mondo granata

In ricordo di un lordone

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Una macchina si ferma di fronte al Fila.Il passeggero guarda le gradinate e sospira.Quasi non vorrebbe scendere, per un attimo pensa a tornare da dove è venuto.Basterebbe un attimo, un colpo di testa.L’autista tiene il motore acceso e lo guarda con un senso di paterna inevitabilità.- Fatti forza - vorrebbe forse dire.

 

Questa è la storia di un triangolo.Non una figura piana e neppure una 3D. E’ una figura le cui dimensioni si perdono nel tempo, investendo nella sua area gli anni che sono trascorsi da allora. I primi due vertici sono fermi in un punto preciso del dicembre 1973.Due punti lontani nel modo di essere e di sentire, che si incontrarono per un breve istante il 9 dicembre del 1973.

 

Gustavo Giagnoni è nostro allenatore da due anni.E’amatissimo dalla tifoseria e due anni prima, come ben sappiamo, lo scudetto gli è stato scippato a Marassi.E’ l’allenatore col colbacco, quello che indossa la sciarpa a tratti bianchi e granata, che vista dalle televisioni in bianco e nero, sembra essere proprio di questi due colori.Quello che chiama e chiamerà la juventus “la gobba”, quello che la disprezza e non ne fa mistero dopo quello che è successo.Proprio come noi.

 

Franco Causio invece gioca nella gobba.Arriva da Lecce, dove lo chiamano Caùsio, la juventus lo fa girare un po’ nelle serie inferiori, poi lo riprende in pianta stabile nel 1970.Quel giorno del 1973 incrocia la nostra strada per la prima volta, come farà molte altre volte in seguito.Quel giorno però gli va male, perché non incrocia solo quella.

 

Il terzo vertice siamo noi, nel futuro.O noi nel presente, se preferite.Noi che abbiamo sentito parlare di ciò che avvenne quel giorno, senza esserci.Ma, dalle parole colme di orgoglio e dalle risate complici e sprezzanti dei nostri papà, nonni, o di chi ci raccontava questa storia, è come se ci fossimo stati davvero.E più precisamente il vertice ha capo nel mio caro amico Alberto Lovisolo, che voglio ringraziare pubblicamente per avermi dato l’input per tentare di ricostruire questa storia.Una storia che, come spesso accade, è fatta di dettagli e coincidenze.Una frase, il momento sbagliato, un guardialinee che non riesce a mettersi in mezzo in tempo.Un uomo solo che diventa rivalsa sarcastica di un intera comunità.Questa è la storia di ciò che accadde il 9 dicembre 1973.

 

Spesso per introdurre dei personaggi bastano poche immagini, più che lunghe descrizioni.Per descrivere la popolarità di Franco Causio, soprannominato il Barone, nel mondo granata, credo che la seguente immagine familiare sia rappresentativa.E’ il 15-10-1977, qualche anno dopo la vicenda che raccontiamo oggi.Al Comunale si sta giocando Italia-Finlandia, gara valevole per le qualificazioni ai Campionati Mondiali di Argentina, gara che l’Italia vincerà agevolmente per 6-1.La tifoseria granata è in subbuglio. Per tutta la settimana si è dato praticamente per scontato l’utilizzo di Claudio Sala al posto dello juventino.Giocano nello stesso ruolo, ma ai nostri occhi e non solo, Sala è Sala.E’ il Poeta, il talento puro, l’uomo che fa impazzire i difensori avversari, regista di decine di gol di Pulici e Graziani.Bearzot però opta per una scelta diversa, scatenando l’ira dei granata.Ancora non sappiamo quanto influente sia il blocco juventino in Nazionale, lo capiremo proprio in Argentina, quando il blocco gobbo si rifiuterà di lasciare il posto ai granata nella gara contro i padroni di casa.Causio, che pur tuttavia giocherà una delle sue migliori partite, in quell’Italia-Finlandia viene sonoramente fischiato dalla Maratona.La gara è ovviamente trasmessa dalla Rai ed assisto alla partita (sul TV color!) da mio padre.Ad un certo punto Causio tenta una veronica e perde palla.Mio padre esplode immediatamente – Guardalo lì! Il Barone! (pronunciato con accento piemontese pieno di disprezzo) Il Barone Rosso! Il Barone di m….

