mondo granata

Io ti salverò

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

- Hitchcock probabilmente conosceva già Torino, prima della sua visita nel 1972… - il Responsabile della mostra si soffermò su di una foto appena raccolta da un vecchio scatolone, scattata nei pressi di Piazza Castello. Nell’immagine il grande regista sorrideva di fianco a una donna affascinante, la cui bellezza parlava di anni ’70. Lo sguardo della donna però era sofferto e comunicava tristezza – Il Responsabile, un uomo burbero sulla sessantina, dai capelli e il pizzetto bianchi, sembrò impallidire. Poi infilò la foto nella tasca della giacca e proseguì con decisione - Le metteremo nella bacheca all’ingresso del salone… esatto. No, non si fermò molto. Giunse qui un martedì, partecipò alle manifestazioni ufficiali in suo onore, e ripartì due giorni più tardi. Il salone principale del Museo del Cinema era tutto un andirivieni di ragazzi con cornici e di operai che si occupavano della pannelleria che avrebbe dovuto ospitare, di lì a qualche giorno, la mostra su Alfred Hitchcock, in occasione del centodecimo anniversario della nascita del grande regista.- Dove dobbiamo piazzare queste locandine, Professore? – gli chiese uno degli studenti che stavano sgobbando lì attorno.- Non sono un “Professore”! Allora… bisogna seguire l’ordine cronologico. Dobbiamo fare molta attenzione, queste devono essere ancora inquadrate… Sono state piegate per decenni, quindi è probabile che quando le aprirete corrano il rischio di strapparsi o lacerarsi. Metteremo le edizioni americane ed europee a fianco di quelle italiane. Sullo sfondo piazzerei quella di Spelllbound. Mi raccomando, non confondete i titoli!- Un ragazzo dai capelli intrecciati in stile giamaicano annuì, cercando di prendere appunti.- Il cinema di quegli anni non andava molto per il sottile, quando si trattava di tradurre i titoli americani – aggiunse l’uomo rivolgendosi al ragazzo -. Vertigo sarebbe stato Vertigine, ma il film italiano esisteva già, così si basarono su L’uomo che sapeva troppo e lo chiamarono La donna che visse due volte. Mah! Oggi i titoli dei film sono solo in inglese. Forse ci si sente più importanti… No! Non lì! Rebecca va all’inizio della rampa! Ma nessuno di voi ha mai visto quei film? E’ del 1940, non degli anni ’60.– sbuffò, poi tornò a posare lo sguardo sul ragazzo dai capelli rasta, rasserenandosi – In cosa hai detto che ti stai laureando?- Storia del Cinema. E’ il relatore della mia tesi che mi manda da Lei. Dice che lei è uno dei più grandi esperti italiani di…- Il tuo relatore è notoriamente un cretino che non capisce nulla di Cinema. Poi per voi studenti Hitchcock è una moda, non è una passione? Che cosa volete capire… - L’uomo si guardò intorno osservando la disposizione dei padiglioni.- Ha mangiato pane e rabbia oggi?Il Responsabile si voltò verso il ragazzo e lo squadrò dall’alto in basso. Un sorriso gli sfuggì controvoglia dagli angoli della bocca. – Come ti chiami?Il ragazzo disse il proprio nome sogghignando in modo cinico. Cosa poteva valere un’amarezza in più?- Ti chiamerò Rasta, nulla in contrario, vero?Rasta allargò le braccia e la penna gli cadde al suolo.- Qual è il tuo film preferito di Hitchcock?- Psycho! – rispose il ragazzo ancora chinato.Il Responsabile alzò gli occhi al cielo – Lo sapevo! Mezzo mondo avrebbe risposto così. Hitch è passione, non è soltanto esteriorità…!- Qual è allora il suo? – replicò secco il ragazzo.- Il Padrino, ovvio.- Il Padrino…? Ma… non è un film di Hitchcock…- Appunto. Dai, vieni con me.

 

- Tra quattro giorni qui sarà pieno della crème de la crème di Torino – disse il Responsabile indicando, dall’alto della rampa che si avvolgeva attorno alle pareti del Museo, la gente indaffarata molti metri più sotto. Politici, industriali, banchieri, funzionari, personaggi influenti, nobildonne, o aspiranti tali, celebrità lampadate con mogli o ragazze disposte a vendere la madre pur di avere un attimo di ribalta. Tutte persone che nella migliore delle ipotesi non hanno mai visto un film di Hitchcock e che forse conoscono Psycho, solo per sentito dire. … io tra quattro giorni farò un bel discorso sul Maestro e alla fine riceverò applausi scroscianti da parte di gente alla quale non importa nulla delle mie parole, ma è venuta lì per far vedere gambe e gioielli, per dimostrare che c’è…- Perché invitarli all’inaugurazione? Molta gente più meritevole rimarrà fuori…Il Responsabile si appoggiò alla balaustra e squadrò nuovamente Rasta.- Sei sicuro di volerti laureare in storia del Cinema? Mi sembri un’anima candida, sei ancora in tempo a cambiare rotta… Per allestire una mostra del genere, per i locali, per gli ospiti, i cimeli, le locandine, le serate, occorrono soldi. E chi credi li fornisca? Nonna Papera? Sono quelle stesse persone che poi vengono qui a dirsi l’un l’altra quanto sono belle e importanti. Persone che amano comparire nei depliant per fingersi benefattori dell’umanità, quando in realtà la detestano. Persone che tengono l’ostaggio l’arte e prigionieri i pensieri… un giorno forse anche tu sarai come loro. Comincerai a compiacerti per la tua laurea e poi…- Non sfoghi il suo pane e rabbia su di me – rispose Rasta con un’alzata di spalle – E poi io conosco bene la trama di Psycho… almeno quella.- Perché ti piace allora? Motivami il giudizio, convincimi. – gli chiese l’uomo.- Perché… mi piace l’idea di far morire la protagonista dopo soli 40 minuti di film. La crudeltà più grande, il colpo da maestro, non è la scena di violenza della doccia, quanto quella che subisce lo spettatore, che in quei 40 minuti si è affezionato all’eroina…Il Responsabile si accese una sigaretta e fece volare gli anelli di fumo verso l’alto.- Sei un po’ troppo giovane per fare il cinico. Chi è stato?- Chi è stato chi?- Non far finta di non capire. Chi è stato a spezzarti il cuore?Rasta fece spallucce imbarazzato.- Ad ogni buon conto il tuo giudizio non è male ma è banalotto. Si può trovare di meglio su internet. Comunque qualcosa sul quale si può cominciare a lavorare… Anzi, tra breve cominceremo a lavorare su Miss Tempesta, che sta facendo la rampa di corsa. Tieniti forte è la mia segretaria. Il soprannome non è un caso.Miss Tempesta arrivò sbatacchiando sui tacchi, avvolta in un elegante talleur azzurro, agitando fogli con aria minacciosa. Rasta le posò distrattamente gli occhi addosso e la trovò molto carina, benché avesse occhi piccoli e forse calcolatori. Ma non credeva più nella fisionomica da tempo. L’ultima persona con gli occhi dolci che aveva conosciuto…- L’ho vista, sa? – sbraitò la ragazza, non degnando Rasta neanche di uno sguardo – Stava fumando! Aveva promesso di non farlo più! Lei è un bugiardo... le sue sono promesse da marinaio! E poi in questo luogo…- Buongiorno Miss Tempesta. Le presento Rasta, un laureando in Storia del Cinema. Rasta, giovane quanto basta. Ah ah ah! Potrebbe scaricare su di lui le sue energie e le sue ambizioni. Non su un vecchio come me.La ragazza fissò il Responsabile con occhietti determinati e finanche affascinanti.- Le ho detto mille volte di non chiamarmi in quel modo. Ho bisogno di conoscere la scaletta del suo intervento, per il comunicato stampa…Il responsabile spostò gli occhi all’alta volta del museo. – Dunque, dunque, dunque… allora, scriva… punto primo “presentazione della mostra e dei cimeli”, punto secondo la visita di Hitchcock a Torino nel 1972, punto terzo “la musica di Bernard Hermann come prosecuzione sonora delle immagini”, punto quattro “il restauro di Vertigo e Rear window”, punto cinque “il mistero Hitchcockland”…Miss Tempesta spalancò gli occhi.- Hitchcockland? Ma allora è vero quello che si dice? Che farà delle rivelazioni sul film segreto?Io non farò nessuna rivelazione su niente! - sbottò il Responsabile - perché non so nulla! L’argomento continua ad interessare, anche se in pochi ne hanno sentito parlare. Quindi ne dibatteremo! Quanto a lei, le ricordo che il suo mestiere non è fare domande, e neppure tempestare! Ora, se vogliamo tornare al programma, direi di lasciare il punto cinque aperto per l’eventuale visita della signora Patricia Hitchcock. A proposito, si sa nulla…?

