mondo granata

La lunga attesa per un derby

di Walter Panero 5 novembre 1994Piove. Non fa altro che piovere da giorni. Non ricordo di aver mai visto piovere tanto a Torino da quando sono nato. Prima di posarla sulla scrivania, le do un’ultima occhiata. Mi è costata tanta...
Redazione Toro News

di Walter Panero

 

5 novembre 1994Piove. Non fa altro che piovere da giorni. Non ricordo di aver mai visto piovere tanto a Torino da quando sono nato. Prima di posarla sulla scrivania, le do un’ultima occhiata. Mi è costata tanta fatica e tanto tempo. Quest’estate, mentre tutti andavano a spassarsela al mare ed in montagna e si esaltavano per i trionfi della Nazionale azzurra ai mondiali americani, io trascorrevo le mie giornate piegato sulle carte nell’archivio storico del comune, in biblioteca o nella mia cameretta a leggere, a raccogliere dati, a scrivere. Ma finalmente eccola lì, bella pronta nella sua elegante rilegatura blu (avrei voluto farla granata, ma mi hanno detto che non era possibile). Eccola lì la mia tesi di laurea. Dieci minuti. In dieci minuti sarà tutto finito. Mi chiedo come sia possibile riassumere un lavoro di mesi, un tomo di trecento pagine, in dieci minuti. Ma ci penserò a suo tempo. Mancano ancora alcuni giorni al momento tanto atteso ed al solo pensiero me la faccio sotto. Ma ora ho altro per la testa: domani c’è il derby e vengono addirittura i miei amici dalla Francia per assistervi: un appuntamento organizzato mesi fa sulle spiagge di Marsiglia, quando mi concessi gli unici giorni di riposo in un’ estate per il resto passata sui libri.Quest’anno pochi credevano nel Toro del Presidente Calleri. Ci siamo lasciati alle spalle i tempi agrodolci di Borsano e Goveani. Abbiamo rischiato il fallimento. Ma poi è arrivato lui e ci ha salvati. O almeno così ci hanno fatto credere, perché il prezzo dell’avvenuta “salvezza” è stato molto pesante: della squadra che soltanto due anni fa era giunta a giocarsi la finale di Coppa Uefa, non è rimasto nessuno. Ma nonostante questo, in un tourbillon di acquisti e cessioni, sono arrivati al Toro alcuni giocatori molto interessanti: la stella africana Abedi Pelé, l’ex romanista Rizzitelli dalla Roma, la giovane promessa Pessotto dal Verona, l’ottimo esterno francese Angloma dal Marsiglia. L’inizio in campionato non è stato dei migliori, il che è costato subito la panchina a “Serino” Rampanti. Ma, con l’esperto Sonetti, le cose sembrano essersi rimesse in carreggiata. E anche se la Juve del giovane allenatore Lippi sta andando alla grandissima, domani avremo tutte le possibilità per potercela giocare.

6 novembre 1994E invece non ci giochiamo un bel niente! Lo ha detto la televisione mentre eravamo a tavola a mangiare un bel piatto di pasta al pesto! I miei amici marsigliesi, che si son fatti un viaggio di 400 chilometri per assistere al match, sono molto contrariati. Io sono arrabbiatissimo: ma come? Bastano due gocce d’acqua per rinviare una partita?!? Siamo proprio in Italia!! Sto dicendo un’enorme sciocchezza: non mi rendo conto di quanto stia succedendo là fuori. I fiumi sono straripati: il Tanaro è uscito in vari punti. Alessandria è invasa dalle acque. Si parla di morti, molti morti, anche se ancora non si sa quanti. Si parla di danni incalcolabili alle case, alle fabbriche, alle colture in tutta la nostra regione. E’ allerta generale. Mia madre è preoccupatissima, perché da ieri non ha notizie di mia nonna, che vive da sola vicino ad Alba e non lontano dal Tanaro. Il suo telefono è isolato e riprenderà a funzionare solo il giorno successivo. Una catastrofe. Alla fine i morti saranno una settantina. Ed io, mentre la gente crepava travolta dalle acque o vedeva le proprie case, le proprie vite, rovinate per sempre, avevo il coraggio di rimpiangere una partita di calcio non disputata. Penso che nessuno nella storia sia mai stato più sciocco di me quel giorno.

25 gennaio 1995. Ore 11Ansia. Paura di non farcela. Sono lì in coda ad aspettare davanti alla porta in attesa che mi facciano entrare. Per un paio di settimane mi hanno chiamato dottore facendomi mille feste. Ma la gioia è durata poco: ricordo la consegna di quella cartolina azzurra, il drastico taglio ai ricci cui tenevo tanto, la partenza in treno. Tutti raggruppati al freddo sotto le grinfie di caporali urlanti con le facce da gobbi. Altro che dottore! Ora sono un fante. Altro che partite! Altro che derby! Impossibile andarci, visto che si sarebbe disputato di mercoledì sera e manco con una licenza avrei potuto raggiungere lo stadio. Poi si erano aperte nuove speranze: all’inizio di gennaio mi avevano trasferito da Alberga a Torino, e allora chissà…ma rimaneva un unico, grosso ostacolo: la sera, l’orario di rientro in caserma era fissato per le 11. Impossibile dal Delle Alpi raggiungere dopo la partita l’Ospedale Militare entro quell’ora: ci sarebbe voluto un elicottero, ma io non sono mica Agnelli. Tuttavia, se fossi riuscito ad ottenere un permesso di rientro a mezzanotte…. Come fare? Dovevo trovare un motivo valido per giustificare la mia richiesta: non avevo madri anziane da accudire, compleanni di fidanzate da festeggiare….come fare, allora?  Sono in coda, la barba fatta a puntino….le scarpe lucide….l’uniforme inappuntabile: basta nulla a trasformare una richiesta di permesso in un giorno di punizione. Una parola sbagliata. Una motivazione non ritenuta valida. Ma quale motivazione? Posso dire che chiedo un permesso per andare al derby? Sì posso! Il maresciallo che, guarda caso si chiama Calleri, come il nostro presidente, mi guarda con aria indagatrice “Ah….vorresti andare allo stadio….e dimmi: di che squadra sei?”….Mamma mia…e se ora do la risposta sbagliata?….”Toro, Signore, sa, avevo preso il biglietto per novembre e…” dico con un filo di voce.Il Maresciallo sorride: “Ti è andata di culo! Io sono genoano, e ti capisco….se eri gobbo col cavolo che ti ci mandavo…ma mi  raccomando: non far cavolate, rientra per mezzanotte! E Forza Toro!” Sì! Sì! Siiiii! Esco saltellando dalla fureria! Stasera sarò allo stadio! Sventolo il permessino sotto il naso dei soldati gobbi! Io vado al derby! Stasera vado al derby alla facciazza vostra! E la sapete una cosa? Tornerò e vi sveglierò tutti, perché questo derby lo vinciamo noi di sicuro!

