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In caserma tu devi tornar!

In caserma tu devi tornar! - immagine 1
di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Ma vai di nuovo alla partita? Fai che vivere allo stadio! Portati il letto in Curva, già che ci sei… Che partita c’è?- Torino-Nazionale Militare…- Torino-Nazionale Militareeee? Ma fatti furbo, piffero! Stai a casa a studiare, piuttosto! Pronto… pronto?Mio padre imperversava per telefono.Ma io avevo lasciato la cornetta alzata e mentre lui stava ancora predicando, stavo già saltellando verso il tram in direzione Stadio.

 

Quasi trentacinque anni di stadio sono un bell’archivio.Facciamo un rapido calcolo, ad occhio e croce devo aver assistito a qualcosa come 500 partite.Non è certo un record. C’è chi ha fatto molto meglio.Qualche ragazza forse riuscì anche a farmi perdere qualche gara.Eh già, in fondo era tempo perso.La ragazza, non la partita.

 

Ricordo domeniche trionfali, drammatiche, match da Toro, partite dimenticate e sotterrate sotto un cumulo di terra, incontri nelle quali piansi perché il Pisa ci aveva rimontato due gol, gare senza più un filo di voce, altre sotto l’acqua battente, con la neve, il gelo, sotto il sole cocente, belle, brutte, amare, vigliacche o indimenticabili.Ci sono partite nascoste tra le pieghe del tempo, però, che sono semi-sconosciute agli annali. Quelle nelle quali magari non c’era un gran pubblico e il risultato non contava più di tanto.Quanto il divertimento.Capitava, davvero. Quando meno te lo aspettavi, scattava qualcosa che provocava l’ilarità generale.Curiosamente, nei miei ricordi, alcune di queste hanno a che vedere con l’annata 1985-1986.E se proprio devo scegliere una partita che proprio mi fece sganasciare dalle risate, scelgo Torino-Nazionale Militare, disputata l’11 settembre del 1985.

 

Non si sono più disputate gare tra la prima squadra e la Rappresentativa Militare.A dire la verità non so neanche se esista più, dopo l’abolizione del Servizio di Leva obbligatorio, manna della cui importanza le nuove generazioni forse non si rendono conto.Il Servizio Militare! Per il 90% della mia generazione un’angoscia, una perdita di tempo colossale, un’assurdità in tempo di pace. Quanti hanno perso il lavoro in quel periodo? O la ragazza?Diciamola tutta, ragazze che non valevano proprio un accidente se non aspettavano altro che andare col primo a portata, non appena il treno col ragazzo ufficiale usciva da Porta Nuova.Eppure quanti amori bruciati, sospiri, lettere senza risposta, poesie di cuori spezzati, erano il risultato dell’allontanamento da casa…La rosa che mi hai lasciato si è ormai seccata, ma io la tengo in un libro che non finisco mai di che leggere, come dicevano i Santo California in Tornerò, nel 1975, in una allucinante macchina strappalacrime che parlava di una coppia separata dalla Naja.

 

Rivedo ancora il trenoAllontanarsi e tuChe asciughi quella lacrimaTorneròCome è difficile…Un anno senza te…

 

Ma fosse stato solo per le faccende di cuore!Quanti hanno incontrato, durante il loro soggiorno forzato, personaggi con i quali sono stati costretti a convivere malvolentieri?Inutile scendere a patti.Non sarà stato così per tutti, ma per molti di noi, per giunta antimilitaristi convinti, il Servizio Militare era peggio che la peste bubbonica, un mostro dal quale si faceva il possibile, con tutti i mezzi leciti e non, per non venire ingoiati.

 

La Nazionale Militare raccoglieva una selezione di tutti i migliori giocatori, di Serie A e non, in età di Leva. Oddio, questi non erano soldati semplici ai quali venivano imposte “guardie” di ore ed ore a 20° sottozero. Godevano di svariati privilegi, ma saltuariamente dovevano presenziare ad alcune partitelle con rappresentative di Serie A, in questa Nazionale che disputava competizioni internazionali con pari leva.Uno dei primi ricordi di un Toro-Nazionale Militare, risale agli anni ’70, con molti dei nostri campioni che, essendo in età di leva, furono costretti a giocare contro.Fu un 2-2 e, benché non mi fossi recato alla partita, ci rimasi malissimo.Il Toro non poteva pareggiare in casa, era un disonore!Altra gara nel 1984-1985 e altro 2-2, quindi si arrivò  all’11 settembre 1985.