 

- Sarei morto soffocato lì dentro, se non fossimo usciti. Oppure avvelenato. Condividere per troppo tempo lo stesso ambiente di Miss Tempesta può avere effetti deleteri…I due uomini stavano camminando sotto i portici di Via Po, verso Piazza Castello.- Perché assumerla come segretaria, allora…?- Anima candida seconda parte. Credi che l’abbia assunta io? Io sono soltanto un appassionato, forse un conoscitore della materia. Anche se ho iniziato tardi, abbandonando quella che era la mia professione. Miss Tempesta è stata imposta dall’ambientin, quell’insieme di persone che controlla la mostra. E’ un’arrivista della peggior specie. Un giorno vedremo anche lei impellicciata a fare la finta filantropa. E poi nella sua posizione attuale mi può controllare. Nell’ambiente si è sparsa la voce cretina che io ne sappia molto di più su Hitchcock di quanto dica. Hai visto gli occhi che ha fatto quando ho menzionato Hitchcockland? - Cos’è Hitchcockland? Non ne ho mai sentito parlare…Il responsabile sogghignò.- Hitcockland… il mistero Hitchcockland… Mi piace dipingerlo come tale. E’ una storia curiosa, della quale I particolari sono frammentari. Esiste un luogo in Arizona, dove all’inizio degli anni ’80, poco dopo la morte del regista, venne costruita una grande struttura, prevalentemente al chiuso, denominata Hitchcockland. Sembra che sia stato il regista stesso a volerne la creazione, secondo le sue ultime volontà. Apparentemente è un museo dedicato al regista. Ci sono tanti padiglioni quanti sono i film che Hitch ha girato e i visitatori possono acquistare gadget e film come in un qualsiasi altro centro di attrazione… Ma… ci sono delle stranezze.- Ad esempio?- Ad esempio il luogo. Quasi in mezzo al deserto, scarsamente accessibile, come se si volesse tenere lontana la gente, invece di attirarla. Poi la scarsa pubblicità. Quasi nessuno in Europa conosce questo posto, io stesso non ci sono mai stato. Infine le foto scattate dal satellite. La struttura è immensa e la parte visitabile è solo una piccola parte, rispetto alla quantità di padiglioni della zona… Questo ha dato adito al fiorire di misteri e leggende veramente fantasiose. Tipo quella che vedeva il regista ancora vivo. Impegnato a girare il suo ultimo film, quello per il quale si diceva stesse lavorando prima della morte. Fantasie poi cancellate dal passare degli anni. Ma la leggenda della sceneggiatura mai pubblicata ha fatto il giro del mondo. Varrebbe una fortuna, e non solo a livello affettivo, se qualcuno ne entrasse in possesso. Ci sarebbe gente disposta a… tutto, anche ad uccidere per una cosa del genere… Non c’è nessuno migliore di un’organizzazione senza scrupoli, per mettere in scena delitti che sembrano suicidi…- Lei cosa pensa? – domandò Rasta, al quale quel ragionamento sapeva tanto di paranoia.- Io non penso nulla. Come ho detto a Miss Tempesta, non ho novità, né notizie. Il luogo è controllato da una security implacabile e c’è chi non bada a spese per mantenerlo. Una fantomatica società dietro la quale non si sa chi si nasconda. Di certo non la famiglia di Hitchcock. La signora Patricia, la figlia, ha più volte smentito. Lei riceve le royalties dallo sfruttamento dell’immagine e niente altro. Un versamento ogni sei mesi, senza alcuna riga di commento. Di fronte a queste stranezze ovvio che qualcuno si sia posto molte domande… A meno che tu non abbia voglia di andare in America per saperne di più…L’uomo fece l’occhiolino a Rasta, poi si fermò sorridendo a guardare la città tutto intorno.Piazza Castello si rivelava nei colori sbiaditi della mattina inoltrata.- Io non so niente di questa posto – ammise Rasta con sguardo scettico continuando a tenere le mani negli ampi calzoni – Sono qui da pochi mesi e fatico ancora a riconoscerne gli angoli. Ci sono dei luoghi che però sono bellissimi…- Neanche io sono nato qui, sono diventato torinese di adozione tanti anni fa. Mia moglie è di Torino… Credevo me ne sarei andato, ma alla fine grazie a lei sono rimasto qui. Non conosci neanche il Toro, dunque?- Non sono tifoso. C’è una mia compagna di Università invece che me parla in continuazione di…- Meglio così. Stattene alla larga che c’è solo da star male. Non fare come ho fatto io. Vieni, siamo quasi arrivati.L’uomo e il ragazzo attraversarono Piazzetta Reale e si infilarono sotto i portici che si aprivano all’estrema sinistra e la mettevano in comunicazione con la parte frontale del Duomo.- Questa era la sede del Museo del Cinema negli anni ’70 – disse il Responsabile, indicando gli ingressi sprangati - Nel 1972 Hitchcock si recò in visita a Torino, per ritirare il premio che il Museo del Cinema aveva deciso di assegnargli. Aveva appena finito di realizzare Frenzy, nella sua Londra. Rimase molto affascinato dalla città. Disse che sarebbe stato un posto ideale per giravi un film. Da lì nacque la leggenda del film ambientato a Torino…Rasta sorrise interessato mentre il Responsabile si perdeva nella descrizione della sua passione.- …i suoi film non sarebbero stati così perfetti, se non ci fosse stata una musica che era parte stessa del film ad accompagnarli. Hitchcock lavorò con Ròzsa, Waxman… tutti grandi compositori. Ma solo con Bernard Herrmann creò quelli che sono comunemente riconosciuti come i suoi capolavori…- L’uomo che sapeva troppo, Il Ladro, La donna che visse due volte, Intrigo internazionale, Psycho, E Marnie. Per gli Uccelli fece da consulente audio. Quel film non ha una vera e propria colonna sonora.  – disse una voce dietro di loro.I due uomini si voltarono.Una bella ragazza bruna dall’aspetto semplice e dal maglioncino rosa si aprì in un sorriso.- Nina! Che fai qui? Non vedi che sto… - esclamò Rasta.- Ciao moccioso! Vi ho visti da lontano e sono venuta a farvi un saluto. Piacere, Nina. La ragazza tese la mano al Responsabile, con un sorriso solare.- E’ una mia collega all’università – aggiunse Rasta rabbuiato.- Ora vado, scusate se vi ho disturbato… e tu non pensare troppo che ti va a fuoco la testa. Ciao moccioso!