25 gennaio 1995. Ore 20.30Tutto è pronto. Dopo un’attesa di oltre due mesi il match sta per iniziare. Io mi sono di nuovo trasformato. Non più dottore. Non più fante. Ma tifoso con tanto di sciarpa. In definitiva la divisa che ho sempre indossato meglio. Passano solo sei minuti e siamo in vantaggio: buco clamoroso di quello scarpone di Torricelli e Rizzigol non perdona e batte Peruzzi. I gobbi pareggiano subito con Vialli, ma al ’29 su assist di testa di Pennellone Silenzi, ancora Rizzigol incorna in rete sotto la Maratona. Dura poco: due minuti ed ancora Vialli ci colpisce sul filo del fuorigioco. Ma dove vogliamo andare, penso, se non riusciamo a conservare il vantaggio per più di due minuti? In questa partita, però,  non c’è tempo per pensare: Rizzi di tacco per Angloma….Angloma contro Peruzzi….vince il rimpallo….Anglomaa….entra in porta col pallone….Anglomaaaaaaa….grido come un folle….abbraccio tutti…amici e non….vedo un ragazzo che conosco dai tempi delle superiori e che si è laureato con me….ci abbracciamo come fratelli….in quel momento ignoravo il fatto che, dopo due mesi, me lo sarei visto arrivare all’Ospedale Militare con la testa rasata….Purtroppo manca ancora molto….troppo alla fine….siamo ancora al trentanovesimo del primo tempo. Nella ripresa non succede gran che fino all’ultimo minuto, quando Amendolia si inventa uno di quei rigori che solo alla Juve….Ecco: l’ennesima beffa! L’ennesimo furto! L’ennesima ingiustizia! ….e invece….sarà il clima del derby….sarà che battere davanti alla Maratona (anche se è quella posticcia del Delle Alpi) non è facile per nessuno…Ravanelli si fa parare il rigore da Pastine! Ed è finita! Finita! Finitaaaaa! Ciao ciao Juve! Grazie Rizzi! Grazie Angloma!!!

25 gennaio 1995. ore 23.45 Ospedale Militare di Torino.“Anglomaaaaa….Anglomaaaaa….noi abbiamo noi abbiamo noi abbiamo Anglomaaaa!! Sveglia! Sveglia!” Tutti gli amici granata mi vengono incontro e mi abbracciano come un trionfatore, come se in campo ci fossi stato io e non Rizzigol, Silenzi ed Angloma. I gobbi, per una sera, se ne stanno a rosicare silenziosi in branda. Qualcuno sussurra che ci sta,  che noi avremo anche vinto il derby, ma che lo scudetto sarà roba loro. Può darsi: ma stasera non me ne può fregare di meno. Stasera io ho visto il Toro vincere il derby! Una gioia sublime ed indescrivibile, specie per chi, fino a ieri, allo stadio non sperava proprio di andarci.

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Jocelyn Angloma nacque a Les Abymes nel dipartimento francese d’oltremare della Guadalupe il 7 agosto del 1965. Esordì nella Ligue 1 francese nel Rennes nella stagione 1985. Da qui passò al Lille, al Paris St Germain e, nella stagione 1991, all’Olympique Marsiglia dove vinse la Coppa dei Campioni nel 1993.Nel 1994, a seguito della retrocessione a tavolino del club transalpino, l’esterno destro lasciò il Marsiglia per approdare al Toro dove disputò due stagioni: nella prima ebbe un rendimento ottimo, coronando le sue 30 presenze con 5 gol tra cui quello fondamentale nel citato derby d’andata; in quella successiva fu uno dei pochi a salvarsi nel disastro generale che si concluse con una umiliante retrocessione.Passò all’Inter che, dopo una sola stagione, lo cedette al Valencia considerandolo finito. La società nerazzurra commise uno dei suoi innumerevoli errori, perché in Spagna Angloma disputò ancora cinque stagioni ad altissimo livello, conquistando uno scudetto, una Coppa del Re ed arrivando a disputare due finali di Champions Ligue entrambe perse contro il Real Madrid ed il Bayern. Nella Nazionale maggiore francese disputò, dal 1990 al 1996, 37 partite con un gol, ma non riuscì a laurearsi campione del Mondo nel 1998.Al termine della stagione 2002, coronata con la vittoria nel campionato spagnolo, Jocelyn diede l’addio al calcio. Recentemente è tornato a giocare a livello amatoriale in Guadalupe nell’Etoile de Morne-à-l’Eau, il club dei suoi esordi.Genova, 11 gennaio 2009