Cari Amici, questa rubrica percorre e ripercorre i miei (e anche vostri) giorni Granata. Se io fossi una persona organizzata e metodica, prenderei appunti tutti i giorni... ma dal momento che non lo sono, cerco di ricordarmi tutti i pensieri che formulo da una settimana all'altra e poi cerco di metterli in una specie di ordine. Avevo cose da raccontare anche questa settimana, ma sapete com'è... a volte ci sono imprevisti che non si riescono a superare ed allora... si getta la spugna. La mia spugna gettata corrisponde al riproporvi un pezzo pubblicato lo scorso anno, più o meno in questo periodo. Mi era piaciuto scriverlo, spero non vi dispiaccia rileggerlo.Grazie e alla prossima settimana :-)
mondo granata
Il Segreto
Mercoledì 16 giugno 2010, tardo pomeriggioCaro Diario,come sto? Sto bene, grazie.Dunque... ora bisogna fare un po' di programmazione, pensare ai progetti futuri, digerire il boccone e mettere in atto il piano B.Il piano B.Il piano B.Il piano B.Aspetta, lo dico ancora una volta: il piano B.B.Che due Balle...Per pensare ad altro chiudo gli occhi, batto i tacchi delle mie scarpette rosse per tre volte, novella Dorothy (dov'è il Mago? Nel Regno di Oz. Ecco perché QUI è sparita la magia), esprimo un desiderio e il desiderio si realizza.Ho desiderato di fare un viaggio nel futuro e l'ho fatto per davvero.Le partite si giocavano negli stadi ma non c'erano spettatori.Altoparlanti a torre diffondevano la registrazione dei cori del passato.Gli spettatori, mollemente adagiati su comode poltrone, guardavano la partita su schermi giganteschi.Sguardi spenti, braccia conserte o distese lungo i fianchi.Non volava una mosca.Il futuro era così.Il Comunello? Le squadre si affrontavano lì, ma sugli spalti crescevano piante carnivore e arbusti rampicanti.Il Filadelfia? Dimenticato, cancellato dalle memorie, perfino dai libri di storia. Qualcuno ancora arrossiva per la vergogna.Superga? Ah, sì... qualcuno aveva sentito parlare di un aereo, di un temporale, di uno schianto, di una squadra, ma pochi ricordavano l'esatto accadimento, i nomi. Era fresco il ricordo del furto della lapide. Un modo come un altro per cancellare un passato ormai ritenuto inutile.Oddea, credo di essere entrata in modalità Saglietti... anzi no: ho solo avuto un incubo.Non ho scarpette rosse, qualche volta i tacchi sì, non li batto fra loro e un futuro così io non lo voglio.Me ne sto qui nel mio presente e mi limito ad osservare. Devo ricordarmi di parlarti di Uatu, l'Osservatore. E anche del suo Nullificatore Assoluto.E devo ancora scrivere il Cappuccino per venerdì.O forse l'ho già scritto.Credo di averlo tutto in testa.Devo solo disimpigliarlo dai riccioli.Al lavoro, pigrona...Intanto... intanto Lerda: ben tornato. Sei coraggioso... anzi no: t'ses propi del Tor...Giovedì 17 giugno 2010, seraCaro Diario,è divertente.Durante il campionato c'era il continuo altalenare fra Ansia Pre Partita, botte da orbi, gioie stellari (oh, abbiamo pure visto una tripletta quest'anno!) e altro che non sto qui ad elencare.E ora? E ora c'è il continuo altalenare fra alterni sentimenti, un pizzico di tristezza, due risate, la vita insomma...Il divertimento dove sta? Nel vivere. Punto.Sai, ci speravo nella serie A.Ci speravo tanto.Mi piaceva l'idea di avere la possibilità di mollare qualche pera ai gobbi, mi piaceva l'idea di giocare la domenica e non di sabato (o altri giorni escluso il giovedì... non abbiamo mai giocato di giovedì, vero? Devo controllare...).By the way: non si potrebbe organizzare un derby ad minchiam?No, non è autolesionismo: è solo che mi manca quell'atmosfera... hey, non è che mi sto 'ammalando' di magonediesseredelToro?Boh, chi lo sa... forse sono rimasta un po' (tanto, troppo... non so quantificare) colpita da una frase che è entrata a far parte del vocabolario di mia figlia da qualche giorno, dal giorno dopo Brescia-Toro.Improvvisamente il suo solito “Sogni d'oro” serale si è trasformato in un “Fai tanti sogni Granata e li farò anche io”.Mi ha colpito.E' ancora piccola ma abbastanza grande da capire che cosa sia una sconfitta.E