 

Causio è indubbiamente talentuoso.E’ un’ala forte, parecchio anche, ed il giocare nella gobba probabilmente lo renderà più popolare, a discapito di altri, che fuoriclasse erano più di lui.Sa di esserlo, comunque, e sa di giocare in una squadra potente. Questo lo rende a volte eccessivo, spesso in campo provocatore, soprattutto nella prima parte di carriera, nonostante la classe.Gira su una Porsche negli anni ‘70, spesso lo si vede nella zona centrale, vestito come può essere la ricca e un po’ stramba estrosità di quegli anni.

 

Giagnoni è sanguigno, uomo di temperamento e non fatica a portare entusiasmo in un ambiente depresso da parecchio tempo.Quasi senza volerlo, lancia la moda del colbacco, che gli era stato regalato a Mantova. Le bancarelle attorno allo stadio non tardano a riempirsi di questi strani copricapi.E’ l’uomo giusto per fronteggiare finalmente la spavalderia juventina, per porsi ostinatamente e beffardamente contro le mille ruote pilotate dal destino miliardario.E poi Giagnoni è un sardo.Padre toscano e mamma sarda.Ora, io non so cosa possiate pensare voi, ma credo di avere imparato due cose sulla gente sarda.Primo: è gente che, se si fida di te, ti regala anche il mondo, come pochi altri sanno fare.Secondo: non farli incazzare. Neanche per sbaglio, neanche se sai di avere ragione.Soprattutto non sfotterli.Perché sono attimi.Forse Causio non lo sapeva.

 

Vince il Toro, in quegli anni, nonostante i furti.Vince tanti derby.Ha già vinto un derby nella stagione 1970-1971, prima dell’arrivo di Mister Colbacco.Con lui, dopo una sconfitta iniziale per 2-1, inanella 3 vittorie di fila, 2-1, 2-1 e 2-0, derby passati alla storia per le prodezze di Agroppi, Sala e ovviamente Pulici.E per la festa di una città.Perché in quegli anni Torino città è ancora largamente granata, anche se la divisione in settori è marcata più che mai, e spesso il tifo si marca di socialità.Borgo Vittoria, Cit Turin, San Paolo, Vanchiglia, zona Millefonti, Pozzo Strada, parte della Barriera, una buona parte di S.Rita, la parte vecchia di Madonna di Campagna, sono granata, e scusatemi se ho saltato molti quartieri.La Crocetta, gran parte del precollina, Mirafiori Nord e Sud, Vallette e Falchera, più tutte le zone di recente agglomerato, sono gobbe marce.Molta gente esce dalle fabbriche e poi va a tifare per la squadra del Capo.Non ho vissuto quegli anni, sportivamente.Il massimo che riuscissi a dire era – Olèolèolè la juve nel bidet!Ma se avessi potuto viverli,  credo che sarei diventato del Toro il doppio di quanto poi lo sono stato.Il ché mi sembra impossibile.

 

