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La Cimminellese

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di Mauro Saglietti
Redazione Toro News

Sento spesso dire ultimamente che “sono 4 anni che mangiamo sostanza organica”, che “sono 4 anni che non esiste più il Toro, bensì la Cairese” e bla bla…Ascolto questi discorsi con una punta di ironia, non perché non corrispondano a realtà, ma perché sembra quasi che prima si sia vissuto di successi mirabolanti, uno dopo l’altro.Che si viva con la memoria corta, ahimé, non è un mistero. Basti pensare a tutti i commenti che cominciano a spuntare in giro sull’allenatore in questi giorni nei vari forum. “Incompetente “ e “incapace” gli aggettivi tra i più gettonati, sembra di vedere un copia-incolla con quanto capitato nel passato.Così come era incompetente e incapace era Novellino, così come incompetente e incapace era De Biasi, così come incompetente e incapace era Zaccheroni, così come incompetente e incapace era di nuovo De Biasi, così come incompetente e incapace era Ezio Rossi.Ezio Rossi? Oddio, chi era costui?Sì, perché la storia del Toro, non inizia certo nel 2005. Mangiamo sostanza organica? Può darsi, ma forse qualcuno si è dimenticato che non è da 4 anni che capita. Non abbiamo mai smesso, da tanti anni.

 

Cosa è successo nel 1982-1983? Chi risponde per primo? Il derby del 3-2, giusto.Cosa è capitato nel 1984-1985? Chi alza la mano? Il gol di Serena ai gobbi ed il secondo posto dietro al Verona, certo.Cosa è successo nel 1992-1993? La Coppa Italia, un gospel di risposte.Cosa è successo nel 2003-2004? Avanti, chi risponde? Si vince una bambolina. Forza… Come “Boh?”. Allora, cosa è successo?Sei anni. Se sono solo da quattro anni che mangiamo sostanza organica, allora questo campionato deve essere stato mirabolante, come minimo. La valle dell’Eden.Eppure i ricordi che affiorano, lentissimi, sono sconcertanti. Partite dimenticate, gettate nel cestino, mai vissute. Davvero nessuno si ricorda di Saber? Fernandez? Walem?Qualcosa riaffiora? Fantasmi, forse.Questa è la storia di uno dei nostri campionati più neri, le cui caratteristiche sono simili in modo dannatamente sinistro a quello che sta capitando oggi.Un’annata devastante e anonima che è stata rimossa dai più.

 

Un altro anno di B! – dicevamo al termine della stagione 2002-2003.Anche questa frase mi ha sempre fatto sorridere. Sì, perché già allora si dava per scontato che per il solo fatto di chiamarsi “Toro”, gli avversari si sarebbero chinati timorosi al nostro cospetto, lasciandoci risalire nell’olimpo da noi meritato.- Un altro anno di B… – si sente dire tutte le volte, così come si è sentito anche all’inizio di questa stagione e puntualmente mi vengono i brividi, perché si parte col piede sbagliato, dando per scontata la risalita immediata dovuta al blasone.Un anno di B le balle. Perdonate la citazione dotta. Se ti va bene, sarà solo un anno. Ma ti deve andare molto, ma molto bene. Tanto per cominciare non devi pensare a una nobiltà scomparsa ormai da quasi venti anni, ma devi ripartire da zero. E dire che dovremmo esserci abituati con questa tiritera di saliscendi, invece ogni volta è daccapo. Lo è stato anche all'inizio di questa stagione, con Colantuono che ha subito esordito con un colossale “Noi siamo il Toro! La squadra da battere”. Frase roboante che è servita soltanto ad illuderci che il nostro blasone facesse punti e spavento.Punti non ne fa, in compenso facciamo spavento.

