiare e vedere la corsa, anziché venire qui, spendere soldi e subire l’ennesima sconfitta contro una Juve davvero molto forte.E invece eccoci . I soliti tre. Pronti a cominciare ancora una volta. Ancora una volta è derby. Ancora una volta si spera. Pronti….via….Juve in vantaggio con Del Piero. Palla al centro….palla a loro….Tudor…2 a 0 . Sono passati undici minuti e siamo già sotto di due gol. Penso che manco Smoking Joe Frazier si sia sentito così dopo essere stato messo al tappeto da Foreman per ben sei volte in due round a Kingston nell’ottobre del 1973 . La Juve domina e noi siamo incapaci di reagire. La Juve segna ancora, con Del Piero, al ventiquattresimo. Riemergono vecchi fantasmi. Riemerge il ricordo, abbastanza lontano ma non cancellato, di quel 5 a 0 del dicembre 1995. E forse oggi sarà ancora peggio. Ce ne faranno ancora di più. Ah…non posso sopportare quella curva incolore che urla e festeggia. E chi li sente domani? Chi li sente?“Basta! Sono stufo di farmi prendere per i fondelli! Basta! Me ne vado….vado a casa!” dice il mio amico ingegnere col pizzetto, compagno di sventure da tanti e tanti anni.“Ma dove vai? Non hai manco la macchina…”“Venite anche voi….basta! Ma non vedete che è finita?! Se volete stare fate pure…io me ne vado a casa a piedi!”“In effetti…” dice l’altro mio amico scuotendo la zazzera di capelli rossicci “se ce ne andiamo ora, riusciamo ancora a vedere gli ultimi chilometri del mondiale…”Mi hanno quasi convinto….sto per alzarmi, cosa che fanno molti altri vicino a noi, ma una strana forza mi inchioda alla sedia. La forza della disperazione. La forza della speranza. “No! Fate quello che volete. Io di qui non mi schiodo! Io non scappo davanti ai gobbi! Io non me ne andrò da qui anche se ce ne dovessero piantare altri cinque!”La Juve domina. Noi siamo dei fantasmi. Le persone attorno a noi hanno facce da fantasmi. Finisce il primo tempo. 3 a 0 per loro e potevano essere di più. Negli spogliatoi il Camola avrà già fatto le valigie. Forse manderà un altro in panchina nel secondo tempo. Il derby è perduto. Di questo passo si va in B di sicuro.E invece….La Juve crede di aver già vinto e il Toro ci prova. Esce quel fantasma di Osmanovsky ed entra Ferrante. Perché, Camola, ma perché mai lo avevi tenuto fuori? Ora è troppo tardi per qualsiasi cosa. Ma non per provare a reagire. Dodicesimo minuto. Cross di Ferrante, testa di Lucarelli e Buffon è battuto. Siamo più vicini, ma sarà ancora dura. Eppure qualcosa è cambiato. La Juve, la grande Juve, sembra aver paura. Credeva di aver ammazzato il Toro, ma il Toro, questo Toro, non muore. Capitan Tonino Asta, motorino inarrestabile, entra in area palla al piede con decisione. Thuram non può far altro che metterlo giù in area. Rigore. Ferrante gol. 3 a 2. E mancano ancora venti minuti. Venti minuti per crederci. Venti minuti per pareggiare.Ma il tempo passa. I minuti trascorrono inesorabili. Ora ne mancano sette. Pochi, ma sufficienti per crederci ancora. Asta ci crede. Ferrante ci crede. Mentre Lucarelli è uscito per far posto a Maspero. Tonino vola sulla fascia. Mette in mezzo. Testa di Ferrante. Miracolo di Buffon che respinge. Ma la palla va sui piedi di Maspero che la butta dentro. 3 a 3 per noi!