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mondo granata
di Fabiola Luciani
Alla fine del primo tempo mi sentivo come quella tizia sul cornicione indecisa se buttarmi giù o meno. Non vedevo via di uscita riguardo il solito Toro, stavolta volenteroso ma ahimè sempre inconcludente, il che risultava eclatante non tanto dallo schema tipico del lancio lungo alla viva il parroco e speriamo che accada qualcosa, ma anche dai dettagli minimi come la battuta dei falli laterali e dei passaggi elementari che denotavano una totale assenza di intesa. E se è vero che al peggio non c'è mai fine, giova ricordare che con noi quel limite massimo si sposta inesorabilmente di volta in volta.E mi ero addirittura già giocata pure il Jolly stile giochi senza frontiere: a mia mamma avevo sequestrato le sue amatissime carte di credito con la minaccia di rendergliele solo alla luce di un risultato più che positivo, equivalente alla vittoria, il che l'ha resa più sfegatata di un ultras inviperito dalle solite decisioni arbitrali e le urla che provenivano dallo sgabuzzino ove l'avevo rinchiusa, ne erano testimone; la gatta nera invece, fallito il disperato tentativo di scappare di casa dalla grondaia col criceto, è stata costretta, dopo la comoda posizione sul mio divano al fischio d'inizio, a giacere sull'attaccapanni dopo il secondo passaggio sbagliato di seguito, poi nel microonde alla traversa del Toro, per finire nel portaombrelli al termine del primo tempo; la nonna capita l'antifona dormiva, o quantomeno faceva finta.La mia posizione sul divano l'avevo cambiata almeno una ventina di volte e, purtroppo, nulla a che fare col kamasutra, ai mobili invece ho cambiato posizione così tante volte da chiedermi ad un certo punto cosa ci facesse il frigo nel bagno.
Inizia la seconda metà della gara e l’impressione è che il Toro scoppi di salute, che in panchina ci fosse stato un ben di dio inutilizzato, che Cairo in silenzio stia preparando il futuro e che i giocatori in campo, grazie al cielo, siano finalmente sereni e concentrati invece che preoccupati per il loro domani.Stavolta è un vero 4-4-2 e forse c’è anche la mano disperata di GDB, sicura e motivata, indifferente alle insistenti voci di possibili divorzi.Il geometra Dzemaili traccia linee così precise che ci si potrebbero stendere i panni e il suo distacco da ogni forma di esibizionismo meriterebbe la gioia di un goal, sotto quella Maratona che tanto lo ammira: ci prova in tutti i modi, e sarà uno dei migliori in campo.Rubin è geniale e imprevedibile: infatti, chi avrebbe potuto prevedere che con lui in campo fino alla fine del match non avremmo perso neanche una partita? Comincio a temere che sarà schierato in campo anche con la varicella o con un piede ingessato.Stellone invece è così potente che da un momento all’altro mi aspetto si tolga la maglietta e come Clark Kent diventi Nembo Kid, nemico dei suoi detrattori che lo relegano in panca e in tribuna e amico dei buoni che da sempre, contro ogni avversità lo acclamano come il più tecnico della rosa.A proposito, ben presto comprendo come ci si senta alle prese con la Kriptonyte: si viene meno, si suda, mancano le forze, sembra la fine … Floccari sguscia via in area e fa splashhh; gli orobici accorciano le distanze, ma la palla era ancora fuori area e De Marco era fuori di testa.Calderoni ripensa ai bei tempi sereni in panchina e s’inginocchia al goal fantasma.Natali è finalmente tosto, ma Rosina non è la macchina di una volta. Quando esce il principino spento per Abate, quest’ultimo si trova da solo sulla fascia e inventa il moto perpetuo; come uno yoyo, sale e scende, si snoda e si riannoda, e il suo incedere è dinamico e quasi ritmico: conosce la fascia laterale come fosse il giardino di casa, con meno fiori e