 

Nel 2003-2004 si arriva dalla devastante annata di serie A targata per la maggior parte Ulivieri.Macchiata da goleade altrui e da un umiliante ultimo posto.Ormai buona parte della tifoseria ha aperto gli occhi sulla dirigenza e sa che la storia del Torino è segnata. Nessuno si fa illusioni.In quei giorni non si parla più di Toro, si è quasi anestetizzati a questa lenta scomparsa.Soltanto in pochi hanno il coraggio di parlare e di gridare la loro rabbia disperata e di denunciare il gioco che si sta disputando sulla pelle granata in seguito alla vicenda stadi. Tra questi ci sono Manlio Collino e Michele Monteleone. Ma sono voci isolate che non hanno ancora il mezzo per diffondersi.La marcia del 4 maggio 2003 non ha sortito l’effetto sperato, anzi, si hanno fondati motivi di ritenere che Cimminelli, neanche sfiorato da una contestazione che ci si aspetterebbe molto più spietata, tenga ben saldo il Toro.  E che non lo mollerà fino a dopo le Olimpiadi.In che stato? Tutti temono il peggio. Col senno di poi, siamo stati tutti ottimisti.

 

E’ l’estate del 2003. La patente a punti è stata varata a inizio luglio, negli stessi giorni nei quali si comincia a sopportare un caldo torrido.Sarà un’estate caldissima, che avrà il suo culmine nel mese successivo.L’undici agosto mi trovo a passeggiare in una Torino che i media si affrettano a dipingere svuotata per l’esodo, ma che anche Stevie Wonder intuirebbe piena di gente. Il termometro segna 41° gradi, la gente ciondola con le bottigliette d’acqua in mano, in montagna si va a dormire su colli e sulle cime.Chi ha tempo di pensare al Toro con tutto quel caldo addosso?

 

Ezio Rossi, non dimenticato lottatore granata, è il nuovo tecnico e porta un briciolo di ottimismo nell‘ambiente, dopo i trascorsi alla Triestina.In prima squadra vengono richiamati dal Siena 4 giocatori che hanno contribuito alla trionfale promozione della squadra toscana in serie A, nella precedente stagione: Pinga, Mandelli, Martinelli (omonimo di quello poi acquistato dai Lodisti) e Tiribocchi.Con questi giocatori, crediamo erroneamente, la serie A è assicurata, nonostante la dirigenza.Ci abbandoniamo a dichiarazioni roboanti e commettiamo il primo gravissimo errore.Sì, perché nessuno dei 4 torna in serie B volentieri, Toro o non Toro.Soltanto noi tifosi crediamo che arrivare qui sia il massimo della carriera. Per i giocatori un posto vale l’altro. E non basta chiamarsi Toro. I 4 vedono questo obbligo a tornare come un declassamento e di certo non saranno la nostra arma in più.Approdano al Toro anche Andrea Fabbrini, tifoso granata, merce rara nei giocatori, il terzino Adami, il veterano Masolini, voluto da Ezio Rossi (giocherà in tutto 6 partite), l’argentino Fernandez, il belga Walem, sul quale si basano molte speranze e nientemeno che Diego Fuser, alla sua ultima stagione da professionista. Più avanti, quando le cose si metteranno male, arriveranno anche la punta Rubino, il marocchino Saber ed il belga Mudingayi.

 

E’ un’estate incredibile per il calcio ed è una storia tipicamente italiana.Il Catania di Gaucci, retrocesso in C1 fa ricorso per la posizione irregolare del giocatore del Siena Martinelli, nella gara del precedente campionato e il T.A.R. gli dà ragione.La Lega Calcio ha già compilato il calendario, quand’ecco che si vede costretta a ripescare in B anche le altre retrocesse, Genoa e Salernitana, più la Fiorentina (ex Florentia Viola, che salta la C1) per meriti sportivi, al posto del Cosenza, nel frattempo fallito.Si scatena il putiferio ed un braccio di ferro tra la Giustizia ordinaria e la Lega Calcio.Si minaccia di far saltare l’inizio dei campionati. Alcune società, tra le quali il Toro, dopo aver disputato la prima gara di Coppa Italia (1-0 al Genoa a Marassi), non scendono in campo nelle altre gare per protesta, venendo così estromesse.Alla fine la Lega Calcio cede ed il campionato, con un nuovo calendario, passa a 24 squadre.Devo anche commentare o mi leggete nel pensiero?