 

- E’ la tua ragazza? – chiese il Responsabile quando la ragazza svolazzò via lungo la Piazzetta. - No… la detesto. E lei contraccambia. Non fa che sfottermi. E’ lei la vera esperta di Hitchcock. Ha visto tutti i film almeno venti volte a testa e conosce le battute a memoria.- Le piaci – disse l’uomo incamminandosi sulla strada del ritorno.- Eh? Non è possibile. Le piace un ragazzo di Ingegneria…- Le piaci tu, dammi retta. E anche lei ti piace. E tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia uscire dal circolo vizioso nel quale sei finito.- Balle. E poi non ho bisogno di nessuno…- Allora chi è stato? A spaccarti il cuore così giovane?Rasta sorrise e guardò il suo interlocutore con sarcasmo, replicando con un’altra domanda.- Chi è la donna della foto? Quella dallo sguardo appannato?- Quale donna?- Questa mattina, quando c’era tutta quella gente intorno a lei. Ha notato una foto di Hitchcock con una donna dallo sguardo strano. E l’ha posata in tasca…Il Responsabile si fermò a guardare i torrioni di Palazzo Madama - Mi chiedo quando rovineranno anche questo capolavoro…- Sì, ma la donna della foto…!L’uomo si voltò di scatto. Sembrava irritato, ma a sorpresa sorrise.- Mi piaci Rasta. Sembri un tipo a posto – disse l’uomo – Faresti una bella coppia con quella ragazza – Si guardò intorno e si sedette su di una panchina di legno a ridosso del Palazzo – Quella è una storia triste, Rasta. E non credo possa interessarti. Io…. Non la conoscevo, la storia mi è stata raccontata parecchi anni dopo. Era una bella ragazza che conosceva il Cinema e parlava le lingue. Lavorava al Museo e fu l’assistente e interprete di Hitchcock durante quei giorni. Ma, e qui ha inizio il mistero, scomparve subito dopo la partenza del regista. Improvvisamente, così PUFF! Nessuno ne seppe mai più nulla. Il caso finì sui giornali, la polizia indagò ma quella ragazza si volatilizzò letteralmente nel nulla. Il cadavere, sempre che sia morta, non fu mai ritrovato. Si diceva che uscisse con un calciatore… queste erano solo voci ovviamente. Un calciatore che giocava nel Toro. Ma che lui fosse sposato e che il giorno precedente la sua scomparsa lui si fosse recato all’albergo di nascosto, quello dove alloggiava anche Hitchcock. Si dice che avesse scelto tra lei e la moglie. A favore di quest’ultima, ovviamente. Nessuno seppe mai nulla e, poiché il calciatore era piuttosto famoso e anche sposato, si tentò di non coinvolgerlo. – fece una pausa sorridendo amaro – Calciatori, brutta gente. Stai distante da quella gente lì…. Stamattina quando ho visto la foto, ho pensato fosse meglio non esporla… - La estrasse dalla tasca – Era molto bella… questa deve essere stata la sua ultima immagine… chissà qual era il suo nome…? - si scurì in volto e si alzò in piedi - Ora scusami, ma devo affrontare Miss Tempesta – Si allontanò in fretta dalla piazza soleggiata. Prima di scomparire sotto i portici, si voltò.- Se ti va di continuare a parlare, fatti trovare domani sera dopo le 21.00 al Caffé degli Artisti – gridò da distante. Poi i portici lo inghiottirono.