Per comprendere quegli anni, dobbiamo dipingerli coi suoni ed ascoltarne le immaginiFermarci per cercare di comprendere quale fosse il vento che passava per gli anni Settanta, spazzandoli di novità multicolori, spesso però accusati da scoppi di nero rosso sangue.Sul finire del 1973 scoppia improvvisa, in seguito alla guerra del Kippur, l’austerity.I paesi arabi facenti capo all’Opec, bloccano le esportazioni di petrolio verso gli stati europei che sostengono Israele.La mancanza di approvvigionamenti fa sì che venga dichiarato il blocco della totale della circolazione delle auto nel corso di interi week-end. Inoltre i locali pubblici, tra cui i cinema, hanno il tassativo obbligo di chiudere entro le ore 23.I giornali dell’epoca riportano fatti di cronaca curiosi, come cinque giovani arrestati per aver fatto uso di hashish in casa propria, o come i continui avvistamenti di UFO un po’ ovunque.Nixon e Breznev si fronteggiano sinistramente, mentre il Presidente della Repubblica Italiana è Giovanni Leone, quello del Consiglio Mariano Rumor.Nubi nere si profilano all’orizzonte e l’Italia è percorsa da vibranti e sinistre manovre. Le BR cominciano ad alzare il tiro e rapiscono proprio in quei giorni il dirigente Fiat Amerio, mentre a metà dicembre, un attentato palestinese causerà la morte di 30 persone all’aeroporto di Fiumicino.Nel mondo fa scalpore e indigna quanto riportato dai cronisti in Cile, dove l’11 di settembre un golpe militare guidato dal generale (minuscolo) Pinochet rovescia il governo di Salvador Allende (che rimarrà ucciso negli scontri).Si instaura una terribile dittatura militare con il bene placito di Washington, il cui segretario di stato Henry Kissinger, che si mormora mente occulta dell’operazione di Santiago, è stato insignito nel corso dell’anno del.. (sospiro ) … del Premio Nobel per la pace.Proprio così.Il premio Oscar per il Miglio Film è andato strameritatamente a Il Padrino, di Francis Ford Coppola, uscito l’anno precedente, ma il film rivelazione dell’anno in corso è stato indubbiamente La Stangata di George Roy Hill, con Paul Newman e Robert Redford.

In anni in cui i vinili la fanno ancora da padrone, la musica spadroneggia nei mangiadischi o nei primi impianti stereo, che allora si chiamano “ad Alta fedeltà”, accuditi con cura maniacale dai proprietari.Si potrebbero citare centinaia di lavori, ma basti soffermarci sul fatto che il 1973 ha visto la nascita di The dark side of the moon  dei Pink Floyd.E scusate se è poco.

Quel 9 dicembre la classifica dei 45 giri più venduti in Italia vede al comando Lucio Battisti con La collina dei ciliegi, seguito da E poi di Mina, scritta da Shel Shapiro.A sorprendere però è il terzo posto di He, dei Today’s people, un brano a metà tra il pop e la ricerca spirituale post-beat (“He” è Dio) forse un po‘ ingenua ma sincera, che ha avuto il suo culmine quello stesso anno con l’uscita della versione cinematografica del musical Jesus Christ superstar (che sarà l’LP più venduto in Italia nel 1974).Alle spalle di “He” i Pooh sono presenti con ben due pezzi (Io e te per altri giorni ed Infiniti noi), ma a colpire è la quantità di canzoni ancora rimasta popolare ai giorni nostri.Verso il fondo della classifica troviamo infatti Pazza Idea di Patty Pravo, che aveva occupato la prima posizione dal 25 agosto al 20 di ottobre

Tu guidavi mentre io, ubriaca di gelosia, continuavo a chiederee poi mi hai detto “Senti, camminiamo”siamo scesi in fretta ma restati lì,in silenzio… soliio ti ho stretto, stretto a me…la tua giacca sul mio visomi hai detto “Basta amore, sono stanco, lo vuoi tu”..Pazza idea…

E la celeberrima Amore Bello di Claudio Baglioni

Così vai vial'ho capito sai...che vuoi che siase tu devi vai...mi sembra già che non potròpiù farne a menomentre i minuti passano...forse domani correròdietro il tuo treno

Per non parlare di brani appena usciti dalla hit parade, che avevano spadroneggiato per l’intera estate, come Minuetto di Mia martini o Perché ti amo dei Camaleonti

Perché ti amo, io non lo so,ma stai sicura chenon dormirò…E tu sorriderai, pensando che…con te nessuno mai, ha fatto come me…

Oppure altri che sono diventati classici internazionali, come Crocodile rock e Daniel di Elton John, My love di Paul McCartney o Vincent di Don McLean.In televisione imperversano gli sceneggiati gialli che diventeranno dei cult, come Lungo il fiume e sull’acqua, tratto da un lavoro di Francis Durbridge, che va ad inserirsi nella fortunata serie aperta un paio d’anni prima dal Segno del comando.Poco meno di un mese prima di quel 9 dicembre, invece, la Nazionale italiana di calcio espugna finalmente Wembley, con un gol di Capello nel finale, segnato a quel Peter Shilton che giocherà fino ai Mondiali di Italia ‘90(!).In testa alla classifica del campionato, che sarà vinto dalla Lazio, è il Napoli, seguito dalla gobba.

