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Il soldatino di stagno è una fiaba danese che parla di un giocattolo, un soldatino di stagno, che si innamora di una ballerina di carta, e delle peripezie di questi per ricongiungersi al suo amore, unione maledetta da un troll malvagio.
Esistono vicende che nascono da un rivolo inaspettato che scivola via da un enorme ed impetuoso torrente.Scende giù per la montagna quasi nascosto, raccogliendo altra acqua sul suo cammino, fino a diventare un inaspettato e rigoglioso ruscello.La sua è una storia amara, perché già sa che verrà riassorbito dalla terra, oppure sarà costretto a gettarsi nel vorticoso caos tempestoso che l’ha generato.Sembrerebbe una visione bucolica delle cose, quasi una fiaba.E questa storia è in fondo una fiaba.La fiaba di quel rivolo che prese consistenza, fino a stupire se stesso.Ma anche di un triste ed amaro finale, come se la fiaba fosse stata scritta da Andersen.
Fiabe e favole. Non sapevo che esistesse una così grande differenza tra loro.La favola è la personificazione spesso animalesca, di una morale.La fiaba no, sovente non ce l’ha.Hans Christian Andersen era danese, le sue fiabe, talvolta dolci, improvvisamente più dure, spesso lasciavano spazio a finali amari, nella quale l’esperienza dell’uomo sovrastava inevitabilmente lo sguardo del bambino, che aveva avuto la meglio per tutta la durata del racconto.Come La Sirenetta, ad esempio. O La piccola fiammiferaia.Come quella del Soldatino di stagno.Già, Andersen era danese.Forse non è un caso che questa presentazione si sia involontariamente intrecciata a lui e alle fiabe.Questa, amici, è la storia dei Campionati Europei della Danimarca nel 1992.Questa è una storia dal finale triste, che commosse il mondo ben oltre il puro aspetto sportivo.
Se fossimo in un documentario, questa storia si aprirebbe con le immagini, di un colore leggermente sfocato, di un quartiere di una città europea.Si sentirebbero gli spari secchi dei cecchini sui tetti e la telecamera a spalla inquadrerebbe la fuga delle poche persone per strada.Non è da escludere che qualcuno cadrebbe sotto questi colpi, magari ai piedi di una casa devastata e bucherellata da colpi di mortaio, mentre in lontananza si udirebbero le esplosioni dell’artiglieria.
Se invece, peggio, questo fosse un film italiano degli anni Settanta, rischierebbe di diventare un lacrima movie, una di quelle pellicole che facevano singhiozzare intere famiglie, in un pianto forse catartico, ma straziante.Se poi, improvvisamente, questa fosse la storia di una canzone, sarebbe un qualcosa di intenso a cui lasciarsi abbandonare, già sapendo che si verrà coinvolti in un vortice struggente, che di volta in volta potrebbe diventare malinconia, un ricordo che mescola gioie passate con un addio.
Se questa storia infine fosse stata concepita per essere un racconto, mi piacerebbe descriverla con una scena, una delle ultime.Un televisore acceso in una camera di ospedale, visto da un letto. Il gol, il gol del 2-0 in quel momento.Una mano che si solleva da letto, un dito a indicare il televisore ed un pallido sorriso.No. Stop.Non mi va di raccontare come se fosse un romanzo, per mantenere teso il lettoreForse potrebbe anche riuscire bene, ma…No, non voglio tutto questo.
Eppure questa storia ha tutti i tratti di una fiaba.C’è il gigante dallo sguardo allucinato. Il gigante buono, Peter Schmeichel, portiere della Nazionale.C’è il soldatino di stagno, Kim Vilfort, il rude mediano danese, che affronta le peripezie per l‘oggetto del suo amare.Ci sarebbero personificazione di animali, come in molte fiabe e favole. Ad esempio lo scorpione, segno zodiacale che, per una strana coincidenza raggruppa tutti i protagonisti della storia.E c’è la tenera ballerina di carta, oggetto dell’amore del soldatino, simbolo dell’impossibilità dell’amore terreno.Così la nostra fantasia, ancora una volta a metà di un orizzonte tremolante, cerca un disegno superiore, che possa unire i tratti di quella che fu la realtà.