“Pizzooooooo….abbiamo pareggiatoooooo….eri tu che portavi sfigaaaaa” grido nel telefonino “Ormai non ci prendono piuuuu….” Silenzio improvviso. Delli Carri ha appeno atterrato Tudor in area. Borriello concede il rigore. E te pareva: non aspettava altro. Del Piero è uscito e dagli undici metri va Salas. Maspero si aggira intorno al dischetto. Salas parte. Sicuro. E spedisce la palla verso la curva gobba. Neanche Diego Dominguez al sei nazioni avrebbe saputo fare meglio. E’ finita! E’ finita per davvero. Sapremo poi che Maspero aveva scavato una buca affianco al dischetto per “aiutare” il cileno a tirare in cielo. Il nostro grande Ricky Maspero ci ha portati in Paradiso. E’ la partita della svolta. La domenica dopo battiamo l’odiato Perugia con un gol di Ferrante, ormai tornato ai suoi livelli. Si prosegue tra alti e bassi alternando grandi vittorie, come quella col Milan per 1 a 0 e quella per 5 a 1 in rimonta col Verona, a cocenti sconfitte come quella interna col fanalino di coda Venezia prima della sosta natalizia. Chiudiamo il girone d’andata a 17 punti, decisamente troppo pochi per stare tranquilli. Camola ha di nuovo le valigie pronte. Il tecnico sembra non essere più in grado di fare miracoli. E invece nel Toro scatta di nuovo qualcosa: vinciamo tre partite consecutive contro Udinese, Brescia e Lazio ed iniziamo un grande periodo che culmina con la vittoria di Parma, lo sfortunato pareggio nel derby di ritorno (quello in cui Maresca si trasformò in coniglio) e il trionfo di Verona con l’incredibile gol in contropiede di Franco Ramallo. Anche se mancano ancora cinque giornate al termine, quella di Verona è la partita salvezza. Ci saranno sufficienti quattro pareggi consecutivi per arrivare tranquilli alla meta dell’ultimo match interno contro la Roma, in quel famoso cinque maggio in cui l’Inter perse nella capitale contro la Lazio uno scudetto già vinto. Salvi. Salvi. Salvi. Ancora una volta a Mister Camola è riuscito il miracolo!
Arrivederci e bentornato, uomo dei miracoli
Purtroppo stava quasi per finire. I miracoli nel calcio non si ripetono all’infinito, specie se in estate lasci andar via per quattro soldi Tonino Asta e Ricki Maspero, i migliori elementi che hai, gli unici dotati di fantasia. Specie se pensi di rimpiazzarli con Conticchio e Magallanes. Specie se nelle prime quattro partite di campionato incontri Inter, Lazio, Modena dei miracoli e Milan. Specie se, dopo aver battuto il Chievo ed esserti portato in linea di galleggiamento, una dirigenza bacata decide (con l’appoggio di parte di un pubblico ignorante e strumentalizzato) di esonerare il mister dopo una sciocca eliminazione in Coppa Italia con l’Empoli. Qualcuno, anche in mezzo a noi, riteneva quel Toro vergognoso. E individuò in Mister Camola il principale colpevole. Forse a Camola sarebbe riuscito un ulteriore miracolo. O magari eravamo talmente scarsi da non farcela comunque: ma certamente avremmo fatto una figura più dignitosa e non avremmo chiuso quel campionato vergognosamente ultimi con 21 punti, mentre da altre parti in città si festeggiava il secondo scudetto consecutivo e si andava in finale di Champions. Avremmo potuto continuare a camminare a testa alta, non con gli occhi bassi come accade quando perdi entrambi i derby subendo nel complesso sei gol. Non sappiamo se, dopo la cavalcata trionfale del 2000-2001 e la salvezza insperata del 2001-2002, a Camola riuscirà il terzo miracolo. E’ oggettivamente molto difficile. Ma noi sappiamo che lui ci sta provando. Che non pensa ad altro. E un piccolo grande miracolo, probabilmente, avverrà di sicuro: magari non riusciremo a salvarci, ma con Camola ritroveremo l'orgoglio. L'orgoglio di giocare da Toro. L'orgoglio di essere il Toro.
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