mondo granata

Il Toro Addosso

Redazione Toro News
di Walter Panero Tengo tra le mani il vecchio libro polveroso, trovato per caso in uno degli anfratti di quella che è stata per anni la mia cameretta. Lo osservo. Ne ammiro la copertina. Che bellezza quei due Tori sospesi nel cielo....

di Walter Panero

 

Tengo tra le mani il vecchio libro polveroso, trovato per caso in uno degli anfratti di quella che è stata per anni la mia cameretta. Lo osservo. Ne ammiro la copertina. Che bellezza quei due Tori sospesi nel cielo. Quindi lo apro. Ne annuso le pagine che hanno un odore che mi ricorda quello dei vestiti che metti di montagna in inverno, impregnati del fumo della stufa a legna. Lo sfoglio. Lentamente. Dentro ci sono tutti i capitoli più importanti della nostra storia fino a metà degli Anni '80, poco prima che imbucassimo il grande tunnel oscuro: la fondazione...gli Anni Venti...Capitan Valentino e gli altri Invincibili...Superga...la lenta rinascita...Capitan Ferrini e il Paron...Gigino... Giagnoni col suo colbacco e la sciarpetta...l'ultimo scudetto...Pupi che esulta sotto la Maratona... il Poeta che fa impazzire due o tre avversari...Ciccio...Zac e Radice con tanto di autografo. E poi tante altre foto autografate: il grande Beppe Dossena, l'immenso Leo Junior, Corradini, Comi, Francini, Giacomino Ferri...e Sergio Vatta...e Sergio Rossi che riuscimmo a cacciare dopo la prima annata storta in un periodo fantastico....quanti personaggi, quanti ricordi, quante storie. Come quella volta che.....

 

Venerdì 10 ottobre 1986. Dopo la scuola.

 

“Allora? Sei riuscito a comprarlo?” dice il Dark dall'alto del suo metro e novanta cresta esclusa.

“Sì...sì....sono passato ieri alle bancarelle di Via Garibaldi e ce l'avevano anche lì....aspetta....è qui nel mio borsone.....guarda!”

Con un sorriso apro la cerniera della mia borsa rossa. Quella dove con un pennarello nero ho tracciato varie scritte tipo Forza Toro, Ultras Granata, Pupigol la Maratona è con te, la formazione del Toro di quest'anno,... e lo tiro fuori....

“Eccolo qui. Si chiama Il Toro Addosso ed è l'ultimo libro sul Toro. E' uscito da poco e i miei me l'hanno regalato per il mio compleanno. Parla di tutta la nostra storia dalla fondazione ad oggi. Guarda....guarda qui.....il primo scudetto....il grande Torino....il dopo Superga....i tempi di Ferrini e Meroni.....poi Pupi, Ciccio e Claudio Sala.....fino ai giorni nostri....lo vedi? Qui c'è anche la foto di Leo Junior....e quella di Dossena...e di Capitan Zac.....una vera bomba!...Vedrai...vedrai che gli piacerà da matti...”

“E ti credo! Vorrei avercelo anch'io 'sto libro! Ma mi sa che dovrò aspettare Natale....o il mio compleanno, che poi io sono uno di quegli sfigati che sono nati subito dopo le feste e di solito mi fanno un regalo unico....mica come quasi tutti! Ma dimmi....quanto hai speso? Chi contribuisce oltre a noi? Non è che navighi nell'oro con quello straccio di paghetta che mi danno i miei....”

“Costa 23.000 lire, e mi sa che a contribuire siamo solo io, te e Baffo....gli altri invitati che conosco sono gobbi e non contribuiscono di certo per un regalo del genere!....”

“Va beh....farò questo sforzo....aspetterò a comprarmi l'ultimo disco dei Cure, per una volta....e meno male che l'abbonamento allo stadio me l'hanno regalato i miei!...Se avessi dovuto anche comprarmi il biglietto per domenica....”

“Eh....io invece dovrò fare la coda e prendermi il biglietto ai botteghini....oltretutto, ormai ho sedici anni compiuti e non ho più diritto alla riduzione per i ragazzi....fino a settembre pagavo tremila lire...ora sono diventate sette, mica poco....”

Zio fa! Più che raddoppiato! Beh....meno male che io di anni ne ho ancora quindici almeno per un po'...e poi ci sono anche le coppe, visto che abbiamo fatto fuori il Nantes, dove io ci ho rimesso la sciarpa degli Ultras che avevo prestato a quel fesso del Dibe che nel casino l'ha persa; e ora affronteremo il Raba Eto....e speriamo di andare avanti ancora, non come l'anno scorso che siamo usciti al secondo turno con l'Hajduk...mamma mia che vento a Spalato quel giorno....quel tiro di Sliskovic me lo ricordo come se fosse adesso....che siluro! Ah...ancora una cosa: bisognerà anche scrivergli una dedica sul libro....naturalmente ci pensi tu, visto che sei il nostro scrittore....”

