mondo granata

La nevicata di Natale

Redazione Toro News
di Mauro Saglietti

Allora, voglio sapere come se le luci sono ok, mi rispondete? Non voglio arrivare alla diretta non sapendo ancora se l’impianto funzionerà…! - sbraita il Regista.- Funziona, funziona tutto! – risponde la voce del tecnico in cuffia – Ragazzi, prova luci tra 10 secondi…Il Regista, dalle pupille dilatate e dal modo di fare scattoso, rivolge lo sguardo ai tetti della piazza, tagliando con gli occhi il gelo della notte.Improvvisamente la piazza viene illuminata a giorno dai riflettori situati sui tetti.- Perfetto! Ora proviamo il secondo set di luci, quello sincronizzato con la musica! – grida il Regista in un microfono che non necessita di urla – Laggiù! - dice rivolgendosi ad un cameraman su di una piattaforma – Voglio che sui titoli iniziali ci sia una carrellata dalla 3 che passa alla 2… Non sono ammessi errori! La 2 dovrà puntare tra il lampione ed i tetti. Per quell’ora dovrebbe già nevicare abbondantemente.Lo strano cielo sopra di lui è una minaccia più che una promessa. - I figuranti! - continua a strillare il Regista dal suo poggiolo verso i tecnici che popolano la piazza - Tra cinque minuti faremo l’ultima prova… Dite a quella gente che si tenga pronta! - Poi, insoddisfatto, scende per la scaletta e si avvia con fare deciso verso il centro della piazza, dando un’occhiata al cielo.E’ rossastro e gonfio di nuvole, cariche di quella che si annuncia come una nevicata di proporzioni epocali, prendendo per buono quello che preannunciano i meteorologi.E lui di loro non si fida. Quando si tratta di Formula 1 sbagliano quasi sempre. Perché qui, la vigilia di Natale, dovrebbero essere più attendibili? Ma lui ha un lavoro da svolgere e vuole farlo nel migliore dei modi. Il freddo pungente è alleviato dalla giacca di materiale di ultima generazione che la moglie gli ha regalato per il compleanno. Ancora tre, quattro ore e tutto quel trambusto saranno finiti, così potranno tornare a Milano, dalla moglie. E poi magari anche dalla segretaria diciannovenne, la figlia del suo amico. A proposito, deve ricordarsi di inviarle un sms di auguri, prima della trasmissione, non si sa mai che le saltino certi grulli giovanili di gelosia.Le vie che accedono alla piazza sono stipate di TIR bianchi che ospitano il Centro di trasmissione ed il materiale. Davanti a lui si erge il grande palco. Le casse ai lati sono coperte da teli con il marchio degli sponsor. Ci sono banche, alimentari, un giornale e una catena di ipermercati.- Voglio che la carrellata si dissolva con la 1 che riprende gli sponsor! - blatera al microfono che scende dall’auricolare - Lo so che lo sai! Ma magari ti dimentichi! - sussurra un insulto a bassa voce e poi tira dritto.Si imbatte in un signore avvolto in un cappotto, lo riconosce e gli batte una mano sulla spalla come se lo conoscesse da una vita.- Huelà! Allora… stavolta pare che ne butterà giù proprio tanta…L’altro lo guarda un po’ indispettito, poi si ferma a osservare il cielo che incombe - Dicono che comincerà alle 23.30. Per mezzanotte la piazza sarà tutta bianca…- Non solo bianca… - sghignazza il Regista.L’altro guarda la folla che preme ai lati della piazza, dietro le transenne - Speriamo non ne venga giù troppa… - dice prima di raggiungere l’Assessore, che lo attende nei pressi del palco.- Buon Natale, Sindaco! - dice il Regista, con una sincerità che sa di calzino rammendato.Altre persone transitano veloci. Sono quasi tutti tecnici. I vip arriveranno poco prima dell’inizio. Per loro è stata preparata una tribunetta coperta. Ci saranno giornalisti, scrittori, uomini di spettacolo e soubrettine.Gli fanno schifo tutti, anche se lavora con loro. Non li sopporta, sa di essere sprecato nel dirigere quei contenitori che chiamano spettacolo. Ma è ciò vuole la gente, e la gente è bue. Qualcosa di simile. L’ha sentito dire.Guarda ancora il palco, lo stemma bianconero è enorme, poco sotto campeggia la scritta “Natale con la juve”. Sulla passerella che conduce al palco, sfileranno giocatori, vecchi e nuovi, tra alberi di Natale luminosi, palloncini bianchi e neri e giovinette ammiccati (s)vestite da Babbo Natale.La gente vuole questo. Anche lui è della juve, ha promesso al figlioletto la firma di Amauri. E alla segretaria quello di Del Piero. Ce la farà, ne è sicuro. Appena arrivano.

