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Il Toro tra squadra e mercato

di Fabiola Luciani
Redazione Toro News

Guardo il Toro prossimo venturo disegnato in campo nel mio immaginario e c’è qualcosa, tra là in mezzo e laggiù davanti, ma anche qualcosa là didietro che non mi convince. Anzi, non è proprio mancanza di convinzione la mia, perché infondo è più una sensazione che un ragionamento. E’ come quando provi a bussare con le nocche delle dita su di una parete e il rumore che senti di rimando dietro la superficie, sa decisamente di vuoto. Non ci sono tracce di crepe visibili e non sapresti dire se è solo questione di una falsa eco, magari dovuta a una piega dell’intonaco oppure solamente un effetto acustico dell’ambiente con il muro stesso. Insomma, non sai se è davvero un problema della parete o addirittura della struttura, però di entrambe non ti fidi e le scruti con un eccesso di meticolosità, nonché con un filo di preoccupazione.

Dunque dietro, Sereni è una certezza, e se non ci si vuole affidare a Jimmy come secondo bisogna trovare il suo vice, mentre in difesa necessitano elementi nuovi. Se la corsia di sinistra può essere considerata satura con le conferme di Rubin e Pisano, la fascia destra non lo è affatto. In mezzo Natali e Di Loreto non bastano ed occorre trovare qualcuno rapido e di sicuro affidamento. Il campionato è lungo e con le partenze di Comotto, Dellafiore e quelle probabili di Franceschini e Lanna, mancano nell’organico almeno due terzini destri, due centrali, oltre al secondo portiere a cui ho accennato prima. In mezzo son due più uno: Zanetti, Grella e Corini. Nulla da dire, con i primi due ci potremmo essere, sia come barriera a metà campo, sia come parete elastica che ferma e rilancia le azioni, ma serve come il pane un regista capace di dettare i tempi e le geometrie in campo da affiancare a Corini. Anche qui Barone sembra abbia le valigie pronte, quindi usiamolo come pedina di scambio o monetizziamolo per un giovane regista dai piedi vellutati.

Ma eccolo qui, appena più avanti sulle fasce, ecco il rumore di vuoto. Le sole figure di Diana e quella eventualmente forzata di Rosina sulle corsie esterne non sono sufficienti a garantire il rifornimento ad un attacco da anni piuttosto sterile. Anche qui è importante trovare qualcuno dai piedi buoni, che non cozzi sempre davanti al primo baluardo avversario e che sia capace di crossare dal fondo con precisione e non con i soliti traversoni alti, lunghi, corti e bassi!! Nessuno pensa a Foggia? Anche Guberti non è male e ha ottime prospettive future.

Arriviamo dunque alla faglia di fragilità di questo Toro: l’attacco. Le partenze certe di Bjelanovic, Abbruscato e Malonga ( prestito ) e probabilmente uno fra Ventola e ed il solito Stellone ( risolti i suoi malanni e con la ritrovata condizione fisica il pelato rimane comunque una garanzia ), indica chiaramente come la chiave di volta, ovvero la cifra di qualità della prossima campagna acquisti del Toro, sarà proprio la punta di peso. Decisamente meglio due punte se si pensa di preferire Rosina defilato come esterno che fa da apriscatole della difesa avversaria. L’apriscatole che apre la strada al giocatore che la butta in porta, però! Di nomi ne circolano tanti, alcuni li abbiamo persi definitivamente come Denis e Acquafresca, quindi non mi sbilancio a dare indicazioni solo per motivi scaramantici.

Che quella granata non sia una rosa da stravolgere ma solo da puntellare è un assioma sul quale rimango piuttosto perplessa. Vero che non bisogna smobilitare, però….

 

Peccato che il mercato del Toro non aggiorna la realtà in tempo reale. C’è troppa frenesia nelle movenze di Cairo e, se ultimamente sembrava più un ragioniere, adesso cerca d’inventare puzzle affascinanti senza purtroppo riuscire ad incastonare le giuste tessere, con la vaga speranza che non gliene avanzino. Verrebbe da dire che il Presidente ha uno spirito “ultrà”, se non fosse che proprio i più irriducibili di loro lo sminuiscono e lo ridicolizzano.

 

La parola d’ordine degli acquisti è stata “meno scommesse e più certezze”, e quest’affermazione promette orizzonti concreti e intriganti, ma solo se accompagnata dai fatti.