1992, inizio giugno.E’ un anno cruciale, sotto molti aspetti.Le nostre speranze di rinascita calcistiche, come sabbiamo fin troppo bene, hanno urtato contro una traversa poco meno di un mese prima.Di lì, la palla rimbalzerà soltanto più indietro, per noi e quel gol non sarà più raggiunto.La situazione italiana, frattanto, è frastornante, forse solo ai nostri giorni si comprende la portata di quanto accadde allora.Da pochi giorni il democristiano Oscar Luigi Scalfaro è il Presidente della repubblica, che si appresta a vivere un mandato tormentato.E’ stato eletto con votazione pressoché unanime dopo che una devastante esplosione ha portato via, sulla A29, il giudice Falcone, la moglie e tre agenti della scorta.Mani Pulite sta esplodendo in tutta la sua imprevedibile e sospirata durezza, le fondamenta stessa di una corruzione abituale e ormai data per scontata, traballano, lasciando molti affaristi senza padrini protettori.A poco vale dire che Il Moro di Venezia, la barca di Raoul Gardini, ha da poco perso la finale dell’America’s cup. Quella notizia non passa alla storia.Passerà invece il suicidio dello stesso Gardini, sempre che di suicidio si sia trattato.Il Milan è campione d’Italia, a Sanremo ha trionfato l’anonima e prevedibile Portami a ballaredi Luca Barbarossa. Il mondo musicale da qualche mese piange Freddie Mercury, Elio e le Storie Tese fanno ridere e riflettere con Pippero e Servi della Gleba, tratti da quel capolavoro che fu Italyan rum casusu cikty mentre le hit parade di quei giorni parlano di brani dance più anonimi del tip-tap del rubinetto, accanto ai trionfi di Luca Carboni e ad evergreen come Why di Annie Lennox e One degli U2.
A pochi passi dall’Italia, però, si spara e si muore.Sarajevo è sotto assedio, la guerra in quella che sta diventando ex Jugoslavia, sta cominciando a rivelare tutte le sue atrocità.Si spara e si muore come cosa normale in quei territori che conosciamo soltanto sulla carta geografica.Non c’è tempo di pensare allo sport.
C’è un signore che sta pensando alla sua prossima cucina.Si chiama Richard Møller Nielsen, ed è l’allenatore della Nazionale danese, classificatasi seconda (e quindi eliminata) nei gironi eliminatori di qualificazione ai Campionati Europei di Calcio, che si stanno per disputare in Svezia, proprio dietro la Jugoslavia.C’è il portiere Schmeichel, un tipo capace di incenerirti con lo sguardo, ma che sottintende la bontà di molti giganti, c’è Michael Laudrup, quasi a fine carriera, che in quella nazionale proprio non vuole giocare, a causa di diverbi con Nielsen.C’è suo fratello Brian, che invece sta emergendo come campioncino formidabile.I nomi si susseguono, alcuni conosciuti, altri meno, Larsen, Povlsen, Jensen, Sivebaeck e il capitano Lars Olsen.Fanno parte della squadra nazionale e sono tutti in vacanza ormai, chi davvero a comprare cucine, chi in qualche località di villeggiatura. Del resto il campionato danese è finito da un pezzo e si può anche finalmente indugiare un po’ più a tavola, ora che non ci sono più impegni.Ma non tutti sono in vacanza.Uno di loro no.Si chiama Kim Vilfort, ha 30 anni, ed è il soldatino di stagno, protagonista della nostra storia.No, lui non può andare in vacanza. Il suo animo nemmeno ci pensa.E’ un combattente, lineamenti forti e marcati a farne il rude Souness di Danimarca, poco a che fare con i biondi stereotipati del Nord.Anche lui, come tutti gli altri, riceve una telefonata.Bisogna partire in tutta fretta. La Jugoslavia, in seguito alle vicende belliche, è stata estromessa dai Campionati Europei. La Danimarca è stata ripescata.Quando Vilfort riceve questa telefonata, non è in casa, ma viene fatto chiamare in un luogo pubblico.Lo sguardo quasi si sbarra, la cornetta scivola, trattenuta lentamente dalle mani, mentre lui guarda verso una certa direzione.