 

- Dieci secondi alla prova con i figuranti!Ora il Regista è di nuovo sulla consolle di direzione, intento a vomitare insulti al microfono- Qual è l’effetto sorpresa? - gli chiede il suo l’Aiuto Regista.- Ora lo vedrai, non seccare. - gli risponde dando l’ok alla prova della kermesse scenografica.- Via! Lo dice una, due, tre volte. Ma nessuno si muove in fondo alla piazza.Il Regista scende gridando istericamente, verso i figuranti che devono srotolare i teloni.- Che cacchio fate? Avete le orecchie o ve le siete mangiate, bifolchi? Perché non siete partiti?Sbraitano tutti. Tecnici e addetti sulla piazza. Le file di volontari, tifosi della stessa juve, che devono correre da una parte all’altra della piazza srotolando i lunghi drappi neri, non hanno capito e sono rimasti ai loro posti.- Minghia gggjuve- dicono stupiti, inframmezzandolo con qualche coretto razzista tra di loro - Gggjuve… Gu!- Gu?- Gu gu!- Gjuve… Del Piero… Goals.Al Regista la voce viene meno per l rabbia. Quando i volontari partono, lo fanno a gruppi separati, anziché in contemporanea.  Ridono dicendo “Gu”, e per loro deve essere divertentissimo.Non lo è per il Regista, che diventa un cane rognoso. I drappi neri, sulla piazza imbiancata dalla neve, creeranno un’enorme bandiera bianconera, che verrà ripresa da 20 telecamere diverse. Ce la faranno i figuranti? Diffidente e nervoso, il Regista si mordicchia un dito.Manca soltanto mezz’ora alla Nevicata di Natale.

 

Alle 23.32, le nuvole cariche di un rosso fuoco, lasciano cadere i primi fiocchi.- E’ tutto un viavai di tecnici che devono lasciare la piazza libera, non si possono lasciare orme sulla scenografia. I Vip fibrillano brillantati, abbottonati nei loro cappotti, sorridenti per le prove di camera e microfono.- Ci siamo, ci siamo! - Nessuno tocchi la neve!Le previsioni sembrano essere state azzeccate, erano pronti dei cannoni per sparare neve di riserva, ma si sono rivelat inutili.I fiocchi scendono copiosi, così vengono accese le luci.C’è qualcosa di indefinibilmente strano. L’Aiuto Regista è il primo ad accorgersene. Tenta di avvicinare il capo per dirgli che quel velo scuro che si sta posando, ha qualcosa di particolare, ma l’altro non lo ascolta.Alle 23. 43 nevica da undici minuti e nella piazza si fa un silenzio irreale. La neve che scende, vista contro la luce, è scura. Lo è sempre quando la si guarda contro una superficie chiara.Ma questa è… Un manto sottile sta coprendo la piazza.Qualcuno si china per toccarla. Un tecnico passa le sue dita ai bordi del selciato e, incredulo, comunica al microfono con il Regista.Quest’ultimo scende di corsa la sua scaletta, mormorando parole che col Natale ha poco a che fare.Si china su quella neve ed alza il volto verso le nuvole rossastre che, ora lo sa, sembrano prenderlo in giro e deriderlo.Quasi senza accorgersene, torna su per la scaletta, gridando - I cannoni! Sparate la neve con i cannoni! Si ferma raggelato, le gocce di quella neve gli si sciolgono sulla fronte e sugli occhialini hi-tech. - In che senso “ci vuole del tempo”? - sussurra in un singulto al microfono. Poi griderà di nuovo, ma ora ha tempo soltanto per vedere la sua carriera rovinata, gli sponsor che chiederanno la sua testa, la giovinetta che gli chiederà la maglia di Del Piero.

 

Manca poco alla diretta. La piazza ora è di nuovo un via vai di tecnici. Rimane un’ultima carta da giocare. Rimuovere quella neve, scherzo del destino e saltare la parte coreografica, presentando soltanto i giocatori di “Natale con la juve”, il cui pullman è arrivato Si cercano ramazze, scope, ci si dimentica dei figuranti. Ma la neve diventa quasi una bufera che scarica a terra quasi il doppio di quanto viene rimosso. Le autorità non si raccapezzano, qualcuno gioca con quella neve dal colore irreale.Uno scherzo. Uno scherzo della Natura che si sta scatenando dalle nubi che avevano annunciavano la loro tonalità senza venire ascoltate. Il manto, più sanguigno del rosso scuro, e più sensuale dell’amaranto, sta cominciando a ricoprire la città.Natale dista soltanto cinque minuti.- Rimandate la direttaaaa! Rimandate la diretta….! Non possiamo andare in ondaaaaa !!! - il Regista quasi si sta mangiando il microfono.Da Milano non sembrano ascoltarlo.- 15 secondi alla sigla, 14... 13... 12... 11.