 

Si veniva a sapere di queste partite quasi per caso.Non c’era internet che stabiliva un’agenda degli impegni con largo anticipo.Non era inusuale comprare il giornale, unico metodo di trasmissione di notizie granata, e venire a sapere che l’indomani, o peggio ancora la sera stessa, il Toro avrebbe disputato un’amichevole al Comunale.- C’è il Toro che gioca! Si va?- Che domanda!Non ci si chiedeva neanche quale fosse l’avversario, questi erano impegni obbligati, ci fosse stato anche compito in classe di matematica il giorno dopo.E se qualcuno per caso rispondeva “Devo studiare”, veniva additato come tifoso “tiepido”, o peggio ancora come “gobbo”.Dunque Torino-Nazionale Militare si disputò in quel lontano giorno di settembre, ed ebbe inizio probabilmente mentre mio padre stava ancora tamburnando al telefono.La particolarità di quella gara fu che l’ingresso era gratuito, caso più unico che raro nella storia del calcio moderno, ed il Comunale ospitava 15000-20000 spettatori.Sapete cosa voleva dire “ingresso gratuito”, vero?Significa che dentro lo stadio si intrufolarono, più o meno nascosti, numerosi gobbi.

 

Essendo tale l’ostilità verso il Servizio di Leva, da parte di noi giovani (a parte qualche Rambo invasato), potete immaginare l’antipatia con la quale fu accolta la Rappresentativa calcistica dei soldati.Per l’occasione era stata concesso un po’ di svago a molti militari delle vicine caserme, che avevano preso posto in tribuna.Quasi subito partirono gli sfottò della Curva, soprattutto da parte di chi, avendo già assolto l’obbligo di Leva, si sporgeva verso la tribuna facendo la caratteristica “stecca” all’indirizzo dei giovani verdevestiti, all’urlo di “Miles!”.Si era solo all’inizio.

 

Non si era lì soltanto per tifare Toro o fare la stecca ai militari.Si arrivava dall’estate 1985, quella nella quale Aldo Serena era passato dal Toro alla juventus, via Inter.L’avversione per la gobba, se mai è scesa dal suo punto massimo, era allo Zenith.Destino volle che la Nazionale Militare schierasse tra le sue fila, ahilui, un neoacquisto juventino, di cui i giornali avevano già da tempo iniziato a tessere le lodi in maniera ossequiosa: Marco Pacione.Sì, si era lì per il Toro e per fare la stecca ai militari.Ma soprattutto per far conoscere la Maratona a Pacione.

 

Il Toro scese in campo privo di Comi, con Schachner e Osio a fare da punte, mentre Junior e Dossena avrebbero presidiato il centrocampo come al solito, per quello che si preannunciava come un semplice allenamento.Nella formazione della Nazionale militare scesero in campo emeriti sconosciuti destinati a diventare famosi di lì a qualche anno: il portiere Gregori, che avrebbe poi giocato con Genoa, Verona e Udinese, un certo Colantuono che oggi fa l’allenatore, un signore sconosciuto sulla fascia sinistra di nome Policano (!), Della Scala (passato poi alla storia per un gol che ci fece nell’Empoli, e poi ovviamente sparito dalla circolazione), Icardi e Monelli, un certo Marocchi, che all’epoca non aveva ancora vestito l’odiosa casacca a strisce, Iachini e Pin, che fecero entrambi una buona carriera ad alti livelli, e soprattutto lui, l’eroe annunciato della serata.

 

Prima della gara, lo speaker dello stadio, spese qualche parola per presentare la Nazionale Militare. La compagine, disse, poteva vantare qualche nome già affermato, tra cui appunto Icardi del Milan, Monelli della Fiorentina …e Pacione della juventus.Aspettavamo solo quella frase.Fu tutto un levarsi di cori, ululati e lazzi all’indirizzo del bianconero.Quando i giocatori, scesi insolitamente in campo per il riscaldamento pre-partita sul terreno di gioco (in quegli anni il riscaldamento veniva svolto negli spogliatoi, il più delle volte in aree di fortuna) fecero ritorno verso il tunnel, Pacione alzò incautamente una mano in direzione della Curva.Per lui fu la fine e trascorse la gara cercando di dribblare i fischi e gli ululati, più che i difensori granata.

 

Serena, Pacione, chi è il più c…?