io sono già grande ma rimasta abbastanza piccola da non riuscire a contenere tutto l'orgoglio di tifare per la mia squadra.Che poi... fosse solo una squadra... forse sarebbe più facile... ma a dirla tutta... è facile essere Granata, sai? Oppure no. Vabbe'... te lo dico dopo.Funziona così: a volte ti capita di godere dell'immensità e più spesso di soffrire come una bestia che si avvia al macello. Poi ti esplode qualcosa dentro, così all'improvviso, ti esplode dentro una specie di consapevolezza, una specie di negazione della solitudine, una specie di intolleranza alla banalità, e sai di possedere il segreto che permette di essere speciale in un mondo in cui essere speciali è riservato a chi urla più forte.E non stai urlando, non stai urlando affatto... ti guardi dentro e trovi tutto quello che ti serve.Sto divagando, mi accade spesso...Ti dicevo che ci speravo tanto, ma sapevo che non sarebbe successo.Era evidente.Era la logica conseguenza di anni scriteriati.Ma che cosa mi costava credere che l'ordine naturale delle cose potesse venir sovvertito?Nulla, non mi costava nulla.La vita mi ha insegnato che con la rabbia non si risolve MAI nulla, anzi... e che essere perdenti è ben altro che tifare, spasimare, amare, sentire nel midollo una squadra di calcio (“Ma è solo una squadra di calcio...”... “Ma vaffan...”).Ne ho viste e sentite dire di tutti i colori quest'anno.Di tutti i colori.In alcuni momenti c'erano proprio tutti i colori tranne quello giusto.Eppure, in una piccola sfumatura di tutte le voci che si sollevavano, c'era sempre un piccolo angolino perfetto.Perfetto nella tonalità di colore, suono, sostanza.Quella roba che è solo ed esclusivamente Granata.Povera illusa? Sì, senza dubbio.Ho ricevuto botte pesanti quest'anno: non è stata una passeggiata.Provo a spiegarti... ci sono tre cose che mi piace fare: tifare Toro, fotografare e scrivere.E' facile fotografare: angoli di mondo, particolari apparentemente nascosti, movimenti da rendere immobili... c'è sempre qualcosa da fissare e da riguardare, sempre.E' facile scrivere: incontri, discorsi, sensazioni... c'è sempre qualcosa da raccontare, sempre.E' facile tifare Toro.E' facile tifare Toro? No, affatto, per nulla.Che confusione...Tifare Toro è facile o difficile?Non lo so e non mi interessa saperlo, credo.Si fa.Così come si respira.Così come il cuore pulsa.Così come le palpebre si chiudono fulminee, non so quante volte al minuto.Si fa.Satisfaction guaranteed.Vieni a tifare Toro anche tu: avrai sempre fegato, stomaco e cuore in subbuglio, fiato lungo anche quando ti sembrerà di non poter più gridare un altro “Alééééééé!!!” e tanti tanti tanti amici.Be'... anche alcuni 'nemici'... 'nemichetti', via.Hai presente quelle persone con cui hai disparità totale di vedute su uno stesso oggetto d'amore?Quelle persone con cui arrivi a litigare pesantemente, con cui arrivi a livello d'odio reciproco che non credevi di poter provare? Hai capito, no?Quelle persone con cui, però, se arriva il momento in cui confrontarsi guardandosi in faccia, magari davanti ad un bicchiere di vino, vino rosso, vino Granata... basta sentirne il profumo, basta guardarne il colore e passano un po' di malinconie (gli attriti, a quel punto, sono già alle spalle).I miei 'nemichetti': abbiamo finito per volerci bene. Abbiamo capito che non troveremo mai un punto di incontro se non nel momento, quasi rituale, in cui le maglie Granata spuntano – sono fiori crudeli - sul campo verde.Siamo tutti amici, noi del Toro, no? E allora il mio peggior amico è diventato il mio miglior nemico: il campionato appena finito mi ha portato questo regalo.Poca roba, dirà qualcuno... nel mio mondo, per quanto piccolo (magari lo fosse...), è tanta roba.