 

Abbiamo detto austerity.Allo stadio quel si va a piedi, in tram, oppure ci si organizza.Il giornale riporta di carretti trainati da cavalli che trasportano alo stadio gruppi di tifosi.Alcuni arrivano addirittura su carretti trainati da asinelli e somari.Alcuni juventini ne trainano altri.Ci sono più di sessantamila spettatori allo stadio in quella domenica.

 

Il Toro dunque vince spesso.Ma quella volta il Toro gioca senza Pulici e le cose vanno come non avrebbero dovuto.I granata giocano un buon primo tempo, nella ripresa purtroppo vengono fuori i gobbi.Ad un quarto d’ora dalla fine, Causio si libera sulla destra. Cross morbido in mezzo.Castellini compie un primo miracolo sull’incornata di Cuccureddu, ma la palla resta lì e Cuccu la deposita facilmente in rete.La gobba vince il derby quindi per 0-1, ma non ci sarebbero motivi particolari di screzio (al di là dell’ovvio dispiacere, perché ovviamente una vittoria gobba in un derby non è certo cosa di cui il mondo possa andare particolarmente fiero).I commenti sono pacati, i tifosi fuori dal campo si sono presi a sprangate, ma in campo sembra tutto tranquillo.Se non ci fosse Causio che, per dirla alla piemontese, va a fare l’uovo fuori dalla cavagna.

 

Fine della partita.Già Giagnoni deve essere particolarmente incazzato, ed i granata con lui- Sembrava che non fosse Torino-juventus, ma Giagnoni-Juventus, c‘erano molte cose che non mi piacevano di quello che si era venuto a creare in quel periodo - rivela il nostro ex allenatore in una recente intervista.Ebbene, Causio non trova niente di meglio da fare che andargli a battere le mani sarcastico davanti.Giagnoni lo mette in guardia e gli fa cenno di no col dito - Guarda che non sono il tipo che si fa prendere per i fondelli da te…Qualcosa nel genere.Causio gira i tacchi, fa un paio di metri, poi volta il capo e sibila un insulto abbastanza deciso a Giagnoni.

 

Voi cosa avreste fatto?Per quanto le mie ricerche siano state approfondite, non ho trovato traccia sul genere di insulto, ma mi fido di quanto capitò.Senza se e senza ma, Giagnoni partì all’attacco.Il guardialinee, che aveva sentito tutto, tentò di pararsi in mezzo, avendo intuito le intenzioni del nostro allenatore.Giagnoni quasi gli passò sopra.Raggiunse Causio e…E gli piantò un lordone da competizione.Lo stesso Giagnoni perse l’equilibrio per la violenza del cazzotto.

 

Cercarono di trattenerlo, ma Gustavo aveva perso la cognizione.- Ma Giagno, cosa fai? Cosa hai fatto? - disse Zoff, che lo conosceva dai tempi di Mantova. Persino il Dottor La Neve, medico sociale bianconero, tentò di trattenerlo.- Vi ammazzo tutti! - gridava Giagnoni, trattenuto a stento dai dirigenti granata.La crisi di rabbia fu talmente forte che c’è chi disse di averlo visto piangere al rientro negli spogliatoi.

