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mondo granata
Buongiorno Toro... i miei figli solitamente la sera mi fanno la fatidica domanda: “Ci racconti una storia?” ed allora racconto di fate, folletti, elfi, gnomi, lupi (buoni, ça va sans dire), lune, montagne, laghi, oceani, brughiere, ecc.. A volte però mi fanno una domanda diversa: “Ci racconti LA storia?” ed allora li prendo per mano ed inizio così: “C'era una volta una grande squadra di calcio, così grande che questa parola venne aggiunta al suo nome: era il Grande Torino...”Non so se sia una forma di autodifesa o che altro ma, quando descrivo il cielo che gravava su Torino in quel giorno, stanno già dormendo. Ed io continuo a raccontare finché non sento la mia voce spegnersi in un “... nessun'altra squadra fu né sarà mai chiamata Grande e da allora portiamo una ferita sul cuore che ci rende più capaci di capire la vita.” Poi spengo la luce, mando due baci volanti e vado ad asciugarmi gli occhi.Ma ci sono giorni in cui mi asciugo gli occhi per il troppo ridere ed il merito è tutto del Toro.E' successo proprio pochi giorni fa, ne ho fatto cenno in un “Caro Diario”: vi racconto in dettaglio com'è andata.Scendevo le scale dell'asilo con la piccola ultras in erba che è mia figlia, poco più avanti Sabrina - grande maestra e splendida compagna di stadio - scendeva tenendo in braccio un puffetto: la nonna aveva chiesto che le desse una mano perché sapeva di dover ingaggiare la solita lotta con il terribile passeggino.Tenta e ritenta... niente da fare: il passeggino rimaneva chiuso.La nonna, una splendida Signora in tailleur noisette, spilla al bavero, foulard di seta, capelli perfetti, sgomitava con quel momento di storia personale mentre Sabrina ed io, come due cinciallegre, cinguettavamo del gol impossibile di Rolly e della punizione vincente di Garofalo durante il match di Reggio.Improvvisamente sentiamo la Signora esclamare un nitido: “Ma porca gobba!”.Zittite da quello che comprendiamo essere un momento importante, CI guardiamo e poi LA guardiamo. Nel silenzio la Signora ribadisce: “Gobba pu§§ana!” e con un colpo di tacco, che virtuosismo!, va in rete: il passeggino si apre.Ora ci guarda lei, sorride sorniona, mette il nipote sul diabolico aggeggio ormai vinto, si sistema i capelli e il foulard, e ci dice: “Sono anche io del Toro”.Ci porge la mano e tra un “Grande, Sorella!” e un “Forza Toro!” l'allegro gruppetto granata si scioglie.A Sabrina e me non rimane che abbracciarci saltellando come facciamo allo stadio. E scoppiamo a ridere a crepapelle finché gli occhi non si riempiono di lacrime.Le lacrime sono le stesse, i motivi diversi, il Toro... oh, be': il Toro è il Toro.
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