di Fabiola Luciani
mondo granata
La crisi, il Fila, il Toro e…la voglia
La crisi economica che oscura l’orizzonte, le borse che crollano, l’inflazione che aumenta. Insomma è tutto nero come il petrolio che pur costando meno non adegua il ribasso con il prezzo della benzina alle pompe. Verrebbe da fuggire, ma dove? Non mi rallegra abbastanza il fatto di non abitare in Sudan, dove un asteroide largo quattro metri sta per precipitare sulla testa di qualcuno … sempre che non cambi rotta.
La Giustizia arretra con il lodo, perché chi si loda s’imbroda, ma prima o poi sarà uguale per tutti, tranne che per gli arbitri, i corrotti e gli imbroglioni naturalmente, che Alfano ha tacitamente inserito tra gli intoccabili.
L’egalité del Tour de France invece, revoca le vittorie di Piepoli e Riccò per doping, e allora, tralasciando i processi chirurgicamente fatti cadere in prescrizione dalla Banda Bassotti, nostri coinquilini al Comunale, non mi capacito nemmeno che le coppe vinte dal Parma non vengano cancellate, perché la droga economica della Parmalat non era inferiore alla Cera di terza generazione su cui sdrucciolano in tanti.
Eh già, la scienza avanza, e finalmente assegna il Nobel al Prof. Montagnier per aver individuato l’HIV al microscopio, anche se nella gara non aveva rivali: Longhi, Tombolini e Cesari, ovvero Dotto, Pisolo e Brontolo, con un analogo strumento chiamato moviola, non riescono a riconoscere neppure il virus della sudditanza, e si beccano il contagio.
D’altra parte qualcosa di sicuro cambierà presto, perché pare che tra i mammiferi una specie su quattro sia destinata a sparire e, se i favoriti all’estinzione sono tigri e leopardi, io spero che si salvino i centrocampisti, specie quelli del Toro, una stirpe rara ma vessata dagli infortuni. Ma anche gli arbitri sono a rischio, come scrissi a suo tempo e per questa necessità si ricorre ai rinviati a giudizio e ai corrotti pentiti.
Forse per risollevarci il morale ci vuole altro, per esempio il Superenalotto, dove il record del montepremi di oltre 80 milioni di euro potrebbe bastare per comprarci ilFila e tutto il quartiere circostante e inibirne l’accesso ai gobbi.
A proposito, il Fila è in una fase di stallo, perché pare che la recessione e la penuria di contanti stia congelando lo “status quo”, che tradotto, sia chiaro a tutti, vuol dire … “noi stiamo qui e non molliamo”.
Lo sapevamo, sul Fila c’era e c’è una spada di Damocle assai minacciosa: dicono sia multicolore, speculativa e politica, ma sarebbe riduttivo fermarsi alla genesi. Infatti, vi si aggrovigliano anche trame politiche, nonché miraggi affaristici e, in questa Babilonia di interessi, i tifosi granata sono stati lasciati soli a difendere e custodire lo scrigno del loro inestimabile tesoro.
In poche parole siamo passati da “il Fila non si tocca” a “io speriamo che me la cavo”.
Intanto io mi spremo il cervello per scovare idee razionali, ma sono sovrastata dal sentimento. Insomma, le circostanze mi riducono a clonarmi in quel giapponese che vegliò la sua trincea per trent’anni, quando la guerra era ormai un capitolo dei libri di storia. Eppure non mi arrendo, perché i mercanti nel tempio non sono di certo la bomba atomica e il Fila non è ancora Hiroshima.
Ma la domanda che mi pongo è: “Dove piazzeremo la Colonna Infame per maledire chi ha violato il Fila e il suo nome?” Ovviamente vicino alle casse del Nuovo Centro Bennet!!
Già … anche Paganini si rivolta fra le macerie di Via Filadelfia, e se potesse articolare ancora le magiche dita dedicherebbe alla città il più angosciato dei suoi “Capricci”. Perché il tempo trita i ricordi e li sminuisce, ma il debito verso il cuore nobile degli Invincibili non va in prescrizione, e in qualche modo il piccone dovrà rispettare quel crogiolo in cui le generazioni granata si saldano l’una all’altra.
Ma le parole di sdegno non sono affatto sufficienti, perché con la canna da pesca gli squali non abboccano, e fra l’attesa di un goal dei nostri bomber ed il rientro di Rosina, dobbiamo attrezzarci per resistere.
Dunque, nulla di nuovo all’orizzonte tranne che tutti sono intenti a nascondere mano e portafogli quando si tratta di reperire i fondi e mentre il tempo fugge via inesorabilmente, l'unico fatto recente che mi sovviene sul Fila a oggi è che c’è un tale che ci va di tanto in tanto a procurarsi quell'erba ( ma non per fumarsela ... ); poi la tagliuzza, la sminuzza, la tritura e la profuma accuratamente per poi inserirla in cartoncini con l'immagine del mitico campo, stile "Tanti auguri a te", vendendola infine a 5 euro.
Il Fila per noi, è come fosse un patrimonio dell’Unesco, anche per questo, se non bastasse il resto, i tifosi granata devono arginare l’offensiva vigilando su tutti i fronti e serrando le fila: alcuni lo chiamano “catenaccio” ed altri “propensione difensiva”, ma può anche bastare una sola parola ripetuta tre volte: “resistere… resistere… resistere!”
Nel frattempo i Granata soffrono in casa e si deprimono in trasferta, ma sui siti si sfidano a duello.
Eppure il confronto è un momento vitale, lo scambio fra diversi è necessario, ma l’obiettivo sembra essere l’uniformità.
Perché sembra inverosimile che ci siano dubbi o critiche, e così si spiegano gli esagerati richiami alla maggioranza silenziosa o gli allarmi verso chi canta e chi fa il coro. Ed è come se, inconsciamente, aleggiasse una parola che però non si può dire, ma che tronca ogni margine: tradimento.
Chi non si allinea è un sabotatore, chi destabilizza tradisce il gruppo e quindi, per la nobiltà della causa, non ci sarà mai il riconoscimento di alcuna ragione, neppure di fronte all’evidenza, nemmeno per fair-play, neanche per la legge dei grandi numeri. Anche perché a volte dubito che certi post vengano veramente letti: si scorrono, finché si trova la frase o la parola che scatena la reazione, ma isolando quella si perde di vista il resto, che pure contava.
In tutto questo, ci sfugge l’irrilevanza dei nostri eventi, e semplici opinioni o idee balzane vengono drammatizzate come se potessero mutare i fatti.
E invece restano parole, come queste, che nulla spostano e nulla possono cambiare.
La soluzione non ce l’ho, ma ho pensato di affidarmi a un’amica infallibile: la voglia.
Quando andrà via lei, il problema non ci sarà più.
Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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