mondo granata

In marcia

In marcia - immagine 1
di Silvia Lachello Venerdì, 4 maggio 2007Caro Diario,è più forte di me.Ilquattromaggio.Dovrebbe essere registrato come neologismo nei dizionari.il|quat|tro|mag|giosost. masc.1 stato d'animo di chi è triste,...
Redazione Toro News

di Silvia Lachello

 

Venerdì, 4 maggio 2007

Caro Diario,è più forte di me.Ilquattromaggio.Dovrebbe essere registrato come neologismo nei dizionari.

il|quat|tro|mag|giosost. masc.1 stato d'animo di chi è triste, addolorato, malinconico e contestualmente orgoglioso

Dicevo: ilquattromaggio e tutto ciò che gli gira intorno. Tutto ciò che mi gira dentro. Chissà chi è stato il primo a pronunciare la parola SUPERGA in qualità di luogo di morte e non di basilica. Chissà chi è stato il primo a sapere. Chissà se se ne sono resi conto. Ovvio che se ne siano resi conto. Quando ci si schianta con un aereo i sorrisi si spengono ben prima degli strumenti di bordo.Tanto per farmi più male del dovuto ieri sera ho messo su un DVD che raccontava di Loro.Ho fatto finta di non prestare tutta la mia attenzione lavorando ad un ricamo che stava a prendere polvere da troppo tempo.Mi sono ridestata quando la prima lacrima è caduta sul ricamo.E questa mattina mi sono svegliata incupita, con la voce appannata. Poteva essere il solito modo in cui mi sveglio: nessuno si azzardi a rivolgermi la parola finché non ho preso il caffè. Ma bastava dare un'occhiata al calendario.Mi sono vestita di granata ed ho dato inizio alle danze: la bambina all'asilo, il bambino a scuola, io in ufficio.Son rimasta ilquattromaggiata per tutto il giorno, complice anche 'sto tempo improvvisamente e così ovviamente autunnale.Ed ho capito d'improvviso che Superga era diventata Superga perché qualche cosa era stato sovvertito nell'ordine naturale delle cose: quando mai è autunno in piena primavera?Però accadde in quel giorno là, in quel giorno iniquo.Un attimo di grigio dove tutto dev'essere colore e... fine.Sai, tutti noi ci portiamo dentro quel dolore, anche se non eravamo ancora nati, anche se non eravamo neppure lontanamente ipotesi. Ed anche quell'incredulità.Perché quello che accadde in quel giorno ha più dell'incredibile.Comunque... ti dicevo: ero ilquattromaggiata, tanto.Ho portato il bambino a catechismo e mi sono avviata sotto la pioggia senza ombrello. Non ne possiedo uno che sia uno. Non sono capace a camminare con l'ombrello: vado a sbattere contro le altre persone. Senza essere ubriaca. Che roba.La mia passeggiata sotto la pioggia. Quando piove puoi piangere liberamente: nessun passante noterà la differenza fra le tue lacrime salate e la pioggia acida. Corrodono di più le lacrime, sappilo. E liberano.Alle diciassette e cinque mi sono fermata ed ho guardato a lungo in direzione di Superga.Più avanti un vecchio ha fatto altrettanto. Poi ha scosso la testa guardando verso il basso. E, riprendendo il cammino, i nostri sguardi si sono incrociati. Mi ha parlato.“Ero così giovane allora... e sono diventato adulto in quel giorno... che tragedia, che tragedia...” e se ne è andato per la strada scuotendo la testa.Sconosciuto fratello dai radi capelli bianchi che ogni anno alzi gli occhi al cielo e poi li abbassi con la rabbia pura del bambino che è rimasto in te... avrei voluto abbracciarti.Chissà quanti altri avevano il naso in su in quel momento...Nel mondo che si muove più rapido del tempo esiste un momento in cui, per alcuni, tutto si ferma.Tutto scorre ma solo intorno.Si rimane sospesi. Come quelle gocce di rugiada che non sanno se cadere o rimanere appese ai fili d'erba.E poi sono ritornata nel mondo reale: avevo due figli da andare a recuperare, una cena da preparare e così via, così via.Sulla strada verso casa gliel'ho detto. Mi sono rivolta a Davide e gliel'ho detto. “Domenica si farà una marcia per il Fila: vuoi venire con me?”. Si è illuminato di gioia e la sua luce ha perfino fermato la pioggia.Domenica marceremo insieme.

Domenica 6 maggio 2007

Caro Diario,siamo stanchissimi ma felici. Che cosa è stato marciare con migliaia di sconosciuti eppure così intimi, che cosa è stato!Abbiamo preso un pullman: due granatavestiti solinghi.Alla fermata di coincidenza con l'altro pullman un incontro. Una signora gentile, una specie di fata in tailleur color nocciola, ci ha guardati sorridendo. I sorrisi fra le rughe... che cosa sono mai!“Sa, bella signora, ha proprio un bel bambino!” mi ha detto. Poi si è rivolta a lui: “Cresci così, cresci con l'orgoglio del Toro nel cuore e sarai sempre forte!”Le fate, le fate granata, sono fatte così: arrivano sotto mentite spoglie e con poche parole ti illuminano di vita.Intanto intorno tutto si faceva monocolore: altri come noi, tanti giovani, tante teste bianche e spalle curve... una marea gioiosa, a tratti emozionata. Andavamo tutti nella stessa direzione. Accade così di rado in questo mondo folle...Ed in piazza Solferino i bandieroni danzavano già fra mani sicure.Per qualche attimo mi sono sentita di nuovo bambina e mi sono messa a correre in quel mare granata. “Hey, mamma, rallenta!”, ha esclamato Davide e gli ho sorriso.Un po' di attesa e poi siamo partiti.Mi stringeva la mano, camminando vicini, e mi chiedeva se davvero poteva dire le parolacce finché eravamo in marcia.“Vai tranquillo: oggi puoi... e se ti senti stanco prendiamo un pullman e torniamo a casa....” gli dicevo sperando, madre (gra)snaturata, che non si stancasse...“Voglio arrivare fino in fondo” replicava lui.Se l'Orgoglio avesse avuto un volto in quel momento sarebbe stato il mio. Il mio senza più ilquattromaggio addosso.Un passo dopo l'altro, un coro dopo l'altro fino ad arrivare LÌ.Il momento più intenso, il momento più Toro: quando davanti al Fila si è levato al cielo (celeste!) LA GENTE.Sai, non avevo mai pensato a come poteva essere l'impatto fisico con un'onda sonora. Fino ad allora.Ad ogni parola, ad ogni frase, si creava un'onda di tale intensità, di tale forza da andare a sbattere violentemente contro il muro che costeggia Via Giordano Bruno e – attenzione! – TORNARE INDIETRO restituendo la sua forza alla parola, alla frase successiva.Un'esperienza sensuale, intesa come esperienza dei sensi, di tutti i sensi.Vista: il colore granata.Olfatto: i fumogeni.Gusto: le lacrime (quando si fermano agli angoli della bocca che, nonostante tutto, sorride... me le riprendo con la punta della lingua).Tatto: la vicinanza.Udito: che cosa te lo spiego a fare?Così mi sono sciacquata di dosso i residui di ilquattromaggio rimastimi addosso e mi sono messa in silente attesa del Quattro Maggio dell'anno prossimo. Chissà... magari per una volta non ci sarà la pioggia...Poi ti devo raccontare delle parole scambiate con Sauro Tomà alla fine della marcia ma non adesso, non adesso...