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Io e te insieme a un’ombra

Io e te insieme a un’ombra - immagine 1
di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Cari amici,da molto tempo ormai non vi propongo un racconto, benché mi piaccia molto scriverli.Nell'attesa di progetti futuri a breve scadenza, voglio riproporvi questo pezzo, pubblicato il 20-02-2009, nella sepranza che per qualcuno possa essere una sorta di parentesi gialla in una giornata granata.Un abbraccio a tutti voi.

 

Forse vi ricorderete di me.Ho giocato 3 anni nel Torino, nella seconda metà degli anni ’70, una discreta riserva.A qualcuno verrà in mente un gol che feci all’Inter.Il gol più bello della mia carriera, non ne ho fatti molti a dire la verità.La cosa più buffa?E’ che non mi ricordo di nulla.Neanche di me stesso.

 

Capitò tutto pochi anni dopo.Era una domenica calda e ventilata, il giorno giusto per svegliarsi e vivere, non per addormentarsi.Erano trascorsi i tempi nei quali mi consideravano un talento da coltivare, così nel 1979 venni ceduto alla Ternana in serie B, dove almeno sarei stato titolare.Un solo gol in tutta la stagione, la contestazione che montava, i tifosi sotto casa, i calci e gli sputi…Erano gli ultimi minuti di un Ternana-Bari.Un cross, il portiere smanacciò, ma la palla restò lì quasi sulla linea. Le immagini parlarono chiaro, feci per tuffarmi, ma da dietro arrivò come un treno un mio compagno, un terzinaccio. Guardava la palla, non mi vide, praticamente mi investì.Lui fece gol, io colpii violentemente la testa contro il palo.E per me fu buio.Quando mi risvegliai, cinque anni dopo, non ricordavo più nulla di quella che era stata la mia vita passata.

 

Mi operarono quasi subito, secondo i medici avrei dovuto risvegliarmi dopo pochi giorni. Invece i giorni diventarono settimane, mesi, anni.Il mio caso colpì l’opinione pubblica, ma, passata la grande spinta emotiva, quasi tutti si dimenticarono di me.Nicole, la mia fidanzata, mia madre e gli amici più cari provarono a farmi risvegliare, parlandomi, lasciando che le mie canzoni preferite risuonassero nella stanza d’ospedale.Angelo, che era stato il mio compagno di stanza nei ritiri ai tempi del Toro, lasciava la squadra nei momenti più impensati per venirmi a trovare e parlarmi.Ci provò a lungo.

 

Non fu il nero, non fu il vuoto. Ma il nulla, l’assenza, il non esserci stato.Fino a un pomeriggio di primavera, ancora ventilato, quando tornai al mondo aprendo gli occhi.Quando mi svegliai, mi dissero con cautela che avevo perso tutto.Nicole, era tornata in Francia e mia madre aveva raggiunto mio papà senza vedermi riaprire gli occhi. Mi dissero che ero stato un calciatore e che ormai avevo perso la mia professione.Un disastro, penserete, una storia straziante.Non per me, perché io non avevo più ricordi di nessuno di loro. Non ricordavo chi fosse Nicole, non conoscevo il volto di mia madre e non sapevo il significato della parola “calciatore”.L’incidente non aveva spazzato via l’uomo, ma tutta la sua memoria.Non capita a tutti di perdere gli affetti più cari senza piangere una lacrima.Un mondo disperato senza dolore, era quello nel quale ero riemerso.

 

Il dolore fisico invece affiorò eccome, quando tornai alla vita.Ero immobilizzato da cinque anni, dovetti ricominciare a muovermi, a mangiare, a pensare ed accumulare ricordi.Trascorsi ancora un anno in varie cliniche.I medici dicevano che il mio passato era perduto per sempre e che avrei dovuto vivere la seconda parte della mia vita come un uomo nuovo.Invece dopo qualche tempo, mi accorsi di una cosa strana.La ragnatela della mia memoria era diventata un groviera, alla cui sottile tela resisteva ostinatamente ancorato qualche ricordo solitario.Una sensazione, un gusto, un avvenimento, una canzone di cui ricordavo perfino il testo.Ricordo di aver trascorso pomeriggi interi a parlare dei miei ricordi con un’infermiera, che li trascriveva minuziosa, neanche fosse una mamma che prende nota dei progressi del figlio.Troppo poco per ricostruire una vita, raccontata dagli articoli dei giornali, che mi sembrava essere quella di un altro.Angelo mi rimase vicino.Mi raccontava di quella che era stata la mia amica precedente, mi portava foto, vecchi amici, ricordi vissuti insieme.Ma non ricordavo neanche lui e la sua voce. Non sapevo chi fosse.

 

Angelo mi portò in Francia da Nicole.Usciva con un altro uomo.Si mise a piangere quando mi vide, non riuscivo a riconoscerla.Il mio amico mi disse che io ne ero stato perdutamente innamorato, che per lei avevo messo sottosopra la mia vita, che mai mi era successo che una ragazza potesse coinvolgermi a tal punto.Era una bellissima donna dai capelli mossi, ma io non la riconobbi.Alla fine lasciai perdere e mi rassegnai.Se il destino aveva voluto che la mia vita fosse spaccata in due, non mi sarei opposto.