 

La stagione dovrebbe avere inizio ad Avellino e proseguire a Salerno, ma in seguito al bailamme, le prime due giornate vengono rinviate.Si comincia quindi a Bari e si perde subito, evviva, in modo abbastanza strano, per 2-1 con gol di Fabbrini. Ma sì, è la prima gara, si può anche perdere.Un corno, comunque andiamo avanti.Il Toro esordisce in casa contro il Genoa, fresco ripescato e gioca una partita stentata. A sette minuti dalla fine segna Fuser, con un bel diagonale, e così mettiamo in cascina i primi tre punti. Il bel gioco arriverà.Forse.Il Toro di Ezio Rossi comunque parte a razzo. Batte il Como per 2-0, grazie all’eterno Ferrante e a Conticchio, poi, in uno dei tantissimi turni infrasettimanali di cui il campionato è zeppo, si regola l’Avellino per 3-1 al Partenio dopo essere passati subito in svantaggio. Segnano Pinga, Ferrante e Tiribocchi.Due vittorie consecutive fuori casa. Non capitava dai tempi di Cristoforo Colombo e noi tifosi cominciamo ad esaltarci. Pinga in particolare appare ispiratissimo, nonostante arrivi da una esperienza drammatica.In estate è rimasto coinvolto in un incidente stradale nel quale ha perso la vita il fratello del giocatore Taddei, suo compagno nel Siena. Per tutta la stagione giocherà con una bandana in testa per coprire i segni di quella drammatica esperienza.Il Toro vola subito in alto e il 27 settembre batte il favoritissimo Palermo dopo un gran primo tempo, incorniciato dalle reti di Ferrante, di cui una su rigore.Nella ripresa invece si subisce, ed i siciliani provano la rimonta, ma si fermano al gol di Corini, sempre su rigore.Il Toro vola e la Curva inneggia a Ezio Rossi.Quella stessa notte l’Italia piomba nel buio.Un albero (versione ufficiale) piomba su un elettrodotto svizzero, bloccando così la fornitura di energia nel nostro paese. Verranno impiegate 19 ore per tornare allo stato di normalità in tutto il paese.

 

L’atmosfera di esaltazione fa passare per buono anche il pareggio a reti bianche di Terni.Questo campionato ridicolo prevede ben 5 promozioni dirette, perché la serie A, dalla stagione successiva, verrà ampliata. In più la sesta di B spareggerà con la quart’ultima di A. Più difficile da capire del segnale di divieto di sosta nei giorni pari e dispari.Comunque, con tutte queste promozioni, vuoi non farcela? Ci basta arrivare al quinto, massimo al sesto posto.Ecco un altro errore dei nostri. Quando il Toro traccheggia o non lotta per il massimo, viene storicamente bastonato. A forza di ripetere ossessivamente che ci basta il quinto posto, finiremo col tenercene a distanza debita. E alla fine sarà ancora lì a farci ciao ciao con la manina.

 