 

L’altro problema irrisolto, il più drammatico, riguarda il tormentone che imperversava tra i tifosi granata: “ci vuole più qualità”… cantava il coro, pertanto non è reato sognare d’inserire non solo ottimi baritoni per il controcanto, ma anche fantasiosi tenori per gli acuti. Il tutto, con la vaga sensazione che possa arrivare anche la chicca finale, perché la speranza di una sorpresa galleggia inconfessabile nel brodo primordiale del Granata.

 

Interessante la strategia delle alleanze: si confermano quelle con il Palermo e Livorno, nascono quelle con l’Atalanta, si irrigidiscono i rapporti con l’Empoli, si normalizzano con l’Inter, mentre, il termine Ascoli, continua a esercitare un’attrazione subliminale ma, ormai per fortuna, solo nominale.

 

Appare monco il dialogo con l’estero, dove pure i buoni giocatori costano meno e le giovani promesse sculettano nell’aia, ma ahimè, la palizzata nazionalista del Toro non concede deroghe ai giochi di prestigio e al decalogo tattico.

 

Si discute anche sui futuri possibili contrasti fra Allenatore e Presidente, sicuramente plausibili, ma se la mediazione possibile è la squadra che si dovrà formare, il sacrificio di un Cigarini e di un bomber vero tra Klasnic, Bianchi o Bojinov vale l’indulgenza plenaria.

 

Per i scettici più accaniti, c’è sempre il timore che Cairo approfitti delle vacanze di De Biasi, e gli faccia trovare alla Sisport il nuovo astro nascente del Sol Levante… ma con il nonno italiano.

 

Non mi è chiaro se Rosina dovrà essere il reagente che valorizza la nuova catena chimica, o se invece sarà lui a doversi esaltare per un dialogo impossibile prima: classico esempio di problema con due soluzioni, entrambe giuste. L’importante è che ci sia lui, e non vecchie cariatidi o eterne carneadi sostenute dalla pompa del nome.

 

Il presente non ci fa certo sorridere. Il futuro chissà…e, gli auspicabili problemi di amalgama in un collettivo tanto diverso, saranno lo stimolo di De Biasi che già al suo primo anno granata non si era fatto intimorire dalle novità. Anzi, prevedo una crescita tattica in quegli elementi incompiuti, un giusto equilibrio tra la fantasia e il disordine, tra l’egoismo e la geometria, fra il voler vincere e il non dover perdere: e per i più cocciuti... tutti a ripetizione da Stellone, che sa la lezione e la conosce a memoria.

 

Poi c’è il caso Knezevic. Ma chi è? Quello che è piombato in serie B, insieme alla difesa più perforata del campionato?

Ogni anno ha la sua telenovelas da sfornare. Io non mi scandalizzo e non mi indigno. L’unica cosa che non digerisco è questo diluvio di attestati di fedeltà proclamati un attimo prima di cambiar squadra o mentre si cerca disperatamente un compratore.

Un mesto teatrino al quale sembrano sempre voler partecipare tutti. Infame o solamente venduto?Per tagliar corto ci sarebbe, a parer mio, una strada facile e pulita da intraprendere. Quella di terminare la campagna abbonamenti prima dell’apertura del mercato delle vacche.Io mi abbono perché sono del Toro. Chiunque vesta la Sacra Maglia Granata.Lo faccio per la mia profonda passione, per i miei colori immortali e per respirare l’aria carica di tensione che si assapora solo in Maratona. Non certo perché è stato comprato Tizio o Caio.Semplice, diretto, granata. Il resto lo lascio a chi ci inzuppa il pane in questo mercimonio.

 

Per concludere se dovessi esprimere un timore, non riguarderebbe il rendimento futuro della squadra e nemmeno le difficoltà del calciomercato, ma il solito inafferrabile concetto di equità che questa Federazione non sa garantire. Interessi dilatati e sudditanze endemiche potrebbero solo sfiorarci o, in caso di risultati troppo esaltanti, ridimensionarci al ruolo previsto dalla geopolitica.

Ma poiché è troppo presto per mettere il carro davanti ai buoi, attendo con ansia questa lunga vigilia confidando nei prossimi acquisti.

Ma il Toro è ancora al palo? Niente paura. Tra qualche giorno iniziano i saldi…e lì Cairo impazza!!

Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.