 

Quando la sera dopo si incontrarono, era presente anche Nina, che aveva insistito per essere della partita, nonostante l’inutile rifiuto di Rasta. Il responsabile arrivò trafelato e, dopo essersi scusato per il ritardo, propose di spostarsi in un altro locale.Sembrava un’altra persona rispetto all’uomo conosciuto soltanto la mattina precedente. Era ansioso e continuò a guardarsi attorno fino a quando non furono sistemati in un angolo di una piccola birreria.- Non ho molto tempo… è successo… è successa una cosa che… - sorrise nervosamente, tentando di riassumere una parvenza di autocontrollo. – Credo di aver capito come arrivare al copione inedito di Hitchcock…! I ragazzi sgranarono gli occhi.- E’ arrivata una… non posso dirvi nulla… Non ora… Domani! Domani parleremo al Museo. Ora, è troppo pericoloso…Indicò il ragazzo – Rasta... tu mi piaci… se mi succede qualcosa, qualsiasi cosa… avrai la possibilità di... conoscere Hitchcock sul serio, e la tua tesi non potrà che beneficiarne… - Sì, ma…Il Responsabile si alzò e, prima di accomiatarsi sorrise a Nina.- Abbi cura di lui. Alla mia età le cose si vedono con più chiarezza. Ora scappo, devo andare.Nina e Rasta si guardarono e poi scoppiarono a ridere.Quell’uomo doveva essere completamente pazzo.

 

- Non ci credo, mi state prendendo in giro… Non può essere morto. Vi dico che gli ho parlato ieri sera… Ma come diavolo…?Rasta staccò la comunicazione stravolto. Si gettò dell’acqua fredda in faccia e, specchiandosi, si accorse di avere il colorito dei cadaveri.Fece il numero di Nina e le comunicò quanto aveva appena appreso.- E’ morto. Ieri sera, pochi minuti dopo averci lasciati. Sì, ti giuro che è vero, non sto scherzando. Una macchina... dice di esserselo trovato davanti. Lo ha preso in pieno, sì… Sembra fosse ubriaco... no, di più non so… Certo che ripensando a…. No, grazie Nina, non ora… sono sconvolto.

 

Rasta trascorse due giorni pensando all’accaduto. Alle parole del Responsabile riguardo ai finti suicidi. A quello che diceva di aver scoperto. A tutta quella follia. Al dispiacere per avere perso quello che sarebbe potuto diventare un buon amico.La mattina seguente trovò una busta ad attenderlo nella buca delle lettere.Conteneva una lettera del Responsabile, una busta proveniente dall’America e due biglietti aerei, viaggio di andata e ritorno per due persone.

 

Caro Rasta, diceva la lettera, ti affido l’indizio che qualcuno ha voluto inviarmi. Nessuno verrà a cercarlo da te.  Non so dove mi porterà questa ricerca, ma se mi dovesse portare lontano dalla vita, ho preferito allegarti due biglietti aerei per New York, e altri due per Phoenix, Arizona. Da lì dovrebbe essere un giochetto arrivare a hitchcockland. Due biglietti. Porta anche Nina.La busta invece portava il timbro di pochi giorni prima e probabilmente era stata il motivo dell’agitazione del Responsabile. All’interno vi era un foglio ingiallito dal tempo.

 

Giugno 1972Ha sentito le mie lacrime. Piangevo nella camera di fianco alla sua.Ha bussato alla mia porta dopo un’ora circa. E’ stato buffo vederlo così, in pantofole. Mi ha detto che evidentemente c’era “qualche grosso problema” col suo modo di fare ironico.Gli ho detto tutto, tutto quanto.Non credevo potesse essere così comprensivo.Mi ha proposto una cosa, una follia. Sembra una follia.Ho voglia di abbandonare tutto quanto. Questa città... i suoi ricordi e questo schifoso caldo di giugno.E se lo ascoltassi?Potrei seguirlo…

 

Rasta diede un’occhiata alla busta che conteneva la lettera. Portava il timbro inequivocabile di Hitchcockland.- La donna che scomparve nel 1972 – mormorò.

 

- Che cosa cercheremo esattamente all’interno? – domandò Nina.Erano trascorsi tre giorni dall’arrivo del misterioso lascito da parte del responsabile.Rasta aveva acconsentito a malincuore al fatto che Nina venisse con lui.Ma la sua conoscenza hitchcockiana era enciclopedica, e le volontà del Responsabile erano state chiare.Avevano viaggiato fino a New York, e di lì a Phoenix in Arizona. Quindi, in due ore di macchina presa a nolo, si erano ritrovati di fronte al monumentale ingresso di Hitchcockland, a pochi chilometri dalla cittadina di Povena.- Non so cosa cercheremo. Non so neppure se essere venuti fin qui abbia un senso. Non so nemmeno se dobbiamo cercare una donna o un film… Di sicuro la pagina ingiallita è stata spedita da qui. La storia di quella donna e di Hitchcock si intrecciano ancora…- Tu pensi davvero che la morte di… non sia una coincidenza? – chiese la ragazza corrucciata.- Una coincidenza pesante. Quell’uomo sapeva più cose di quello che diceva di sapere… Temo che non sia stato un caso. E spero che qui, così lontano da casa, noi si possa essere al sicuro…Il gruppetto di visitatori era giunto fin lì principalmente col bus e per acquistare i biglietti dovettero fare una breve coda ed essere sottoposti allo sguardo a raggi X di una burbera bigliettaia.- Questo posto meriterebbe ben altra pubblicità! Guarda, moccioso! Garda quanto è grande – disse Nina quasi saltellando dalla gioia. Rasta rispose con un grugnito.Il primo padiglione era composto da una serie di fotografie del regista nei suoi primi anni londinesi.L’ambiente, molto curato, era impreziosito dal tappeto musicale riguardante i film muti del maestro.Il gruppetto di visitatori, tra i quali molti bambini, salì a bordo di un suggestivo trenino che ricordava quello utilizzato nel film La signora scompare, che percorse su rotaia i vari ambienti, ognuno dei quali dedicato ad un film differente. In ogni padiglione il trenino faceva la sua fermata e i visitatori potevano scendere a contemplare da vicino alcune scenografie originali o altri memorabilia.I ragazzi si ritrovarono in una stazione che altro non era che il punto di partenza del film Delitto per delitto, transitarono di fronte a una fedele ricostruzione di quello che era stato il maniero di Manderlay, in Rebecca la prima moglie, e visitarono la ricostruzione dell’interno della clinica nella quale è ambientato Spelllbound – Io ti salverò.Alcuni video alle pareti proiettavano le immagini del film, mentre era possibile visionare la piccola pistola utilizzata dal Dottor Murchison nella scena finale del film, o la forchetta con la quale Gregory Peck traccia alcune righe sulla tovaglia, rimanendone spaventato.I padiglioni proseguivano in rapida successione, Paura in palcoscenico, la ricostruzione in grandezza quasi naturale del Royal Albert Hall di Londra, con la musica condotta da Bernard Herrman in L’uomo che sapeva troppo un attimo prima che il sicario esploda il colpo di pistola sul colpo di piatti dell’orchestra, quindi il tracciato girava intorno ad alcune case, che formavano il set della Finestra sul cortile.- Certo che gli americani quando si mettono a fare una cosa la fanno in grande… - Rasta e Nina osservavano gli ambienti a bocca aperta. Poi il trenino sbucò all’aperto. Sfruttando le caratteristiche naturali della zona, molte locazioni erano state ricostruite alla perfezione. - Guarda laggiù disse Nina indicando una collina poco distante sulla quale erano riprodotti i volti di quattro presidenti americani.- Incredibile, quella è la riproduzione del monte Rushmore! Dove si svolgono le ultime scene di Intrigo Internazionale…Rasta tornò con la mente al responsabile. Al fatto che non fosse mai riuscito a recarsi lì, nonostante la sua passione, in tutta la sua vita. A quanto sarebbe rimasto sbalordito. Pensò a chi potesse avere interesse a tenere aperto e gestire una vastità simile.Il trenino ripartì e si fermò di fronte al Bates Motel. Il gruppo di persone scese e salì gli scalini in cemento fino a trovarsi di fronte alla villa di Psycho. I visitatori erano eterogenei, c’erano molte famiglie, un paio di coppie di anziani, qualche fidanzato e una ragazza con un gelato e la montatura degli occhiali fatta a cuore.- Che c’è…? Qualcosa non va, moccioso?- No, è che… non lo so nemmeno io.Qualcosa aveva turbato Rasta, ma il ragazzo non riuscì a focalizzarlo con chiarezza.Il treno ripartì. Da lontano si intravide quella che sembrava la Torre di una missione spagnola.- Stiamo entrando in Vertigo, il capolavoro di Hitch. Quella laggiù lontano è una delle location fondamentali per la storia del film… Lo scenario cambiò in fretta. Il rumore d’acqua sommerse le loro conversazioni e lo sferragliare del trenino. Il veicolo si fermò su un immenso ponte costruito su di un fiume.- Incredibile… è la ricostruzione del Golden Gate! – esclamò Nina sempre più entusiasta. Guarda in basso! Laggiù!Alla base del ponte una comparsa stava per buttarsi nel fiume, come Kim Novak in Vertigo, inseguita da un provvidenziale Jimmy Stewart.Il trenino sferragliò via, visitò altri padiglioni e poi ritornò al punto di partenza.

