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In Vietnam la bandiera del Toro

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Se adesso vi trovaste in Vietnam, precisamente a Nha Trang City, al numero 86 di Tran Phu Street, vedreste sventolare la bandiera del Toro davanti ad un ristorante italiano. Se entrate nel ristorante oltre all’alacre personale orientale,...
Ermanno Eandi

Se adesso vi trovaste in Vietnam, precisamente a Nha Trang City, al numero 86 di Tran Phu Street, vedreste sventolare la bandiera del Toro davanti ad un ristorante italiano. Se entrate nel ristorante oltre all’alacre personale orientale, troverete Paolo Scampini, un cuore granata trapiantato in estremo oriente. Se gli chiedete come mai c’è la bandiera della nostra fede fuori, lui sorride e fieramente risponde:”Sono il Presidente del Toro Club Vietnam e questo locale è la sede”. Paolo ha una catena di ristoranti italiani in Vietnam, dove prepara i cibi della nostra nazione con amore, passione e con un pizzico di Toro. Non è presente, fa le sue veci il fratello Gianni che vive tra Torino e il Vietnam: “Abbiamo cinque iscritti, ma l’obbiettivo di Paolo è quello di convincere anche i vietnamiti a diventare granata. Loro hanno sofferto per la guerra, quindi ci possono capire, per di più adesso sono in via di sviluppo, c’è una forte ripresa come nel Toro, con il nuovo Presidente Urbano Cairo, anche il Vietnam sta tornando in serie A, dopo tanta crisi e mille difficoltà” Non è facile vivere là ed essere granata: “Non possiamo vedere le partite, nemmeno via satellite, ahimè qui si vede solo la Juve. È bruttissimo arrivare all’aeroporto e trovare la gigantografia di Del Piero che fa la pubblicità alla Pepsi-cola, stare anni senza Toro, appesi alla rete di internet per sapere qualcosa. Ma i tempi sono cambiati. Adesso che siamo in serie A, finalmente potremo far vedere il Toro ai vietnamiti e poi chissà. Se la Juve retrocede è fatta, liberemo l’estremo oriente dai gobbi ”. Gianni ricorda la telefonata, la gioia di un istante per un’attesa lunga due anni, la notizia della serie A, quella vera, l’ultima: “Non stava più nella pelle. Era dispiaciuto di non essere là, in Maratona, ad urlare a bruciare di passione e di fede. Poi ha fatto una promessa: quest’anno verrà qualche volta allo stadio”. Il padre, Ezio, pensa al figlio lontano: “L’ho sempre avuto sulla coscienza, è colpa mia se i miei figli sono del Toro. Io ho visto il Grande Torino, quindi qualche soddisfazione me la sono presa, loro no. Ma non potevo mica farli diventare gobbi. Paolo è un supertifoso, non poteva che fondare un club anche laggiù”. Dopo il Vietnam, Paolo e Gianni, hanno intenzione di continuare a raccogliere proseliti nel continente giallo: “Stiamo combattendo per il Toro anche in Oriente, sarebbe bello ce ne fosse uno anche in Cina , magari non avremo un miliardo di cuori granata, ma speriamo, almeno, di avere un miliardo di antijuventini.”