“Ehm....ehm....veramente ci ho già pensato....guarda qui se ti piace!...L'ho scritta a matita....”

“Uhm....vediamo....con l'augurio che il Toro ti rimanga sempre addosso, come la nostra amicizia....mi piace! Sapevo che non mi avresti deluso! Tira fuori una penna che lo firmo subito e poi vado a casa che oggi vengono i miei amici per giocare a Subbuteo....”

“Una volta ci vengo anch'io, prendo il Barça o l'Ajax e vi faccio fuori tutti!....”

“Seeeeee.....io col mio Liverpool non perdono!....Va beh dai....ci vediamo domani a scuola....e poi al pomeriggio andiamo a vedere come sarà 'sta festa....quando Luca mi ha invitato ha detto che ci saranno un sacco di ragazze....”

“Mah....sarà.....e tu ci credi?....Veramente io non l'ho mai visto girare con una ragazza....l'unica cosa dal nome femminile con cui lo vedo ogni giorno fa Gazzetta di nome e dello Sport di cognome...”

“Sei sempre il solito piciu....”

“Beh....però è vero....non che noi....guarda....guarda là con chi vanno le ragazze della nostra classe!...Con quelli di quarta e di quinta, mica con noi!....Guarda che faccia da gobbo quello!...Eppure lei gli va dietro....ma saremo mai abbastanza grandi per?....Va beh....lasciamo stare che è meglio va....”

Infilo il libro nella mia borsa, appoggio quest'ultima sulla spalla e me ne vado scuotendo i miei riccioloni preso da mille pensieri e con il collo avvolto nella mia sciarpa del Toro. Va beh. Magari la festa di domani non sarà un gran che. Ma domenica andrà sicuramente meglio quando sarò là, al mio posto in Maratona col Dark e con tutti gli altri. Lì sarò veramente al mio posto. E chi se ne frega delle ragazze, che magari ti sorridono ma poi girano mano nella mano con i gobbi più grandi? Noi abbiamo il nostro Toro! E del resto chi se ne frega?!

 

Sabato 11 ottobre 1986. Verso sera.

 

Anche se la parte più ottimista di me un po' ci sperava, alla fine aveva ragione quella più granata e pessimista. Di donne, alla festa nella casa di campagna del mio amico granata, non ce n'era manco l'ombra. O meglio, a parte sua madre che peraltro è molto giovane e non è per niente male, c'era sì una  ragazza che girava per casa: una certa Veronica, o Valeria, che l'amico ci ha presentato come sua sorella . Mai saputo che lui ne avesse una....che poi come farà ad avere una sorella più grande se una volta ci ha detto che sua madre l'ha messo al mondo quando aveva la nostra età. Boh. Strani questi grandi. Forse un giorno riuscirò a capirli. Non so. Comunque, a parte 'sta Veronica, o Valeria, che è venuta a presentarsi con l'unico scopo evidente di provocarci e vederci arrossire, di donne non se ne sono viste. Così abbiamo passato la giornata a giocare a pallone nel parco, a mangiare tartine e dolci, a bere birra e a parlare. Di cosa? Che domande. Si può parlare di qualcosa di diverso dal calcio e soprattutto dal Toro? No! Non si può! E poi ci domandiamo perché le ragazze non si interessino a noi.... eh già....comunque alla fine è stata una bella giornata in un gran bel posto. L'amico della madre del mio amico non deve passarsela male. Proprio per niente. Una casa così grande e col parco in aperta campagna è davvero un sogno!Ma adesso la giornata è finita. Quando è arrivato il buio ci hanno accompagnati a Chivasso a prendere il treno e, in pochi minuti, siamo arrivati a Porta Susa.

“Allora ci vediamo domani alla fermata del dieci vicino alla Maratona....”

“Va bene....a domani....solito posto....solita ora.....e forza Toro!”

“Sempre forza Toro!”

“Sempre forza Toro!”

“Amen....a domani....”

Ed eccomi sotto casa, finalmente. Mia madre sarà già sulla porta ad attendermi. Una bella mangiata, un'occhiata distratta alla televisione dove daranno Fantastico di cui mi fregano solo le gambe della Cuccarini e gli occhioni della Martines, e poi a nanna per prepararsi al match di domani con l'Empoli neopromosso. Per prepararsi a saltellare, ad urlare, a cantare insieme agli altri in quel tempio che si chiama Maratona. Una sorta di rito sempre uguale, ma sempre diverso da ripetere all'infinito.

