di Fabiola Luciani
mondo granata
La linea d’ombra
Il dolore è vicino al piacere, cantava Freddie Mercury nel 1986.
Al piacere per il punto conquistato su di un campo ostico ed il buon gioco di squadra espresso nel primo tempo si contrappone il dolore ed il rammarico per l’ennesimo vantaggio non gestito e dal secondo tempo opaco con la squadra un pochino sulle corde.
Un pari a Verona contro il Chievo ci sta eccome: specie contro una squadra che voleva a tutti i costi la vittoria ( anche se un po' confusionaria ), che hanno fatto il loro, hanno retto bene, ma non è che siano andati al tiro molte volte per cercare di fare propria la partita.
Insomma il pari c'è, e di conseguenza la continuità, ma c'è tanto ancora da lavorare.
Ma non è della partita che vi volevo parlare oggi, ma di una citazione di Joseph Conrad:
“Già. Si va avanti. E il tempo, lui pure va avanti; finché dinnanzi si scorge una linea d'ombra che ci avvisa che anche la regione della prima giovinezza deve essere lasciata indietro”.
Può lasciare perplessi l’accostamento della “prima giovinezza” al Toro. Ma chi ha detto che la sua cavalcata debba per forza essere misurata col metro delle nostre effimere vite?
Se immaginiamo gli anni delle vittorie come una felice fanciullezza seguita dall’adolescenza sospesa fra i ricordi ancora vivi di quel tempo e le inquietudini per qualcosa che sembrava sfuggire, ecco che gli ultimi trent’anni possono essere interpretati come una giovinezza difficile, nell’altalena di esaltazioni seguite da delusioni profonde.
Così possiamo pensare al Toro ( un mondo con la sua storia, i suoi conflitti, le sue contraddizioni, i suoi vivi e i suoi morti ) che arriva a maturare un’esperienza più compiuta, aspettando che qualcuno scriva la storia. Questo stato d’animo, che riflette il momento che il Toro sta vivendo, è quello che separa un “prima” e un “dopo” definitivi, irrevocabili.
Anche il Toro, il nostro Toro ( e noi con lui ) in questi ultimi anni convulsi ha sperimentato il tormento delle brezze che si alzavano e cominciavano a gonfiare le vele: “Suscitavano speranze, solo per gettarle nel più amaro disappunto, promesse di avanzata, che finivano in perdita di terreno, si spegnevano in sospiri, e morivano in una muta immobilità in cui erano le correnti a determinare la direzione, la loro direzione nemica”.
Oggi i segni ci dicono che stiamo varcando la linea d’ombra, lasciando alle spalle le incertezze di stagioni ancora immature per cogliere le opportunità offerte dal nuovo, che sia pur faticosamente si fa strada e la cui affermazione è comunque la condizione necessaria affinché il Toro ritrovi in pianta stabile la sua identità.
Una città e la sua squadra, un filo comune, lo stesso destino appeso fra speranze e delusioni.Il Toro è finalmente in pista, e la sua gara non può essere altro che i 110 a ostacoli e se gli ostacoli sembrano montagne, oggi si ha la sensazione che si possano scalare.
Dopo diverse trasferte a Verona, un campo ostico dove il Toro non vince mai e prende sempre tre “pere”, c'è la sensazione di un futuro in discesa, e il sospetto che i campi di calcio siano piani inclinati, e che noi si giochi finalmente dalla parte giusta.Sono una portatrice sana di ansia, e l'essere Granata è un'aggravante, ma so di poter compensare questa sindrome inconscia con il filo della ragione e con le misure della geometria.Alcuni scienziati hanno stabilito che a Milano, passeggiare per strada equivale a fumare. Essendo un’accanita “fumatrice” di Toro, rovescio l’equazione e me la godo così: fumare, equivale a passeggiare, e oggi come minimo avrò fatto 12 Km, però con il filtro.Ecco la regola che preserva dagli sconvolgimenti: invertendo l’ordine degli addendi, il risultato non cambia; e allora caro GDB, mandi pure in campo chi vuole, si giochi con la 4 o con la 3, in casa o fuori, la domenica o il mercoledì, l’importante è che il risultato non cambi.Cairo è tranquillo, la sua rivoluzione l’ha già fatta al Toro e, a differenza di Robespierre, lui la testa ce l’ha ancora sul collo. Ha rovesciato la Società come un calzino, tanto che sembrava di essere all’Isola dei Famosi: ogni settimana usciva qualcuno; e se oggi rialziamo la testa è perché, come insegna Beautiful, anche i morti a volte risorgono, e quindi dopo aver visto Abbruscato, abbiamo buone speranze anche per Ventola che invece è vivo e vegeto e semmai soltanto un po’ depresso.Nell’aria però, si avverte un vento diverso, come se improvvisamente il derelitto Toro fosse diventato il fenomeno da baraccone.Ci trattano bene, ci ossequiano. Per i cronisti siamo una buona squadra, gli altri allenatori ci temono e ci rispettano, sui giornali ( tranne quelli di casa ) ci considerano, e il progetto prima deriso diventa oggi un fiore all’occhiello: per noi una gardenia, per lor signori un rododendro.Resto attonita di fronte ad arbitri imparziali, che ci danno i rigori se ci sono e non annullano i goal se sono validi, e le giacchette nere del passato sembrano gli orchi delle fiabe dei bimbi, troppo cattivi per essere veri.Che effetto assistere ai salti di gioia di chi riesce a non perdere con il Toro, che stupore scoprire le tattiche degli altri per tentare di pareggiare con noi.C’è aria nuova in cucina, tutti ci vogliono e quasi ci coccolano, e assistiamo stupiti a quanta gente affolli la fermata del carro dei vincitori: tutti aspettano che passi, nessuno vuol rischiare di perdere questo “tram chiamato desiderio”.Dunque, eccoci finalmente dinanzi alla linea d’ombra, ma il segno che essa sarà stata del tutto attraversata lo avremo quando ci saremo liberati delle ultime paure, suscitate dall’ostilità e dall’arroganza che qui a Torino ci hanno accompagnato negli ultimi decenni.
Speriamo dunque nella personalità, nel furore atletico, nella tecnica superiore, e in quella parolina di quattro lettere che comincia con “cu” e finisce con “lo”. Nel frattempo, mi fumo un po’ di Toro e citando una frase che mio nonno dice sempre durante tutte le partite “buta Rubin!!”, adatto le mie pulsioni Granata, la Coscienza di Zeno
Così è se vi pare, e che i nostri 11 personaggi in cerca di autore vadano in scena domenica contro la Lazio recitando tutti lo stesso pezzo, scritto per loro con mano sicura e geniale.
Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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