Fermiamo per un attimo la scena, perché da qui in avanti le ricostruzioni divergono.Il guardialinee assicurò di aver “sentito” e visto tutto.Secondo la sua deposizione, Giagnoni ricevette un insulto e arrivò soltanto a sfiorare Causio, senza colpirlo.C’è da dire che il guardialinee stesso, a sentire Giagnoni, venne poi squalificato.Non si sa a quale titolo, se per non aver saputo tenere sotto controllo la situazione, se perché la sua deposizione differiva da quella dell’arbitro Panzino, o semplicemente perché non doveva difendere l’allenatore sardo.Giagnoni invece, nelle sue dichiarazioni, ha affermato che - La mia fortuna e quella di Causio, fu quella che lo colpii su uno zigomo e non su un tessuto più molle, altrimenti il mio pugno avrebbe creato danni ben peggiori.Nella stessa intervista il Mister dichiara di “aver avuto la mano dolorante per un po’ di tempo”, a causa del lordonazzo.

 

Nel giornale del giorno seguente, c’è un po’ di confusione.Causio? Stranamente non dice nulla, forse accortosi di cosa ha creato la sua provocazione, forse impaurito, forse rintronato, forse perché il silenzio gli è stato imposto.Anzi a chi gli chiede da dove derivi quell’ematoma che ha in volto, egli risponde trattarsi di conseguenze di una pallonata.Ora, osserviamo la foto di copertina insieme.E’ la foto di un giornale di quasi 40 anni or sono, seppur scansionato, quindi abbiamo dei limiti oggettivi.Non sappiamo quale sia lo zigomo colpito, se Giagnoni lo abbia affrontato di fronte o di fianco.Tutto lascia supporre che lo zigomo pestato sia stato il suo destro (che nella foto infatti appare scuro in maniera sospetta). L’altro zigomo, il sinistro, è scuro forse per via dell’ombra, forse per la stampa della foto stessa.Quindi credo proprio che il colpo sia stato sferrato eccome.Del resto perché Giagnoni, reo confesso avrebbe dovuto mentire?Il Giudice sportivo si sarebbe presto pronunciato sull’accaduto.

 

Le dichiarazioni dei granata intervistati nel dopo partita, battono soprattutto il tasto dell’amarezza per il comportamento di Causio.- Abbiamo vinto tre derby ma nessuno di noi è mai andato a sfottere tifosi o dirigenti bianconeri - disse il vicepresidente Traversa.E se ci pensate è vero.Vi immaginate Pulici che, dopo aver fatto il gol da trenta metri alla gobba con il famoso pallonetto, continua a correre verso la Filadelfia, si gira e si abbassa i pantaloncini, facendo vedere il sedere?Cose dell’altro mondo, eppure occasioni ce ne sarebbero state.Invece accadde più volte a parti inverse e Marco Tardelli, oltre che lo stesso Causio, forse si ricordano qualcosa.Fossati, sempre nel dopo gara dichiarò - Causio parla troppo. Io mi sono imposto di non cadere nelle sue provocazioni.E questo la diceva lunga.

 

Il dopogara fu segnato anche da un altro episodio che nulla aveva a che vedere con lo sport.Ehm…All’uscita dello stadio una ignota eroin… ehm, delinquente, scorse Cuccureddu, l’autore del gol e corse a piantargli un ceffone per aver segnato.Il gesto colse di sorpresa lo stesso Cuccu (che di solito veniva colto di sorpresa dai gol di Pulici), il quale decise signorilmente di non denunciare l’accaduto.Certo è che l’autrice del gesto restò ignota, e non sarebbe stato male identificarla e rintracciarla.Per appuntare una medagl… ehm, dannata tastiera, per esporre al pubblico ludibrio l’autrice di cotanto gesto meritor… ehm, atto codardo…Insomma, dopo 39 anni possiamo ben essere liberi di esporre la nostra amm… ehm amarezza, no?

Per la cronaca sia Causio che Giagnoni vennero squalificati per due turni.Sì, ma.. Giagnoni… ?Che fine aveva fatto? A Torino non c’era più.Dopo la partita, una volta resosi conto di aver combinato una cosa molto grave, si era fatto portare a Milano (come peraltro faceva sempre) e da lì aveva preso un Fokker per Olbia.- Ho trascorso tutto il lunedì di fronte al caminetto con i miei genitori. Sapevo di aver sbagliato e mio padre me lo faceva capire.Cambia espressione quando parla di questo, Giagnoni.- Mia madre no, invece! Mi disse (in sardo) “Hai fatto bene!”

