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mondo granata
di Guido De Luca
La storia del Torino Calcio inizia a conoscere il declino a metà degli anni ’90 per concludersi esattamente dieci anni dopo con il fallimento dell’estate 2005. Sono ben sei i campionati di serie B che giocheranno le centinaia di calciatori granata che si alternano in questo lasso di tempo. Gli strascichi del dissesto finanziario in cui versava la società guidata da Gianmauro Borsano si comprenderanno solo sul lungo periodo e saranno anni di grandissime sofferenze per i tifosi. Per la prima volta nella sua storia, la squadra rischia di scomparire al termine della stagione 1994. E’ da poco giunto alla guida della società Gian Marco Calleri che ha già un passato da presidente nella Lazio; alessandrino di origini, offre le garanzie economiche necessarie per l’iscrizione del Torino al massimo campionato, ma questo comporterà enormi sacrifici economici e una destrutturazione di tutto ciò che sino ad allora significava Toro: dal depauperamento dello storico vivaio che da sempre ha sfornato giovani talenti, all’abbattimento delle mura del vecchio e storico stadio Filadelfia, sino ad una serie di operazioni di mercato che hanno visto indossare la maglia granata ad almeno una settantina di giocatori in soli tre anni. Follie, colpi di genio e alcune scelte coraggiose si sono alternati nel calciomercato granata di quel triennio, ma non sono bastati a mantenere i colori granata ai massimi livelli. Procediamo con ordine però:Alla voce follie, il primo posto spetta all’ormai famoso scambio Vieri-Petrachi. Il promettente attaccante italo-australiano è pronto per affrontare i grandi palcoscenici del calcio italiano, non da subito con una grande squadra, ma sicuramente in una di medio livello come il Torino. Finisce, invece, al Venezia in serie B che ricambia donando un tornante di nome Gianluca Petrachi; costui collezionerà una sola presenza in tutto il campionato. Christian Vieri avrà una carriera sfolgorante. Non sono da meno, sempre il primo anno, gli acquisti di due stranieri di colore: Marcao, attaccante brasiliano, il cui vero nome è Aparecido Cipriano Marcos Antonio e la cui squadra di provenienza è ancora oggi un mistero, che giunge sotto la Mole con la classica valigia di cartone e senza i vestiti necessari per affrontare l’inverno torinese; 4 presenze, nessuna nota rilevante, ma tanto stupore quando il suo nome riappare nelle liste dei marcatori della Champions League dell’edizione 2001 con i russi dello Spartak Mosca. E Jean Pierre Cyprien, difensore, giovane promessa del calcio francese, che viene tormentato da un grave infortunio dal quale non recupererà mai pienamente: due spiccioli di partita in granata e una carriera nelle serie minori con Lecce e Salernitana. L’anno seguente gli investimenti fallimentari sono stati rappresentati dal turco, stella del Galatasaray, Hakan Sukur e dal croato Veldin Karic. Il primo ha sofferto sin dai suoi esordi nel ritiro estivo di una strana patologia: la saudade, che è tipicamente brasiliana, in versione turca. Mai un giocatore ha pianto così tanto per tornare a casa nonostante un calore sin eccessivo nei suoi confronti da parte della gente. Un gol al Bari e 5 presenze; nel novembre del 1995 torna in patria dalla moglie. Il secondo era un miracolato, poiché sopravvissuto ai campi di concentramento nella ex Jugoslavia. Deportato, era riuscito a scappare e a riprendere a giocare a calcio nel Marsonia. Arriva a Torino per rimpiazzare Sukur Hakan. Anche Karic segna una sola rete, sempre al Bari, nella partita di ritorno. Le vere e proprie chicche sono comunque rappresentate dagli acquisti di due camerunensi: il centrocampista Augustine Simo a campionato in corso nel 1995/96 e il prestito dall’Inter nella stagione successiva dell’attaccante Samuel Ipoua. Simo ha proseguito la carriera soprattutto in Svizzera. Ipoua, contraddistinto da un carattere piuttosto vivace, è riuscito a giocare addirittura le partite del girone eliminatorio con il Camerun nei campionati del mondo del 1998 in Francia. La sua riserva era un certo Eto’o. Adesso, appese le scarpe al chiodo, vive tra la Francia e la Svizzera ed è promotore di una lodevole iniziativa benefica per ragazzi affetti da una grave forma di diabete, insieme ad un ex giocatore di Haiti. A Torino, Simo ed Ipoua hanno giocato 15 partite in due e segnato zero gol. Per concludere il capitolo follie, sono meritevoli di menzione le scommesse di giocatori bolliti come Caricola e Bonetti II nel primo anno e la girandola di allenatori che non hanno mai permesso alla squadra di avere una vera e propria fisionomia. Ricordiamoli: Serino Rampanti, Nedo Sonetti, Franco Scoglio, Lido Vieri, Sandreani e ancora Lido Vieri: dalla serie A ad un nono posto in serie B.Alla voce colpi di genio, sono sicuramente da ricordare gli innesti della prima stagione di due giocatori dell’ex Olympique Marsiglia, neo-vincitrice della Coppa Campioni: il francese della Guadalupe Jocelyn Angloma ed il ghanese Abedì Pelè. Due fuoriclasse indiscutibili. Entrambi lasciano il Torino dopo la disfatta del campionato ‘95/’96 perché non accettano di scendere di categoria. Angloma, dopo aver militato nell’Inter, si diverte ancora a giocare con la nazionale del suo paese d’origine, nonostante abbia più di quarant’anni; Pelè fa il dirigente di una delle squadre più forti in Ghana ed è coinvolto in una brutta storia di partite truccate. Non sarebbe stato epico il doppio confronto con la Juventus della prima era Lippi senza Ruggiero Rizzitelli in attacco. In due anni segna ben cinque reti ai cugini e permette al Toro di vincere due derby nella stessa stagione come non capitava dai tempi di Pulici e Graziani. A proposito di Pulici, subito dopo di lui, nella storia dei cannonieri di tutti i tempi in maglia granata, figura Marco Ferrante. Gian Marco Calleri lo preleva nel settembre del 1996 dal Parma. Ferrante ha rappresentato per noi tifosi l’unica vera nota lieta in tanti anni di buio e di disfatte.Per quanto concerne le scelte coraggiose, bisogna dare atto a Calleri e al direttore sportivo Vitali di aver dato fiducia al centrocampista Paolo Cristallini, che rischiava nell’estate 1994 di rimanere disoccupato dopo il fallimento del Pisa; di aver assegnato all’ex sampdoriano Pellegrini la custodia della difesa e di aver creduto in un giovane terzino cresciuto nel Milan, che giocava nel Verona, di nome Gianluca Pessotto. Costoro hanno contribuito al buon primo campionato della nuova gestione societaria. A Calleri, inoltre, va riconosciuto di aver scommesso su Alessio Scarchilli, prelevandolo dalla Roma nell’estate del ‘96, per assegnargli le chiavi della regia della squadra affinché riemergesse il più presto possibile dalla serie B. Una scelta coraggiosa (in senso ironico questa volta) è stata, infine, aver scelto per l’attacco un ex gobbo di nome Cammarata, mai sopportato dalla tifoseria e mai rimpianto per quanto fosse poco attaccato alla maglia, quando nel settore giovanile granata nel campionato 1996/97 militavano giovani promesse come Tiribocchi e Pellissier.
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