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La partita che non c’è mai stata

Redazione Toro News
di Guido De Luca

E' la sera del 13 maggio 1992. A Genova si respira già aria di estate e di vacanza. Il tramonto è da cartolina. Migliaia di persone si riversano per le strade imbandierate della città dirette verso lo stadio Luigi Ferraris, che da lì a poco sarà teatro di una sfida epocale tra Genoa e Torino. Si tratta di due formazioni che hanno fatto la storia del calcio e che hanno molti tratti caratteristici in comune. Le tifoserie delle due squadre sono unite da un legame indissolubile da quasi mezzo secolo e da sempre si distinguono per la passione e la fede con cui sorreggono la propria squadra soprattutto nei momenti più avversi. Chi non è riuscito ad acquistare il biglietto della partita si deve accontentare di assistere all’evento dai maxischermi allestiti in piazza per l’occasione oppure a casa grazie alla diretta televisiva di Rai1. La voce della telecronaca è quella di Pizzul, al suo fianco Aldo Agroppi. E’ la finale di Coppa Uefa. Quindici giorni prima a Torino era andata di scena la gara di andata; si era conclusa con un pareggio ricco di gol. Alle reti del vantaggio del rossoblù Skuhravy, aveva risposto sempre prontamente il brasiliano dei granata Casagrande. Si riparte dal 2 a 2. Poco importa; è la fine per entrambe le squadre di una lunga cavalcata su e giù per le città europee, trionfando e divertendo. Spagna, Grecia, Inghilterra, Romania, Portogallo, Danimarca e Olanda sono state le tappe di avvicinamento alla finale. Il Genoa ci era arrivato grazie a due imprese storiche: la doppia vittoria contro il Liverpool, prima a Genova (reti di Fiorin e Branco), poi violando lo storico campo dell’Anfield Road grazie ad uno stepitoso Pato Aguilera; e rimontando in semifinale ad Amsterdam l’Ajax che nella partita di andata si era imposto a Marassi per 3-2. In Olanda furono decisive una rete di Iorio e un autogol di Bergkamp.Il Torino di Emiliano Mondonico, dopo aver superato le insidie di campi caldi e particolarmente ostici come quelli del Boavista di Oporto e dell’Aek di Atene, per la prima volta nella sua storia aveva avuto l’onore di giocare al Bernabeu di Madrid. In semifinale, pur perdendo di misura, trionfò nella gara di ritorno grazie ad un’autorete di Rocha, propiziata da un cross di Lentini, e al gol che chiuse la partita nel finale di Luca Fusi. A fare da cornice all’evento lo stadio Delle Alpi traboccante di tifosi e bandiere granata come mai più lo è stato.Atto conclusivo della manifestazione a Genova. Inizia la partita; le formazioni:Genoa: Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Caricola, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati. In panchina. Ferroni, Fiorin, Collovati, Iorio. Allenatore Osvaldo Bagnoli.Torino: Marchegiani, Mussi, Cravero, Benedetti, Fusi, Policano, Martin Vazquez, Scifo, Venturin, Lentini, Casagrande. In panchina: Di Fusco, Cois, Sordo, Bresciani e Vieri. Allenatore Emiliano Mondonico.  Pronti, via; questa volta è il Torino che passa per primo in vantaggio, con il solito Casagrande che segna con un preciso colpo di testa nell’angolino basso della porta difesa dal genoano Braglia.  La reazione dei padroni di casa non si fa attendere e giunge presto il pareggio di Bortolazzi. Nel secondo tempo, il Toro segna di nuovo con Mussi. Un tiro dalla distanza incoccia sul palo, che devia la palla in rete. Prima che si concluda la gara, altri due colpi di scena. Il secondo pareggio del Genoa grazie ad un’acrobazia di Aguilera e poi all’ultimo minuto un tiro del granata Sordo, subentrato a Cravero ad inizio ripresa, che colpisce la traversa. Al 90’ la situazione è di parità assoluta proprio come nella gara di andata. L’atmosfera non è tesa, al contrario di tutte quelle importanti partite in cui le due squadre si giocano l’esito di un’intera stagione fatta di sacrifici. Sugli spalti è festa, le due tifoserie sono mischiate tra loro in una ridda di colori. Iniziano i tempi supplementari e subito si nota qualcosa di strano, di diverso. Genoa e Toro giocano un calcio spettacolare, con ritmi più bassi ed un atteggiamento per nulla aggressivo. Sembrano non volersi offendere. Il pubblico gradisce e si diverte. L’arbitro non fischia la fine del primo tempo supplementare, ma a nessuno importa. Se ne accorge Bruno Pizzul che commenta la partita in diretta televisiva all’Italia intera. Si preoccupa, perché il tempo a disposizione per la diretta sta per finire. Siamo vicini alla mezzanotte e sulla Rai devono andare in onda altre trasmissioni già programmate. Finalmente dopo mezz’ora le due squadre tirano il fiato. Inizia il secondo supplementare. Stesso film. Non finisce mai, sino a quando in campo non giunge la notizia che si sono spente le luci della ribalta televisiva. Strizzatina d’occhio tra i giocatori, complice l’arbitro, e si ferma il gioco. I due capitani si avvicinano alla Coppa che fa sua bella mostra a bordo campo, infiocchettata con i colori delle due squadre. La prendono insieme, chiamano vicino a sé tutti gli altri compagni ed iniziano i giri di campo in segno di vittoria; tutti abbracciati e sorridenti si mischiano alla folla in delirio sugli spalti. Dopo un po’ lo stadio si svuota, si spengo i riflettori, ma nel tripudio generale, la festa si sposta per le strade e i vicoli della città, sino all’alba. Sempre tutti insieme, giocatori e tifosi del Genoa e del Toro, uniti più che mai, romantici e fuori dagli schemi.La Coppa Uefa del 1992 non verrà mai assegnata ufficialmente a nessuna delle due squadre, ma rimarrà comunque sempre un ricordo indelebile nella memoria di tutti coloro che hanno voluto credere a questa suggestiva rivisitazione della realtà.