Una macchina si ferma di fronte al Fila.Il passeggero guarda le gradinate e sospira.Quasi non vorrebbe scendere, per un attimo pensa a tornare da dove è venuto.Sono passati soltanto due giorni dall’accaduto e Giagnoni si è reso conto di aver sbagliato.Pensa, si chiede, si domanda che cosa gli diranno.Poi si fa forza e scende dalla macchina, incamminandosi verso il Fila.Ci sono 500 persone ad aspettarlo.Un attimo di gelo, una sospensione degna di un film di Sergio Leone.Silenzio.Ancora silenzio.Poi parte il boato.

 

- Gustavo!- Gia-gno-ni! Gia-gno-ni!- Giagnoni è il primo tifoso del Toro!- Uno di noi! Gustavo uno di noi!Lo portano in trionfo.Lui incredulo.Immagino questa scena sfumare mentre la telecamera resta fissa ed il corteo si allontana.E noi, terzo vertice del triangolo, siamo lì ad osservare ridendo, a darci pacche sulle spalle.A pensare ancora una volta a quanto è stato bello vivere questa vita con le cose che abbiamo conosciuto. C’è tutto l’essere granata in quel portare in trionfo Giagnoni.

 

Lo so, lo so.Questa storia non è stata il massimo del politically correct, ma questa rubrica non lo è mai stata.Si voleva raccontare una storia e lo si è fatto, dall’unico punto di vista possibile.Consentiteci, dopo 39 anni, di averlo fatto a modo nostro.

 

Capitasse oggi, apriti cielo?Uuuuh!Facciamo un giochetto?Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare.Lasciamo perdere Vespa, che probabilmente farebbe il plastico della faccia di Causio.Facebook, i moralizzatori impazzerebbero.Già è tutto un fiorire di frasi retoriche sul senso della vita (alcuni utenti operano un martellamento micidiale sul profondo senso zen della giornata, salvo poi dimenticarsene al primo semaforo).Lasciamo perdere i giornali che, vedi episodi di Bruno e Policano, non vedono l’ora che queste cose capitino a noi per ergersi a paladini della moralità e della giustizia, quando devono far finta di nulla tutto l’anno (è sempre facile attaccare un pesce piccolo e lisciare il potente, o il “padrun” di turno, ma queste sono cose che non si possono dire, naturalmente).La finta moralità ed il perbenismo di facciata si sfoga perfettamente in questi luoghi di comunicazione di massa come Facebook, che si prestano benissimo al revisionismo superficiale di massa.Qualche giorno fa, durante una discussione, l’ondata di revisionismo ha addirittura travolto uno striscione non proprio “politically” correct esposto dalla nostra Curva molti anni fa.In una società che si ciba di luoghi comuni (anche a livello sportivo – Il campionato si vince in primavera… AAAAAARRRRGHHHH!) sarebbe facile trovare orde di Savonarola che si ergerebbero contro il povero protagonista, “schettinizzandolo” in breve.Ci si può fare ben poco.

 

Ok, Giagnoni ai suoi tempi sbagliò, facile dirlo, facile pensarlo.Sicuri che al posto suo avremmo mantenuto la calma?Con un bianconero davanti che ti sfotte e ti insulta perché hai perso un derby importante?Ok, facciamo un esercizietto Zen.Chiudiamo gnuovamente li occhi, lo faccio anche io ed immaginiamo, che ne so.., ecco la visione si forma…Conte!Proprio lui.Semplice, è di fronte a noi e sta saltellando, sfottendoci, esclamando:- EminghiaggjuvefacciungoalsE’ lì che ci saltella davanti e continua a fare – eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals – e in lui vediamo quello che è stato negli anni ’90 e all’inizio del decennio successivo.Quel modo di esultare come se da quel gol fosse dipesa la salvezza del mondo.Quella squadra moggiana tronfia e gonfia non soltanto di boria, prima che il mondo si ricordasse che una Giustizia poteva anche esistere.Calmi no?Calmissimi, vero? Inspirare - espirare.- Eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals eminghiaggjuvefacciungoals eminghPATATHUD!

