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Il Toro, il derby e gli anni d’oro della Maratona

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I leggendari anni della Curva, l’indimenticabile 3-2 sotto di essa e mille altre avventure. E sabato sera? La Maratona, nonostante il momentaccio, inciterà e inciderà come negli anni dal 1975 al 1985, l’epoca d’oro...
Diego Piovano

I leggendari anni della Curva, l’indimenticabile 3-2 sotto di essa e mille altre avventure. E sabato sera? La Maratona, nonostante il momentaccio, inciterà e inciderà come negli anni dal 1975 al 1985, l’epoca d’oro del tifo, anno più, anno meno. Vero? Che momenti: la rivista francese “Onze” celebrava le nostre spettacolari coreografie, che erano ammirate da tutti. Quanti ricordi, si entrava nell’antistadio con i furgoni da elettricisti, dove trovavano posto i bandieroni a tutta Curva, i giganteschi Tori rampanti dipinti dal Pittore, il materiale vario e… numerosi ragazzi senza biglietto, ben avviluppati e nascosti nella stoffa. Le decine di tamburi e grancasse, i piatti da banda di paese, la banda di paese tutta intera, il gong, le trombe acustiche, innumerevoli sacchi di pennacchi, coriandoli e altre diavolerie. I bandieroni raffiguranti zebre afflitte con le scritte “LA PIETA’” o “LA PENA”, i finocchi (i vegetali, intendo) lanciati ai giocatori avversari (ma solo a quelli dell’altra squadra di Torino), l’esagerazione di centinaia di croci bianconere e qualche bara… la maxitazza del WC con le gambe bianconere che uscivano… gli striscioni di sfottò… e potrei andare avanti a lungo, ricordando tanti episodi. Ancora. La forza d’urto vocale, il carisma e la fisicità degli Ultras. La tradizione, l’organizzazione e i valori dei Fedelissimi. Il folklore, gli attributi quadri e il casino organizzato dei Leoni. L’appoggio fondamentale degli altri gruppi, dei clubs e dei tifosi non “militanti”. Quante botte, anche, per la verità. Dentro lo stadio (magari sulla pista d’atletica o nei distinti centrali), fuori, vicino, lontano, in quel giorno, nei giorni precedenti, di venerdì sera. Raramente il giorno dopo. Altri tempi.

Numericamente la Maratona attuale è una versione mignon di quel leggendario muro umano, ma qualitativamente potrebbe sorprendere in positivo. D’altra parte anche “LORO” sono molti di meno, ovviamente. Ma che cosa importa. Ma che cosa m’importa! Derby. Cerchiamo di giocare in undici, tutti uomini possibilmente. Anche nelle partite dopo. Non m’importa chi, di nuovo non m’importa. Calderoni o non Calderoni. Rosina o non Rosina. Di Loreto o non Di Loreto. Undici uomini veri, pretendo questo. Chi dovrà giocare acciaccato butti il cuore oltre l’ostacolo e non pensi al dolore e alla fatica. Si può fare. La Maratona reciterà la sua parte. Tutto qui. Voglio vincere. E basta.