 

Oggi ho quassi sessanta anni e lavoro come assicuratore. Qualche anno dopo l’incidente sono tornato a vivere a Torino, sotto la pressante richiesta di Angelo, che sosteneva che avrei avuto bisogno di un amico.Gran parte dei miei soldi si era volatilizzata per le cure. Lui mi diede una grossa mano, ma non ce l’avrei fatta se non avessi incontrato Claudia, una sua amica, pochi anni dopo l’incidente.Claudia era ed è una donna molto affascinante e assai benestante, che e mi ha dato la possibilità di lavorare.Ormai ci conosciamo da molti anni e ci vediamo ancora tutti i giorni.Vi chiederete se siamo stati insieme, la risposta è sì. Per me è stata un po’ come la prima volta. Non so se sia stata attratta dalla mia storia e se le abbia fatto pena il mio sguardo.La nostra relazione è durata molti anni, ma è difficile amare un uomo senza passato.Spesso ero perseguitato dai fantasmi, capivo la profondità del sentimento, ma non riuscivo più ad associarlo a nessuno.Qualche anno fa sono tornato a vivere da solo.Ultimamente i nostri rapporti sono acidi, ma tant’è. Il capo è lei ed alla mia età è inutile che io mi opponga.

 

Poi c’è Laura, una bella ragazza dai capelli castani lisci e dagli occhi caldi e intensi.E’ la mia segretaria e lavora con me da meno di un anno.Non deve avere più di trent’anni, l’ho incontrata al circolo del tennis. L’ho vista la prima volta, mentre giocherellava solitaria e pensierosa con la racchetta al bar. Possiede una timidezza strana, piena di interrogativi, riservatezza e voglia di ascoltare.Ho pensato a una donna senza passato, senza passato come me. Mi sono offerto di farle da maestro di tennis.Cercavamo personale in sede, quando ho saputo che era alla ricerca di una sistemazione migliore, mi sono fatto avanti.Non sapeva nulla della mia storia e della mia vita spezzata. Gliene ho parlato solo qualche giorno fa, tanto per ammirare i suoi occhi scuri aprirsi di stupore.Laura è dolce e tenera, spesso indifesa e in balia delle sfuriate di Claudia. Mi piace portarla con me al circolo del tennis oppure al poligono, a sparare qualche colpo.Credo che se l’avessi conosciuta trent’anni fa mi sarei potuto innamorare di lei.Qualcuno di voi obbietterà che magari io potrei innamorarmi lo stesso.E ha ragione, questo è il mio grande problema.Ho quasi 60 anni eppure il cuore mi batte come uno stupido per una donna con trent’anni di meno, che potrebbe essere mia figlia.

 

Jimmy è il figlio di Claudia, l’ho visto crescere durante gli anni nei quali io e sua madre siamo stati insieme. C’è un rapporto particolare di simpatia tra di noi, talvolta mi rende partecipe delle sue iniziative e mi fa sentire più giovane. Spesso ha confidato a me quello che non sarebbe stato capace di dire alla madre, quando c’era di mezzo una donna.Ora temo che si sia invaghito di Laura.E temo ancor di più che legga nei miei pensieri quello che io stesso provo per lei.Questa cosa mi fa stare male

 

Sento ancora Angelo, è tornato a vivere in Veneto.Provo un brivido di gratitudine per lui.Non capita a tutti di vivere due vite ed avere lo stesso grande amico.

 

Questa dunque è la seconda parte della mia vita, l’unica che ho conosciuto direttamente, e se non fosse per gli occhi di Laura che mi fanno stupidamente battere il cuore, sarebbe anche una vita tranquilla.Questo almeno fino a poco tempo fa.Forse avere una vita tormentata fa parte del mio destino.

 

Ho l’abitudine sciocca di dormire col cellulare acceso.Erano circa le tre di notte, quando si è messo a trillare.Ho risposto intorpidito dal sonno, non c’era un identificativo sul telefono, e anche se ci fosse stato, non l’avrei visto. Sono miope come una talpa, regalo inaspettato dei miei danni cerebrale.Dall’altra parte del telefono solo sussurri incomprensibili e ansimanti.- Pronto? – ho risposto, cercando di farmi largo nel buio della notte con i miei occhi impotenti.In risposta altri sussurri affannati.Ho messo giù maledicendo il deficiente che aveva voglia di scherzare, ma per quella notte non sono stato più in grado di dormire.Era un semplice scherzo ma aveva scosso il mio cervello, con un senso di dejà-vù.La notte seguente la telefonata si è ripetuta.Altri sussurri, di una voce incattivita e maligna.Mi sono alzato, dopo aver spento il telefono, e ho guardato dai vetri la città nella notte.Ancora quel pulsare lontano e una musica che affiorava dalla coscienza.Ho un pianoforte in casa, ho imparato a suonare qualcosa nei mesi della riabilitazione, ma da anni non sfioro la tastiera.Mi sono seduto lì e ho cercato lentamente di mettere in ordine le note di quella musica tristissima che affiorava da un luogo lontano. Poi ho rinunciato. Era notte anche per gli altri, non solo per me.

 

E’ passato a trovarmi Angelo, ogni tanto fa un salto da queste parti.Peccato che Laura sia dovuta andare urgentemente in missione sul campo. Ho fatto solo in tempo a presentarli velocemente. Lui aveva una espressione strana sul viso, ho capito subito che non era in visita di piacere.

