mondo granata

In ricordo del poeta Valentin

Redazione Toro News
Mio padre era un uomo onesto e gentile, con un amore sconfinato per la sua famiglia e, subito dopo, per il Toro. Le tantissime testimonianze ricevute in questi tristi giorni della sua dipartita ne sono la conferma. Soprattutto le persone semplici...

Mio padre era un uomo onesto e gentile, con un amore sconfinato per la sua famiglia e, subito dopo, per il Toro. Le tantissime testimonianze ricevute in questi tristi giorni della sua dipartita ne sono la conferma. Soprattutto le persone semplici e sincere sono state quelle che hanno patito di più la sua scomparsa perché sono le qualità che più lo hanno distinto quand’era fra noi.

 

Gli inizi

Nato il 10 aprile del 1931 a Torino perde a 11 anni la madre e quello sarà il primo dei due fatti che non accetterà mai e che lo segnerà nell’anima per tutta la vita. Il secondo sarà il 4 maggio del 1949, quando ormai pensava che Qualcuno lo stesse aiutando ad uscir dalle tribolazioni della guerra. Ma era stato solo un sogno.“Ho seguito tutti i funerali dei Grandi su un albero” soleva dire ricordando con tristezza quel giorno.

Il 15 marzo del 1938 (“in un martedì gioioso ti conobbi”) resta folgorato dalla maglia granata, e da quel giorno in cima ai pensieri, dopo i suoi cari, c’è il Toro. Ricordava con affetto il giorno in cui due gruppi di ragazzini, equamente divisi fra le due squadre cittadine, giurarono fedeltà alla loro squadra “fino alla serie C, compresa!”: si punsero un dito con uno spillo quindi mischiarono il sangue fra loro.

Quando poteva andava al Fila a vedere gli allenamenti e alla fine, con un amico, si appostavano nei pressi degli spogliatoi, dove “sentire il profumo dell’olio canforato era la cosa più dolce del mondo”. Conserva ancora la bandierina che portava allo stadio in quegli anni felici.

 

La rinascita

Si sposa nel 1955 mentre io arrivo nel 1959. In quegli anni Lui e mia madre andavano allo stadio solo negli ultimi 15 minuti, quando aprivano i cancelli, perché non avevano i soldi per il biglietto; è così che anch’io scopro questo mondo unico e inspiegabile a parole a un comune tifoso.

Nelle lunghi notti insonni passate per causa mia, quando mia madre non ce la faceva più, mi prendeva in braccio e, camminando nell’oscurità della casa, mi sussurrava la storia degli “Invincibili”; non era possibile che io non diventassi del Toro. Per motivi di lavoro (viene assunto alla Michelin) ci trasferiamo a Cuneo dove presto unisce le forze con altri appassionati e fonda il Club Gigi Meroni.

Arrivano gli anni ’70 dei colbacchi, dei derby vittoriosi e soprattutto dello scudetto, la cui gioia immensa viene pagata con un’operazione alle corde vocali per le tante urla di felicità. Da allora “si farà sentire” con il suo fischio micidiale e con la trombetta da minatore. Quando il Fila viene oltraggiato preleva un po’ di mattoni che rompe in tanti pezzetti da regalare agli amici che apprezzano.

Il poeta

“Non sono un poeta vero, non ho l’ambizione di esserlo, metto solo i miei sentimenti in rima”. Così mio padre si scherniva a chi lo chiamava poeta; “il vero poeta del Toro è stato solo uno, il capitano dell’ultimo scudetto”.

Claudio Sala e Paolino Pulici erano fra i pochi del dopo Superga che gli illuminavano il volto, anche a distanza di quasi trent’anni. Ma ad ogni giocatore, presidente o dirigente che approdava al Toro mio padre concedeva subito tutta la sua fiducia.

Solo nei pochi casi in cui si era sentito preso in giro se l’era presa con qualcuno di loro, esortandoli con le sue rime a rimettersi in riga; ma è stato una rarità. Il solo fatto di vestire “la maglia dei Grandi” per Lui era come accogliere un nuovo figlio in famiglia.

Il 2.12 87 il nome indicato da mio padre nel concorso per la mascotte ufficiale del Toro viene scelto da una giuria composta da giornalisti di Tuttosport e dai massimi dirigenti del Toro: sarà Valentin.

Da allora, su consenso del direttore del Tuttosport Piero Dardanello, con cui instaurerà una splendida amicizia, firmerà con quello pseudonimo i suoi versi. Fra le cose che più lo hanno reso felice ricordo il gesto gentile di Mondonico che, ricevute le poesie, le affiggeva ad un muro del Fila, quando era ancora la nostra casa, affinché i ragazzi non dimenticassero mai le nostre radici e i loro tifosi.

Ma anche la lettura del profilo dei 18 grandi al 4 maggio a Superga lo rendeva “fiero di essere Granata” (08 e 09).

 

Gli amici

Negli anni conosce un’infinità di persone legate al mondo del Toro, grazie alle sue caratteristiche morali ed alla sua disponibilità. I presidenti, i dirigenti, i giornalisti di Tuttosport, della Stampa, delle testate e televisioni locali. I giocatori tutti, seguiti fin su’ nei ritiri estivi (11) con la premurosa e adorata moglie Anna Maria. I tifosi di ogni angolo d’Italia, i rapporti con molti di essi in Piemonte, in Toscana, in Emilia Romagna, nel Lazio, nell’Umbria, in Campania.

Quando nel '92 andiamo in finale Uefa Lui e mia madre sono in Argentina, per un viaggio sognato e preparato da anni, a trovare i parenti emigrati; porta comunque il simbolo del cuore anche là, contagiando non pochi argentini. E poi tanti personaggi italiani, dal giudice Caselli al Presidente Mancino, dai famigliari delle vittime di Superga a tutti quelli che seguono il Toro attivamente, a don Rabino, a Carlo Sterpone, che gli dedica un ritratto durante una sua visita a casa nostra.

 

L’addio

Sono tanti, tantissimi gli amici che lascia quaggiù e se tutti gli hanno dedicato un pensiero, non avrà niente a patire di là, tanto è il bene ricevuto in cambio della sua spontanea amicizia donata a tutti nel tempo.

La dignità con cui ha vissuto il suo ultimo terribile mese lo onora e lo consegna a Dio come esempio per la sua famiglia e per tutti coloro i quali gli hanno voluto bene. Da sempre ci aveva chiesto, quando sarebbe stato il momento, di mettergli la sua adorata bandierina in tasca e il distintivo del Grande Torino all’occhiello della giacca: è stato accontentato.

Un amico gli ha portato uno splendido mazzo di rose granata con la scritta “Salutaci gli Invincibili”: la scritta l’abbiamo staccata e deposta accanto a lui.

Ora è con Loro e con sua madre, due cose che ci fanno ritenere e credere che stia senz’altro bene. Se passate da Cuneo e guardate sul suo balcone, c’è una piccola bandierina granata con la A.

L’aveva messa all’inizio del campionato sicuro di toglierla alla fine, con la “giusta promozione”. E’ ancora là, ovviamente, e la toglieremo quel giorno assieme a Lui festeggiando con un brindisi come nel giorno del suo 50° anno di matrimonio del mese di aprile di questo triste 2005.

 

 

Mauro Giulietti