 

La gente svicolò , la ragazza con gli occhiali a forma di cuore, la coppia di anziani e quelle di fidanzati.- Sono senza parole… - disse Rasta.- Non immaginavo uno spettacolo simile... ma perché non pubblicizzare questo posto? La sua manutenzione deve costare una fortuna. Perché nasconderlo quasi nel deserto, per pochi intimi… E’ tutto bellissimo…I due ragazzi rimasero soli vicino alle biglietterie, mentre la bigliettaia armeggiava con una transenna, in un ambiente diventato improvvisamente solitario e immenso.Rasta e Nina si chiesero che cosa dovessero cercare con precisione, e se veramente le lettere ricevute dal Responsabile portassero davvero lì.- Non saprei…. Sembra tutto così perfetto…- Nina esitò… Bè, proprio perfetto no… c’è solo una piccola imprecisione…- Quale? Potrebbe essere voluta. Nina, che masticava l’inglese come il pane, chiese alla bigliettaia, se fosse possibile fare un altro giro sul trenino.La signora alzò le spalle sorridendo. Non c’erano altri visitatori e, visto che “Hitchcockland” avrebbe chiuso di lì a poco, per quanto la riguardava, il parco era terreno loro.Rasta guardò l’amica, mentre metteva tutto il suo entusiasmo nella conversazione e ne fu intenerito. Una sensazione che sfociava nella rabbia e nella difesa. Doveva difendersi da quello che sapeva stava crescendo. Doveva proteggersi dal mondo Doveva…I due ragazzi ripartirono e Nina custodì il mistero su ciò che l’aveva colpita durante il viaggio precedente.Quando il veicolo giunse alla stazione di Spellbound – Io ti salverò, la ragazza prese Rasta per mano e scese dal veicolo. Lui si sentì a disagio. Appena possibile, scivolò via dalla calda presa della ragazza. Un attimo dopo si pentì di averlo fatto.- Questa cosa è strana – disse Nina facendo finta di nulla – qui si dice che questa è la pistola usata nella scena finale di “Io ti salverò”. Alla fine c’è un’inquadratura soggettiva, dal punto di vista dell’assassino… La pistola gira verso il video e fa fuoco, l’assassino si suicida in soggettiva…- Ebbene?- Ebbene... questa pistola è troppo piccola. La scena fu girata con una finta pistola, molto grande, affinché il primo piano fosse dettagliato. Questa non è la pistola che hanno usato… - la ragazza la raccolse e la esaminò. Il trenino dietro di loro sbuffò. Nina la prese tra le mani. Tirò il grilletto ma non capitò nulla. Poi sembrò essere colta da ispirazione e puntò la pistola verso di sé, come nella scena finale del film.- Nina, che fai? Ferma! Potrebbe.La ragazza sorrise - Hitch è amore, amore estremo talvolta. Se capita qualcosa sappi che l’ho fatto per te… - La ragazza tirò il grilletto nuovamente, prima che Rasta potesse intervenire.Si udì un colpo sordo. Immediatamente l’illuminazione del padiglione virò verso il rosso scuro e i maxischermi, che fino a un attimo prima avevano trasmesso le scene del film, si riempirono di immagini di sangue che colava lentamente dall’alto verso il basso.Poi, con un cigolio sinistro, una porta che sembrava soltanto un addobbo scenografico, si aprì sul fondo del padiglione, rivelando un passaggio sul buio.

- Nina, Santo Cielo! Ho pensato che fossi ferita.- Sto benissimo, il particolare era quello giusto… si è aperta una porta. Forse siamo sulla strada giusta. Nina lo prese nuovamente per mano e questa volta lui non abbandonò la stretta.

 

Si ritrovarono in uno stretto e scuro corridoio.Alcune lampade dal soffitto illuminavano un punto sulla parete alla loro destra.Si avvicinarono. Un’altra pagina ingiallita era inquadrata in una piccola cornice.