 

si cantava sugli spalti.Vi lascio indovinare l’ultima parola fornendovi un indizio. Finisce con “one”.Come? Cattivone? Proprio quella!

 

Pronti, via.Diciotto secondi di gioco.1-0 per gli altri.Copparoni non giocava mai, anche se in quell’annata si sarebbe ritagliato ampio spazio grazie all’infortunio di Martina.Diciamo che giocava poco.Sotto sotto ci sarà anche stato un motivo.Retropassaggio di Ezio Rossi, da 25-30 metri di metri.Gol.Assurdo.Il povero Renato, uscito malamente incontro a Ezio Rossi, venne scavalcato dal pallone, e lo rincorse goffamente, raggiungendolo quando oramai aveva già varcato la linea di porta.Buona parte della gente cominciò a sghignazzare.Ero incredulo.Neanche Macario, neanche Ridolini, neanche una scenetta di Vianello e la Mondaini sarebbe stata più comica e imbarazzante.

 

Nell’altra Curva cominciò a radunarsi qualche gobbetto, ospite indesiderato e pure i militari, che avevano esultato con un boato al gol della loro Nazionale, sembrarono non disdegnare il tifo bianconero, seppur stoppati nei cori da qualche Caporale (non Vittorio).Il tifo così si divise equamente tra cori pro-Toro, anti-juve, fischi per Pacione e stecche verso la tribuna.

 

Il primo tempo si chiuse 0-1, ma durante l’intervallo, essendo i settori dello stadio liberamente comunicanti, una delegazione della Maratona si recò in visita di pace in Curva Filadelfia.Noi non capimmo molto di quello che succedeva, riuscimmo soltanto a distinguere persone con le orecchie lunghe che fuggivano.Come per incanto, nel secondo tempo non ci fu più traccia dei gobbetti nell’altra Curva ed il tifo poté concentrarsi su altri obbiettivi. Potenza della pace!

 

Il Toro scese in campo nella seconda frazione di gioco deciso a farsi valere, avendo forse percepito l’atmosfera di derby che si respirava sugli spalti. Pareggiò Osio, segnò Sabato, infine Junior su rigore portò il risultato sul 3-1, il tutto nel giro di otto minuti.Con la gara quasi al sicuro, in Curva ci si concentrò sulle “milizie” ospiti in tribuna.E si cominciò a sfottere bonariamente…

 

E congedo sarà!

 

Fu il coro più gettonato. I militari fischiarono rabbiosi, toccati sul vivo, non essendo organizzati per lanciare cori.- Ripetete tutti quello che dico io… - disse un capo tifoso.Allora non c’era tempo per stare tanto a discutere.Si obbediva e basta.Ma attenzione! Tutto questo non era inteso come un’imposizione.Non si aveva il minimo dubbio sul fatto che quello che si sarebbe cantato sarebbe stato giusto.- Militare!- Militare!- Devi morire!- Devi morire!- In caserma tu devi tornar!- In caserma tu devi tornar!L’ultima frase fu soffocata dalle risate generali, nel frattempo sopraggiunte copiose da parte del pubblico circostante.

 

Ovviamente il “morire” era un ironico invito nel senso di “schiattare dalla rabbia” (non ci sarebbe bisogno di specificarlo, ma c’è sempre qualche avvoltoio moralista pronto a spargere il verbo del “pensiero unico”, che non vede l’ora di fare la predica. E poi quei tempi là purtroppo sono andati, ora l’ironia è cosa sempre più estranea, meglio specificare).Insomma, non vi dico le risate. I giovani di leva si agitavano incavolati mentre i cori si ripetevano e la gente sghignazzava.Ad un certo punto però accadde l’imprevisto:

 

Militari olè! Militari olé!

 

Intonò la Curva a sorpresa.I militi, colti di sorpresa da questo improvviso cambio di opinione, applaudirono a scena aperta.Quand’ecco che dalla Curva partì un coro che finiva per “emi”, ripetuto più volte.

 

…emi… emi… emi…

Ci avete creduto! Ci avete creduto!

 

E giù stecche.Ridevano tutti e ci si divertiva veramente con nulla.Quante volte le partite del Toro si trasformavano in un divertimento goliardico!Tifare per il Toro era il piacere di stare insieme, oltre alla partita.Ora è solo più la prima cosa. Forse.