 

Va ora in onda da Torino “Natale con la juve”. Presenta…La sigla è una canzoncina di Natale pietosamente addobbata con parole sulla juve.La telecamera è fissa contro il palco. Si intravede il marchio bianconero, ma quasi tutto è offuscato dal colore rosso scuro che sta incendiando la diretta e colorando di riverbero la notte di Natale.Da una finestra di un palazzo si distinguono alcune lucine colorate, che rischiarano i fiocchi di quella strana neve.Nessuno parla. Si intuisce che qualcosa sta andando storto. Gridano - Staccate! Staccate!!!Sulla piazza i figuranti, forse credendo che sia scattato il momento, corrono coi drappi neri.Non sono inquadrati nella ripresa fissa, ma si sente il loro mormorio.-Minghia? - Ggjuve? - Goals?- Gu?Il collegamento viene interrotto. I Vip si aggirano increduli, qualcuno se ne è già andato.Sulla piazza è tutto confusione.La telecamera della nostra storia però, si stacca lentamente e riprende i tetti che si stanno riempiendo di un granata silenzioso.Lucine distanti, alberelli in lontananza.La gente ignara è nelle chiese da tempo.Si sentono i rintocchi di una campana ovattati. Prima uno. Poi un altro. Poi un altro ancora.E’ mezzanotte.Buon Natale, Torino.

 

Una bambina di cinque anni sta guardando in strada dalla finestra della sua camera.Sa che sarà una lunga notte e che non dormirà per l’emozione, in attesa del mattino seguente.Non ha mai visto una neve così colorata, ma a Natale tutto è possibile, le hanno insegnato. Deve essere stato un omaggio di Gesù Bambino a tutti i bimbi che adorano la neve come lei. E poi sta sorridendo a quel pupazzo di neve che hanno fatto in strada. - E’ strano - pensa - nevica da poco, eppure hanno già fatto un pupazzo di neve…La porta della sua cameretta si spalanca silenziosamente.- Non dormi ancora? - le sorride la mamma - Vuoi aspettare Gesù bambino sveglia? Lo sai che non porta niente ai bambini che non dormono?- Mamma… è tanto buono Gesù Bambino? - chiede con la sua vocina. In un attimo ha già scordato di dire alla mamma che fuori sta nevicando una neve di un colore strano…- Certo. E’ buono con i bambini buoni…! - Si siede sul lettino della figliola - Cosa ti piacerebbe che ti portasse questa notte? Cosa desidereresti?- La piccola ha un pensiero. Vorrebbe dirlo alla mamma, ma viene interrotta. Il telefono sta squillando, di là in sala. La mamma sospira. Dice alla bambina che tornerà subito. La donna sa chi c’è al telefono, è tutto il giorno che ci prova. Non vuole rispondere. Non vuole farlo parlare con lei.Il telefono squilla, squilla. E squilla ancora.Giù in strada il pupazzo di neve granata fa ciao con la mano alla bambina, che si è di nuovo affacciata a guardarlo.

 

