mondo granata

La stampa estera parla del Toro

Redazione Toro News
La stampa straniera -incredibile- si dedica al Torino. A farlo è il quotidiano “El Paìs”, vale a dire la voce più importante di Spagna; e, come spesso accade in queste ultime settimane, gli occhi di chi ci osserva...

La stampa straniera -incredibile- si dedica al Torino. A farlo è il quotidiano “El Paìs”, vale a dire la voce più importante di Spagna; e, come spesso accade in queste ultime settimane, gli occhi di chi ci osserva dall’esterno si dimostrano ben meno accondiscendenti dei nostri, e le critiche sono dirette e tutt’altro che smorzate.Al centro del mirino c’è Urbano Cairo, che la stampa iberica chiama “Miniberlusconi”, accusandolo di una pessima gestione societaria e di aver trovato, quest’anno, l’unico esito possibile per la sua squadra. Segue la traduzione dell’articolo firmato da Enric Gonzàlez, intitolato “Torino, il fallimento e Miniberlusconi” che parla del club granata come dell’”opposto” del Barcelona.

"Una tripletta non si ottiene per caso. Per ottenere i tre maggiori trofei in palio, come ha fatto il Barça, è necessario generare un circolo virtuoso: lo stile, il vivaio, le motivazioni, il talento di Guardiola… Avrete certo già letto molto a questo proposito. Forse sarà meglio dedicare le righe seguenti al suo opposto. Vale a dire, a come fallire in maniera costante e sistematica. Come sempre quando si affrontano argomenti simili, l’esempio del Torino ci sarà di grande aiuto.

Alcuni lettori già sapranno che il Torino è l’istituzione calcistica più disgraziata del mondo. Ricordiamo che negli anni Quaranta ebbe la squadra migliore, il Grande Torino capitanato da Mazzola, che la catastrofe aerea di Superga, nel 1949, distrusse completamente. E non sarà meno utile ricordare Gigi Meroni, la Farfalla Granata, eccentrico e meraviglioso calciatore, tecnicamente simile a George Best, che pareva destinato a guidare la resurrezione della rivale torinese della Juventus. Meroni morì nel 1967, a 24 anni, investito da un giovane tifoso che lo adorava.

Incominciamo da qui. Il tifoso che uccise Meroni si chiamava Attilio Romero, aveva 19 anni e soffrì di una lunga depressione dopo l’incidente. Ottenne un posto presso le pubbliche relazioni alla Fiat e, poco a poco, imparò a convivere con quella tragedia. I suoi amici sapevano, senza dubbio, quanto gli pesava essere l’uomo che uccise Gigi Meroni. Forse Francesco Cimminelli, un imprenditore locale, comprò il Torino solo per consolare Romero. Fatto sta che lo comprò, nel 1999 e offrì la presidenza al povero Attilio.

Sembrò essere una buona idea perché l’anno seguente il Torino, che viveva una situazione angosciante in Serie B, salì nella massima categoria. Attilio Romero si impegnò a riportare il Torino ai suoi anni gloriosi e fece quel che avrebbe fatto al suo posto qualsiasi tifoso appassionato: spese quel che non aveva, visse una nuova caduta, spese nuove fortune e ottenne una nuova retrocessione nel 2005, stavolta con bancarotta incorporata.

Il Torino, sull’orlo del fallimento, si trovò costretto a reinventarsi un futuro. Mancava un proprietario. Poteva esserci qualcuno di meno adatto di un tipo soprannominato Miniberlusconi? No, vero? Infatti fu Urbano Cairo, Miniberlusconi, che si insediò in società e la rifondò. Il soprannome gli veniva dall’essere stato assistente personale di Berlusconi, dall’averlo aiutato ad emettere fatture false, dal suo lavoro nel settore della pubblicità e della comunicazione e dall’ammirazione profonda nutrita verso il Cavaliere.

Urbano Cairo ottenne l’ennesima promozione al primo tentativo, e bene o male mantenne la squadra in Serie A. Lo fece ricorrendo al manuale del Barça, però leggendolo al contrario: vivaio? nessuno; stile? nessuno; ingaggi? molti e disparati; tecnico? chiunque riesca a reggere il presidente. Ossia, il Torino flirtò con la retrocessione ad ogni stagione.

Finora. Quest’anno è ricorso il 60° dalla tragedia di Superga e il Torino ha commemorato il doloroso evento nella maniera più appropriata: con l’aggiunta di un nuovo dolore. Alla penultima giornata, quando sembrava chiaro che tutto si sarebbe deciso all’ultima, quella di ieri, la squadra cadde. Dopo la partita con il Genoa, i giocatori ingaggiarono una rissa fenomenale, in seguito alla quale furono fermati sette titolari. Contandone già altri quattro infortunati, si presentò all’incontro decisivo, contro la Roma, con una formazione inedita e con vari giovani.

Perdendo, chiaro. Il Torino rotola di nuovo giù. In materia di fallimenti, questa gente è imbattibile".