 

La partita terminò 3-2 per il Toro, la nazionale Militare riuscì ad accorciare le distanze a sei minuti dalla fine, ma non fu in grado di pareggiare.Quando mancavano una manciata di minuti al termine, i soldati di leva sfollarono dalla tribuna, accompagnati dal coro uno-due-uno-due e Buo-na-notte! Buo-na-notte!Così come sfollò Pacione, dal campo, salutato come facilmente intuibile dall’affetto di tutti. Il centravanti bianconero trovò il modo di deliziarci pochi mesi più tardi, quando in juventus-Barcellona si divorò due gol a porta spalancata, dopo che Platini aveva fatto fuori tutta la difesa avversaria. Fu la partita del gol di Archibald, o per meglio dire della manata di Tacconi che spedì nella propria porta un colpo di testa dal fondo dello scozzese.Dolci ricordi.

 

Dopo essere finito al Verona, Pacione si trasferì da noi, nell’annata 1989-1990, quella del nostro trionfale ritorno in A. Per l’occasione ci dimenticammo i suoi trascorsi poco onorevoli (ma qualcuno lo ringraziò per aver sbagliato quei gol contro il Barcellona). Segnò qualche rete e fu ceduto al Genoa dopo soltanto un anno.A fine stagione 1986 il Toro incontrò nuovamente la Nazionale Militare e vinse ancora, questa volta per 2-1. Altro incontro nel 1990 e questa volta fu un 4-4.

 

- Ma vai di nuovo allo stadio? Che partita c’è stavolta?- Torino 1986-Torino 1976…- Eh?- Il Toro di adesso contro il Toro dello Scudetto… è una partita per beneficenza per quello che è successo a Stava…- Ma piove, uccello! C’è la nuvola di Chernobyl che gira sull’Europa e tu vai alla partita… Pronto? Pronto!Ero già sul tram.

 

Il 19 luglio 1985 una catastrofe si era abbattuta nella Val di Fiemme, in Trentino.L’argine del bacino superiore di decantazione, dei due che si trovavano appena sopra l’abitato di Stava, nel comune di Tesero, appartenenti alla miniera di Fluorite gestita dalla Prealpi Mineraria, cedette.160000 metri cubi di fango si riversarono in quello sottostante, creando un effetto onda che si abbatté lungo la valle a 90 km/h, spazzando via l’abitato di Stava che ospitava molti villeggianti.Ci furono 268 morti, una tragedia come al solito dovuta ad incuria e speculazione di chi, per risparmiare quattro soldi sulla manutenzione degli impianti, aveva causato una catastrofe.

 

Nei mesi seguenti, sull’onda della commozione seguita alla tragedia, vennero organizzate alcune manifestazioni il cui ricavato sarebbe andato alle famiglie della Valle di Stava.Così fece il Torino Calcio, che in occasione delle celebrazioni per il 4 maggio 1986, decise di organizzare una gara amichevole il cui ricavato sarebbe stato devoluto alla gente colpita dal dramma.La partita si sarebbe disputata tra la prima squadra granata ed il Toro del 1976, Campione d’Italia.La prevendita andò a gonfie vele ma…

 

Ultimi giorni dell'aprile 1986. Dopo qualche giorno di silenzio, le autorità sovietiche ammettono che in una centrale ucraina si è verificato un grave incidente ad un reattore.E’ il dramma di Chernobyl che, oltre a profilare effetti devastanti sulle popolazioni locali per decenni, getta nel panico l’Europa.Si dice che la nuvola radioattiva, favorita dai venti, stia girovagando sul Vecchio Continente.C’è molto allarmismo, viene sconsigliato il consumo di verdura e, conseguentemente di latte.Su Torino, come da copione piove.Non è una pioggerellina insignificante. E’ la classica pioggia rompiscatole, battente, che non lascia tregua, proprio quella da 4 maggio.Qualcuno teme che quella pioggia sia radioattiva.Mio padre in primis.Già, ma lui sta ancora parlando alla cornetta, mentre io sono già in Piazza San Carlo.

In Piazza San Carlo, sì.Lì ebbero inizio le celebrazioni, presentate da Gianni Minà.- Vedrete che non pioverà! – assicurò speranzoso il giornalista, convinto che Giove pluvio ci avrebbe risparmiato.