- Non c’è! Vi dico che lo abbiamo perso.- Non è possibile… erano tutti qui. - Dovrebbero essere tutti a dormire da ore, la festicciola è finita alle 10…- squittisce la Direttrice della Casa di riposo, con la sua vocina.- Le dico che non è in camera, non è nei bagni, non è nelle soffitte e nelle cantine. Non c’è…Un pensiero strano assale la Direttrice, raggelandola. Ma no… Non è possibile. Anche se il vecchio Giacomino è ancora in grado di camminare, ha pur sempre più di 90 anni ed è impensabile che…L’Infermiere che le sta parlando è a metà strada tra i 40 e i 50 anni. Troppo giovane per sentirsi vecchio, troppo vecchio per essere ancora giovane.A casa lo aspettano moglie e ragazzino, ma ha telefonato per dire che farà tardi. Se non troveranno Giacomino, saranno costretti ad avvertire le forze dell’ordine. E allora la Notte di Natale salterà sul serio.La moglie al telefono parlava strillando come una mitraglia e lui la ascoltava con stanca indifferenza.  Forse, pensa, è un bene che Giacomino non si trovi, almeno potrà rimanere distante da casa un po’ più a lungo.Giacomino… lo conosce da tanto. Gli ha parlato quel pomeriggio, vicino al finestrone della grande sala.Gli era sembrato strano, solitamente era sempre così lucido e acuto.Aveva guardato le nuvole che si stavano addensando fuori dalla finestra ed aveva ripetuto più volte in piemontese che “quelle nuvole erano strane”. Aveva detto che ne sarebbe venuta giù una bella “ramata”.Poi gli aveva parlato di una cosa strana, a proposito di un tram che gli sarebbe piaciuto prendere. Forse era giunto il momento, lo sentiva arrivare, aveva aggiunto.L’Infermiere gli aveva risposto di non dire stupidaggini.Forse è giunto il momento di prendere quel tram. Lo sento arrivare. Forse devo andarla a prendere.Andarla a prendere.A chi si riferiva Giacomino? E’ solo da tanto tempo, lui che non si sposta mai e non è mai stato sposato.Un dubbio, mentre percepisce la voce della Direttrice colta da crisi d’ansia.La prenderebbe a pugni un giorno sì e l’altro anche, detesta le persone ansiose, ma non può farlo.Un sospetto, più che un dubbio. Si dirige all’ingresso, è una follia e nessuno ci ha pensato.La porta è aperta, dovrebbe essere chiusa da ore. Guarda fuori e il cuore per un pelo non si ferma.Quasi deve aggrapparsi alla porta per sostenere quello che potrebbe essere un mancamento.Fuori è pieno di… di neve.Ma la neve non è bianca.Ha il colore rosso del sangue, il sapore forte del Barbera, lucente come i riflessi delle luci sulle palline degli alberi di Natale.Lungo quella strana neve ci sono impronte di uomo che si allontanano.L’impronta del piede destro ha un piccolo punto di fianco a sé, quello di un bastone che sostiene il peso del corpo.E’ il bastone di Giacomino.Le orme si allontanano, l’Infermiere le segue con lo sguardo.Uno scampanellio attraversa ovattato i fiocchi di quella nevicata.Potrebbe essere una slitta, pensa poco convinto.E’ impossibile, commenta stranito, con indosso solo il camice bianco della clinica.E’ impossibile, qui non passano tram.Forse non ora, ma una volta sì – commenta da solo.In lontananza, dove si perdono le orme, sente lo scampanellare, e poi un vecchio tram verde, tutto illuminato, scarriola verso il centro, tra fiocchi di neve granata impazziti.

 

In una casa del centro, non ci sono albero, né decorazioni.Una donna passa in rassegna una sigaretta dietro l’altra. Poi improvvisamente decide che quella deve essere l’ultima.  “Il fumo uccide”, c’è scritto, ma si pensa sempre che uccida soltanto gli altri. Accartoccia il pacchetto e lo scaglia verso il sacchetto dei rifiuti poco distante.

 

Il pacchetto rimbalza e ne casca fuori.La tv sta per trasmettere “Natale con la juve”, un altro passo di degrado del mondo, pensa col piglio arguto che emerge dai tempi in cui voleva fare la scrittrice.Stacca il televisore e tutto è calmo. E’ mezzanotte, ma va bene così, l’assenza di compagnia e di colori è il suo modo di punirsi.Nella camera di fianco, ci sono ancora le traverse e i pannoloni che non sono stati più utilizzati, da un mese a quella parte. Sotto il letto ci sono le pantofole, che non ha fatto in tempo a infilarle, prima che l’ambulanza se la portasse via un’ultima volta, in quei momenti frenetici.C’è una sola foto di loro due insieme.E’ appesa in salotto ma non ricorda quando è stata scattata.E’ scattata di spalle, chissà da chi. Lei sostiene la mamma prendendola sottobraccio.Ora spesso la ricorda nei suoi ultimi anni, quando, nonostante la vecchiaia, arrancava tornando dal mercato, con le borse della spesa.Ricorda le loro litigate. Non la sopportava più. Le diceva che non vedeva l’ora che lei se ne andasse.L’ultima sera l’anziana donna le aveva chiesto se per piacere poteva aiutarla a indossare lo scialle.- Mettitelo da sola! - aveva risposto sgarbata, andandosene dalla stanza.Avevano appena finito di litigare.Poco dopo era tornata e l’aveva trovata con gli occhi riversi. Quelle parole di malgarbo erano state le ultime che le aveva rivolto.Non era riuscita neppure a salutarla.Un Natale senza colori è il suo modo di punirsi.Di scatto raccoglie il pacchetto di sigarette appallottolato, apre la finestra e lo scaglia fuori con rabbia.E’ allora che vede.- Oh mio Dio… - sussurra con gli occhi sbarrati.