“Poca roba, siamo proprio poca roba...”: quante volte l'ho sentito dire nei mesi passati.Quanto faceva male sentirlo dire, dirlo, riconoscerlo.Bon, basta: è andata.Ogni tanto entro nel loop della sofferenza che la rievocazione, talvolta, genera.C'è troppo da rievocare.Non ho più voglia di soffrire.Ho già dato. (*)(*) Fino alla prossima volta, fino alla prossima volta...Venerdì 18 giugno 2010, notte ma era giovedì fino a poco faCaro Diario,fatto, scritto, pubblicato: il Cappuccino è servito.Che cosa vuoi che sia mettere due parole dietro ad altre due e poi ad altre due e ad altre due ancora? Un gioco da ragazzi.Sono solita dire che c'è sempre qualcosa da raccontare intorno al Toro ed è davvero così.Fuori dal campionato è un po' più difficile ma ce la si fa, ce la si fa comunque.Si fanno incontri casuali, si catturano mezzi discorsi per strada, ci si trova affiancati al semaforo e si nota un inequivocabile segno di Granatismo, si abbassano i finestrini e vai con la liturgia: “Forza Toro”, “Sempre forza Toro”.Sì, sempre forza Toro.Non potrei farne a meno però... però io non se lo volevo.Io non so se volevo tutto questo.Non so se lo volevo, però è una delle cose migliori che mi siano capitate nella vita.Come andare a cercare la pentola carica d'oro che i Lepricani nascondono alla fine dell'arcobaleno.Non è importante la pentola carica d'oro, l'arcobaleno sì.Sabato 19 giugno 2010, seraCaro Diario,ti dicevo degli incontri casuali.Sotto una pioggia torrenziale, sono andata al bar del paesello per prendere il caffè.Per godermi meglio il concerto delle gocce, ho portato piattino e tazzina su un tavolo sotto i portici.Dopo un po' è arrivato il vecchio Giacot con l'inseparabile bastone.“Posso guardare la pioggia con te?”, ha chiesto.Non ha aspettato la mia risposta: si è accomodato ed ha sospirato.Siamo rimasti in silenzio per un po', lo saremmo rimasti per non so quanto tempo, le parole non hanno molta utilità quando il sentire è comune.E quando il sentire comune ha avuto bisogno di diventare suono, Giacot ha preso la parola.- Allora... come stai?- Sto bene, Giacot, sto bene... tu, piuttosto? Come va con le gambe?- Eeeh... come sempre: l'umidità le rende più... be', non riuscirei più a fare quelle sgroppate in campo... il Principe del Contropiede, mi chiamavano così...- Lo so... [sorrido]- E dunque? Che cos'è quel sorriso triste?- Triste? Ma no, Giacot, non sono triste, solo un po', dai...- Sarà mica per colpa del Toro?- Un po' sì e un po' no...- Ascoltami... [tira fuori dalla tasca un fazzoletto liso] vedi questo? E' il fazzoletto in cui ho affondato la faccia quando i Ragazzi non hanno più fatto ritorno a casa...- [rido nervosamente per trattenere lacrime e grida] Dai, Giacot, non parliamo di Superga oggi, per favore...- Non voglio parlare di Superga, ragazzina frettolosa! [è l'ultima creatura rimasta sulla Terra a chiamarmi 'ragazzina'] Stai zitta e ascoltami! [è l'ultima creatura rimasta sulla Terra a riuscire a zittirmi] Questo fazzoletto, proprio questo, mi accompagna da una vita ormai... lo uso, lo lavo, lo stiro, lo uso, lo lavo, lo stiro... e non perde il profumo di sapone che aveva in quel giorno di merda, scusa se dico una brutta parola [sorrido], non lo perde mai... lo porto sempre con me, mi fa ricordare di non lamentarmi per il male alle gambe, alle mani, al collo... ho avuto una vita lunga e conto di rompere le scatole ancora per un po'... soprattutto non ho voglia di lamentarmi ma ancora di costruire. Guarda che lo so, eh? Guarda che so bene che quando non ci sarò più tutto quello che avrò costruito verrà messo nel dimenticatoio, scomparirà con me... però il senso della vita è godere di quello che si sta facendo proprio nel momento in cui lo si sta facendo, per voltarsi indietro, di quando in quando, e ridere – magari con una lacrima nascosta – dell'opportunità di aver vissuto...- Giacot... dove vuoi arrivare?- Da nessuna parte. Voglio stare qui. A guardare la pioggia. A farti vedere un fazzoletto che sembra uno straccio. Anche il Toro è uno straccio. Gli vuoi meno bene?- No...- Anche tu sei uno straccio, sai? Ti vuoi meno bene?- Ma che cosa c'entra???- Testa d'incudine che non sei altro! Il fatto di essere uno straccio ti rende meno capace di assaporare la vita, di avere quella testolina dura [sorrido ma avrei tanta voglia di piangere] sempre rivolta verso il futuro? Guarda che ti conosco bene, guarda che so quanta vita ci sia in te... se ti senti uno straccio, diventi uno straccio. Tira su 'sta testolina, ragazzina, tirala su... io posso permettermi di abbassare il capo, inizio ad essere un po' stanco e tra un po' andrò là [rivolge il mento in direzione del cimitero], tu no.