I campionati Europei di Calcio del 1992, si svolgono in Svezia dal 10 al 26 giugno.Alla Danimarca ripescata, si aggiungono sette compagini: Olanda, Germania, Francia, Inghilterra, Scozia Svezia come paese organizzatore e CSI, che nulla ha a che vedere con un telefilm ancora distante nel tempo, bensì è la denominazione della Comunità di Stati Indipendenti, che riunisce i giocatori dell’ex URSS. Due settimane.Il team della Danimarca ha soltanto due settimane per tentare di abbozzare una preparazione ed un’organizzazione tattica. Gli stessi giocatori la mettono sul ridere.Saranno seguiti come sempre dal loro pubblico entusiasta e spettacolare, ma nessuno farà drammi in quella che sarà, con tutte le probabilità una comparsata.Il sorteggio inoltre è stato micidiale con loro. La Danimarca è stata inserita nel girone della Svezia padrona di casa e assai ambiziosa, dell’Inghilterra e della Francia.Il termine Cenerentola si spreca.A peggiorare le cose si è messo anche Michael Laudrup, pur sempre il giocatore più talentuoso, che ha deciso di disertare la convocazione.Sotto questi auspici rassegnati, il 10 di giugno l’Europeo parte, con i padroni di casa che se la vedono con la Francia.Dopo soli 24 minuti Jan Eriksson, che non si occupava ancora di telefoni, e mai se ne sarebbe occupato, porta in vantaggio la Svezia, poi però subisce il ritorno di Papin, che fissa il risultato in un 1-1 tutto sommato accettabile per entrambe le formazioni.Il giorno seguente è il turno dei danesi contro l’Inghilterra a Malmö.La partita termina sorprendentemente a reti inviolate, forse per l’eccessivo timore delle due squadre.Insomma, dopo la prima giornata tutti hanno un punto, ma Svezia e Francia sono davanti, in quanto hanno segnato entrambe un gol.Nell’altro girone, frattanto, i detentori dell‘Olanda regolano la Scozia per 1-0 grazie ad una rete di Bergkamp, mentre la Germania acciuffa il pari proprio all’ultimo minuto contro la CSI, grazie ad una prodezza di Hassler.Olanda 2, CSI e Germania 1, Scozia 0.Nella seconda giornata del primo gruppo, il 14 giugno, il big match tra Francia e Inghilterra si conclude con un nuovo nulla di fatto.Nell’altra partita, la Danimarca resiste bene finché può, ma la partita sembra già scritta a favore dei padroni di casa. E’ Brolin a decidere, nel corso della ripresa, per l’1-0 finale.La classifica lascia ben poche speranze alla Danimarca, ultima con 1 punto, dietro alla Svezia capolista con 3 ed a Inghilterra e Francia con 2, in un Campionato che vede ancora validi i 2 punti per vittoria.Nella gara finale poi, i danesi, che non hanno ancora segnato un gol, dovranno vedersela con la Francia, già con mezzo piede in semifinale.
Nel secondo girone, intanto, la Germania si libera facilmente della scozia per 2-0, mentre l’Olanda impatta per 0-0 contro la CSI.La classifica vede Olanda e Germania, che si devono affrontare nell’ultima giornata, a 3 punti, la CSI a 2, la derelitta Scozia, già eliminata, a 0.
Le ultime gare si giocano ovviamente in contemporanea, a Stoccolma e Malmö.Dopo soli 4 minuti, l‘inglese Platt porta in vantaggio l‘Inghilterra contro la Svezia.La classifica parziale diventa.Inghilterra 4, Svezia e Francia 3, Danimarca 2.Ecco però un altro risultato a sorpresa.All’8 del primo tempo Larssen, ex Pisa, segna per la Danimarca.Inghilterra 4, Svezia e Danimarca 3, Francia 2.La vicenda si fa appassionante, perché è con questi risultati che si chiudono i primi tempi.Svezia e Danimarca sono appaiate con la stessa differenza reti, ma ad essere premiati sarebbero i padroni di casa, per aver vinto lo scontro diretto.Nella ripresa le cose cambiano ancora.Eriksson al ‘51 pareggia per la Svezia.Ora la classifica vede gli svedesi a 4, Inghilterra e Danimarca a 3, la Francia a 2, inglesi e danesi completamente alla pari. Se le cose finissero così, occorrerebbe un sorteggio, ma le cose cambiano ancora, in peggio per i danesi in quanto al ‘60 Papin pareggia per la Francia.La classifica di partenza, col doppio 1-1 è ristabilita, ora sarebbe l’Inghilterra ad essere fuori.I Leoni britannici si riversano in avanti a Stoccolma, invece a Malmö i francesi si limitano a controllare il gioco, incuranti delle folate offensive della Danimarca, che gioca ormai con la mente sgombra, senza più alcun peso psicologico.A dodici minuti dalla fine il miracolo, Elstrup devia sottomisura un traversone basso, proprio sotto al settore occupato dai tifosi bianco crociati.2-1, Svezia 4, Danimarca e Inghilterra 3, Francia 2, ma ora a passare, per la migliore differenza reti, è la Danimarca.La Francia si getta in avanti disperata, ma a cambiare è il risultato della gara di Stoccolma, a 8 minuti dalla fine, quando Brolin, ancora lui, regala la vittoria alla Svezia e getta nella disperazione l’Inghilterra.I risultati non cambiano più.Svezia 5, Danimarca 3, Inghilterra e Francia 2.I numerosi tifosi danesi sono increduli, così come la Francia, che torna a casa dopo essere arrivata in Svezia con ben altre prospettive.I giocatori della Danimarca festeggiano come se avessero vinto un Campionato del Mondo. Erano partiti tra gli sberleffi dei critici e ora sono lì a godersi gli applausi ammirati del pubblico internazionale che, segretamente ha preso a parteggiare per loro.Peccato che alla gioia della partita non abbia potuto partecipare Vilfort che… Che non era neanche in panchina.E che forse non ha visto neanche la gara.