 

- Dobbiamo capire quello che sta succedendo…! – dice l’Assessore.La riunione comunale è frenetica.I problemi con gli sponsor della serata mancata arriveranno dopo, come una mazzata vendicatrice. Ora c’è da capire dove intervenire. Il freddo cinge d’assedio i presenti alla riunione straordinaria.- E’ presto detto. Attendevamo la neve, e sta arrivando. Molta, molta di più di quanto potessimo immaginare. Dubito che riusciremo a farvi fronte con successo.- Sì, ma perché di questo colore?  Non si è mai vista una cosa simile? Cosa è successo? E’ contaminata da qualcosa? Petrolio, forse? Qualche sostanza chimica? Voglio sapere!C’è un attimo di silenzio nella sala. Nessuno ha la risposta.- E’ neve purissima, acqua senza alcuna contaminazione – dice timidamente uno dei tecnici – Almeno dopo le prime sommarie analisi.- E allora per quale motivo non è bianca come tutte le nevi di questo mondo?! – sbraita l’Assessore.Silenzio, nessuno ha le risposte.- C’è un altro problema. – è un Vigile del fuoco che parla. Forse un alto responsabile.- Che altro ancora? – scuote la testa l’Assessore.- Stiamo ricevendo diverse segnalazioni… e stiamo operando interventi in tutta la città… Questa neve è ghiacciata, dove tocca si ferma… sembra che il sale che stiamo spargendo non abbia alcun effetto…- Che cosa?- E’ vero – aggiunge un altro uomo, alla sinistra del Vigile. Il sale non scioglie questa neve… le strade sono tutte in tilt e gli spazzaneve possono ben poco. Se continua con questa intensità, potremmo dover rinunciare anche a quelli…L’Assessore scuote ancora il capo, poi si mette a ridere nervosamente. – Una neve colorata che non si scioglie col sale… Ma che cos’è? Un’arma della Terza Guerra Mondiale?Nessuno ha voglia di ridere. Dopo quanto è successo sulla piazza, si sa bene che qualche testa dovrà cadere, e qualcuno avverte già i lividi sul capo. - C’è altro? – chiede l’Assessore, sempre più spaesato.- Sì - dice un uomo, forse un addetto della Polizia Municipale. E’ agitato, non ha parlato fino a quel momento – Stiamo riscontrando punti di crisi in diverse zone del territorio urbano. In particolare dove recentemente sono stati abbattuti ponti e cavalcavia…- Cosa? Per quale motivo?Il Vigile sospira – Sembra che… sembra che…- Avanti, parli. Aspettiamo tutta la notte?- Sembra che… si stiano riformando.- Che cosa…?- La neve… si posa e si ghiaccia. La neve diventa ghiaccio che ricostruisce le cose. Ad una velocità impressionante… tutto sembra com’era…L’Assessore tiene la testa tra le mani. Vorrebbe non crederci – Gesù, Gesù, questa è la tua notte – pensa – Ma perché hai scelto di manifestarti così… Proprio ora?

 

La bambina guarda il pupazzo di neve colorata che gli sorride.Le lucine fuori dalla finestra colorano il mondo ad intermittenza.Il pupazzo di neve ora allunga le mani. Non è un pupazzo e lei lo sa.- Vieni… - le sembra dire dolcemente.La mano del pupazzo è grande e si appoggia contro la finestra.Anche lei mette la manina contro il vetro e le due mani si sovrappongono.Poi lui la prende tra le braccia dolcemente e la porta nella sua slitta.- Dove ti piacerebbe andare? - le chiede dolcemente.- Non lo so, in un posto bello… - dice lei, senza pensare più al suo lettino e alla cameretta. I fiocchi colorati che si posano sul suo viso non sono gelidi ma caldi di una dolcezza passata e forse persa.- Conosco un posto dove c’è un Luna Park - dice lui - ti andrebbe di andarci?La slitta attraversa la notte ed il manto di neve, sempre più spesso, che si sta posando inesorabile sulla città.

 