 

Infatti.Alle 20:30 la pioggia era diventata torrenziale.Erano stati venduti 40000 biglietti, ma sugli spalti si presentò soltanto la metà dei tifosi, forse impauriti.Per giunta chi aveva organizzato la manifestazione, aveva avuto la pessima idea di montare un palco sotto la Maratona, nella zona sinistra, confinante con i Distinti Centrali, in quanto prima della partita era prevista l’esibizione di Gino Paoli.La costruzione però impediva la visuale del campo, pertanto la gente della Curva si trasferì, comprimendosi sotto l’acqua, verso la zona centrale e destra, con non poco disagio.Non solo! Il palco non era rivolto verso la curva, ma verso la tribuna! Non ci restò così che ascoltare quello che non riuscivamo a vedere.

 

I dubbi su quale squadra sostenere svanirono dopo pochi secondi. Troppo grande il divario tra la squadra del 1986 e quella di dieci anni prima, formata da giocatori che ormai avevano, quasi per la totalità, appeso le scarpe al chiodo.Dell’undici scudettato, soltanto Graziani, Zaccarelli, Patrizio Sala e Pecci erano ancora in attività, mentre Pulici, che aveva appena terminato il suo ultimo campionato da professionista con la Fiorentina, era ancora in forma smagliante. E credo che sperasse di essere richiamato da quel Toro, per un’ultima annata, come avrebbe meritato.Zaccarelli decise di giocare nella squadra campione d’Italia e così fece Radice, che lasciò la panchina del Toro 1986 al suo vice Cazzaniga.Dopo pochi minuti si era già 3-0 ed il pubblico si schierò in toto con Pulici e compagni. Sul 4-0 l’arbitro (Pairetto…) assegnò con un po’ di benevolenza un rigore al Toro 1976.Calciò ovviamente Pulici.Qui le cronache difettano e la mia vista, da una curva all’altra, pure.La prima versione propende per il gol di Pupi, che colpì il sette alla sinistra di Copparoni.La seconda versione, riportata da alcuni annali, assegna invece il gol di Pecci, dopo che il rigore di Pulici si era stampato sulla traversa.Sulle prime mi sembrò che fosse stato Pecci a ribadire in rete il pallone…Ma sapete… Pulici che sbaglia un rigore è un dispiacere per l’anima. E quindi mi convinsi (e lo credo ancora) che il gol l’avesse segnato proprio lui.

 

Nell’intervallo ci fu la gradita sorpresa di un ospite inatteso, Edoardo Bennato.Il cantautore partenopeo, esordì dicendo che “sapeva che la nostra società aveva avuto molte disgrazie” (!) e pertanto attaccò il suo mini show con “Non farti cadere le braccia”.Adesso può sembrare un comportamento superficiale e un po’ ruffiano, all’epoca invece nessuno ci fece caso e Bennato fu applauditissimo.

 

La gara finì con la vittoria per 7-2 del Toro 1986. Sul 7-1 venne fischiato un altro rigore per i “vecchi”. Tirò nuovamente Pulici e questa volta fu gol senza bisogno di Pecci.Poco più tardi il nostro campione svettò su calcio d’angolo, saltando assai più alto di atleti con oltre dieci anni di meno.La palla sibilò accanto all’incrocio, e se fosse entrata credo proprio che la Maratona sarebbe venuta giù con uno schianto.

 

A metà della ripresa una ragazza bionda molto carina, con tanto di cameraman e microfono, si avvicinò alla Curva, sulla pista di atletica.Sinceramente non ricordo il suo nome. So che era uno dei volti di punta di una delle televisioni private locali ed il suo obbiettivo era quello di girare un servizio sulla partita con la curva come sfondo.Ma non ci riuscì.Aveva appena cominciato a parlare nel microfono, quando la Curva iniziò a tuonare:

 

Biondaaaaa! Beato chi…

 

e qui mi fermo. Chi c’era ricorderà sicuramente l’amabile coretto.Non fatemelo ripetere perché ci sono anche molti minorenni che seguono questa rubrica.E che probabilmente ne sanno molto più di noi.Per farla breve, la povera ragazza, imbarazzatissima, dovette aspettare a lungo prima di poter ricominciare il servizio.Ma non appena si riavvicinò alle gradinate, col microfono in mano, la Curva ricominciò:

 

Biondaaaaa! Beato chi…. 

 

come prima, più di prima.La ragazza tentò inutilmente di indirizzare qualche timido saluto ai tifosi, per ingraziarseli, ma per tutta risposta ottenne un

 

Se vuoi fare l’intervista, falla nuda sulla pista!

 

La giornalista, ormai interesse goliardico di un’intera Curva, fu costretta a rinunciare al suo servizio.Beata goliardia…!Non solo “beata”. Mistero anche sul tizio che all’epoca fosse il “Beato” della situazione, quello al quale si faceva riferimento nella canzoncina…Mah!