Nel secondo girone la sorpresa arriva dalla Scozia, che rifila 3 gol a zero alla CSI, estromettendola dalle semifinali.Semifinali a cui approdano Olanda e Germania, dopo che gli olandesi si sono divertiti maltrattandoli per 3-1.Dunque, le semifinali sono Svezia-Germania il 21 giugno, ed Olanda-Danimarca il 22.Se per la seconda semifinale il verdetto sembra già scritto a favore della fortissima Olanda, molto più aperto è il pronostico della prima.Gli svedesi infatti non si fidano del diesel tedesco, il quale nonostante l’1-3 patito contro i tulipani, sono abbastanza sornioni da puntare ad una rivincita in finale.
Storie di allenamenti ed aerei. Nella fiaba di Andersen il soldatino di stagno veniva mangiato da un pesce, ma, dopo peripezie incredibili, riusciva a tornare dal suo amore, la ballerina di carta.E anche questa volta è così.- Starò via per poco, soltanto per poco…E’strano come , con l’approssimarsi della fine di questa vicenda, il suo tono si faccia più ovattato e si affievolisca, quasi realtà e fiaba potessero intrecciarsi davvero.
Gli svedesi fanno bene a non fidarsi.Ma non basta.Perché la Germania vince la prima semifinale per 3-2, gettando nello sconforto la Svezia, che contava tantissimo sulla finale.Segna Hassler all’11, raddoppia Riedle nella ripresa. A quel punto Brolin riapre la partita su rigore e la Svezia si getta in avanti. Ad un minuto dalla fine, però, ancora Riedle chiude la partita.Il gol a tempo scaduto di Kenneth Anderson non serve a nulla.Ancora una volta la Germania sulla lunga distanza è implacabile, e aspetta l’Olanda in finale per la rivincita.
Un colpo d’occhio eccezionale colora lo stadio di Göteborg, il 22 giugno. All’arancione tradizionale olandese, si affiancano le macchie danesi che sanno di rosso vivo.La Danimarca, trascinata dall’entusiasmo dei suoi tifosi, segna subito con Larssen e molti spettatori si esaltano parteggiando apertamente per la compagine di Laudrup.L’Olanda non si scompone e pareggia al ‘23 con Bergkamp, ma ancora una volta Larssen, dieci minuti dopo, beffa il portiere olandese.Van Basten e soci non se l’aspettavano, il 2-1 taglia loro le gambe.Nella ripresa si gettano in avanti con rabbia e la Danimarca si asserraglia in difesa, disperatamente.Schmeichel para di tutto, sembra un pazzo furibondo, e tutto sembra far credere a ciò che credibile non è.A due minuti dalla fine però, su una sua respinta corta, si avventa Rijkard che pareggia.Il portiere si arrabbia come un disperato, vorrebbe prendersela col mondo.Diventerà popolare in quei giorni, su scala mondiale.Si va ai supplementari e si aspetta che l’Olanda dilaghi.Invece la Danimarca, che punta apertamente ai rigori, riesce a imbrigliare i tulipani. Calci di rigore.
E’ l’Olanda la prima squadra a calciare, è lo fa con Koeman.Uno come lui raramente sbaglia. Il suo tiro di inaudita violenza va ad insaccarsi sotto la traversa: 1-0E’ il turno di Larssen. Il tiro viene toccato da Van Breuckelen, ma la palla è dentro, 1-1.Si avvicina poi correndo Van Basten, forse ha fretta di realizzare.Tira di piatto ma Schmeichel si tuffa sulla sua sinistra e para, per la gioia dei danesi, sempre 1-1.Van Breuckelen sente puzza di bruciato e prova ad innervosire Povlsen il secondo tiratore.Ma gli porta male. Tocca anche questo tiro, senza riuscire a respingerlo 1-2.Dal dischetto Bergkamp, che fa 2-2, quindi Elstrup, che ristabilisce il 2-3.Rijkard non ha problemi, così come il soldatino Vilfort, 3-4.Si arriva così all’ultima serie di penalties.Witschge ha una gran responsabilità, se sbaglia, l’Olanda è fuori. Ma non fallisce: 4-4.Il tiro decisivo è di Christofte, che calcia di mancino.Sta per prendere la rincorsa, ma la palla scivola via dal mucchio di gesso degli undici metri. Il giocatore si ferma, poi si avvicina per rimetterla a posto. Sono attimi lunghissimi, poi nuova rincorsa e tiro.Palla da una parte, Van Breuckelen dall’altra.Olanda 4 - Danimarca 5.La Cenerentola è in finale.