 

- Sono malato – mi ha detto al bar – sono passato a salutarti, mentre ancora ce la faccio.- Non dire scemate – ho risposto spiazzato. Non riesco a concepire il pensiero della morte, proprio io che ci sono andato così vicino.- Devi promettermi una cosa – mi ha detto, poco prima che ci salutassimo – Mi devi promettere che te ne andrai di qui. Vattene ora, non fare sbagli, vattene lontano di qui…Non ho capito cosa volesse dire.Ci siamo abbracciati come due fratelli. Gli amici non si inventano, ho pensato, vedendolo andare via.

 

Pochi giorni dopo sono tornato a casa abbastanza presto, come faccio sempre.Non ho una gran vita sociale, lo ammetto.Appena sono entrato ho provato una sensazione sinistra.Il ticchettio della pendola nel soggiorno, che mi tiene così tanta compagnia, era sparito.L’orologio era fermo sulle ore cinque. Subito non ho prestato attenzione alla cosa, anche se mi ricordavo di averla caricata recentemente.E’ stato solo quando sono uscito dalla doccia, che un brivido mi è scivolato giù per la schiena assieme alle gocce d’acqua.Ho visto la piccola sveglietta. Ferma sulle cinque.Sono corso nell’ingresso con l’asciugamano addosso. L’orologio sul muro: le cinque.L’orologio in camera…Le cinque.La mente è stata violentemente attraversata da un fulmine.Io e te insieme a un’ombra… ho mormorato.Nello stesso istante una musica si è levata dal soggiorno. Era la musica triste che ricordavo.Non ho fatto in tempo a muovere un passo.Un fruscio e poi la porta di ingresso che si chiudeva con un tonfo.Mi sono affacciato sulle scale: nulla.Sono tornato in soggiorno.Un vecchio 45 giri girava sul piatto, le note dolenti di un sax in una tonalità minore.La copertina sgualcita era abbandonata poco a lato.“Io e te insieme a un’ombra” c’era scritto.

 

Uno squarcio aperto sul mio passato.Ricordavo la copertina del disco, la colonna sonora appassionata e dolente.“Io e te insieme a un’ombra”. Era uno sceneggiato, uno sceneggiato degli anni ’70.Quando io ero ancora l’altro.

 

Tra le mie poche fotografie di un’altra vita c’è questa istantanea. Ricordo di avere visto quello sceneggiato in bianco e nero. Rammento parzialmente la trama, ricordo che il protagonista riceveva delle telefonate anonime nel cuore della notte. E che un giorno, tornando a casa, trovava tutti gli orologi fermi sulla stessa ora.Non solo, mi torna alla mente una forte sensazione di pericolo, associata al finale dello stesso sceneggiato.Ricordo un divano, il televisore. Quella che doveva essere la mia vecchia casa.Non l’avevo visto da solo, ma non avrei saputo dire con chi.

 

I volti si accavallano nell’Ufficio. Vedo passare Claudia, la vedo fare l’ennesima scenata a Laura. Torna nel suo ufficio e mi guarda sospirando. Forse ripensa con rimpianto a quanto ha riposto in me o forse mi vuole ancora bene e ha capito quello che nascondo su Laura.Forse ancora si chiede perché io oggi non parli ed abbia un volto sconvolto.Ho cercato su internet, qui dall’Ufficio.Non c’è molto: Io e te insieme a un’ombra, sceneggiato del 1976, nome del regista e degli attori principali, trasmesso dal secondo canale della RAI a partire dal 23 marzo, in quattro puntate. Trama: Il professor Edward Foster ritorna in Inghilterra dopo un’assenza di oltre vent’anni. Al suo arrivo però è protagonista, suo malgrado, di avvenimenti inspiegabili, che sembrano ricondurre al suo passato.Niente altro. Bella trama, complimenti.

 

Laura mi guarda. E’ la prima volta che vedo quello sguardo sofferto. Le scenate di Claudia la stanno sfibrando e la sua tranquillità sembra vacillare.Mi sembra di impazzire. Una follia emerge dal mio passato, qualcuno si introduce in casa mia di nascosto e io sono qui a guardare gli occhi di una trentenne.

 

Ne ho parlato con lei, quel giorno, durante la pausa.Non sopportavo il suo sguardo ferito. - Quindi sei convinto che qualcuno stia scherzando con te sulla base di un vecchio sceneggiato…Le ho spiegato, seduti al bar, quello che mi era successo, le ho parlato delle telefonate, degli orologi, del vecchio 45 giri con la colonna sonora del telefilm. Le ho detto che per me è facile fare confusione, ma i miei ricordi sono tutti relativamente recenti. Questo è un ricordo antico, invece, che forse potrebbe agganciarne altri.- Non ricordi quale fosse la persona che lo vide insieme a te, davanti alla TV?Scuoto la testa. La stanza non è quella di albergo durante un ritiro. Dal video escono le note di un sax, che compone la melodia struggente. Di fianco a me c’è qualcuno. E’ una donna, ne sono certo…Il mio pensiero va a Nicole. Potrebbe essere stata lei.- Non capisco perché… - mi dice pensierosa – Non capisco perché qualcuno dovrebbe farti questo.Non ho risposte.