senza la cuccia del cane. Ormai, per lui, quella riga è un concetto manicheo: di qua sei dentro e di là sei fuori, ma stasera come nelle precedenti partite lui è sempre dalla parte giusta.E pensare che anche Pisano in campo diventa talvolta un flipper, e l’Atalanta sembra sull’orlo del tilt; la saetta va sul fondo e con un traversone che gli riesce solo una volta all’anno dà una palla fra Stellone e Dzemaili, colpisce il primo e il secondo si dispera; il terzo incomodo è Coppola che gongola e tira un sospiro di sollievo.Stellone all’uscita di Rosina diventa capitano e quando gli è capitato alla fine del primo tempo un pallone a una spanna dal goal, il digiuno sembrava davvero finito ma se lo ha pappato Coppola e la traversa con la complicità del solito De Marco, che si ricorda di fischiare nella ripresa anche un paio di fuorigioco molto dubbi con i granata lanciati a rete a tu per tu con il portiere avversario. Già, sempre loro, ingordi torturatori di Granata affamati.Diana si impegna allo spasimo ma le palle gli vanno storte e gli girano anche.L’Atalanta si chiude e sembra in 10, ma la rabbia agonistica del Toro è splendida e sembriamo in 12. Dei nerazzurri, Doni è bravo ma sembra più il nome di un ciclista, e ogni volta che va in fuga viene ripreso: alla fine resterà uno dei tanti nel gruppo.E mentre si aspettava la fine del mondo, arrivò un profeta a dirci che, dopo tanti goal presi da ogni dove, era giunto il momento di farne fare uno al suo compagno Amoruso e di realizzarne uno che somiglia tanto ad una perla.Il suo nome è Stellone; tende tutti i nervi che possiede per scoccare nei muscoli la scintilla della vita; poi li rilascia in un guizzo fulmineo e come un arciere accompagna con gli occhi il viaggio della sua freccia.Grande goal, grande Toro, grande cuore, grandi i tifosi, grande squadra imbufalita contro tutti.La partita è finita. In difesa mostriamo qualche approssimazione nei movimenti, ma la squadra nella ripresa produce gioco ed è determinata. A Genova contro la riposata squadra dei ciclisti andiamo senza alcuni infortunati, ma con uno Stellone strepitoso, sempre che GDB lo confermi. A proposito, dopo che lo scorso anno ha salvato il Toro dalla retrocessione e ieri anche la panchina del mister, perché non gli si rinnova il contratto in scadenza? Magari aspettiamo che trovi una nuova sistemazione come successe con Ardito?
E’ vero che noi siamo sempre eclatanti in tutto, specie nelle disgrazie, ma una tantum sembra che qualcuno si ricorda anche che noi esistiamo. Che sia stato addirittura da lassù mi fa temere che la fine del mondo è prossima. Probabilmente, come si dovrebbe fare con ogni buon vino rosso d’annata, avremmo dovuto stapparlo prima e poi farlo respirare un pochino, in realtà nella criticità di un totale stato confusionale in cui ci troviamo, prendiamoci e gustiamoci pure la vittoria, anche se il futuro prossimo appare purtroppo ancora come un'indefinibile nebulosa. Non è solo colpa delle assenze, è evidente, e temo che come vitamina non sia affatto sufficiente per guarire da quanto di brutto stiamo vedendo ( non ci consoli il fatto che le altre sono messe più o meno come noi ). D’ora in poi procederemo a singhiozzo fino a quando non chiariremo al nostro interno il ruolo da recitare in questa malaugurata stagione. Con la flebile speranza che poi tutti lavoreranno, insieme, per tale obiettivo, nel rigoroso rispetto della maglia, dei contratti, degli eventuali problemi personali ... ma anche e soprattutto di chi paga un lauto stipendio e di chi palpita e soffre perennemente per loro.Oggi fatemi godere questa boccata d’ossigeno, gli eventuali problemi li riprenderemo in seguito.Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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