In data 8 ottobre facciamo piroette con la Salernitana. Un primo tempo pirotecnico, nel quale tambureggiamo maramaldi.L’amico che è con me allo stadio dice che “Pinga vale il prezzo del biglietto”. Io gli dico che certo, sarebbe meglio fare qualche gol, oltre che fare ti-tic e ti-toc.Nella ripresa abbiamo l’opportunità di farlo, con un penalty sotto la Maratona.Tira Ferrante. Alto. Shock.Tranquilli, il gol arriva. Lo segna Bogdani della Salernitana, uno che se avesse giocato solo contro il Toro avrebbe segnato più di Gigi Riva.Seconda sconfitta, per giunta subita in casa, primi interrogativi e terza sconfitta in arrivo sul primo binario.A Pescara (dove ci odiano per il favore fatto alla Reggina 4 anni prima, e che non ricordano del loro favore fatto al Perugia  l’anno prima ancora) tra gli abruzzesi gioca il portiere Saul Santarelli. E’ il portiere di Toro-Ravenna 0-4 del 1997. Quel giorno parerà di tutto e perderemo 2-1. Sarà Calaiò a condannarci. Bella roba.Pochi giorni dopo è di nuovo ora di giocare, in casa contro il Cagliari.C’è aria di maretta dopo le due sconfitte consecutive. La gente quando deve cercare un capro espiatorio, va a beccare il giocatore più rappresentativo. E così comincia a beccare Ferrante.Lui risponde come ha sempre fatto. Segnando.Il Toro travolge Zola e compagni. Si va sul 4-0, che poi diventa 4-2, ma basta a far tornare l’ottimismo. La squadra non gioca male, nessuno può prevedere un’involuzione.Il 18 ottobre si gioca di nuovo in casa contro la lanciatissima Atalanta, una partita che può definitivamente stabilizzarci nelle zone alte della classifica.Perdiamo 1-0 grazie a un tiro da fuori di Marcolini, senza riuscire a combinare molto. Siamo a ottobre ed è già la quarta sconfitta.

 

C’è poca musica in quel periodo, non è solo il Toro ad essere cambiato in quegli anni ovattati e caotici.I R.E.M., che dipingono Leaving New York, una delle più belle canzoni del loro repertorio, sono primi in classifica. Ma si comincia a parlare di un gruppo composto da tre ragazzotti britannici.Si chiamano Keane e il loro disco d’esordio Hope and Fears spopolerà di lì a poco e rimarrà nella memoria per le belle Somewhere only we know e Everybody’s changing.Ci si attende molto da loro, ma si perderanno.

 

Difficile capire qualcosa di questo Toro.Sul neutro di Benevento, e pure a porte chiuse, giochiamo contro il Napoli.Andiamo sotto per una rete di Dionigi, un ex poco rimpianto col vizio di farci gol, poi Ferrante segna due volte. Una vittoria ci restituirebbe fiducia, ma ci facciamo rimontare. Segna il fratello di Vieri e meno male che non gioca anche il nonno di Savoldi, altrimenti perderemmo. I risultati sono alterni. Si vince 3-1 in casa con l’Ascoli (confermando la pericolosa tendenza ad andare in svantaggio), ma a Venezia si riperde. Sorrentino ne combina una delle sue e prende gol assurdo già dopo 7 minuti, poi ne riprende un altro alla mezz’ora. Ferrante segna, ma è troppo tardi.Altra sconfitta, sono 5, ma in fondo l’alta classifica non è distante.Certo, abbiamo abbandonato i sogni di primato, ma in fondo siamo lì in zona promozione.E io, scrivendo questa storia, continuo a sentire campanelli sinistri.

 

L’altalena continua. Si vince in casa 1-0 contro il Catania con rete di Ferrante su cross di Rizzato, poi buttiamo via uno 0-2 a Vicenza, facendoci rimontare da Jeda e dal fratello di Baggio. E meno male che non gioca anche la zia di Paolo Rossi, altrimenti prenderemmo gol pure da lei.Dopodichè si pareggia in casa con la Triestina.Segna un gol rocambolesco Vergassola, a un quarto d’ora dalla fine, che pareggia il gol di Godeas. Il suo urlo è liberatorio.Poco tempo prima i tifosi sono andati a trovarlo ad Orbassano. C’erano problemi di contratto e gli è stato detto “Te ne devi andare”. E lui se ne andrà, nel mercato di gennaio.Per la cronaca, giocherà per altri cinque anni stabilmente in serie A, forse ci avrebbe fatto comodo.Ma tant’è. Dubito che i tifosi del Siena siano mai andati a dirgli di fare le valigie.Ma noi siamo il Toro, siamo speciali.Forse in un altro contesto, meno portato all’estremo, le cose potrebbero risollevarsi, ma qui, quando il piano inclinato supera una certa pendenza si fa solo a gara nello sperare che la stagione finisca nel più breve tempo possibile ed i giocatori nel cercare un’altra sistemazione più serena, milioni o non milioni.