 

Quella notte mi sveglio di soprassalto, c’è un fruscio.Sicuramente penserete che io sia un pazzo a non aver cambiato la serratura.Non sono bravo a ricordare le cose, a quanto pare. Pensavo che una sedia di fronte all’uscio potesse bastare.Allungo le mani verso il comodino per afferrare gli occhiali.Non li trovo. La mano rovescia tutto quello che trova, ma gli occhiali non ci sono più. E mentre terrorizzato noto che la luce del soggiorno è accesa, un altro ricordo mi assale la mente.Foster era miope. Qualcuno si intrufolava in camera sua e gli sottraeva gli occhiali. Lui era al buio contro chi lo perseguitava…!Non faccio in tempo a ricordare tutto.L’ombra è lì a pochi passi da me, si staglia contro la porta del soggiorno, invasa dalla luce.Raggelo nelle lenzuola.Si avvicina, stringo gli occhi per capire, ma non vedo.Se volesse potrebbe uccidermi adesso…subito!Invece farfuglia veloci confuse, le stesse che ho udito al telefono.Non capisco nulla, tranne la fine, che è inconfondibilmente una risata cattiva.Poi l’ombra scappa via. La porta si chiude, ma chi può dire se sia ancora lì.Il cellulare…! Il cellulare sul comodino.Schiaccio il tasto dell’ultima chiamata. Chiunque sia.Squilli, squilli, squilli.La voce assonnata di Laura per me è il paradiso.Laura, aiutami… ti prego.C’è qualcuno che mi perseguita e che vuole il mio male, ma per farlo ha scelto di ripercorrere la trama di un vecchio sceneggiato giallo, del quale non ricordo la fine.

 

- Per prima cosa farai cambiare subito la serratura. – dice Laura mentre l’ottico mi prova lenti nuove – E poi devi andare alla polizia, senza perdere tempo.Jimmy una volta tanto è con lei. Laura lo ha chiamato nel cuore della notte, da sola non sapeva cosa fare. Dieci minuti dopo erano già sotto casa mia e cercavano di calmarmi.Nessuna traccia dell’intruso notturno. Vorrei tenere i due ragazzi fuori da questa follia. Tifo per lui, anche se va contro i miei sentimenti.Laura, ho paura per lei, non per me.Mi sembra di ricordare il sapore amaro al termine dello sceneggiato… la morte di una donna.Possibile che nessuno ricordi uno sceneggiato che sembra sprofondato nel dimenticatoio? E quale mente perversa può aver organizzato questa tortura? A quale scopo? Chi poteva sapere che io mi ricordassi proprio di quello sceneggiato? E’ una cosa voluta o casuale? Dio, qualcuno mi aiuti ad uscire da questo ginepraio.

 

- Se ci tieni così tanto, perché non lo scarichi? – siamo ancora tutti e tre insieme, in un bar vicino a casa mia. Oggi in ufficio piangeranno, non vedendoci.- Eh? Che cosa? – la voce tranquilla di Laura mi sorprende.- Hai detto che quello sceneggiato è introvabile, vero? Forse è possibile scaricarlo da Internet! Non è il massimo della legalità, ma se proprio non si riesce a trovare e a comprare…Non capisco nulla di computer, file e peer to peer.Lei invece sì, interpreto il suo sguardo che se ne intende. So che si offrirà stasera di venire a casa mia a mostrarmi come fare, e io non dirò di no. Leggo negli occhi di Jimmy la paura che io lo stia tradendo.E’ la prima volta che mi teme e non vede in me un suo complice. Gli sto facendo del male e lo sto facendo anche a me stesso.Dio non voglia.

 

- Vedi… qui devi inserire il titolo… come hai detto che si chiama?- Io e te insieme a un’ombra – sussurro. Sono patetico, qui, seduto a un palmo da lei, mentre mi faccio cullare dalla sua voce tranquilla. Vorrei mandarla via da questo pericolo che non ricordo e mi illudo di avere ancora il tempo per farlo.- Ecco… ora dovrebbero comparire i risultati… Forse siamo fortunati…. Il video mostra qualche riga di cui non comprendo il significato.- “Io e te insieme a un’ombra”, anno 1976… erano quattro puntate, vero? Bene. C’è una notizia buona e una cattiva… Quella buona è che ci sono tutte e quattro. Quella cattiva è che le “fonti” sono poche. In pratica ci sono pochissime persone che le hanno in condivisione sul proprio pc…Non capisco nulla di quello che dice, ma lei sembra divertita. Mi spiega che potrebbero volerci giorni per averle tutte. Soprattutto l’ultima puntata, che sembra la più “rara”. Non ci resta quindi che aspettare. Sembra che dovrò tenere il computer acceso per dei giorni, e quando vedrò la linea sul video diventare verde, allora la puntata sarà scaricata.

 

Vorrei mandarla via, ma non lo faccio.Le offro da bere, lei si apre mi parla un po’ di sé, del suo vecchio fidanzato, mi racconta del duro lavoro di sua madre in ospedale.Io neanche ascolto le parole. Vorrei sedermi più vicino a lei e, forse è un’idiozia ma ho l’impressione che anche lei lo voglia.Ci avviciniamo. Penso a Jimmy, cerco di trattenermi. Siamo molto vicini.E’ sua madre a salvarmi. Laura mi dice che vorrebbe fermarsi di più, ma deve passare a prenderla alla fine del turno. Mi sfiora la mano e mi bacia sulla guancia.Poi si avvia.Si ferma raggelata di fronte alla soglia.- Prima non c’era… - mi dice indicandomi qualcosa che fuoriesce da sotto la porta d’ingresso.E’ una busta gialla. La afferro e spalanco la porta senza trovare nessuno, mentre mi torna alla mente la stessa scena con Edward Foster come protagonista.So già cosa troverò all’interno.

