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mondo granata
Domenica 15 marzo 2009. Caro Diario, ti voglio raccontare di com'era essere del Toro quando Internet non c'era, quando le partite di campionato si giocavano la domenica e quelle di coppa il mercoledì.Due erano i giornali che giravano per casa: La Stampa (qualcuno ricorda la meravigliosa terza pagina de La Stampa? C'era sempre qualche spunto di riflessione, qualche cosa da imparare) e La Gazzetta del Popolo.Qualche volta faceva capolino una copia de La Stampa Sera.Le trasmissioni sportive in televisione erano descrittive più che chirurgiche e si sentiva tanto la radio. Anche allo stadio.Chi ricorda i tizi con la radiolina appiccicata all'orecchio (gli auricolari erano di là da venire) durante la partita alzi la mano.Uhm... vedo che abbiamo qualcosa in comune: qualche capello bianco, le prime timide rughe, lo stupore del sentirsi un po' più stanchi. Ma non siamo ancora da buttare via.Non ricordo né quando né come ma ad un certo punto accadde.Le partite di coppa anche al martedì ed al giovedì.Quelle di campionato anche al sabato.Iniziavano a mancare alcuni granitici punti di riferimento.E le trasmissioni sportive televisive in crescita proporzionalmente all'aumento dei canali televisivi.Trasmissioni per tutti i gusti.Be', quasi tutti.Per quanto mi riguarda tante, troppe parole per parlare di una cosa che si fa con i piedi, con il gesto atletico, con il bel balzo verso il cielo, con la palla che entra in rete.L'unico “contorno” che guardavo (e sempre guarderò) con stupore quasi bambinesco eravamo NOI.Ti racconto qualcosa di quattro di NOI e li chiamerò usando le prime lettere dell'alfabeto greco: Alfa, Beta, Gamma e Delta. A volte i nomi non hanno importanza.
Alfa dimostra più anni di quelli che ha e ne imputa la colpa al Toro.Non manca ad una partita che sia una, non manca di dichiarare la sua fede calcistica con una spilla, una sciarpa, una maglia, un cappello. A volte li mette tutti insieme, che faccia freddo o si crepi dal caldo.Ma gli fa sempre tutto schifo, tutto è sempre un disastro per Alfa.Il suo primo commento ai fatti dell'estate del 2005 fu: “E' un disastro!” e “E' un disastro!” fu ciò che disse quando venne annunciato che c'eravamo, c'eravamo ancora.“E' un disastro!” è la sua frase anche quando ci accade di vincere, di giocare bene, di salvarci.Salvo poi guardare fuori dalle finestre dell'ufficio, che piova o che ci sia il sole, vedere Superga e sciogliersi nella commozione.Allora e solo allora abbandona il catastrofismo e si sente orgoglioso, unico e – perché no – fortunato.
Beta sorride sempre ma ha gli occhi tristi.Anche lei è sempre allo stadio. Sempre allo stesso posto, sempre con la voglia di parlare fino a sfinire i suoi vicini di seggiolino.Racconta del suo matrimonio che sta andando a rotoli ma, quando i ragazzi entrano in campo, dimentica la miseria della sua vita e le si infiamma lo sguardo.Quando gli avversari entrano nella nostra metà campo leva al cielo urla stridule che, mi disse tempo fa, sono solo urla scaramantiche.Non sono servite a granché ultimamente ma è bene che il Toro le permetta di vomitare così la pesantezza della sua anima.Non sopporta di essere contraddetta ma difficilmente la è: sarà il Toro, sarà la sua vita pesante, sarà non so che cosa... sta di fatto che è sempre la prima a riuscire a leggere come si muoveranno i giocatori in campo.Il Toro è la sua ragione di vita. E che il Toro vada a rotoli come parte della sua vita non le fa male più di tanto.