 

Oh cavolo.Che macello.Povero Conte.Non sono stato io, eh? Sia ben chiaro…Io aborro queste cose.E’ stato Giagnoni, passava di qui.Gustavo birichino, dai, raccogli il parrucchino.Non si fa così, lo sai?Adesso vieni, che per punirti ti portiamo in trionfo.

 

Mi piacerebbe incontrare Gustavo.Non dico di non aver pensato di chiamarlo, ma temevo che, se avesse saputo in anticipo tutto l’ambaradan che avevo intenzione di combinare, non sarebbe stato d’accordo.Restò con noi ancora per poco, dopo quel derby.Si era già accordato col Milan nella stagione successiva e così risolse il contratto con Pianelli dopo uno 0-3 subito a San Siro contro l’Inter.Non sfiorò più lo scudetto, allenò diverse squadre, anche il “suo” Cagliari, col quale eliminò la gobba dalla Coppa Italia 1986-1987.Il suo lavoro a Torino mise le basi per la conquista del campionato, pochi anni più tardi.E’ ancora amatissimo, anche da chi, come me, non ha mai assistito ad una partita di quel Toro.

 

In quanto a Causio.L’opinione pubblica ricorda la partita a scopa con Bearzot, Zoff e Pertini, sull’aereo che riportava i Campioni del Mondo da Madrid, ma il tipo non era poi così bonario.Il fatto di aver escluso, per molti immeritatamente, Sala dalla Nazionale, ce lo rese inviso quasi a vita.

 

3 aprile 1977Si gioca Torino-juventus, partita più importante ed attesa di un campionato dal duello infinito.Dopo sei minuti, sfruttando una rapida azione, la gobba passa con Causio, che infila Castellini in diagonale.Il “Barone” corre ad esultare nella zona tra la Maratona e i Distinti (non ricordo se stavano zitti già allora), superando anche i cartelloni pubblicitari.Se uno sbaglia, se uno si confonde, si ferma.Invece lui non lo fa.Probabilmente sta ancora esultando quando Pulici pareggia, due minuti più tardi.

 

26 ottobre 1980Causio risegna nella stessa porta, sotto la Maratona, ribadendo in rete a porta vuota e portando in vantaggio la sua squadra dopo 18 minuti.Questa volta viene ad esultare proprio sotto la Maratona.Apriti cielo.Mal gliene incoglie.Il Toro nella ripresa passa due volte e vince il derby.

 

Nel 1981 passa all’Udinese, dove ci fa passare altri dispiaceri.Gioca nell’Inter per una stagione, poi si trasferisce a Lecce, dove retrocede con i suoi salentini.In occasione di Torino-Lecce 5-0 della tarda primavera 1986, valevole per il mitico Torneo Estivo, Causio è in panchina.Effettuate tutte le sostituzioni, senza che sia stato fatto entrare in campo, Causio lascia la panchina a 5 minuti dalla fine e si avvicina all’uscita verso la Maratona.I 600 presenti gli fanno sentire tutto il loro calore.

 

L’ultimo atto con lui, è una partita tra Toro 1976 e una selezione di Best Italia anni ‘70, giocata il 4 maggio 1989, alle soglie della nostra retrocessione.Causio gioca, si becca la solita ramata di insulti, poi viene sostituito.Probabilmente sa che non ci incontreremo più.Alla fine ci batté le mani, uscendo da quel campo, senza ironia.Gli do atto di questo.La guerra sportiva è finita.Non c’è bisogno di revisionismi, è semplicemente andata così.

 

Questa era la storia di Giagnoni e dell’incontro ravvicinato con Causio, amici.Ora non mi resta che andarlo a recuperare.Chi? Gustavo naturalmente.Mi hanno detto che è stato visto dalle parti di strada Altessano.Certe abitudini sono dure a morire.Va bene che si dice che l’acciaio non sia dei migliori, ma non vorrei che questa volta si facesse male sul serio, mentre cerca di demolirlo a pugni.Chi lo sa? Uno basterà? Mauro Saglietti