 

E’ l’ingrandimento di una foto in bianco e nero, risalente a molti anni fa.E’ un interno, c’è una tavola imbandita, sul muro sopra il tavolo si intravede lo striscione indistinto di un Toro club. Ci sono molte persone in piedi, che si avvicinano all’uscita.Ci sono io, coi capelli lunghi, sono per metà girato sorridente, come se avessi risposto a un richiamo, poco prima del flash.Di fianco a me, ci teniamo per mano, c’è una donna di spalle, i capelli mossi. E’ un’immagine sfocata e mossa, quasi fosse un’ombra indistinta.- Chi è questa donna? – mi chiede Laura.Penso, cerco di scavare nella mia memoria. Penso a Nicole. Potrebbe essere lei? Frugo alla ricerca di ricordi che non ci sono.Chi è questa donna nell’ombra?

 

Il mattino dopo il video del pc presenta due linee verdi. Chiamo subito Laura, senza perdere tempo.Bene! – la sua voce allegra rischiara il mio buio – Quali puntate sono? –- Le prime due… - rispondo dopo aver impiegato un minuto a capire.Mi spiega come fare per visualizzare i due file scaricati.Le dico che oggi non mi vedranno in ufficio.- Cosa stai combinando? Riaggancio prima che possa dire altro. Non voglio immischiarla, il sangue in questa storia non deve essere il suo.

 

Chiamo Angelo al telefono. Fa fatica a parlare e la sua voce non mi piace. Ho paura di sapere la verità.Gli chiedo se ricorda uno sceneggiato chiamato “Io e te insieme a un’ombra”. Risponde di no, sorpreso. Non sa di cosa io parli.- Angelo, che persona ero io nella mia altra vita? – gli chiedo di punto in bianco – Ero una brava persona? – Lui attende un attimo, come preso in contropiede, poi risponde - Si, certo… - Gli dico che mi deve avere nascosto qualcosa. Che al mio risveglio non mi è stato detto tutto. Che qualcosa è tornato dal passato per minacciare me. O Laura.Sento che ansima, tossisce. Non devo insistere. Gli dico che richiamerò.

 

Jimmy mi telefona e mi chiede se sto bene. Mi dice che Laura è preoccupata e ansiosa.Spero solo che non provi neanche un decimo di quello che provo io.La voce di Jimmy tituba, so che in lui cresce il sospetto.Sto perdendo un giovane amico. E forse anche di più.

 

In serata mi barrico in casa e rivedo il mio passato, tentando di non pensare all’ombra che mi sembra di intravedere negli angoli bui del mio appartamento.Le prime due puntate di “Io e te insieme a un’ombra”.Il professor Edward Foster, dopo vent’anni trascorsi negli Stati Uniti, seguiti ad un incidente di caccia che gli ha parzialmente azzerato la memoria, torna in Inghilterra, dove tutto gli sembra cambiato. Sono rimasti pochi amici e i volti sembrano quelli di un universo sconosciuto.Mentre si dedica alla stesura di un libro riguardante la vita di Lord Byron, prende alloggio, su suggerimento di un amico, nella casa vittoriana di Lady Elizabeth Jordan, dove abitano anche il figlio Stephen e la giovane studentessa di letteratura Lily.Il soggiorno di Foster si rivela però ben presto denso di inconvenienti. Il telefono della sua camera squilla nelle ore notturne, con una voce maniacale che gli sussurra parole incomprensibili e cariche di odio. Si imbatte in misteriose presenze che si intrufolano nelle sue stanze, dopo che gli occhiali gli sono stati trafugati, ed in macchina ritrova un misterioso mangiacassette che suona una canzone del passato.Foster si scopre attratto dalla studentessa Lily, molto più giovane di lui, della quale è innamorato anche Stephen, il figlio di Lady Elizabeth.Un giorno Foster ritrova tra i suoi appunti una vecchia foto ingiallita, lui con una donna nascosta da un’ombra. Quando Foster capisce che qualcuno sta tramando contro di lui dal passato, e cerca di mettere in ordine i suoi ricordi confusi, subisce il furto della sua borsa contenente le sue ricerche su Byron.Questo a grandi linee il sunto delle prime due puntate.Ricordo di averle viste e di avere ancora la percezione della persona con la quale le vidi.Chi sei donna misteriosa che è tornata per farmi impazzire, sulla trama di un vecchio film?Chi sei?

 

La mattina seguente la terza striscia è diventata verde.Anche la terza puntata è stata scaricata.Telefono a Laura, che sussulta quando le dico che neanche per quel giorno andrò in ufficio.Mi chiede dove vuole andare, mi scongiura di chiamarla non appena torno.Dice di avere ricevuto telefonate strane, che questa storia le sta facendo paura. Dice che Claudia le sta lanciando occhiate minacciose. Dice che senza di me si sente perduta.Per un attimo penso di portarla con me.Ma non posso. Non oggi. Parto pregando che non succeda nulla.

