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mondo granata
Sabato 30 giugno 2007. Caro Diario, è stata una bella giornata e forse ho fatto una buona azione. Non lo so... provo a raccontarti.Siamo andati a comprare le lenzuola nuove per i bimbi – da questa notte dormiranno insieme nella stessa camera! - e poi abbiamo mangiato qualcosa fuori.Tornando verso casa ammiravamo le strade sgombre dall'usuale traffico: corso Rosselli era immenso!A metà del corso però vedo una “cosa” per terra.Hai presente quando il cervello si impegna a decifrare un'immagine senza venirne a capo?Qualcosa di strano, di dissonante... come se avessi dovuto affrontare lo stupore di vedere proprio con i miei occhi l'orma di un dinosauro lasciata nell'asfalto da pochi minuti.“Che cos'è?” dico con la voce rotta dalla non comprensione.E poi capisco.Alcune persone ai lati della strada osservano la “cosa” e tacciono come di fronte ad un bel thriller.“Ferma la macchina, ferma la macchina!” grido a mio marito che parcheggia immediatamente.L'orma di dinosauro è un ragazzo con il casco, riverso sull'asfalto.Vedo dall'altra parte della strada una moto accartocciata.Il ragazzo è immobile, sembra un manichino rotto.Indossa pantaloni verde militare e... una maglietta granata, uguale a quella che sto indossando io.Scendo, mi avvicino, mi assicuro che respiri e chiedo a gran voce a quella che intanto era diventata una folla: “Avete chiamato un'ambulanza?”Silenzio.“AVETE CHIAMATO UN'AMBULANZA, CAZZO????!!!!????”Signori miei, che congrega di timidoni...Il ragazzo inizia a riprendere conoscenza (Dio mio, quante ferite...) e gli sussurro di stare fermo, di stare tranquillo, di non preoccuparsi.Lo accarezzo piano piano sulla schiena per cercare di dargli un po' di conforto, per provare a trasmettergli qualcosa, non so che cosa, boh, fratellanza? Maternità? Qualcosa.Chiamo il 118.L'ambulanza arriva nel giro di cinque minuti.Ed in quei cinque minuti si avvicinano altre tre persone, tre sole altre persone si staccano dalla folla.Uno è un volontario della Croce Verde.Una è un'infermiera.L'ultimo è un'altra persona mossa a pietà.Il volontario mi guarda negli occhi e mi dice: “Parlagli, fagli coraggio, chiedigli come si chiama, non lasciare che perda conoscenza...”Perché io? Perché non lui?Glielo chiedo quasi con rabbia e lui dolcemente mi dice: “Siete vestiti uguali e NOI del Toro non ci arrendiamo mai... se ti sei fermata proprio tu, qui, c'è una ragione...”L'infermiera annuisce e l'altro mi batte una pacca sulle spalle.“Hey, fratello, mi senti?”Mugola.“Ascolta: sei caduto dalla moto e ti sei fatto male. Devi stare fermo, ok? L'ambulanza sta arrivando, come ti chiami? Riesci a parlare?”Mugola ancora. Rabbioso. Dal casco esce una voce roca, quasi un grido: “Marco. Sono Marco.”“Bene, Marco, devi stare fermo, d'accordo?”Urla.Riprende piano piano conoscenza ed il dolore si manifesta forte. Cerca di scuotersi e di alzarsi.Lo teniamo giù a forza ma con dolcezza.“Fratello, tra poco si prenderanno cura di te, ma devi stare fermo... hai la maglia granata come me quindi non sei uno che si arrende...”Sento la mia voce lontana, perfino ridicola, e Marco grida per il male.Vedo una ferita enorme su una gamba, le braccia escoriate... arriva l'ambulanza.Si prendono cura di lui.Il volontario mi parla ancora, mi dice “T'ses propi del Tor, ti...” e poi ci salutiamo.Rimango a guardare fino a che Marco non viene caricato sull'ambulanza e scompare nel calore di una sera estiva torinese.Torno in macchina e scoppio a piangere.Ho pezzi di vetro attaccati ai pantaloni, mi sono anche tagliata.Ma chi se ne frega.Chissà come sta Marco…
So già che cosa mi chiederesti se potessi parlare... “E il Toro che cosa c'entra?”C'entra, c'entra... al di là delle magliette e delle parole granata incontrate questa sera... sai come sono fatta (e non solo io sono così…): quando è necessario intervengo, mi tiro su le maniche e quello è un segnale per tutto il mondo.Te lo ripeto: MI TIRO SU LE MANICHE E QUELLO E' UN SEGNALE PER TUTTO IL MONDO.Mi tiro su le maniche.Il Toro, il mio Toro, la mia Idea di Toro è quella forza che permette di mantenere la calma e di agire concretamente quando sta per arrivare la fine del mondo e tutti si mettono a correre senza una meta e si confondono senza dirigersi da alcuna parte.Poi la fine del mondo non arriva e torna la calma. Ma intanto ci si è persi un pezzo di vita.Noi che ci tiriamo su le maniche facciamo della vita l'unica cosa che si può fare: la viviamo.E se troviamo un'orma di dinosauro sull'asfalto e poi comprendiamo che si tratta di un ragazzo da soccorrere lo facciamo.E' una sorta di filosofia di vita... anzi no: è un impulso istintivo.Come quello del Toro che rimane immobile prima di iniziare la sua corsa: testa bassa e caricare.
Ora potresti anche chiedermi se passando la vita a testa bassa per caricare io non mi perda qualche cosa che invece vedrei meglio se rimanessi a testa alta.Be', NOI abitualmente camminiamo a testa alta. Abbassiamo la testa solo per caricare, per agire, per fare ed anche per disfare. Quando arriva la fine del mondo, come ti dicevo prima, NOI sappiamo che cosa fare, dove andare, perfino dove rimanere immobili.
Abbiamo un posto nel mondo e lo curiamo. Magari con svogliatezza, a volte con rabbia, talvolta con gioia grande.E' come curare un orto o un giardino. Spargi, spargi: qualcosa crescerà. Innaffia, copri, taglia, osserva, spera, non mollare, non mollare mai.Quel che facciamo NOI, insomma.E spero che continuiamo a farlo.Uniti come un pugno chiuso.Che non si cambi mai.Che si rimanga sempre così.E' necessario, se non vitale, che alcune cose (chiamale certezze, chiamale come vuoi...) rimangano sempre uguali a se stesse.Che ci sia sempre la voglia di essere uniti.Contro tutto e contro tutti.
E' stata una giornata lunga ed è ora che termini.
Quando sta per arrivare la fine del mondo tutti si agitano e si confondono senza dirigersi da alcuna parte. Poi la fine del mondo non arriva ma un po' di quiete sì.
Chissà se saprò mai che fine ha fatto Marco, fratello granata, chissà... curioso che la fratellanza acquisita crei legami così particolari... te ne parlerò ancora ma non adesso, non adesso...
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