 

Quasi non riesco a respirare. Sono distante da tutto e da tutti. Anche da lui. Forse si starà chiedendo dove sono. Forse no. Ma non potevo fare altro. Non potevo dedicare la mia vita a chi non può raccoglierla. Morirò senza di lui, ma non potevo salvarlo.Oggi sono atterrata a Los Angeles con il Maestro.Sono in una stanza d’albergo. Parleremo presto…

 

- E’ un’altra pagina da quel diario… E’ una pagina scritta da quella donna scomparsa. Quindi siamo davvero sulle sue tracce? O siamo su quelle del film scomparso? Io non capisco…Credo che se proseguiamo ne sapremo di più… I due ragazzi si strinsero per mano con forza. - Sul fondo del corridoio, una porta socchiusa conduceva ad un nuovo ambiente.I due ragazzi si affacciarono su un garage con la saracinesca chiusa, nel quale era posteggiata una vettura americana, primi anni ’60.- Dove siamo adesso, Nina? Che film è questo? - Non… non lo so… non ricordo nulla di tutto questo… o forse…- Credi che dobbiamo metterla in moto? E’ questo che vuole chi ci sta guidando?- Credo di sì, apriamo la saracinesca e poi… - Rasta alzò la saracinesca.- Oh mio Dio… - mormorò raggelatoNina gridò senza emettere alcun suono.La porta principale del garage dava sull’esterno. Migliaia di uccelli erano assiepati ovunque. Lungo il vialetto di accesso, sulle staccionate, sui fili della luce. Ovunque.- Nina… - sussurrò Rasta rabbrividendo e stringendole la mano. Qualche uccello svolazzò.- Entriamo in macchina… sussurrò la ragazzaSenza fare rumore, strisciando lungo le fiancate, i giovani entrarono nella vettura e si chiusero all’interno.- Cosa dobbiamo fare? Cosa dobbiamo fare? Io di Hitchcock non so nulla! – Rasta perse la testa – Ho deciso per la tesi perché tu … tu me l’avevi consigliato, ma… ho visto pochi film. Non ho mai visto gli Uccelli… cosa dobbiamo fare? Cosa capita nel film?Nina cercò di apparire rassicurante. – Non urlare.... ora tu metti in moto, piano… ecco così… Lentamente. Molto lentamente, a passo d’uomo, ti avvii verso la stradina. Piano, così, piano pochi centimetri alla volta…Rasta sudava al volante di un’auto per lui enorme.La vettura si allontanò e proseguì lentamente per la strada, fin quando, dopo poche centinaia di metri, non ci furono più uccelli attorno a loro.

Seguirono la strada tortuosa per qualche minuto senza parlare. In quei momenti di forte tensione non si accorsero subito della piccola cornice appesa al cruscotto dell’auto. Nina la tirò a sé e lesse ad alta voce.

 

Lavoro col Maestro da quasi un anno. Lui mi ha parlato di quella sceneggiatura a lungo. L’idea è quella di ambientarla a Torino. Ma io non voglio… non voglio ripensare più a lui.Lui mi vede, sa che soffro e cerca di consolarmi.Alle volte il Maestro mi parla di Grace. La chiama così, e io lo capisco.Dice che nessuno sarà mai uguale a lei. Non fa riferimenti, ma io capisco.Dietro l’aspetto giocoso di quell’uomo si nasconde una persona che ha sofferto.E’ un uomo buono, mi ha parlato di uno strano progetto…Mi chiede di lui, mi chiede se ci penso ancora.Certo che ci penso ancora, ci penserò per sempre

 

Quella donna probabilmente era diventata la confidente di Hitchcock. Qui si fa riferimento alla presunta passione del regista per Grace Kelly. Tutti hanno sempre pensato fossero solo dicerie…- Voglio tornare a casa! – esclamò Rasta. Questa storia non mi piace! E non so se il tesoro alla fine dell’arcobaleno sarà così fantastico…Quasi lo avesse ascoltato, la macchina accostò indipendentemente verso destra e si fermò di fronte ad una fermata dell’autobus in mezzo ai campi.I ragazzi scesero. Non si vedeva nessuno, in quel posto che si stava rivelando come un universo fatato e maledetto.

 

- Cosa facciamo qui? Aspettiamo un pullman nel mezzo di un parco a tema gestito da un pazzo?- Guarda qui… Nina indicò la struttura che ospitava la fermata. Era in bella vista ma non se ne erano accorti.

 

Sto scrivendo nuove parti della sceneggiatura.Il Film parla dell’amore e del suo contrario. Della perdita. Ho scritto quelle scene pensando a lui.Il Maestro mi ha parlato del suo progetto. Cominceranno a costruirlo presto e quando non ci sarà più, me ne lascerà la gestione. Io… non so cosa dire. Il Maestro mi ha salvato… ma anche io avrei avuto qualcuno da salvare. Non credo arriverà mai…

 

Lessero senza commentare.Da lontano si intravide una sagoma sbuffante.Si avvicinò, lenta e grigia.Era un pullman Grayhound degli anni ‘50, che si fermò di fronte a loro, spalancando la porta anteriore.Era vuoto, non c’era nessuno a bordo, neanche alla guida.Tutto funzionava in maniera elettronica e meccanica in quello strano mondo.Salirono entrambi a bordo. Le porte si richiusero ed il Grayhound ripartì.- Tutto è programmato alla perfezione in questo posto. Non c’è speranza di uscire da qui se non conosci Hitchcock e i suoi film - disse Nina- Santo cielo… ma chi può avere organizzato tutto questo?- Qualcuno che è impazzito di dolore… - disse la ragazza guardando fuori.

 

Il loro viaggio suggestivo e surreale attraverso i campi, non durò più di dieci minuti.Il pullman senza autista si fermò a metà di un lungo rettilineo. La porta anteriore si aprì automaticamente.Non appena i due ragazzi scesero, il pullman Greyhound ripartì con uno sbuffo.- Non ci posso credere – disse Rasta – Questa è una follia. Siamo nel bel mezzo del nulla…- Non direi… - Nina riconobbe lontano la collina con le sculture dei quattro Presidenti, che avevano intravisto dal trenino – siamo in Intrigo Internazionale. Siamo al punto del film in cui Cary Grant ha un appuntamento con… - la ragazza alzò lo sguardo al cielo in cerca di qualcosa.  - Eccolo là! Un biplano! Nel film spunta un biplano che si mette sparare addosso a Cary Grant… è tutto come nel film!I due ragazzi videro l’aeroplano che lentamente si abbassava verso di loro, da lontano.Nina prese il ragazzo per mano.- Hey, ma non è che…Il biplano puntò velocemente verso di loro ed i ragazzi capirono troppo tardi che non si sarebbe fermato. Nina spinse a terra Rasta, paralizzato e si gettò sopra di lui.I colpi di mitragliatrice furono secchi e assordanti e sollevarono mucchi di terra attorno a loro.