 

- Di nuovo allo stadio? Ma se il campionato è finito…? Cosa vai a vedere? Gli scalini?- No, c’è Torino-Lecce, per il Torneo Estivo…- Torneo estivo? Ma lon ca l’è? Ma fate furb, asu… Pronto? Pronto?!!!Ero di nuovo sul tram.Qualcuno ricorda il Torneo Estivo?Un abbozzo di manifestazione che, non si sa bene con quale scopo, radunava alcune squadre di serie A termine della stagione 1985-1986?Eravamo realmente quattro gatti il 29 di maggio a tifare Toro in Curva Maratona. Poco meno di 700 paganti in tutto lo stadio per assistere a Torino-Lecce, prima giornata dello sconosciuto Torneo, dopo una giornata di temporali.L’occasione per fare esperimenti e per chi, come Schachner, tentava di conquistare una riconferma che non sarebbe arrivata.Nonostante il poco pubblico, trascorsi la partita a sghignazzare per motivi extracalcistici.Protagonista assoluto della serata fu un tifoso granata che non conoscevo, chiamato dagli altri Cinesiño. Doveva avere 30-35 anni.Costui venne letteralmente preso per i fondelli dagli altri tifosi per tutta la durata dell’incontro, con cori e controcori.A quanto ero riuscito a ricostruire, questo Cinesiño, doveva essere solito sfoggiare una folta capigliatura, ma quella sera si presentò completamente rasato (cosa inusuale per quegli anni).Si piazzò in balconata e fu accompagnato da lazzi e pernacchie dalla quasi totalità degli Ultras, che dovevano conoscerlo molto bene.

Cinesiño sei bello come un cigno! Cinesiño sei bello come un cigno!

 

ripetuto centinaia di volte.Centinaia.Potete capire che dopo venti minuti nei quali uno si sente prendere per i fondelli, la pazienza inizi a scappare.Quando Cinesiño iniziò a dare segnali di insofferenza, il coro venne cambiato.

 

Hai mangiato l’insalata, ti è venuta la pelata…!

 

Con riferimento alla verdura post Chernobyl, che si diceva radioattiva.Immaginate una serata intera trascorsa ad essere presi per i fondelli.Il poveraccio non ebbe pace se non al fischio finale, quando se ne andò scuro in volto additato dal pubblico ghignante, protagonista involontario di una serata goliardica.Il Toro aveva vinto per 5-0, con tripletta di Schachner e gol di Dossena e Mariani, ma, cosa assai importante, in quella serata avevamo dato l’addio a un vecchio amico.

 

Quasi c’eravamo dimenticati che Franco Causio fosse ancora in attività.Quello nel Lecce era stato il suo ultimo anno di A ed aveva trascorso in panchina la serata, per poi avvicinarsi al tunnel degli spogliatoi a pochi minuti dalla fine della partita.Potete immaginare.Non perdemmo l’occasione per dimostrargli, con le nostre filastrocche, quanto gli volessimo bene.

 

Barone, Barone…

 

Ovviamente la canzoncina era in rima. Ma la rima non era “Pacione”, anche se il risultato era il medesimo.Per la cronaca, il Toro proseguì il Torneo estivo pareggiando a Udine per 3-3, sbancando il Meazza contro i Rossoneri per 3-1, superò il turno e nel gironcino finale impattò a Bari 1-1.Sapevo che il 14 giugno i sarebbe giocata Torino-Pisa, partita decisiva. In mattinata mi recai in montagna, convinto che sarei tornato in tempo per la partita in serata.Quello che non sapevo era che Torino-Pisa si sarebbe giocata di pomeriggio.Al Filadelfia.

 

Torino-Pisa è l’ultima gara ufficiale disputata nel nostro amato stadio.Venne data l’agibilità soltanto per 1500 persone, in quanto la tribuna era stata puntellata da tempo.Il Toro perse 1-2 e venne eliminato, il Torneo Estivo fu successivamente vinto dall’Avellino (!!!). Fu l'ultima volta del Fila. - Ma sì che importa se ci siamo persi la partita, disse un mio amico in montagna. Torneremo al Fila a vedere la prossima,tanto lo stanno per rimettere a posto, no? - Già, mormorai pensieroso. Sicuro, tra breve. Era il 14 giugno del 1986. Mauro Saglietti

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