 

E’ dicembre, un mese di vicende convulse. In Italia si parla soltanto della crisi Parmalat, che inghiotte miliardi di euro di risparmi. Il 13 dicembre viene catturato Saddam Hussein, mentre il 26 dicembre in Iran un terremoto devastante provoca oltre 50000 morti, una di quelle notizie terribili che quasi passano in sordina nel nostro mondo.In classifica gli U2 sono primi con Vertigo, davanti a Britney Spears e Michael Bublè, ma è musica che non lascerà il segno.

 

Ci avviciniamo alla fine del girone di andata e la zona promozione è sempre lì. Tanto ci basta il quinto posto. Con la rosa che abbiamo, saliremo sicuramente.Oddio, fate tacere gli spettri del passato, vi prego.Al momento di fare il salto di qualità, dopo 5 punti in tre partite, perdiamo di nuovo.Capita puntualmente a Piacenza (2-0), poi in casa contro il Livorno di Lucarelli, va in scena la prima semi-contestazione della stagione.I toscani, che stanno venendo fuori, ne approfitta e Protti segna.Nella ripresa Ferrante pareggia su rigore tra gli immancabili fischi, ma si buttano via altri punti preziosi.

 

Il Toro sta rallentando, ma facciamo finta di non accorgercene.Pareggiamo 0-0 con il Treviso e poi affrontiamo la Fiorentina in casa, gara contro una diretta concorrente. Segna Mezzano, poi nella ripresa pareggia Vryzas, riprendendo un rigore ribattuto da Sorrentino.C’è grande euforia nell’ambiente, dopo questo ennesimo pareggio interno e sinceramente non si capisce perché. Cattivo segnale l’euforia forzata. Cattivissimo.Nell’ultima di andata, il 18 gennaio, pareggiamo a Messina con il nuovo acquisto Rubino che riequilibra il gol di Zaniolo.Nel frattempo si decide che Ferrante è la causa di tutti i nostri mali (ci sono sempre i “fissati”, che quando prendono di mira uno, non lo mollano più), così, complice un provvidenziale infortunio, lo releghiamo in tribuna.Hai voglia come si vince. Una dietro l’altra, non ci ferma più nessuno.

 

Contro l’Avellino in casa, siamo tutti convinti di vincere facile, eterno campanello di allarme.Puntualmente gli Irpini di Zeman, squadra veramente leggere, ma che corre in lungo e in largo, ci fa gol.Pareggiamo con Tiribocchi, che corre sotto la Curva. In molti gliene dicono di tutti i colori. Altro che 1-1, bisogna vincere. Così nella ripresa facciamo il 2-1 sempre con Tiribocchi, poi però riusciamo a prendere gol in modo clamoroso da Capparella. 2-2 contro gli ultimi in classifica.Altro pareggio interno, altri punti che se ne vanno, altra partita giocata in maniera involuta dai nostri.