 

Nicole abita a Nizza, poco distante dalla Promenade, beata lei.- Che uomo ero? – le chiedo nervosamente, seduti a uno dei dehor sparsi a intervalli regolari di fronte al mare.Vedo i suoi occhi velarsi.Solo in quel momento capisco che con l’incidente non ho spezzato soltanto la mia vita ma anche quella di chi mi voleva bene.- Eri molto amato… – mi risponde senza guardarmi negli occhi. Mi parla di un uomo molto sicuro di sé, spesso sbruffone, incosciente, ma con un animo buono. Un uomo che aveva buttato tutto al vento per lei.“Avevo buttato via tutto per lei”. Angelo aveva usato le stesse parole.- Le parole “Io e te insieme a un’ombra”, ti dicono qualcosa? Ho visto quello sceneggiato con te?Fa segno di “No” con la testa, sono su una pista sbagliata.Le mostro la foto, ma so che la sto facendo soffrire.- Non sono io – dice con sguardo triste - Quando ci mettemmo assieme venisti subito ceduto a quell’altra squadra. Io non sono mai venuta a delle cene con te…Si alza e fa per andarsene. Sto uccidendo anche i suoi ricordi e non mi fa neanche male.Le afferro un polso, con dolcezza, lei si volta.- Come si chiamava la donna con la quale uscivo prima di mettermi con te? Cosa ho fatto a quella donna, Nicole, per amor del cielo, dimmelo! E’ importante.Ma lei si divincola, tra le lacrime. Mi guarda come si guarda un amore che ti ha tradito.– Non tornare più dal passato... ti prego. Non tornare più.Un attimo dopo è solo un vestito a fiori svolazzante tra gli altri colori.

 

Io e Laura siamo seduti accanto, sul divano di casa mia.Mi sento bene quando c’è lei vicino.L’ho portata a cena fuori, poi siamo saliti da me per vedere la terza puntata di “Io e te insieme a un’ombra”.Le lucine del lettore dvd, sul quale Laura ha trasferito il file, lampeggiano.Edward Foster cerca di ricostruire il suo passato con l’aiuto della giovane Lily, per la quale ormai prova più che attrazione.Il comportamento di Lady Elizabeth si fa sempre più ostile nei riguardi di Lily. Stephen ne è innamorato respinto e comincia a provare ostilità verso Foster, che vede come un possibile rivale.I due si mettono alla ricerca della donna misteriosa raffigurata nella foto, ma nessuno sembra ricordarla al fianco di Foster stesso.Mentre sono fermi ad un semaforo, sulla via del ritorno, uno sparo frantuma un vetro.Si sente il grido di Lily.L’immagine si blocca, parte la sigla triste e dolente.

 

Ho la testa tra le mani.Laura me la accarezza.Ho voglia di abbracciarla, ma non per amore: per disperazione.Lo faccio. Restiamo un po’ così senza dire nulla. Dopo la puntata che abbiamo visto insieme stiamo nascondendoci anche il segreto di essere innamorati.Ho in mente solo lo sparo che ha chiuso la puntata. Temo per la sua vita, devo fare qualcosa.Solo la quarta puntata, solo scoprire il finale prima che si verifichi nella realtà potrebbe aiutarmi.Ma Laura mi dice che per scaricarla ci vorrà ancora tempo.Chissà quanto.Solo una persona può aiutarmi. Una persona che non può certo più parlarmi per telefono.

 

Al momento di riaccompagnarla a casa, Laura si accorge di avere lasciato la borsa nella mia macchina. Quando scendiamo però è già troppo tardi. La macchina ha le portiere semi aperte, è stata frugata, messa a soqquadro. La borsa di Laura è sparita.Laura piange… i documenti, il cellulare, le chiavi di casa.Mi viene in mente la borsa rubata di Foster, nello sceneggiato.Mi guardo intorno temendo di udire un colpo di pistola.- Non puoi tornare a casa tua. Saliamo da me, saremo al sicuro.Dormo sul divano, con un occhio aperto perché non si sa mai e le lascio il mio posto in camera.E’ stravolta, ci abbracciamo ancora e mi chiedo fino a quando faremo finta di niente.Mi domando perché qualcuno voglia farle del male. Proprio a lei, così sincera.Guardo in strada dalla finestra, prima di coricarmi. Mi sembra di intravedere il profilo di Jimmy che guarda su.Sgrano gli occhi. Se era lui, è sparito.Mi addormento pensando al finale di “Io e te insieme a un’ombra”.

 

La mattina dopo le dico che devo partire.Tornerò in serata.- Vengo con te! – mi dice. Mi trattiene per un braccio, mi dice che non vuole lasciarmi andare da solo.Io però non faccio altro che pensare a Edward Foster e Lily nella macchina, col vetro mandato in frantumi dallo sparo e all’urlo della ragazza.Le dico che non può venire con me, sarebbe in pericolo. Le dico di restare lì da me, di avvisare al lavoro che per quel giorno non si farà vedere, e di non aprire a nessuno. Io farò più in fretta possibile. Le lascio il mio cellulare. Le dico di chiamare subito la polizia per ogni eventualità. Io in qualche modo la chiamerò.Le lascio la mia carta di credito, le dico di prenotare via internet due biglietti aerei per il giorno dopo. Ovunque voglia. Ce ne andremo per un po’.Le mostro la pistola che uso quando vado al poligono. Gliela lascio sul tavolino, in bella vista. Lei sa sparare.La bacio sulla fronte prima di andare.Vorrei dirle che la amo.