Gamma è nato entusiasta: gli va sempre bene tutto.Non si dispera mai anche quando tutto è perduto, gli piace credere che le cose si possano sempre aggiustare e di fronte ad un risultato negativo scuote la testa come per levarsi dai capelli le briciole di un incubo rimastogli addosso.In ogni caso il suo motto è “Io sono del Toro e le cose non possono sempre andare male!”.Sa cogliere il lato positivo delle cose, anche quando il lato positivo non c'è.Tempo fa è rimasto a guardare inebetito ed inebriato le vergognose rovine del Fila per una decina di minuti. Dopo di che ha alzato le spalle, si è messo a ridere ed ha esclamato: “Che figata! Ci siamo ancora!”Gamma si sente felice per il solo fatto di aver scelto la sponda giusta del Po e le provocazioni dei gobbi non lo turbano. Lui sorride e loro si disarmano.Lascia sempre aperto uno spiraglio al futuro che verrà e per lui il futuro è glorioso.
Delta è difficile da descrivere. Nel suo vocabolario non esistono parole tenere per il Toro.Dà sempre la viva impressione di covare rancore verso la maglia granata ed ogni tanto sparisce.Non è amico di nessuno e odia tutti.Ma puoi vederlo lacrimare quando la rete si gonfia dalla parte giusta del campo ed allora, solo allora, abbraccia il primo che gli capita a tiro e gli riversa addosso giorni, mesi, anni di sentimenti repressi.Poi si guarda intorno per verificare che la sua umanità non sia stata notata da troppi e ritorna a digrignare i denti.Se solo si rendesse conto che i sentimenti non sono così disdicevoli, se solo si rendesse conto che il Toro quanto meno riesce a tirarglieli fuori e che – in fondo – non c'è nulla di male a provare emozioni... e se solo si rendesse conto che per il solo fatto di essere del Toro il suo patrimonio emozionale è già di per sé gigante... be', sarebbe un po' più del Toro anche in altri momenti della sua vita ed alla fine smetterebbe di girare furtivamente la testa per capire se qualcuno abbia rapito il segreto della sua anima.Si sente da sempre depredato dalla sfiga ma il Toro ed il suo amore per esso sono più forti di tutto.
Alfa, Beta, Gamma e Delta.E poi ci sono Epsilon, Zeta, Eta, fino ad arrivare a Omega.Che non è la Fine ma semplicemente il ricongiungimento con l'Inizio.NOI siamo una specie di cerchio che a volte si stringe per protestare, a volte si allarga con le braccia rivolte al cielo, a volte sembra sfaldarsi in tante particelle che vagano come impazzite.Come impazzite.E che tornano sempre alla loro origine, che sempre si dispongono ordinatamente alla stessa distanza dal loro centro.E quel centro si chiama Toro.Che lo vogliamo o meno, NOI facciamo così. Anche Alfa, Beta, Gamma e Delta. Tutti. Tutti NOI.Durante i maledetti novanta minuti settimanali NOI facciamo squadra, siamo un undici (quasi) perfetto.E sai perché? Perché NOI insieme siamo molto più della somma dei singoli che si sgolano allo stadio o davanti alla televisione. Siamo molto, molto di più.Sarebbe bello poter ridurre a formula matematica il nostro essere undici (quasi) perfetto e renderne edotti i signori in campo.“Buongiorno, benvenuto in squadra: prima di indossare questa maglia la preghiamo di prendere lettura del breviario che le stiamo consegnando. Si intitola 'La Matematica dell'Undici'. Sono poche pagine e sono di piacevole lettura. Le impari a memoria. Ha letto? Ha imparato? Metterà in pratica questa formula matematica? Bene: ora può indossare la maglia granata. Grazie!”
Ma non funziona così, eh?Vabbe'... mi piace sognare.A volte fra un sogno e l'altro si insinua un incubo ma poi passa. Se non altro c'è il conforto del risveglio.Qui e ora vedo e tocco l'incubo ed inizio a pensare che non possa esserci risveglio. Caos totale.Staremo a vedere.Intanto mantengo la calma.E rinsaldo questa Fede che talvolta – lo ammetto - vorrei mi venisse a mancare.Ma senza di essa non mi sentirei integra.Via, è andata male anche oggi...
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