Il tram verde corre scampanellando, solcando la neve farinosa e scura, apparentemente senza problemi. Giacomino è solo su quel tram e non c’è nessuno che lo guidi. Eppure il tram scampanella quando in senso opposto transita un altro tram verde, pieno di luci colorate, che risponde al saluto.Tra le mani doloranti, l’uomo regge un mazzolino di violette. Come quella notte di Natale.Si guarda intorno. Bambini divertiti tirano uno slittino di legno. Uomini, tutti rigorosamente col cappello, escono dalle chiese con le fidanzate sotto braccio.Era così quella notte?Ti aspetterò alla fermata, quando avrai finito di suonare.Guarda ancora le sue mani raggrinzite. Un tempo le usava per suonare. In quell’inverno era arrivata dall’America, una canzone sul Natale, White Christmas. Il Regime però l’aveva proibita e loro erano stati costretti a suonarla di nascosto.Verrò a prenderti alla fermata quando avrai finito di suonare.Violetta. Come il mazzo di fiori che le portò quella sera. L’avrebbe portata a vedere la neve sul lungo Po.Ma lei non era venuta alla fermata. Perché? Cosa era successo in quella notte di Natale?Bagliori in lontananza, gente che corre, il tram che resta vuoto.Lei, la giovinetta dal cappottino grigio, alla quale dava ancora del Lei non era più venuta.Il tram non aveva proseguito oltre. Era sceso tra i lampi ed i bagliori, correndo verso casa sua. Aveva capito subito quello che era successo.Erano morti tutti, non si era salvato nessuno. Si era inginocchiato senza una parola di fronte alle macerie. Il mazzolino di violette era scivolato in quella neve che sapeva di fumo e fiamme.Bagliori in lontananza mentre il tram corre solcando la notte tinta di granata.Dove stiamo andando adesso?

 

La donna non può credere ai suo occhi.Tutto è cosparso di neve rossa.Quasi non si rende conto di avere portato con sé un indumento, dal suo appartamento.Eppure ha visto quell’ombra che arrancava e sembrava sprofondare nella neve.Si mette a correre.Scivola grida.Ma in strada non c’è nessuno.Allora grida. Più forte, fino a riempirsi la bocca di neve impietosa, che la sovrasta.Cade in ginocchio, tra alti cumuli di neve, gridando - Mamma…

 

La ruota panoramica gira lentamente e dall’alto lascia intravedere i tetti arrossati della casa ed un cielo dolce vermiglio.Non c’è nessuno sulla ruota, solo loro due, che guardano i fiocchi posarsi dolcemente sulla città ovattata.L’uomo - non è più un pupazzo di neve - tiene in grembo la bambina e le racconta storie di qualche anno prima, quando lui era giovane. Le parla dei suoi natali, le indica il luogo dove era la sua casa molto tempo prima.- Tu sei il mio papà, vero? - gli chiede la bambina- Sì, piccolo amore mio - c’è un’esitazione nella sua voce.Si gira a guardarlo con i suoi occhi profondi. - Perché non possiamo vederci più spesso? Sarebbe bello passare più tempo insieme…Lui la tiene stretta, senza riuscire a parlare.La ruota gira, illuminata dai fiocchi di una notte senza fine.- Ho un’idea - dice lui tirando su col naso - Ti porto in un posto che non ha ancora visto nessuno. Ti va?

 

- Ho bisogno di sapere tutto. Tutto quello che sta succedendo. Tutta la verità. Poi dovrò riferire - mormora l’Assessore, sconsolato. Sono rimasti in pochi nella stanza. Sono tutti in giro a cercare di governare l’emergenza, che li sta travolgendo. Non ci sono più le luci. Soltanto quelle dell’Alberello di Natale, quasi fosse un miracolo, resistono. Molti cellulari risultano senza campo, ci si avvia a linee di fortuna.Il Vigile del fuoco sospira. Prende una sedia e si siede al tavolo, infreddolito.- Ci conosciamo da tanti anni - dice all’Assessore - Non riesco ad essere formale in un momento come questo… Sarò sincero. La situazione ci sta sfuggendo di mano. La neve cade a una velocità impressionante. Sono crollati i pali bianchi che avevamo piazzato sul nuovo corso. Uno dopo l’altro. I miei colleghi dicono che hanno ceduto per il peso, ma io sono convinto che questa neve se li sia inghiottiti… questa non è una cosa umana, amico mio. Per le strade stanno girando i tram vecchi di 30 anni, su linee vecchie decenni. Il sottopasso di Porta Palazzo… non esiste più - quasi ride, versandosi del cognac da una fiaschettina che tiene in tasca - E’ tutto coperto, ma… il paesaggio si sta trasformando… capisci? In Piazza Solferino la neve si è portata via i due Gianduiotti… Ci sono negozi che erano spariti dalla circolazione… Ora sono ricomparsi- Questa è una stregoneria… - mormora l’Assessore, bevendo un sorso dalla fiaschetta.- No, amico mio - risponde il Vigile del Fuoco - Questa è la città che si vendica.

- C’è una cosa che devi vedere… - mormora il Vigile dopo un po’.- Che cosa…?- La devi vedere con i tuoi occhi - dice il Vigile, alzandosi dal tavolo.L’Assessore mormora - Ma sì… intanto che cosa cambia?Poi lo segue fino al cortile innevato.