 

Troppi pareggi. Meglio fermarsi.La Salernitana, già beneficiaria del nostro suicidio all’andata, ringrazia e ci regola 2-0. Finalmente si torna alla vittoria nel turno successivo, con un faticoso 3-2 contro il Bari firmato da Tiribocchi, Walem e Rubino.Paradossalmente, dopo questa gara, si assiste a un fenomeno di isteria collettiva, peraltro commovente, che culmina con la gara di Genova.“Io ci credo” si sente dire ovunque, soprattutto nei forum che in quel periodo iniziano la loro frenetica attività e sono l’unico veicolo di scambio di informazioni.“Io ci credo”, “Basta volerlo” etc etc. e si spera che la grande gara di emotività possa qualcosa e trascini la squadra. Si va a Genova in 4000.La squadra invece si sta sciogliendo, non mette in fila due passaggi. A Marassi, il giorno seguente la morte di Marco Pantani, passa in vantaggio con Tiribocchi, ma viene inesorabilmente rimontata e perde, maledizione. Puntualmente perde 2-1La testa della classifica se ne è già andata. La zona promozione è sempre lì.E’ una vita che è lì.

 

A Sanremo presenta Simona Ventura, ma il Festival, un tempo evento, è sempre più basato sull’apparire che sulla sostanza delle canzoni.Vince Masini, al suo ritorno, con L’uomo volante, brano sul rapporto tra un  padre e un figlio non ancora nato, in una manifestazione boicottata dalle Major a causa di dissidi col direttore artistico Tony Renis e oggi ricordata a stento.

 

Il Toro continua la sua altalena. Si batte il Como in casa 1-0 (Tiribocchi), ma si perde a Palermo 2-1, dopo essere stati in vantaggio con il solito Tir, ma è una vittoria di una fatica inaudita.Ahimé, nel turno successivo, del 29 febbraio, perdiamo a Palermo dopo essere stati in vantaggio, ancora con Tiribocchi.Per la cronaca il gol del pareggio rosanero è firmato da un certo Gasbarroni.C’è un ultimo sussulto d’orgoglio con la doppia vittoria interna contro Ternana e Pescara e con i pareggi di Bergamo e Cagliari.Ma la squadra, complice forse la preparazione, dai due terzi del campionato in avanti è sulle ginocchia e si ferma letteralmente.Dalla gara interna contro il Napoli, c’è il tracollo.Vinceremo soltanto più 2 delle ultime 15 partite.

 

Il Toro è scomparso se ne è già andato da anni e non è mai stato così distante come in quella primavera.La contestazione verso la società, le cui intenzioni appaiono chiare ai più, non è mai cessata.La proprietà di Cimminelli getta nella disperazione e nell’apatia la maggioranza dei tifosi granata, ma da qualche tempo si comincia a vociferare di un magnate lettone che avrebbe intenzione di rilevare il Toro.L’ambiente si mobilita, qualsiasi soluzione sembra più tollerabile rispetto all’azionista di maggioranza, anche se nessuno sa nulla di questo Basharin e si blatera addirittura di un suo innamoramento giovanile per il Toro. Qualcuno ci crede anche.Il Lettone arriva in Italia, viene intervistato, porta un mazzo di fiori a Superga, insomma, fa tutte le cose canoniche, ma la trattativa non decolla, nonostante la tiritera vada avanti per quasi due mesi.Cimminelli non ha nessuna intenzione di vendere, lo sappiamo fin troppo bene e questo ci fa cadere nello sconforto più nero. Come molti altri che hanno provato ad inserirsi in questo ambiente, a Basharin viene forse fatto capire che qui non è aria. Ci sono le Olimpiadi dietro l’angolo, ci sono interessi economici a tale proposito e il Torino ne è dentro fino al collo.Nessun elemento esterno sarà ben tollerato.Il Lettone prende il suo aereo e se ne va.

 

Col Napoli Partiamo bene, ma non facciamo gol.Lo fanno i partenopei con Dionigi, sul finire del primo tempo.Riacciuffiamo il pari sotto la Maratona con Conticchio, ma il fratello di Vieri, e lasciamo perdere a questo punto le battute sulla zia di mia nonna in carriola, siglerà l’1-2.Napoli festeggia nel settore ospiti, ma sarà gioia effimera. Alla fine di quel campionato il fallimento attenderà gli azzurri dietro l’angolo.Di lì in avanti è una sofferenza.

