mondo granata

Il tabù Cittadella

Redazione Toro News
di Giacomo Serafinelli

Buongiorno Toro...molti di noi sognavano di vincere questo campionato in carrozza, ma  sabato hanno avuto un brutto risveglio. La carrozza da qualche di tempo cigola un po' troppo, soprattutto sugli esterni (inutile invertire le ruote, quando sono proprio le ruote a costituire il problema) e nella parte anteriore. Per fortuna il predatore Antenucci continua a mordere, anche se a volte, sabato, si è mostrato  ingordo o troppo sbadato; ma ci sono alcuni segnali non belli. Ad esempio le convincenti prove esterne, che all'inizio erano state quelle che avevano permesso al Toro di accumulare un cospicuo vantaggio, da novembre sono diventate un bel ricordo. Il Toro non riesce più ad esprimere il proprio gioco, ed il “frullare” di palla, che tante soddisfazioni ci aveva dato prima dell'inverno, si è tramutato in uno sterile e spesso lezioso possesso. Tuttavia, sebbene la tendenza non sia più quella di inizio campionato, ritengo che sia giusto analizzare ogni incontro come evento a sé. La partita di Cittadella, ad esempio, ha visto un Toro non vincente solo per una serie di episodi sfortunati. 

Ciò non giustifica la dormita in difesa in occasione del calcio d'angolo, né la consueta macchinosità nel costruire, soprattutto nel primo tempo. Ma quando si mettono almeno 5-6 volte dei giocatori a tu per tu col portiere avversario, non si può che prendersela con la sorte. Antenucci, Surraco, Bianchi e Meggiorini potevano mettere la parola fine a questo incontro con occasioni nitide, ma non ci sono riusciti. Cittadella, dunque, rimane un tabù per il Toro e, cosa che ha dell'incredibile, soprattutto per i portieri granata. Fu proprio a  Cittadella che si fermò d'improvviso la parabola di Morello quando, nell'agosto del 2010, lasciò la partita tra il primo e il secondo tempo per dare il via all'esperienza in granata di Rubinho. Sabato è toccato a Coppola lasciare il campo in barella per un brutto infortunio al ginocchio; cosa avrà pensato Morello mentre percorreva quelle poche decine di metri che separano la panchina dalla porta?