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L’Albinoleffe al Museo del Grande Torino

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di Edoardo BlandinoGli allenatori passano, gli uomini restano. Il Toro, nei suoi anni di storia, di tecnici ne ha visti davvero tanti. Qualcuno ha fatto bene, altri un po’ meno. Tuttavia, come spesso sottolineano i giocatori, quello che...
Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

Gli allenatori passano, gli uomini restano. Il Toro, nei suoi anni di storia, di tecnici ne ha visti davvero tanti. Qualcuno ha fatto bene, altri un po’ meno. Tuttavia, come spesso sottolineano i giocatori, quello che conta non è solo l’Allenatore, ma è anche la persona che c’è dietro a quella figura professionale: conta anche l’Uomo. Emiliano Mondonico è un Uomo e un Allenatore che ha trascorso sulla panchina granata parecchi anni, ottenendo ottimi risultati. Ma è anche uno dei pochi tecnici che, a distanza di anni, viene ancora acclamato ed amato dal pubblico del Toro. Per Mondonico il Toro è Torino e Torino è il Toro. Nonostante non sia più fisicamente all’Ombra della Mole, il “Mondo” continua a sentirsi torinese e torinista. È fermamente convinto che per conoscere il calcio italiano si debba conoscere anche la storia del pallone e questa non può che coincidere con il Grande Torino.

Oggi si gioca Torino-Albinoleffe, ma Mondonico ha già vinto la sua partita. Perché?  Perché oggi il mister degli ospiti ha portato tutta la squadra a Grugliasco, a Villa Claretta, dove è stato allestito il Museo del Grande Torino. Il tecnico dei blu-celesti ha voluto che tutti i giocatori e tutti i dirigenti visitassero un luogo che per i granata è considerato sacro. «È importante tramandare la storia del Grande Torino. Per noi è tutto scontato, perché la sappiamo ed è normale raccontarcela, ma invece chi sta fuori non sempre la conosce» rivela il tecnico. Quella squadra si è spenta in quel lontano 4 maggio 1949. Da allora sono trascorsi 61 anni.  Per i tifosi del toro è come se il tempo si fosse fermato, mentre chi invece non conosce da vicino la squadra granata non sempre è informato su tutta la vicenda.

Ecco così che i calciatori, entrando nel museo, si sono subito incuriositi. Tutti, dal primo all’ultimo, sono rimasto in silenzio a guardare i cimeli raccolti a Villa Claretta. Si poteva udire solo la voce della guida che spiegava di stanza in stanza, di reperto in reperto, il significato di ogni oggetto lì esposto. Mondonico un po’ ascoltava e un po’ prendeva uno per uno i calciatori facendo loro vedere qualche particolare e interrogando di tanto in tanto i giocatori sul passato del Torino. Tutti i tesserati dell’Albinoleffe, dal team manager al fotografo, si sono soffermati a lungo in ogni stanza e hanno apprezzato con particolare interesse la ricostruzione dello spogliatoio del Grande Torino e gli “attrezzi” usati una volta: dal pallone in cuoio alle vecchie scarpette.

I giocatori dell’Albinoleffe hanno avuto una calorosa accoglienza dall’arrivo, quando si è presentato il vicesindaco di Grugliasco a fare gli onori di casa insieme a tutti i responsabili del museo, fino alla partenza, quando hanno ricevuto in regalo un calendario del museo. Non possiamo entrare nelle loro teste per conoscere i reali pensieri, ma l’impressione è che siano rimasti stupiti da ciò che il Toro davvero è.