“Ooooohhhh....finalmente...è questa l'ora di arrivare?....Non potevi almeno avvisare che arrivavi tardi?...”

“Mà, sono solo le otto....”dico guardando il mio vecchio orologio.

“Lo sai bene che tuo padre alle sette in punto vuole mangiare!...”

“Sì...lo so....hai ragione....però....i treni....”

“Va beh.....è che si è fatto buio da un po' e cominciavamo a preoccuparci....comunque, se ci fosse stato il Toro non saresti arrivato in ritardo di sicuro!...Per quello sei sempre puntuale!...”

“Beh....in effetti....”

“A proposito di Toro: oggi pomeriggio è venuto Ottavio, sai quello della montagna....”

“Cosa c'entra col Toro quel gobbo maledetto?”

“Sarà anche un gobbo....ma guarda là...prendi quella busta!...”

“E cos'è? Posso aprirla?” dico mentre mi avvicino al tavolino dove effettivamente è appoggiata una bustina gialla.

“Certo!...E' venuto qui apposta a portarla per te....”

“Ma cosa cavolo?....” dico mentre la apro e tiro fuori il contenuto.

Simile ma diverso da quelli che prendo di solito. Lo tiro fuori. Lo esamino con attenzione.

“Ma è....questo è....un....”

Tribuna numerata! Un bel regalo, non credi?”

“Ehm....sì....proprio un bel regalo! Davvero!” dico con aria poco convinta.

“Non mi sembra che la tua faccia sia troppo felice.....non sei contento? Vedere la partita seduto e al coperto non è mica da tutti!...Altro che stare là in curva schiacciato come una sardina in scatola!...Vuoi mettere?”

Sarà, penso mentre me ne vado in camera con i mio biglietto in mano. Tutto giusto. Tutto assolutamente vero. Però.....però non è colpa mia se per me l'unico modo per andare allo stadio è stare in piedi come una sardina. Non è colpa mia se per me esiste solo la Maratona. Non è colpa mia se io in tribuna non ci voglio andare. No! Non ci penso neppure! Domani ci andrò eccome allo stadio, ma una volta là...non lo dirò a nessuno....però....

 

Domenica 12 ottobre 1986. Ore 13 circa.

 

Un po' mia madre si è insospettita, quando ha visto che, come sempre quando vado alla partita, sono uscito verso mezzogiorno. Glie l'ho raccontata dicendo che avevo comunque piacere di salutare i soliti amici prima di andare nel mio posto “privilegiato”.

“Ma non li vedi domani a scuola?”

“Ehm....sì....però ci sono ragazzi che vedo solo allo stadio...e poi devo restituire al Dark una cassetta che mi ha prestato ieri....”

Valli a capire 'sti giovani, deve aver pensato mia madre quando mi ha visto uscire di casa. Ah se sapesse...se sapesse cosa sto per fare...se  sapesse che....

Io questo maledetto biglietto non lo voglio più vedere! Devo venderlo! Voglio venderlo! Subito! Non ci posso andare in tribuna! E' un posto da vecchi e da fighetti, quello! IO DEVO ANDARE IN MARATONA! Perché sì! Perché quello è il mio posto! Non ce ne sono altri! E basta!

“Ragazzo....quanto vuoi per quel biglietto?....” dice rivolgendosi a me con un accento napoletano un uomo con i capelli corvini. Nella mano destra tiene un sigaro e nella sinistra una busta da cui spuntano alcuni biglietti.

“Quarantamila come c'è scritto là su quel cartello...è il suo prezzo....” rispondo alzando la testa e cercando di dimostrarmi più grande di quello che sono in realtà....”

“Eh...addirittura.....quaranta?!?...Dai non scherziamo!....Ti do trenta e non se ne parla più!...E' un vero affare!...Anche perché questi biglietti non si possono manco vendere....ascolta me: prendi questi e vattene a casa!...” mi dice sventolandomi sotto il naso tre banconote da dieci mila lire.

“No....no....lei non mi frega....voglio almeno quaranta!...”. Ma con chi crede di aver a che fare, questo? Mica sono più un bambino, io. Riuscirò a vendere questo biglietto. E al prezzo che voglio io, penso mentre mi allontano e cerco delle persone che potrebbero essere interessate ad acquistarlo.

