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La coscienza di Ventura

 di Giacomo SerafinelliBuongiorno Toro...il cinismo granata ha colpito ancora, mettendo al tappeto quella che dovrebbe essere la compagine più quotata e maggiormente attrezzata per risalire. Il Toro di quest'anno sembra aver recepito...
Redazione Toro News

 

di Giacomo Serafinelli

Buongiorno Toro...il cinismo granata ha colpito ancora, mettendo al tappeto quella che dovrebbe essere la compagine più quotata e maggiormente attrezzata per risalire. Il Toro di quest'anno sembra aver recepito alla perfezione l'idea di calcio di mister Ventura, ed ogni settimana vediamo in campo una squadra sempre più sicura dei propri mezzi e mentalmente solida. 

La Sampdoria è partita con l'acceleratore premuto al massimo, producendo azioni su azioni sostenuta dal pubblico delle grandi occasioni, fino al vantaggio. Molte squadre, compreso il Toro degli anni passati, avrebbero accusato il colpo e sarebbero finite alle corde come un pugile suonato. 

Ma il Toro di Ventura è cinico, si diceva, ed estremamente coriaceo. Quando meno te lo aspetti ti può far male. Infatti una discesa del sempre più incontenibile Stevanovic ha messo l'ottimo Suciu in condizione di spingere la palla in rete col più facile dei piattoni.

Pensate alla mazzata psicologica per la Doria: ha attaccato furiosamente per tutto il primo tempo e si è ritrovata ad andare negli spogliatoi con un pareggio. Tuttavia è nella ripresa che abbiamo assistito al capolavoro di Ventura:  al settimo minuto Suciu si è infortunato, ma il tecnico genovese non l'ha sostituito con un altro esterno, bensì con la seconda punta Ebagua, spostando Antenucci sull'esterno sinistro. Un segnale chiaro e preciso agli avversari: 

“Non mi importa che tutti dicano che voi siete la squadra più forte; non mi spaventa il fatto di essere fuori casa; non mi accontento di un semplice pari. Anche a costo di rischiare di perdere, io voglio vincere.”

E dall'ennesima azione nata dalla difesa (a proposito, apprezzo tantissimo il fatto che la difesa, Coppola compreso, non butti mai via il pallone, ma cerchi sempre di costruire) è nato il lancio di Parisi per Antenucci, che ha tagliato verso il centro ed ha servito Bianchi. Tiro, gol.

Questo Toro ha personalità, e non potrebbe essere altrimenti: non si vincono quattro partite esterne consecutive per caso (per ultimi c'erano riusciti gli Invincibili), non si affronta a viso aperto una delle squadre più forti del torneo se non si è consapevoli della propria forza. Soprattutto, non si subiscono assalti forsennati per mezz'ora per poi incornare l'avversaria alla prima occasione se non ci si è calati (finalmente) a pieno nella realtà della cadetteria.

Questo Toro ha impresso sulla pelle il marchio di Giampiero Ventura. 

Un marchio vincente.