 

Il Tg nazionale irrompe con la sua prima notizia, che sovrasta quella per le festività.Per quanto possa sembrare incredibile nel XXI secolo, Torino è completamente bloccata e isolata dal resto della penisola. L’eccezionale nevicata che si sta abbattendo sul capoluogo piemontese, ha reso impraticabili tutte le principali vie di accesso alla città e da qualche minuto anche le linee telefoniche sono saltate.I messaggi del nostro inviato, col quale abbiamo tentato di restare in contatto fino a un’ora fa, sono risultati confusi. Nessun esperto è ancora riuscito a fornire una valida spiegazione per il sorprendente colore della nevicata stessa, che ha il reso il capoluogo piemontese una distesa di colore rosso scuro, come vediamo in queste foto, scattate poche ore fa.Purtroppo ora risultano saltati anche tutti i collegamenti internet e satellite, la città è virtualmente isolata. Ripetiamo, è inutile mettersi in viaggio per raggiungere il capoluogo torinese, non ci sono vie di accesso percorribili.I veicoli della protezione civile sono fermi sulla Torino-Piacenza nei pressi di Villanova d’Asti, pronti ad intervenire, anche se non sono previsti miglioramenti delle condizioni...

La Land Rover dei Vigili impiega quasi un’ora per arrivare nei pressi della zona. Poi si arrende.L’Assessore e d il Vigile devono fare due isolati a piedi, nonostante la neve sembri accanirsi su di loro.- E’ là - grida il Vigile, indicando un’ampia zona nella neve.- Che cosa? - chiede l’Assessore.- Ho detto che è là!! - grida più forte il Vigile.L’assessore scruta tra la neve.- Oh mio Dio… Oh mio Dio - dice l’assessore, vedendo la grande sagoma scura.

 

- Il tram si ferma. Non prosegue. Rimane con le porte aperte alla stessa fermata di una vita prima.Giacomino scende, affondando con le ciabatte nella neve.Poco più in là, c’era la casa di Violetta. Ci sono bagliori in lontananza e lontane esplosioni. Sa che hanno costruito un nuovo palazzo al posto di quello crollato. Ma quello che vede ora è lo stesso palazzo di Violetta, ancora in piedi.C’è un lontano fumo, e un bagliore indica che da qualche parte è in corso un incendio. Ma i bombardieri alleati si stanno allontanando ed il palazzo è ancora su.Lui non capisce, mentre i piedi gli fanno male.- Ho aspettato così tanto che tu scendessi da quel tram…Una voce alla sua destraLa intravede nella neve.E’ vestita di grigio, come l’ultima volta che si erano visti, quando si erano dati l’ultimo appuntamento.Lei gli sorride e affonda le scarpette con naturalezza nella neve, venendo verso di lui.Giacomino ha gli occhi bagnati. Si passa una mano sul viso.- Io non sono sicuro di vedere bene... Sono vecchio, signorina... - poi aggiunge - Violetta…Lei gli prende le mani e le scalda tra le sue, giovani, continuando a guardarlo sorridendo.Prende il mazzo di violette e se lo porta alle labbra, chiudendo gli occhi.- Ho atteso davvero tanto… Allora, mi porta a ballare? La notte di Natale è ancora giovane…!Lui non crede di capire bene, ma si lascia guidare dalla ragazzina. Lei lo indirizza attraverso la neve, tenendolo per mano.Giacomino è esausto, ha i piedi che fanno male, ha perso le sue vecchie ciabatte, ma il suo cuore è diventato lieve.La nevicata si è fatta sempre più fitta, mentre nell’aria si diffonde una musica malinconica e loro due vagano tra vie deserte coperte dal manto rosso.Il Valentino è un tappeto mosso da dune.- Facciamo una corsa, come facevamo per prendere il tram? Ricorda?Lei scappa via, giovane e veloce, lui arranca, inciampa nel suo passo di vecchio, preda di mille dolori, ma è felice.Sente il cuore venire meno. Si porta una mano al petto, ma vista di lei torna a farlo respirare.- Credo che la balera sia chiusa - dice lei con fare innocente - ma sono sicura che lei vorrà farmi ballare lo stesso… sente questa musica?Lui le prende le mani. La neve scivola giù lentamente sul suo viso.- Violetta, mi ascolti… ascolta! Io sono… sono soltanto un povero vecchio… non sono più capace a ballare.Lei lo guarda stupita - Povero vecchio? Ma che dice...? Ha voglia di scherzare? Forza, mi faccia ballare...Giacomino e Violetta si abbracciano per il lento che non hanno mai ballato.Mentre ondeggiano lentissimi, avvolti da turbini e musica, lui riesce a vedere il loro profilo specchiarsi nel ghiaccio della strada. E il suo non è il profilo di un vecchio.Mentre si accorge che le sue mani non hanno più grinze ed ai suoi piedi è sparito il dolore, sussurra il suo nome guardandola negli occhi...Il loro bacio è avvolto da una melodia che sembra infinita, da bolle di sapone che nascono chissà dove. Mentre, tutto attorno a loro, la neve continua a cadere.