 

Angelo è malato, ormai parla a malapena ed il suo respiro è affannoso.Il medico dice che posso vederlo per pochi minuti.Mi riconosce e mi sorride.Aveva ragione lui quel giorno al bar, non mentiva.Gli tengo la mano, come lui deve averla tenuta stretta a me trent’anni fa.Sorride e scuote la testa. Sa perché sono lì.- Sono stato io a sbagliare – dice con un filo di voce – Non dovevo farti tornare a Torino, ma lei ti avrebbe trovato comunque…Rimango di sasso.- Di chi parli, amico mio? Chi è che mi avrebbe trovato? Perché non me ne avete parlato quando mi sono svegliato, perché…?Angelo sorride, poi tossisce - C’erano cose che era meglio non ricordare… e poi ti avevo detto di scappare, di andartene… ho capito troppo tardi, quando ho visto… quando ho visto…- Cosa hai visto, Angelo? Ti prego, rispondimi? Dimmi la verità! Chi ha organizzato tutto questo? La donna che ho lasciato per Nicole, vero? E’ lei? Dimmelo, ti prego, dimmelo, amico mio!!!Lo prendo per la giacca del pigiama, lo scuoto, lo sollevo.- Io non ero una brava persona, vero? Cosa ho fatto? Cosa ho fatto a quella donna? Era Claudia… Era Claudia??! Dimmelo… c’era un bambino, vero? Lei era incinta e io... e io… me ne sono andato.. dimmi che è così…Lo lascio ricadere sul letto, mentre entra il medico di corsa.- Ma che fa? E’ impazzito? Se ne vada!!! – strillaGuardo ancora per un istante il mio amico, con la consapevolezza che sia l’ultima volta.Non può parlare, ma se potesse, so che mi direbbe di non tornare a Torino.Lo guardo ancora.Un passato lontano, la fine del presente, il futuro che svanisce.

 

La macchina divora i chilometri del tardo pomeriggio.Mi sono fermato in un autogrill per telefonare a Laura, ma lei non risponde. Sono preoccupato, non ho più notizie da stamattina e devo dirle che è in pericolo.Non faccio che ripensare a Claudia, la donna nuova, che probabilmente mi aveva aspettato, per riprendersi quello che era suo.E che quando era spuntata Laura aveva… aveva deciso di farmi impazzire.Ripenso a Jimmy, alla nostra simpatia, al fatto di essere molto simili… alla sua età, vicina alla trentina. Un amico più giovane, quale forse può essere solo un figlio.Quel figlio che avevo abbandonato nell’altra vita.Jimmy, Che cosa sa di questa faccenda? E’ d’accordo o non ne sa nulla? I suoi sentimenti verso Laura mi sono sembrati sinceri.Mi rifermo, faccio squillare il telefono di casa, ma nessuno risponde. Chi posso chiamare?Cosa devo fare? La macchina divora l’asfalto.

 

Quando sono alle porte di Torino, sento una strana vibrazione sotto il cruscotto, come un trillo.Laura ha il mio cellulare. Che cos’è questo trillo? Da dove viene?Accosto. Ancora un trillo.Apro il vano portaoggetti, arriva da lì.Frugo, metto sottosopra.E’ il cellulare di Laura, ha ancora il display acceso.Allora non è stato rubato la sera prima… C’è un messaggio.Arriva dal mio cellulare. Cioè da Laura stessa.“Claudia è qui. E’ la fine di tutto”.Il telefono mi trema tra le mani. Cade sul tappetino.Provo a richiamare. Nessuna risposta.Mi butto oltre il traffico.C’è qualcosa che non va, ma non so cosa e non mi va di pensarci.Voglio solo salvare Laura.Prima che Claudia la uccida.

 

Le luci di casa mia sono accese.Abbandono la macchina in seconda fila.Corro su.Mentre faccio gli scalini ansimando, mi chiedo assurdamente perché Angelo, se conosceva tutta la storia, mi ha presentato proprio Claudia, la donna del passato.Non faccio in tempo a pensare a questa contraddizione. Un’altra.Uno sparo, da sopra.Un altro, in rapida sequenza.Sono arrivato tardi.

 

La porta è socchiusa. Tremo.Mi butto a pesce dentro l’appartamento.La televisione trasmette immagini in bianco e nero.Non colgo subito.Vedo i suoi piedi, che spuntano da dietro il divano.Capisco di essere perduto.Sento il cuore che si spezza.Un fruscio. Qualcuno scappa giù per le scale.Faccio il giro del divano e vedo.Il suo corpo steso di fianco al tavolino, il posacenere rovesciato.La macchia di sangue sul petto e gli occhi sbarrati.La pistola che sul tavolino fuma ancora.Non so perché la raccolgo, forse penso assurdamente di fermare il fumo.- Ancora non hai capito? – dice il video. E’ la voce sprezzante di una donna.Mi siedo lentamente sul divano con la pistola tra le mani ad osservare il corpo della donna.Non è Laura.E’ Claudia.

 

- Ancora non hai capito?E’ la voce di donna che richiamava la mia attenzione dal video.Poi parte la musica.Solo allora comprendo che cosa viene proiettato sul video.Non faccio neanche caso neanche alle sirene della polizia, repentine quanto inesorabili.Resto lì, con lo sguardo sorpreso e gli occhi increduli e sbarrati e la pistola in mano.A vedere il finale di “Io e te insieme a un’ombra”.