- E quindi?- E quindi vivi, ragazzina, vivi... vedi: il mio fazzoletto è liso ma non per questo non assolve al suo compito. E ti dirò di più: quando mi prende la malinconia, noi vecchi abbiamo spesso la malinconia, lo prendo in mano e vedo un film meraviglioso e quel film l'ho fatto io. L'ho fatto io piangendo per la Grande Tragedia, asciugandomi il sudore mentre lavoravo nei campi, sventolando una mano per salutare un amico che vedevo avvicinarsi, contando i giorni e dicendo a me stesso: “L'ho sfangata anche per oggi e non è andata poi così male...”- Capito... però posso essere un po' triste lo stesso?- Certo che puoi... se no non saresti venuta qui a guardare la pioggia... e non ci sarei venuto neppure io...- Sei triste anche tu?- Ovviamente sì, ma lo sai: io ho il mio fazzoletto liso e tutto passa... passa tutto, tranne essere del Toro. Che ti piaccia o meno. Ma io so che ti piace. Altrimenti non spunterebbe quella maglietta granata da sotto il maglioncino.- Già... bon, torno a casa, Giacot... grazie e... ci vediamo qui alla prossima pioggia...- O al prossimo sole: sai, il sole spunta ogni giorno, anche quando è nascosto dalle nuvole... sposta un po' più in là lo sguardo e vedrai...- Che cosa vedrò?- Lo sai: vedrai un'atmosfera. Il Toro stesso è un'atmosfera. Vuoi fartela rubare da due lacrime in croce?- No...- E allora ciao, ragazzina... sii felice!Il pomeriggio si è spento per lasciare spazio alla sera.Si cercano grandi risposte alle grandi domande della vita e, a volte, LA risposta arriva da un Giacot qualsiasi.Vita dolce e amara e ironica... mi piace!Domenica 20 giugno 2010, notteCaro Diario,una settimana fa era una settimana fa (Madame de La Palice is here to stay) e mi sembra un secolo fa.E' un secolo fa.Che cosa è successo nel frattempo?E' tornato uno dei ragazzi del Fila (hey, ce ne sono ancora!) e ci siamo seduti a guardare che cosa accadrà.Finalmente: avevamo bisogno di riposarci un po'.Quando inizia il campionato?Buonanotte ;-)Lunedì 21 giugno 2010Caro Diario,Solstizio Estivo, il Sole entra in Cancro, è il giorno più lungo dell'anno, è la notte più breve dell'anno, alcuni vanno in giro a fare incantesimi, altri a rompere le scatole con catastrofismi di ogni genere: viva le differenze.Inizia ufficialmente l'Estate: un giorno in meno all'inizio del campionato.E ancora forza Toro.Martedì 22 giugno 2010Caro Diario,oggi non ho voglia di scrivere.Però credo di aver capito una cosa di me e voglio dirtela: io... io non guardo quasi mai indietro. Guardare indietro mi distrae dal presente. Ricordare tutto tutto tutto, come mi accade – è la mia natura – non significa guardare indietro ma solo immagazzinare.Niente distrazioni, solo vita.Sto costruendo il mio fazzoletto liso e sai di che colore è? Indovina!!!Poi ti devo raccontare di alcune persone che non so bene come definire... sono le persone frustrate dal non osare essere se stesse, quelle che per pensare di essere vive non trovano alternative diverse dall'invidiare, dall'entrarti violentemente sugli stinchi con tutti i tacchetti... le persone che pensano di farti male e forse ci riescono. Forse...Boh... non sono un angioletto neppure io, però ho le ali, quindi... che si fottano: sotto le piume delle mie ali ho di che far male, ma non adesso, non adesso...Mauro Saglietti: catastrofista. Complottista. Soprattutto Artista. Visionario, ma finisce per avere spesso ragione. Mio Mentore. Amico impareggiabile. Scrive su Toro News, la sua rubrica si chiama "Istantanee"... è quello che scrive tanto (ce ne fossero...). Quando a creatività il vulcano Eyafjallajokull gli fa un baffo. Tifoso del Toro. Non è un cialtrone (purtroppo). E' un GRANDE, insomma. Dopo quello che ho scritto mi offrirà un caffè (al cappuccino ci penso io). Silvia Lachello
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