“Signore....ho un biglietto che mi cresce....le interessa? Glie lo vendo allo stesso prezzo che c'è scritto lì....”. Niente da fare. Qualcuno dice di no con la testa. Qualcun altro emette un grugnito che vuol dire che no, non è interessato. Qualcuno, infine, tira dritto per la propria strada e fa finta di non sentirmi e di non vedermi, manco fossi un appestato e per giunta invisibile. Intanto il tempo trascorre inesorabile, sono quasi le due e manca poco più di mezzora all'inizio della partita.

“Scusi....signore....” mi urla qualcuno.

Io faccio finta di niente e non mi volto.

“Ehi...signore....dico a lei....”. Ma allora ce l'ha proprio con me!  Nessuno finora mi si era rivolto dandomi del lei. In fondo sono poco più di un bambino, anche se sono alto quasi un metro e ottanta. Poco più di un bambino, anche se qualche pelucco sul mento e sotto il naso di tanto intanto mi cresce. Poco più di un bambino, anche se mi piacerebbe far credere il contrario.

“....Venga qui con quel biglietto, signore....me lo faccia un po' vedere....”

E' uno di quelli che fanno i controlli all'ingresso dello stadio. Ho visto che prima stava confabulando col napoletano che voleva comprare il mio biglietto, ma non ci avevo dato peso. Allunga la mano per farsi dare il mio tagliando e io ingenuamente glie lo cedo.

“Uhm....vediamo un po'....” dice con aria minacciosa, mentre io arrossisco come un bimbo al quale hanno appena rubato le caramelle. Poi scuote la testa.

“...Ehi ma lo sa che lei stava facendo una cosa gravissima?!?....Questi sono biglietti omaggio e non si possono assolutamente vendere!....Ora questo me lo tengo io e lei se ne va a casa....”

“Ma io...io volevo solo....è che....va beh....a questo punto mi faccia entrare....mi faccia andare al mio posto....”

“Assolutamente no!...Questo ora me lo tengo io, altro che!....E ringrazi che non le faccio la multa come invece dovrei!....”

“Ma....non è giusto!Mi ridia il mio biglietto!” urlo.Avrei voglia di piangere. E lo farei se non fosse che sono grande ormai. Sono grande e non posso.....sono grande e non devo.....mi allontano, mentre vedo che l'uomo che mi ha sequestrato il biglietto sta di nuovo confabulando col Napoletano che fuma il sigaro. Quest'ultimo tira fuori tre banconote da dieci e le allunga all'altro uomo.

“Maledetto! Maledetti porci! E Ladri!” dico mentre mi allontano e loro se la ridono. Qualcuno ha assistito alla scena. Ma ce ne fosse uno che dice una parola. Maledetti anche loro! Peggio dei gobbi! Me ne vado con gli occhi lucidi. Avrei voglia di spaccare tutto. Di mandare tutto e tutti a quel paese, riprendere il dieci ed andarmene a casa per chiudermi in camera ad ascoltare musica triste o, meglio ancora, di qualche complesso di rock incazzato come me.Poi alzo lo sguardo. Vedo i fratelli che arrivano alla spicciolata con le loro sciarpe: vecchi che chissà quante ne hanno viste; famiglie con i loro bambini; ragazzi come me che poco o niente ricordano dell'ultimo scudetto, ma che non hanno mai smesso di sperare che sì, magari non ora, ma forse un giorno....Vedo soprattutto la vecchia torre che si staglia come un campanile vicino ad una cattedrale. La nostra cattedrale. Il nostro tempio. Che si chiama Maratona. L'unico posto in cui valga la pena vedere una partita, altro che tribuna!Guardo l'orologio: le due e dieci. Mancano ancora venti minuti all'inizio. C'è un po' di coda, ma ce la potrei ancora fare. Mi avvicino con aria circospetta. “Tira dritto, non spendere altri soldi e vattene a casa!” mi dice il cervello. “Non ti muovere da qui, questo è il solo posto in cui devi stare ora!” mi  suggerisce il cuore. Mi fermo. Tiro fuori il portafoglio granata col Toro bianco e la scritta Sweda. E' pieno di biglietti di vecchie partite che tengo lì per mostrarli agli amici, solo per far vedere che io c'ero. Mi sembrava....sì...per fortuna qualche banconota c'è.....mille, duemila, tremila.....seimila, settemila! Giusti giusti. Allora non è vero che a noi del Toro va sempre tutto storto. Esito ancora per alcuni istanti. Ma sì. In fondo chi se ne frega? Chi se ne frega della tribuna e di tutti quelli che ci vanno? Chi se ne frega dei bagarini? Chi se ne frega del fatto che, se mio padre sapesse quanto sto per fare, non mi lascerebbe più venire allo stadio per settimane, forse per mesi? Tanto mica lo saprà mai! Basterà lavorare un po' con la fantasia, e quella non mi manca, per raccontare quanto sia stato bello vedere la partita dalla tribuna. Mi metto in coda. E penso che tra un po' potrò rivedere Baffo, il Dark e gli altri che non se lo aspettano proprio di incontrarmi e che mi avevano preso tanto per il culo quando avevo detto loro che oggi me ne andavo in tribuna. Insieme saltelleremo sotto il bandierone. Insieme respireremo il profumo dei fumogeni. Insieme SAREMO LA MARATONA! Insieme SAREMO IL TORO! Perché, come dice quel libro, noi il Toro ce l'abbiamo addosso. E niente ce lo potrà levare via dalla pelle. E nessuno ce lo potrà strappare via dal cuore. Né oggi. Né domani. Né mai.