 

Dicono che in Italia nessuno finisca più in carcere.Bè, io ci sono finito e non ne uscirò tanto presto. E credo che se ne uscirò, non sarà per riprendere la mia vita di prima.Sono stato condannato in primo grado per l’omicidio di Claudia, e, sebbene le perizie di parte si siano scatenate, la giuria ci ha dato dentro.Come poso dar loro torto? Mi hanno trovato di fronte al cadavere con la rivoltella in mano ancora fumante. Rivoltella sulla quale ci sono soltanto le mie impronte, ovvio.La mia difesa è stata contorta e nebulosa. I tempi non combaciano.Ho detto la verità, sono stato in Veneto quel giorno.I tabulati telefonici invece affermano che non mi sono mai mosso da casa.Non solo. Dal mio cell. è partito un messaggio in direzione del telefono di Laura “Claudia è qui. E’ la fine di tutto”. Più un altro verso il telefono di Claudia “Ti aspetto subito da me. Devo dirti delle cose importanti. Questione di vita o di morte. Vieni, ti prego”. E poi il mio nome, come firma.E’ stato curioso scoprire che Claudia aveva stipulato una polizza vita i cui beneficiari erano il figlio Jimmy ed il sottoscritto, sapete? Avreste dovuto vedere la mia faccia. Mi sono messo a ridereIl movente, come vedete non mi mancava. Le mie finanze non erano certo floride e tutto quel denaro mi avrebbe fatto comodo.E Laura, vi chiederete?Lei sicuramente avrebbe dovuto testimoniare in mio favore, avvalorare la mia tesi.Già, però Laura è sparita, il suo appartamento è vuoto da settimane.Da settimane prima dell’omicidio.Nella mia macchina la polizia ha ritrovato il suo cellulare, la borsa, le chiavi di casa.Sospettano che io abbia ucciso pure lei.Mi dicono che prima o poi la troveranno.Hanno detto che avevo anche preparato un’eventuale fuga.Dal mio computer di casa infatti risulta essere stato prenotato un biglietto aereo, per il giorno seguente all’omicidio, destinazione Parigi.Uno solo.L’accusa sostiene che io abbia tentato di sostenere una tesi difensiva grottesca sulla suggestione di un vecchio sceneggiato, che tra l’altro avevo scaricato da internet per potermi documentare.Dicono che il mio incidente abbia irrimediabilmente compromesso la mia sanità mentaleHo riso per tutto il processo. Qualsiasi infermità mentale non sarà nulla in confronto a quella che mi aspetta.E questa volta Angelo non mi può più aiutare.

 

Ricordo di aver pensato un giorno che l’infermiera che raccoglieva i miei ricordi in ospedale, fosse un po’ come una mamma.Non potevo sospettare che fosse la mia carnefice.Qualche giorno fa ho ricevuto una busta qui in carcere, mittente anonimo.All’interno c’era una foto molto simile a quella che mi infilarono sotto la porta.

 

Io e te insieme a un’ombra non finiva come mi ero immaginato.Lo sparo che conclude la terza puntata è soltanto un diversivo nella trama principale e non colpisce né Lily né Edward.Alla fine del film Foster scopre che Lily è la figlia della donna che aveva abbandonato. Lily, strumento della madre che la usa per vendicarsi.Lily che uccide Lady Elizabeth con la pistola di Foster, alle cinque in punto, per far ricadere le colpe su di lui, e condannarlo alla disperazione.Lily, la figlia di Foster.Avvertivo il pericolo, sapevo che una donna sarebbe morta.Ma non avevo capito quale, non avevo capito niente.

 

La foto è stata scattata pochi secondi dopo l’altra, quella sera di un altro tempo, alla cena.Io sorrido e tengo la mano alla donna misteriosa.Non è più un’ombra, guarda dritto nell’obbiettivo e sorride.Ho provato un brivido vedendola.La stessa espressione, gli stessi occhi di Laura.Sua figlia.Mia figlia.Angelo doveva aver intuito qualche somiglianza con la donna che avevo avuto prima di Nicole.Mi aveva detto di andarmene.Per quanto lunga la mia pena possa essere, la condanna più grande è stata innamorarmi di una donna che non avrei potuto amare mai.

 

Cosa capiterà ora?Potrei sostenere l’appello. In fondo la verità potrebbe non tardare a venire fuori. E se solo il medico che mi ha visto da Angelo saltasse fuori, avremmo qualcosa in più tra le mani.Però non ne ho voglia, sapete?Una volta vi ho detto che se il destino aveva voluto che la mia vita fosse spaccata in due, non mi sarei opposto.Non mi opporrò neanche stavolta.Qui sono ben voluto, non mi sarà difficile raggiungere l’infermeria e rifornirmi di quelle cose che mettono tranquillità addosso.Non mi sarà difficile, ci sono già stato.Non il nero, non il vuoto. Ma il nulla, l’assenza.

Il non esserci più.

 

Sebbene lo sceneggiato “Io e te insieme a un’ombra” non sia mai esistito, questo racconto vuole essere un omaggio agli splendidi gialli televisivi anni ’70, quali “Ho incontrato un’ombra”, “Gamma” (al quale, seppur molto parzialmente, il racconto si ispira), “Dov’è Anna?”, “Ritratto di donna velata”, “Il segno del comando”, “Lungo il fiume e sull’acqua” e molti altri, ora finalmente riproposti in dvd.Il nome Edward Foster è una citazione de “Il segno del comando”, e del personaggio principale, interpretato da Ugo Pagliai.I riferimenti relativi ai protagonisti ovviamente sono casuali.

Mauro Saglietti

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