Domenica pomeriggio ho dormito bene come raramente mi era capitato negli ultimi tempi. Stanco della partita che gioco abitualmente al mattino, poco dopo pranzo sono crollato a letto e, complice anche il silenzio in casa dovuto all’assenza dei miei bimbi in giro per feste di carnevale, mi sono risvegliato dopo due ore e mezza rilassato e riposato. Peccato che subito dopo, appena ho aperto gli occhi, il cervello mi abbia apparentemente giocato un brutto scherzo. Mi ha fatto ripercorre in particolare un sogno che ho fatto. Preparatevi, perché sto rendendo pubblici gli anfratti più nascosti del mio inconscio. Nulla di trasgressivo, per carità, ma ho sognato il Toro che perdeva inopinatamente una partita con il Perugia. Porco mondo, per una volta che mi ero svegliato sereno. Faccio mente locale, cerco di capire che ora sia, mi chiedo se il Torino nel week-end abbia già giocato. Ormai con anticipi, posticipi e infrasettimanali, è facile non ricordare il calendario delle partite. Tiro un sospiro di sollievo: il Toro ha appena vinto sabato a Portogruaro. Magra consolazione, ma di questi tempi mi accontento. Allora perché ho sognato il Torino giocare e perdere contro il Perugia? Che tra le altre cose da anni bazzica nei campionati minori? Interpreto a mio modo il sogno: il Perugia è una delle squadre che più odio (perdonate la schiettezza) nel panorama calcistico italiano. Le sconfitte contro gli umbri del 1998 prima al Renato Curi e poi, a distanza di pochi giorni, nello spareggio per la promozione sul neutro di Reggio Emilia, mi hanno lasciato ferite profonde, che non si cancellano facilmente. Il motivo per cui ho sognato una partita decisiva per la promozione in serie A è legato al fatto che proprio mercoledì prossimo ci giochiamo una gara importante contro l’Atalanta, probabilmente la squadra predestinata a salire in serie A. Da giorni ripongo molte speranze su questa sfida, con il desiderio che possa cambiare in meglio il corso del nostro campionato, ma con un cruccio che, come spesso accade, questa speranza si infranga con la triste realtà di un passo falso che spenga definitivamente qualsiasi illusione. Più che un cruccio è forse una vera e propria consapevolezza che questa squadra non sia in grado di cambiare marcia. Ai miei occhi appare vulnerabile, malmessa in campo e senza una guida d’esperienza. Il sogno, però, non è stato ancora ripercorso per intero. Ecco che arriva la parte più interessante: il cosiddetto lieto fine. So già che mi attirerò numerose critiche, ma è il mio inconscio che mi ha portato a rivisitare e a desiderare una realtà che leggerete nelle prossime righe. Al termine della partita sognata, giungeva l’esonero del nostro allenatore: Franco Lerda. Negli ultimi secondi di delirio onirico calcolavo il numero di partite rimanenti prima della fine del campionato. Ben 13, come le gare restanti prima che finisca il torneo in corso dopo la partita con l’Atalanta. Un tempo sufficientemente necessario per un nuovo allenatore per portare il nostro Toro lo stesso in serie A e rendere più sereno il futuro. Ho fatto outing e mi sono tolto un peso. Forza capitan Rolando, pensaci tu con i tuoi gol!
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