L’aereo si risollevò velocemente dalla parte opposta.- Santo Cielo, sono proiettili veri! Che succede? Qui ci vogliono far fuori…- E’ tutto come nel film... sussurrò la ragazza… dobbiamo salvarci come nel film, come Cary Grant!- Sì, ma cosa cavolo fa Cary Grant per salvarsi? Nina, dimmelo presto?I colpi di mitragliatrice esplosero di fronte a loro. Rasta afferrò Nina e la trascinò in un avvallamento del terreno. L’aereo sollevò la polvere. Tutto era confusione e paura.- Quel campo di grano! – disse la ragazza – Cary Grant si nasconde tra quelle piante! Laggiù!I due giovani corsero mano nella mano e si sdraiarono tra gli alti arbusti.- Cosa capita adesso? Cosa capita?- Zitto e non respirare… chiudi la bocca.L’aereo passò sul campo di grano e scaricò il diserbante che aveva nel serbatoio, per far uscire i due ragazzi dal loro nascondiglio.Ma si abbassò troppo. Inclinò le ali tentando di riprendere quota, senza risultati.Si abbassò verso la strada dove in quel momento stava transitando un’autocisterna.Ovviamente senza conducente.L’aereo la centrò in pieno. L’esplosione accecò Nina e Rasta, nel frattempo usciti, sporchi e polverosi, dal loro rifugio.Lungo la strada, una DeSotho bianca senza conducente si fermò poco prima del rogo.- Vieni, è per noi, andiamo…

 

- Questo è un gioco mortale. Io non capisco più nulla - Rasta si teneva la testa tra le mani, mentre Nina conduceva la DeSotho lungo la strada, l’unica possibile, destinazione ignota.Sul cruscotto era stato fissata un’altra delle piccole cornici, con una pagina di diario ingiallita.

 

Gli anni passano, il Maestro perde qualche colpo.Dice che il prossimo film sarà il nostro.So che non ci sarà il tempo per girarlo.Continua a dirmi che lui un giorno tornerà.Seguirà le tracce, seguirà i film di cui gli parlavo spesso. Seguirà “Hitchcock” come unico indizio della mia scomparsa...

 

- E’ evidente che la donna della foto ha lasciato questi indizi perché vuole che noi si arrivi al fondo di questa ricerca per… trovarla… Non ho altre spiegazioni.- Ma perché noi? Perché tutto questo?- Non capisci, sorrise beffarda la ragazza? E’ scritto chiaramente. Non siamo noi i destinatari di questo gioco. Quella donna voleva che fosse l’uomo che l’aveva abbandonata a venirla a cercare. Questo gioco è stato fatto per il calciatore. Solo una persona che decidesse finalmente per lei, avrebbe potuto raggiungerla. Soltanto un uomo che avesse deciso di conoscere in profondità quello che lei aveva tanto amato. Soltanto una persona determinata, che avesse voluto lei, che avesse scelto l’amore oltre le difficoltà, come nei film di Hitchcock…- Per me rimane una follia… - Alle volte le persone innamorate fanno questo e altro…. – La ragazza si voltò timidamente verso Rasta, che tenne lo sguardo fisso di fronte a sé- E adesso dove andiamo?- Non lo so.. ma ho come l’impressione che siamo alla fine della corsa. Questa è la DeSotho di Scottie Ferguson in La donna che visse due volte. E questa strada sembra portare alla torre che si vede in lontananza.

Stava imbrunendo, quando arrivarono alla Missione spagnola, location fondamentale nella trama di Vertigo – La donna che visse due volte.Scesero dalla macchina in silenzio. Nina fece qualche passo verso il prato che si apriva di fronte alla chiesa.- Ho sempre sognato che un giorno sarei venuta qui. Intendo nella vera missione. E’ il mio film preferito, lo sai? Vertigo – La donna che visse due volte è il rimpianto per il passato, la dolcezza del ricordo, il desiderio del rivivere le cose, del ricrearle, ben sapendo che comunque non si potranno rivivere. Il desiderio di lasciarsi andare, la paura di amare. Prese per mano Rasta, che si lasciò trascinare dolcemente.- Cosa dobbiamo fare? – chiese Rasta stralunato- Vertigo para di un uomo che ha paura di amare e per la prima vera volta nella sua vita si abbandona alle emozioni – Nina parlava come in trance - Ma ne viene deluso. Poi si materializza la sua seconda chance, l’opportunità per vincere davvero la paura…Nina lo condusse all’interno della Chiesa. Sulla sinistra partiva la scala in legno che si arrampicava fino alla torre delle campane.- Sali con me… - gli disse.Lui la osservò rapito, era magnetica, avvolta nel suo maglioncino rosa. La seguì passo dopo passo lungo la scala. Ogni tanto fermandosi per guardare in basso, al centro delle scale. Accorgendosi che tutto ciò che voleva realmente era salire con lei. Non ricordava più la persona che lo aveva tradito, non ricordava più il cinismo, sentiva soltanto la sua mano che lo guidava.Sbucarono, da una botola in legno, alla sommità della torre.L’ambiente era spartano, occupato per lo più dalle grandi campane.Una porta ad arco, con sopra scritto EXIT, sembrava condurre all’esterno. Alla fine di quel percorso.Una luce puntava su un leggio, sul quale erano accatastati molti fogli.- L’ultimo film di Hitchcock… – esclamò Rasta.Un altro faretto puntava su una piccola cornice, fissata al muro.

 

Questa è stata la mia storia. Tra poco i soldi con i quali ho badato a questo posto per tanti anni, finiranno.Ti ho persino inviato delle pagine da questo diario, perché potessi ricordarti di me…Ma forse tu mi hai dimenticata quel giorno, quando mi lasciasti in albergo, tanto tempo fa.Vorrei che tutto questo fosse servito a qualcosa, che alla fine la salvezza potesse veramente arrivare per qualcuno.Se leggerai queste righe, allora sarai tu.