 

Fa troppo freddo perché qualcuno si accorga della donna, in ginocchio nella neve, con lo scialle della mamma caduto a terra poco più in là.Fa troppo freddo perché le sue lacrime possano scendere fino a terra.C’è troppo silenzio perché qualcuno oda le sue invocazioni, mentre la neve le copre il viso.Improvvisamente sente una melodia che sembra venire da lontano, oltre la neve.Sente calore dietro di sé...Qualcuno sta poggiando lo scialle sopra le sue spalle.Si volta di scatto e la vede.Ha poggiato le borse della spesa e si è curvata su di lei, per riscaldarla.- Così avrai meno freddo - le dice.La donna inginocchiata vorrebbe chiamarla, gridare il suo nome, ma l’urlo è strozzato dai singhiozzi.Vorrebbe chiederle perdono e dirle tutte le parole che non è riuscita a dire in un’intera vita.L’anziana le sorride tra i capelli candidi, un sorriso che sa di amore e compassione, avvolta da folate di neve e dalla musica malinconica.- Mamma. - dice la donna, alzandosi e abbracciandola.Il viale si tinge del colore rosso, mentre si incamminano nel silenzio rotto soltanto dai turbini e dalla melodia che si inerpica su se stessa, incalzante.- Vieni, andiamo a casa…Poi scompaiono in lontananza.

 

- Papà, ma è uno stadio questo?- Sì, tesoro mio... - Sono seduti al riparo della tribuna.Qualche persona è sparsa sugli spalti. Altri stanno arrivando a piccoli gruppi.- Ma papà.. È uno stadio di ghiaccio…Lui guarda gli ultimi gradini che la neve sta completando.- Sì, è uno stadio fatto di ghiaccio.Guarda il terreno di gioco, sgombro da neve, il ghiaccio ha scolpito al suo interno un solo grande albero di Natale, completamente ghiacciato.- Ma papà! Se siamo seduti sul ghiaccio... Come mai non ho freddo?Lui le sorride. Vorrebbe dirle che non conosce il motivo, vorrebbe dirle che forse il calore di migliaia cuori annienta qualsiasi freddo, vorrebbe abbracciarla e dirle che gli manca tanto, che vivere senza di lei è un inferno.E fa così.La neve turbina e l’inquadratura della nostra storia si stacca lentamente da quella tribuna.La ruota panoramica gira in lontananza tra i turbini di neve che avvolgono la città Poi tutto si confonde con le folate, che si perdono nella notte di Natale.

 

La porta della cameretta si apre lentamente.- Allora, non dormi proprio?- Ho incontrato papà. - dice secca e perentoria la bambina.- Cosa…? - La mamma sbianca in volto.- Ho detto che ho stasera ho visto papà.La donna si riprende e indossa una maschera senza emozioni.- Tuo padre non si fa sentire da 4 anni – dice rimboccandole le coperte.- Non è vero.- Cosa…?- Mi ha detto che prova a telefonare ogni giorno, ma che tu non rispondi perché non vuoi che mi veda.La donna è come paralizzata.-Chi ti ha raccontato queste… bugie? Con chi hai parlato?- Con lui. E’ il pupazzo di neve che c’è qui fuori.Ora la donna tira un sospiro di sollievo.- Ah, bambina mia. Se ti dicessero che sta nevicando rosso, tu ci crederesti….Dormi ora, che Natale arriva in fretta.- Ma mamma… sta davvero nevicando rosso!- Buonanotte, fai la nanna.- Non vuoi guardare fuori dalla finestra?La donna ha già richiuso la porta.Lei scende dal lettino e si avvicina alla finestra. Il manto di neve granata ormai ha reso le macchine altre dune in un deserto vermiglio.Lei saluta con la manina il pupazzo di neve.Forse percepisce un movimento. Ma è sicura che lui abbia mosso le sue labbra di neve.Ed è certa che, tra i fiocchi di neve, le abbia detto - Buon Natale, piccola mia. Io… io ti voglio bene.

 

Questo racconto è dedicato a tutte le persone che, per qualsiasi motivo, non possono trascorrere il Natale e le Feste con la persona che hanno nel cuore.Fosse anche una squadra di calcio.

Vi invio i miei più sinceri auguri di Buon Natale. Essere del Toro alle volte è anche non pensare al Toro. Davvero.Ci rivediamo, per chi ne avrà voglia, il giorno 8 gennaio 2010.Auguri a tutti da Mauro Saglietti