Il mondo sportivo sembra impazzire d’orgoglio per questa squadra, alla quale vanno tutti i favori del pubblico. Una massa incredibile di tifosi si riversa a Göteborg per la finale del 26 giugno. Nessuno ci crede, tutti ci sperano.E’ a quel punto che si sa.Dapprima era una notizia che girava a bassa voce, poi è diventata una certezza che ammutolisce.Sì, perché se una moltitudine di tifosi fa il viaggio dalla Danimarca alla Svezia, c’è una sola persona che fa il viaggio contrario.E’ Vilfort.Sta andando dalla sua bambina, Line, di sette anni.Che sta morendo di leucemia.
Vi avevo detto che questa è una fiaba amara ed ho cercato di fare in modo che la narrazione non portasse ad identificarsi troppo con i personaggi.Anche se è impossibile.Si viene a sapere che Vilfort si allena di giorno e torna a casa la sera.La sua assenza nella partita con la Francia è dovuta al fatto che fosse al capezzale della bambina.Avrebbe voluto restare lì, non tornare in Svezia.Ma la sua famiglia ha insistito per ben due volte affinché lui tornasse là, a quegli Europei così vicini, a quella vittoria che avrebbe un sapore talmente beffardo, a quel papà da guardare in televisione con la Coppa in mano.
Forse la Danimarca vince l’Europeo 1992 in quel momento, ben prima di aggiudicarselo sul campo.Nella finale, una cannonata di Jensen dopo 18 minuti fa esplodere lo stadio, ed anche i tifosi qui in Italia.La Gialappa’s fa un tifo sfegatato e parteggia ormai apertamente per i danesi, in quelle radiocronache ormai passate alla storia.Un po’ tutti rivediamo lo spirito del Toro nelle immagini che passano di fronte ai nostri occhi, lo spirito di rivalsa, la voglia di gioire sguaiata e beffarda. E persino un po’ di quella malinconia che fatica sempre ad abbandonarci.Schmeichel para l’incredibile e nega a Klinsmann due gol già fatti.A dodici minuti dal termine, la Danimarca raddoppia, ed il cerchio si chiude su Vilfort, l’autore del raddoppio, con una rasoiata di sinistro che tocca il palo prima di entrare.
La festa del pubblico è memorabile e c’è chi sostiene che l’ultima grande gioia di quel popolo, prima quella vittoria, fosse stata la liberazione, proprio dall’occupazione tedesca.- Auf Wiedersehen! - grida il pubblico.E’ finita, la Danimarca è campione d’Europa.Il rivolo, staccatosi dal torrente molto tempo prima, diventato ruscello, ha fatto il suo corso e la sua storia, ed è ora pronto per tornare là da dove nacque.
Esistono storie che macchiano il tempo, anche se sono durante il lampo di un istante, che rendono orgoglioso chi le racconta.La storia della Danimarca di Schmeichel e Laudrup, ci fece sentire tutti partecipi di quella festa.La storia di Kim Wilfort e della sua bambina, invece, commosse il mondo.Vorrei tanto dirvi che questa storia abbia avuto un finale diverso da quello che ho preannunciato.Lo vorrei davvero, ma non posso.La bambina di Vilfort morì poco dopo quell’Europeo.
Era una fiaba, amici, o se preferite la storia del gigante buono e degli animali.Ma soprattutto la storia del soldatino di stagno e della sua ballerina.Alla fine della fiaba, il soldatino precipita nel fuoco ed inizia a sciogliersi.Allora una fata fa sollevare un vento che posa tra le fiamme la ballerina di carta, insieme al soldatino.Nelle ceneri, il giorno seguente, di loro resta il cuoricino di stagno del soldatino, tra la ceneri della ballerina.Ciò che non può essere forse sarà.L’amore che non può essere in questa vita, forse sarà altrove.In un altro tempo, o in un altro luogo. Mauro Saglietti
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