 

La squadra è in bambola, l’ambiente a pezzi.Il trentatreenne Ferrante può far poco dalla tribuna e per giunta col fucile puntato dai tifosi. Fabbrini ha fatto qualcosa ad inizio stagione, poi è sparito, Tiribocchi ha attraversato un lungo periodo di black-out, prima di cominciare a rendere, Pinga viene fischiato perché a Siena correva e qui non corre più, Sorrentino alterna buone cose ad autentici disastri e nel finale di campionato non ne prende più una, Walem è rotto, Masolini sembra uscito da un sepolcro e comunque non è colpa sua (alla fine si conteranno soltanto 6 presenze), Fernandez, dopo un buon avvio non risulta di categoria, così come Rubino, che pure il suo lo fa e ci mette la volontà, Fuser abbandona prima la squadra per motivi personali.Ezio Rossi, da par suo, cominci ad essere criticato per il suo atteggiamento dimesso, così su internet non si tarda a chiamarlo “Ezio il depresso”.Mah.

 

E così si arriva alle contestazioni continue. Assistiamo al solito walzer di “indegni” “vergognatevi”, “toglietevi la maglia”, “non siete degni”, “lasciamo lo stadio vuoto, così vedono”.Il problema è che puoi lasciare lo stadio vuoto quanto ti pare (e alla fine capiterà veramente), ma le cose non cambiano.L’era dei “grandi gesti”, delle gestualità teatrali e scenografiche non raddrizza il piede a banana di un giocatore o la scarsa potenzialità economica, o ancora la tensione in un ambiente squassato da eterne polemiche.

 

Raccontarvi il finale di questa storia è una pena.Pareggiamo a reti bianche al Del Duca contro il mediocre Ascoli, ma facciamo lo stesso in casa contro il deprimente Venezia.Ormai è andata. Appare chiaro che solo un filotto di vittorie, illogico anche per l’astrologia cinese, può agganciarci all’ultimo posto utile per la promozione.La domenica seguente, a Catania, la squadra naufraga definitivamente, senza correre e senza lottare, steso da Mascara (guarda un po’) e Grieco.Col Vicenza in casa, passiamo subito in vantaggio con Fabbrini, ma la rete del Vicenza non tarda ad arrivare, grazie a Rigoni. Pareggio anche a Bergamo sul terreno dell’Albinoleffe, nel turno successivo, con reti di Fabbrini e Pinga.La serie A se ne è andata.A primavera inoltrata si parla di un inventore interessato al Toro. Si dice abbia brevettato un sistema per aprire le lattine o qualcosa del genere.Anche in questo caso la gente segue la pseudo trattativa con trepidazione, ma nulla di concreto avviene e tutto finisce in fumo.Non solo, al Toro viene avvicinato (i canali di informazione sono ancora quelli classici) anche l’immobiliarista Coppola, poi arrestato nel 2007 e condannato nel 2009 per bancarotta fraudolenta.Allegria…!

 

La sensazione è quella che si voglia svilire la figura della squadra, intesa come entità, avvicinandola a bella posta a elementi discutibili, censurabili.Vi sarete sicuramente imbattuti sovente in quell’odioso atteggiamento miserabondo di alcuni tifosi granata, che ti capita di incontrare e che dicono – Hai visto? Solo quelli lì ci vogliono… siamo proprio dei poverelli.Poverello sarai tu, tanto per cominciare.Siamo in questa condizione perché ci siamo stati portati.E perché vediamo tutto con la nostra ottica distorta del “Siamo il Toro”.Maledizione, lo siamo stati 150 anni fa, ma questo è concetto troppo estraneo per essere accettato.