 

Dopo averlo annusato per l'ultima volta, richiudo il vecchio libro. Ne osservo ancora la copertina mezza rovinata dal tempo. Quei due grandi Tori granata su sfondo bianco. Quel complesso sistema di corde e carrucole che permetteva di tenerli su, facendoli sembrare sospesi. E dietro di loro un'infinità di facce, un'infinità di persone, un'infinità di storie. Chissà chi erano, chi sono, che fine hanno fatto? Chissà che fine ha fatto quella Maratona? E il Toro, il nostro Toro, tornerà mai quello di allora? Quello che se ti avessero detto che facevi più anni di B che di A ti saresti messo a ridere portando l'indice alla tempia per dire “ma tu sei pazzo”?Meglio non pensarci. Meglio riporre il vecchio libro sullo scaffale. Si è fatto tardi, adesso. E' tempo di indossare la felpa e mettersi al collo la vecchia sciarpa, la stessa di allora. Insomma,è tempo di mettersi il Toro addosso, che tanto nel cuore te lo porti dentro in ogni momento. Come allora. Come sempre. Per sempre.

Tornando a quella partita con l'Empoli, vincemmo per  1 a 0 con un gol di una giovane promessa che aveva rinunciato alla convocazione nell'Under 18 per aggregarsi alla prima squadra visto che Kieft era infortunato e c'era carenza di attaccanti. I giornali del giorno dopo ne esaltarono la prestazione e lo dipinsero come l'attaccante del futuro per il Toro e per la nostra Nazionale. Si chiamava Franco Lerda. Ce lo ricordiamo tutti quanti molto bene, anche se in certi casi, forse, sarebbe meglio perdere la memoria. Almeno quella che ci riporta a fatti recenti.Ad ogni buon conto, ecco il “tabellino” di quella partita:

Domenica 12 ottobre 1986Torino, Stadio Comunale

TORINO - EMPOLI 1-0 (0-0)

Torino: Lorieri, Corradini, Francini, Zaccarelli, Junior, Ferri (al 90' E.Rossi), Beruatto, Sabato, Lerda, Dossena, Comi. A disposizione: Copparoni, Cravero, Bellatorre, Gava. All.: Radice.

Empoli: Drago, Vertova, Gelain (al 51' Calonaci), Della Scala, Picano, Salvadori, Osio (al 63' Baiano), Urbano, Della Monica, Casaroli, Zennaro.A disposizione: Calattini, Brambati, Mazzarri. All.: Salvemini.

Arbitro: Pezzella di Frattamaggiore.

Reti: Lerda 46'

Spettatori: 19.931 di cui 9.893 abbonati e 10.038 paganti.

 

 

A chi facesse piacere, segnalo il testo: “Il Toro Addosso” di Sergio Barbero, Graphot Editrice. Personalmente devo moltissimo a quest'opera perché è proprio grazie ad essa (insieme a Profondo Granata di Salvatore Lo Presti e alla Storia del Torino a cura di Perucca, Romeo e Colombero uscita in edicola a fascicoli nell'autunno del 1985) che ho imparato i capisaldi della nostra storia. Ero già tifoso del Toro, questo è chiaro visto che l'amore non si impara sui libri, ma il fatto di conoscere la storia gloriosa ma non sempre allegra dei nostri colori mi ha fatto diventare davvero fiero di esserlo. Allora, come ora.

Infine ringrazio Danny che mi ha fatto tornare in mente questa storia: è stato bellissimo averti ritrovato dopo anni e constatare che, anche se da tempo viviamo entrambi lontani da Torino, quando parliamo di pallone e di Toro torniamo ad essere gli adolescenti un po' sciocchi e un po' sognatori di allora.Grazie anche Daniela per la piccola, ma fondamentale consulenza.