 

- Il Responsabile… - disse Nina – il calciatore era il Responsabile! Si interessò a Hitchcock perché sapeva che era l’unica chiave di lettura per ritrovare la donna che aveva sempre amato.. La lettera è stata spedita a lui…- Rasta sorrise triste. Ricordò lo sguardo del Responsabile mentre aveva rivisto il suo vecchio amore n quella foto…Sfogliarono le prime pagine della sceneggiatura di quello che avrebbe dovuto essere un film di Hitchcock, ambientato a Torino. Non fecero in tempo ad addentrarsi nella lettura.Da qualche diffusore nascosto si diffuse una delle musiche più romantiche dei film del regista, la scene d’amour di Vertigo.Tutto sembrò girare attorno ai due ragazzi, che si presero per mano e abbracciandosi, avvicinarono le loro labbra, in quell’inevitabile finale che avevano sempre desiderato, all’interno delle loro corazze.- Proprio una bella scenetta! – esclamò una voce alle loro spalle.La musica era sparita, le luci si erano abbassate. Nel buio della torre scintillava soltanto la pistola argentata, stretta nella mano della ragazza col gelato, che aveva fatto parte del pubblico del pomeriggio.Si tolse gli occhiali a forma di cuore, sghignazzando cattiva, e solo allora Rasta la riconobbe.- Miss Tempesta! Ora la riconosco! C’era qualcosa che mi ….- Grazie per avermi aperto la strada, ragazzi. Seguirvi, in questo posto stregato, è stato difficile, non impossibile.Sempre tenendoli sotto tiro con la pistola, raccolse il copione dal leggio e si avvicinò al cartello EXIT- Dall’altra parte dell’oceano qualcuno aspetta con ansia tutto questo. E’ ora di salutarci, ragazzi. Ah – disse con gli occhietti crudeli che brillavano, rivolgendosi a Rasta. – Ti ho mai detto che detesto essere chiamata Miss Tempesta?  Alzò la pistola e fece per fare fuoco.- Aspetti! – gridò Nina ponendosi tra Miss tempesta e il ragazzo.- Aspetti… - fece trafelata – Lei non è una stupida. Lei al limite può essere interessata all’arte.. Perché macchiarsi di due delitti? Ci pensi. Se la catturassero rischierebbe la pena di morte qui in America. Ma se la arrestassero solo per furto, avrebbe tempo per leggere, per studiare, per…- Molto interessante, grazie per il consiglio. - Miss Tempesta spostò la pistola e, impassibile, fece fuoco verso Nina.La ragazza si inarcò all’indietro, finendo contro il muro della stanza, e scivolando lentamente a terra, il suo sguardo perso negli occhi di Rasta.- Nina, no!!! – gridò il ragazzo.- Miss Tempesta puntò la pistola verso di lui – Non ti preoccupare per la tua amica. Tra un attimo la raggiungerai – sogghignò prima di premere il grilletto.La botola si spalancò improvvisamente, con un gran tonfo- Giù la pistola!  - gridò una donna in italiano. Era la bigliettaia di Hitchcockland. Impugnava una piccola rivoltella. Sparò immediatamente, il proiettile si perse oltre la spalla di Miss Tempesta.La ragazza emise un grido rabbioso.Si lanciò in fuga oltre l’arco, di fianco al cartello EXIT.Si udì soltanto un grido terribile e disperato. Poi un tonfo sordo.

 

Rasta si lanciò su Nina. La schiena contro il muro insanguinato.- Questa è vera… purtroppo… - sussurrò la ragazza tremante. Aveva una macchia di sangue che si stava allargando sul petto e respirava a fatica.- Nina… no, maledizione… perché ti sei messa di fronte a me…?- Le ho… le ho detto le ultime parole di Io ti salverò… ma non sono una brava attrice…La bigliettaia si chinò sulla ragazza, dopo aver armeggiato con un telefono cellulare. Diede un fazzoletto a Rasta con cui tamponare a ferita della giovane. Parlò con un tono secco, indurito dagli anni, ma i suoi occhi raccontavano di un’antica bellezza. – Sono arrivata troppo tardi. Credevo sarebbe arrivata un’altra persona… i suoi occhi si velarono - I soccorsi saranno qui tra due minuti. Tenga duro, signorina. L’ospedale più vicino non è così lontano.- E’… e’ lei la donna della foto… la donna che scomparve da Torino, vero?La bigliettaia le asciugò il sudore che le imperlava la fronte – Non parli, signorina, stanno arrivando in questo momento – poi si rivolse a Rasta – La tenga d’occhio lei, d’accordo? – Si allontanò di qualche metro, verso l’arco da dove era provenuto il grido di Miss Tempesta.- Non doveva… non doveva andare di lì… non era un’uscita… Non era un uscita… se hai visto il film sai che…Si interruppe. Rasta le prese il viso tra le mani. Portò le sue labbra su quelle tremanti della ragazza.Lei si sforzò di parlare – Hai deciso di baciarmi proprio adesso che sto per morire…?  Il suo sguardo era diventato appannato e le forze la stavano abbandonando.Nella confusione della coscienza che la abbandonava, udì Rasta implorarla di restare con lui. Pensò alla passione travolgente che Hitchcock doveva aver nascosto nella sua vita, alla sua ricerca dell’amore, i cui indizi li avevano condotti fin lì.Poi, quando sentiva che la vita stava defluendo, si aggrappò alle parole che ancora poteva percepire del ragazzo.Non te ne andare, amore… io… io…Io ti salveròIo ti salverò.L’amore, a qualsiasi età alle volte spalanca le sue porte.Nina trovò un motivo per resistere.

La bigliettaia si affacciò oltre l’arco. Sul vuoto.Sapeva che qualsiasi persona che avesse davvero conosciuto i film del Maestro, non si sarebbe mai azzardata a oltrepassare la soglia di quella torre, neanche con una scritta EXIT posta a fianco.Il Maestro aveva previsto davvero tutto. Qualcuno sarebbe arrivato, anche se dopo tanto, tanto tempo.Con chissà quali intenzioni.Guardò giù, il corpo di Miss Tempesta, sfracellato sulla tettoia, trenta metri più in basso.Tutto intorno i fogli dell’ultimo copione di Alfred Hitchcock volavano trasportati dal vento.

 

Sentì le parole del ragazzo, poco più in là, all’interno della torre.Un amore stava nascendo ed aveva vinto le sue paure.Per molti l’amore è solo un sogno dipinto sulle tele della memoria, per altri un ritrovarsi. Per altri soltanto un ricordo. Un bellissimo ricordo che non sarebbe più tornato.Alle volte era così bello – pensò - che lo si poteva ancora percepire, lontano, da qualche parte, nell’aria.

Mauro Saglietti