 

Quando ci si accorge che non ci sono più speranze, la gente abbandona lo stadio.Torino-Verona, ai veneti serve un punto come il pane. Curva vuota nell’anello superiore e i pochi presenti tutti sotto.Sai cosa cambia.Come detto, gli effetti scenografici non bastano più.Gol di Fabbrini, che in questo finale di stagione segna a raffica. Ovviamente il Verona pareggia al ’94, nostra consuetudine che attraversa fiumi, mari e oceani.La cronaca del calvario continua. Perdiamo a Trieste, su rocambolesco autogol di Balzaretti.Si torna a vincere l’inutile gara interna col Piacenza per 4-2 (la causa di tutti i mali, Ferrante, torna in squadra e segna), si prendono tre gol dal Livorno di Lucarelli, che ci fa ciao ciao e va in serie A, e poi si gioca in casa col Treviso, in data 29-05-2004.Poco più di 800 paganti.Che dire di più?A Firenze, nella penultima di campionato, De Santis, il celeberrimo arbitro, ci fischia contro un rigore assurdo, che regala la vittoria ai Viola. E pure loro ci fanno ciao ciao.

 

Un sabato sera in pizzeria con gli amici.Un San Simone a casa.- Ma stasera giocava il Toro?- E’ vero…, chi se lo ricordava? - Starà perdendo… con chi giocava? - Boh? Aspetta che guardo il televideo.La scritta lampeggiante dice Torino-Messina 0-2. neanche più rabbia, forse tristezza. Anni prima un Torino-Messina ci aveva visto salutare quella che era stata la nostra vera Casa.Forse basta quel ricordo a far lampeggiare il tasto dell’ 1-2. Sapremo poi che ha segnato De Ascentis (!!!)e che Ferrante ha sbagliato un rigore, nella sua ultima gara granata.Passa poco ed il risultato si fissa sull’1-3.Toro mio, dove sei? Forse sei morto davvero a Toro-Messina, ma di tanti anni prima, quando siamo usciti per l’ultima volta dal Comunale.

 

Torino-Messina del 2004 è una delle gare più nere della nostra pur tribolata storia recente.Curiosamente, gli annali non citano questa gara tra le più disertate dal pubblico, in quanto vengono conteggiati più spettatori, rispetto alla gara col Treviso. Ma sono tutti del Messina.In Curva si contano 17 anime.Non ricordo una gara al Comunale che sia stata disertata.Invece il Delle Alpi di è sempre prestato bene a rimanere deserto.E’ un deserto fatto solo di cemento e dei cori dei tifosi avversari, che sovrastano qualcosa che viene fatto scomparire.Torino-Messina è stata giocata il 12-06-2004.Poco più di 5 anni fa.

 

La storia della Cimminellese, o dell'AC Torino è vicina all’epilogo.Il tempo di un giro di walzer con Marazzina e soci, poi ci sarà il fallimento, ma questa è un’altra storia.Sullo schermo restano le ceneri del Torino 2003-2004, una storia rimossa, lontana, tanto che le storie sul Grande Torino sembrano più recenti.Eppure stiamo parlando di 5 anni fa…Una stagione che sinistramente assomiglia troppo da vicino a quella in corso.Gli elementi ci sono tutti. Una irrazionale esaltazione iniziale, una buona partenza, l’involuzione del gioco, la tendenza a prendersela con i giocatori tecnicamente migliori e meglio pagati, neanche avessimo Messi in panchina.E’ tutta storia già vissuta, soltanto che non ce ne ricordiamo.

 

Quindi non è la Cairese, la Vidulichese o la Callerese. non sono 4 anni, ma ben di più.Tocca a noi, ora.Decidere se limitare la nostra visuale a questo periodo di quattro anni o se piuttosto non sia il caso di cominciare chiederci come mai non si possa far calcio nella Torino granata, in una negatività che supera le coincidenze. Non ho risposte convincenti, come spesso avviene nella mia vita, ma è una domanda persistente, che mi squarta l'anima. Come mai? Sono tutti incompetenti, visto che questa è la terra dell'incompetenza, a patto che ad esserlo siano gli altri e non noi, oppure c'èd ell'altro? Come mai? Mauro Saglietti

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